The Time Machine – La storia di Naughty Dog

Ripercorriamo insieme il passato e il presente di una delle software house da sempre fedeli al marchio PlayStation.

È passato oltre un anno da quando la nostra DeLorean ha compiuto il suo ultimo viaggio nel tempo, che in quell’occasione ci ha portato alla scoperta della storia di Bend Studio, software house che lo scorso anno ci ha regalato un ottimo titolo come Days Gone, a cui abbiamo dedicato anche una delle nostre Cover Story. Quando mancano pochi giorni all’arrivo sul mercato del tanto atteso The Last of Us: Part II, a cui continueremo a dedicare una serie di speciali per ingannare l’attesa, abbiamo deciso di celebrare i ragazzi di Naughty Dog raccontandovi la storia di questa che negli anni ci ha regalato personaggi indimenticabili come Crash Bandicoot, Jak e Daxter, Nathan Drake, e per l’appunto come Joel ed Ellie.

Mettetevi comodi dunque, allacciate le cinture e preparatevi per rivivere insieme a noi il fantastico viaggio che ha portato Naughty Dog a diventare uno dei team di sviluppo più apprezzati e quotati del settore videoludico. Ripercorreremo infatti le origini e l’evoluzione di questa software house che il prossimo 16 giugno proverà nuovamente a rivoluzionare l’intera industria grazie al secondo capitolo della serie The Last of Us, una delle tante esclusive PlayStation ideate e realizzate da Naughty Dog.

Keef the Thief
Keef the Thief è il primo gioco di Rubin e Gavin pubblicato da Electronic Arts.

LA MAGIA DI ANDY E JASON

Andy Gavin e Jason Rubin sono poco più che due quattordicenni di grande talento quando nel 1984 fondano JAM Software (acronimo di Jason and Andy’s Magic Software), per poi realizzare l’anno successivo un gioco educativo (Math Jam, 1995) distribuito su Apple II. Segue il simulatore sciistico Ski Crazed nel 1986 e due anni dopo viene pubblicata l’avventura grafica Dream Zone, mentre il 1989 rappresenta un anno importante per Andy e Jason perché dapprima JAM Software cambia nome in Naughty Dog e Keer the Thief viene pubblicato da Electronic Arts. Ma il logo scelto non è quello che ben conosciamo oggi, ma piuttosto un cagnaccio piuttosto impertinente e stiloso che abbaia durante la consueta intro.

Acquisendo maggiore esperienza Gavin e Rubin iniziano a farsi un nome nel settore videoludico nonostante la giovane età, sviluppando titoli sempre più sofisticati e innovativi, dove il primo conferma di essere un programmatore dotato di grande talento e il secondo propone invece idee brillanti per quanto riguarda il design dei giochi. Negli anni a seguire il team di sviluppo americano continua la partnership con il publisher di Redwood City con Rings of Power, che nel 1991 approda su SEGA Genesis e continua a farsi le ossa in attesa di fare il grande salto che non sarebbe tardo ad arrivare, specie per due sviluppatori così talentuosi e intraprendenti come Rubin e Gavin.

La loro fortuna è quella poi di sottoporre Way of the Warrior, un picchiaduro ispirato a Mortal Kombat, a un certo Mike Cerny che rimane colpito dalla qualità del gioco e sigla con Naughty Dog un accordo per la distribuzione del gioco da parte di Universal Interactive Studios (che successivamente cambierà nome in Vivendi Games, la cui fusione con Activision ha dato il via ad Activision Blizzard), con Way of the Warrior che approderà su 3DO Interactive Multiplayer nel 1994. Perché la figura Mike Cerny è stato importante per Naughty Dog? Ve lo spieghiamo nel paragrafo successivo.

Crash Bandicoot
Crash Bandicoot, la simpaticissima mascotte PlayStation che conquistato i giocatori di tutto il mondo.

UN PERAMELE PER AMICO

L’avvento di PlayStation scuote il mercato console grazie a una serie di giochi con grafica tridimensionale da far strabuzzare gli occhi, tanto da spingere Naughty Dog a realizzare un platform 3D il cui nome in codice è “Sonic’s Ass Game”, ideato scherzosamente in riferimento al passaggio dalla due dimensioni a una visuale alle spalle. In tutto questo Mike Cerny aiuta Gavin e Rubin a sviluppare questo nuovo progetto e così Crash Bandicoot viene dato alla luce nel 1996 e vede protagonista un simpatico peramele, che riesce ad andare anche oltre l’hardware dell’epoca grazie a dei veri e propri hacking effettuati dalle mani esperte di Gavin.

Galvanizzati dal successo Naughty Dog ci prende gusto e nel giro di pochi anni sforna in rapida successione Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back (1997) e Crash Bandicoot 3: Warped (1998), completando così il trittico di giochi da realizzare come da accordi per Universal Interactive Studios. Ma non è ancora finita qui perché l’ultimo acuto generazionale della software house a stelle e strisce è rappresentato dallo spin-off su quattro ruote Crash Team Racing (1999), vero antagonista della serie Mario Kart e riproposto vent’anni dopo da Activision con il remake Crash Team Racing Nitro-Fueled del 2019.

Jak, Dexter e Keira sono i protagonisti del primo capitolo della serie, Jak and Daxter: The Precursor Legacy.

JAK E DAXTER, LA STRANA COPPIA

Nel corso della generazione successiva, siamo nel 2000 e PlayStation 2 è chiamata a raccogliere il testimone di chi l’ha preceduta, Naughty Dog saluta Crash Bandicoot (che continuerà il suo percorso con team di sviluppo diversi, senza mai essere all’altezza della trilogia originale) e focalizza tutte le sue energie su Jak and Daxter: The Precursor Legacy, pubblicato nel 2001 su PlayStation 2. Nasce così una serie che mantiene grosso modo l’umorismo delle produzioni passate, ma che vede Jak e Daxter diventare protagonisti di un’avventura a tutto mondo e non più legata quindi a livelli singoli. Lo sviluppo di questa nuova proprietà intellettuale cementifica un proficuo e duraturo rapporto lavorativo tra Sony e Naughty Dog, con quest’ultima che nello stesso anno passa sotto il controllo del colosso giapponese.

Due anni più tardi è il turno di Jak II (2003), ma alcuni dissapori con Sony portano Gavin e Rubin a prepararsi per abbandonare Naughty Dog, mentre sono in lavorazione titoli come Jak 3 e lo spin-off Jak X: Combat Racing, pubblicati rispettivamente nel 2004 e 2005. In effetti il percorso di Crash Bandicoot e di questa serie è del tutto simile, speculare, e regala anche a Jak e il suo compare Daxter una buona popolarità e l’ingresso ufficiale tra le mascotte PlayStation. Dopo venti anni di carriera passati a lavorare su 14 giochi, e il merito di aver fondato e reso Naughty Dog una grande software house, nel 2004 i due amici Jason e Andy lasciano le redini a Stephen White ed Evan Wells che diventano i nuovi copresidenti della compagnia. Si chiude così un capitolo importante per i protagonisti di questa incredibile storia che tuttavia ha ancora molto da dire, soprattutto dal punto di vista della software house.

Uncharted: Drake's Fortune
Uncharted: Drake’s Fortune ha fatto la “fortuna” di Naughty Dog e PlayStation 3.

SULLE ORME DI SIR FRANCIS DRAKE

Nuova generazione, nuova console (rigorosamente PlayStation), nuova proprietà intellettuale e nuovo cambio al timone (poco dopo Stephen White viene sostituito da Christophe Balestra). Questa volta la software house americana cambia completamente registro e nel 2007 pubblica su PlayStation 3 un titolo come Uncharted: Drake’s Fortune, primo capitolo di una quadrilogia (e potrebbe non essere finita qua) di grande successo. Naughty Dog passa dunque a una produzione decisamente più realistica e che miscela ottimamente una storia avvincente, personaggi ben caratterizzati, fasi di esplorazioni ad altre da shooter in terza persona.

Grazie al suo carisma Nathan Drake non impiega poi molto a diventare un’icona PlayStation, tanto da essere visto come il corrispettivo maschile di Lara Croft anche per via di alcuni tratti in comune come la passione per l’archeologia, i tesori nascosti e una certa predisposizione nel finire in situazioni altamente pericolose. Il merito di tale successo è dovuto anche alla presenza di figure come Neil Druckmann e Amy Hennig, che avevano già dato un grosso contributo nello sviluppo della serie Jak and Daxter, ripetendosi poi anche in questa nuova saga.

Grazie a una campagna spettacolare e una modalità multiplayer divertente, Uncharted 2: Among Thieves del 2009 viene portato in trionfo dai giocatori e dagli addetti ai lavori, tanto da rappresentare per Naughty Dog una sorta di investitura ufficiale tra le migliori software house della generazione. Pur non eguagliando la qualità assoluta del secondo capitolo della saga, Uncharted 3: Drake’s Deception del 2010 ottiene comunque ottimi risultati e prepara la casa di sviluppo a quello che sarà il suo capolavoro indiscusso, non prima di aver dato una mano ai ragazzi di Bend Studio con Uncharted: Golden Abyss per PlayStation Vita (2011) e aiutato Mass Media per la realizzazione di Jak and Daxter Collection su PlayStation 3 (2012) e sulla console portatile Sony (2013).

The Last of Us
The Last of Us rappresenta uno dei punti più alti raggiunti da Naughty Dog nel corso della sua storia.

ELLIE E JOEL, L’APOCALISSE È SERVITA

Spike Video Game Awards 2011. Nessuno può immaginare che dietro al trailer di debutto di The Last of Us si nasconde una delle opere videoludiche più influenti degli ultimi anni. Nel 2013 le vicende post-apocalittiche di Ellie e Joel mandano in visibilio tutti i possessori della console Sony, lasciandosi apprezzare non solo per un comparto grafico che spinge al limite PlayStation 3, ma anche per un impianto narrativo di prim’ordine e un gameplay appagante come pochi, a cui si aggiunge la strabiliante colonna sonora di Gustavo Santaolalla. La nuova proprietà intellettuale segna per Naughty Dog il raggiungimento di una maturazione tecnica e artistica con pochi eguali, questa volta merito di Neil Druckmann che nelle vesti di creative director regala al mondo videoludico quello che è probabilmente il gioco più importante su PlayStation 3 e dell’intera generazione sotto ogni punto di vista.

Con l’espansione stand-alone Left Behind (2014) gli sviluppatori si apprestano ad accogliere l’arrivo di PlayStation 4 e nello stesso anno portano sulla nuova console la versione rimasterizzata di The Last of Us. Dieci anni dopo la separazione con Andy Gavin e Jason Rubin, con l’addio di Amy Henning Naughty Dog perde un altro pezzo importante nell’anno in cui l’azienda festeggia il trentennale dela sua fondazione, ma ciò non impedisce al team di sviluppo di concentrarsi su progetti minori come la raccolta Uncharted: The Nathan Drake Collection il cui porting viene affidato a Bluepoint Games e viene pubblicato su PlayStation 4 nel 2015.

Trascinati dal successo di The Last of Us gli sviluppatori, sempre guidati dal buon Neil, regalano ai giocatori un altro titolo memorabile come Uncharted 4: A Thief’s End che fa calare con maestria il sipario sulle avventure di Nathan Drake. È il 2016, siamo nel pieno della generazione, e un anno dopo il DLC stand-alone Uncharted: The Lost Legacy delizia il pubblico videoludico con un’avventura che vede protagoniste il duo femminile composto da Chloe e Nadine;pochi mesi prima dell’uscita dell’espansione si verifica un altro addio illustre per l’azienda che vede l’uscita di scena di Cristophe Balestra, con Evan Wells che nel 2017 diventa in questo modo presidente unico di Naughty Dog.

The Last of Us: Part II
The Last of Us: Part II è l’ultimo regalo confezionato da Naughty Dog per i possessori di PlayStation 4.

Ma la storia di Ellie e Joel è lontana dalla conclusione, così la software house annuncia nel dicembre del 2016 l’arrivo di un secondo capitolo della serie, il cui sviluppo è iniziato poco dopo la pubblicazione di The Last of Us Remastered. Ci avviciniamo dunque ai giorni nostri e, dopo una serie di rinvii forzati che hanno portato l’uscita del titolo a essere rinviata per ben due volte, The Last of Us: Part II diventerà realtà il prossimo 19 giugno. Si chiuderà nel migliore dei modi la generazione della software house e di PlayStation 4 e, mentre gli sviluppatori si preparano a stupirci anche su PlayStation 5, la collaborazione con HBO per la produzione di un serial televisivo darà modo a Naughty Dog di accrescere la fama su uno dei suoi brand più celebri di sempre.

Insomma, dalla metà degli anni ‘90 in poi la casa di sviluppo americana non ha praticamente sbagliato un colpo e continua a regalarci titoli di altissima qualità che hanno fatto la fortuna delle console targate Sony. Dagli albori con Jason Rubin e Andy Gavin, passando per Crash Bandicoot fino alla consacrazione definitiva con Neil Druckmann, in oltre trentacinque anni di attività Naughty Dog è riuscita ad affermarsi come lo studio first-party che non ha mai deluso le aspettative e portato tutte le Sony le console ad avere un successo straordinario.

E se è vero che bisogna guardare al passato per prepararsi al futuro, allora non ci sono dubbi che quello di Naughty Dog è destinato a essere ricco di soddisfazioni e giochi che non faticheranno affatto a entrare nella storia e trovare un posto nel cuore degli appassionati. Ieri Ski Crazed, oggi the Last of Us: Part 2, e domani… e domani chissà, comunque andrà a finire sarà probabilmente un altro successo.