È stato un D1 atipico quello di Xbox Series X/S e PlayStation 5, caratterizzato dall’incertezza causata dalla pandemia che ha creato non pochi problemi a Microsoft e Sony. Scorte ridotte al lumicino, liste di attesa chilometriche per ricevere le console, grattacapi con spedizioni e ritiri nei negozi, intoppi dell’ultimo minuto e chi più ne ha più ne metta. Praticamente non è stato semplice per gli appassionati di videogiochi sopravvivere all’attesa spasmodica e a una distribuzione di PlayStation 5 e Xbox Series X/S che nessuno avrebbe immaginato potesse essere così difficoltosa. E purtroppo non tutti sono riusciti ad accaparrarsi le nuove console, vista l’enorme richiesta che ha coinvolto i due colossi del gaming.
Difficile trovare un colpevole per questa situazione complicata che ha coinvolto Sony, Microsoft e tanti rivenditori generici e specializzati, ma anche tanti utenti che sono stati coinvolti a loro volta in un momento piuttosto difficile. In attesa di recuperare anche Xbox Series X tra qualche mese ho aperto le porte di casa mia alla console Sony, così PlayStation 5 mi ha fatto provare l’ebrezza di tuffarmi in una nuova generazione sin da subito e non a distanza di anni come è avvenuto in passato. Da qui è nata l’idea di raccontarvi come ho trascorso le prime ore in compagnia di PlayStation 5, tra l’ansia di non ricevere la console all’emozione di provare per la prima volta il DualSense.
Giovedì 19 novembre, PlayStation 5 è realtà!
Sarebbe fin troppo facile parlare direttamente del D1 e raccontare la gioia nell’aver messo le mani su una console next-gen, cancellando settimane di incertezza e dita incrociate affinché tutto andasse per il verso giusto. Giù, perché nel mio caso potrei parlare di una piccola odissea iniziata il 17 settembre a poche ore dall’evento in cui Sony svelò prezzo e data di uscita della sua console di nuova generazione. Si dia il caso che quel giorno ho permutato PlayStation 4 Pro e Xbox One X per prenotare PlayStation 5 sfruttando un promo piuttosto conveniente. Due mesi senza console non sono pochi ma sono volati abbastanza in fretta, il problema semmai è stato seguire le vicissitudini che hanno colpito il nostro paese. Tra zone rosse, arancioni e gialle decise con un tiro di dadi è iniziato un calvario fatto di incertezze e continui ribaltamenti di fronte, dove il rischio di non ricevere la console nel giorno dell’uscita ufficiale è stato realmente concreto.
Ma poi il 19 novembre è arrivato e fortunatamente il ritiro della console è avvenuto senza intoppi, non una cosa scontata visto che il 2020 continua a riservare momenti poco piacevoli. Dopo prove e controprove per capire in che modo e dove posizionare PlayStation 5, che mi hanno portato via quasi un’ora di orologio, ho sistemato la console in orizzontale; una soluzione temporanea comunque, a questo punto urge cambiare mobile quanto prima per sistemarla decentemente. Il tempo di collegare cavi, impostare l’account e mi sono lasciato ufficialmente alle spalle la vecchia generazione per entrare in quella nuova. Non ho perso tempo e in pochi minuti è iniziato il download di un po’ di giochi della raccolta di PlayStation Plus contenente alcuni dei migliori giochi approdati su PlayStation 4. Non avendo tanto tempo a disposizione ho provato giusto qualche gioco in retrocompatibilità e ho smanettato con la console per capire meglio il funzionamento dell’interfaccia e alcune funzionalità come le Attività e lo Switcher.
La cosa che mi ha colpito di più in quel primo approccio con PlayStation 5 è stata la sua silenziosità, io che da ex possessore di una rumorosa PlayStation 4 Pro non ne potevo più del baccano infernale delle ventole e del calore sprigionato da un sistema di dissipazione tutt’altro che impeccabile. Dal punto di vista prettamente tecnico ho notato anche diversi miglioramenti, ma il cosiddetto ”effetto next-gen” è stato tangibile grazie a una UI (User Interface) completamente ridisegnata per offrire una ventata di aria fresca ai possessori della console. A fine giornata ho osservato meglio la console e il mio apprezzamento per il design futuristico ha fatto un sostanzioso balzo in avanti; resta un hardware delle forme particolari e dalle dimensioni piuttosto importanti, ma tutto sommato quando è accesa fa comunque la sua bella figura grazie all’accostamento di due colori agli antipodi come il nero e il bianco, impreziositi dai led luminosi all’interno della scocca.
Venerdì 20 novembre, le meraviglie del DualSense
Il giorno successivo è stato dedicato principalmente ai testi di alcuni giochi e in particolar modo del controller DualSense, una delle novità che mi ha convinto ad acquistare PlayStation 5. Con Call of Duty: Black Ops Cold War mi sono immerso ancora di più nel vivo dell’azione per merito del feedback aptico e dei grilletti adattivi, tanto da percepire ogni singolo proiettile sparato nella campagna o durante le partite multiplayer. Niente male per essere un gioco multipiattaforma, ma sono sicuro che in futuro ne vedremo delle belle anche in altri generi diversi dagli sparatutto. Poi ho provato ASTRO’s Playroom ed è stato amore a prima vista, un’esperienza che vale quasi il prezzo del biglietto nel fare un giro su PlayStation 5.
Il modo in cui vengono sfruttati vibrazioni, suoni all’interno dell’altoparlante, grilletti e touchpad è qualcosa di fenomenale, che faccio fatica a descrivere con le sole parole perché è qualcosa che va provato assolutamente con mano, letteralmente parlando. Si riescono a percepire i rumori e le vibrazioni del simpatico robot che cammina su superfici morbide o fatte di metallo, legno o plastica, accompagnate da suoni che fuoriescono dall’altoparlante (integrato nel controller) ed esaltati dalla resistenza dei grilletti quando c’è da tirare maniglie o sfruttare i gadget di Astro, senza contare l’impiego del touchpad e i sensori di movimento che guidano il robot nella sua piccola, grande avventura. Chiaramente gli sviluppatori giapponesi hanno calibrato il titolo a misura di DualSense e ci sono riusciti alla grande, ma ci vuole una grande dose di coraggio a non definire innovativa una periferica del genere.
E mettendo da parte tutta la questione del DualSense mi sono trovato davanti un platform divertente e che va oltre la semplice tech demo. Graficamente colorato e tecnicamente impressionante, ASTRO’s Playroom è un omaggio al brand PlayStation così curato e genuino da essere commovente. Le citazioni e i riferimenti al mondo videoludico di Sony sono tantissimi e tutti strappano un sorriso (e qualche lacrima di felicità) e rimandano alle vecchie generazioni Playstation. È un viaggio a ritroso nel tempo che diverte e che illustra i punti di forza di PlayStation 5, il tutto senza bisogno di installare nulla e completamente gratis. Si spera vivamente che da oggi in avanti il DualSense venga sfruttato da tutte le esclusive e i titoli multipiattaforma che arriveranno prossimamente sul mercato; se poi Sony e ASOBI Team avessero intenzione di regalarci una nuova avventura di Astro tanto di guadagnato! Una cosa però è certa: dopo aver provato il nuovo controller di PlayStation 5 è difficile tornare indietro, provare con mano per credere.
Sabato 21 novembre, alla velocità della luce
Dopo 48 ore sono entrato maggiormente in confidenza con PlayStation 5 e ho avuto modo di apprezzare tutti i benefici dell’SSD custom montato da Sony. Addio caricamenti infiniti e pallosi, benvenuti caricamenti rapidi che ti proiettano in una manciata di secondi all’interno di una sessione di gioco. Anche su PlayStation 5 mi sarebbe piaciuto usare una funzionalità come il Quick Resume presente su Xbox Series X/S, ma devo ammettere che con le Attività si riesce a entrare velocemente in determinate sezioni di gioco con una certa facilità e rapidità. Non è la stessa cosa, ovviamente, ma non è detto che Sony non implementi in futuro il multitasking con più giochi avviati e che possono essere ripresi con la pressione di un singolo pulsante.
Non ho ancora avuto modo di testare titoli interamente next-gen come Demon’s Souls o Godfall, ma con alcuni giochi in retrocompatibilità (da Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy a Days Gone) si notano tempi di caricamento estremamente ridotti e un miglioramento generale delle prestazioni. Con una libreria come quella di PlayStation 4, composta da esclusive fantastiche come God of War e Uncharted 4: Fine di un ladro (presenti tra l’altro senza costi aggiuntivi nella raccolta di PlayStation Plus), viene quasi naturale rispolverare vecchie glorie su un hardware capace di migliorare l’esperienza di gioco di titoli già ampiamente apprezzati sulla precedente console Sony. Le esclusive di nuova generazione arriveranno nei prossimi mesi, nel frattempo non resta che godersi quelle passate su PlayStation 5 con tutti i miglioramenti del caso.
Domenica 22 novembre, 72 ore e non sentirle
Il periodo di ambientamento con PlayStation 5, dalla durata di 72 ore, è scaduto alle 11 di mattina del 22 novembre. Il tempo effettivo d’uso della console però è stato di una decina di ore scarse, non tantissime, ma comunque più che sufficienti per convincermi della bontà della console a marchio Sony. Silenziosa, potente e con la giusta voglia di innovare e rivoluzionare, a oggi sono queste le mie considerazioni su PlayStation 5 dopo una prova di tre giorni. Presto per dare giudizi o prevedere l’andazzo della generazione, se ne riparlerà tra qualche anno quando software house e publisher si concentreranno esclusivamente sulla console di nona generazione, che potrebbero ricevere anche un aggiornamento dal punto di vista dell’hardware con un modello mid-gen o una revisione che vada a snellire le dimensioni generose della macchina di Sony.
È stato da poco superato il punto di partenza e la console di Sony ne ha di strada davanti (e lo stesso vale con quella di Microsoft che ha tanto potenziale ancora inespresso, fidatevi), ma c’è da essere ottimisti e PlayStation 5 ha tutte le carte in regola per confermare, se non addirittura migliorare, il successo ottenuto da PlayStation 4 nel corso degli ultimi anni. Tornando alla quinta console targata PlayStation devo dire che non ho riscontrato problematiche o criticità degne di nota. In realtà uno dei pochi difetti, se vogliamo definirlo tale, riguarda l’ingombro di una console che non è affatto leggera come una piuma e occupa tanto spazio a prescindere dall’orientamento con cui viene posizionata. Sia chiaro, il design futuristico sa farsi apprezzare in virtù di un binomio di colori che spezza i ponti col passato monocromatico delle altre quattro console Sony, però dal punto di vista ingegneristico era lecito aspettarsi di più visto le dimensioni fin troppo generose di PlayStation 5.
Per dire, Microsoft con Xbox Series X è riuscita a realizzare una console più compatta senza rinunciare a un hardware performante. Il colosso giapponese non è stato da meno, però resto dell’idea che si potesse fare meglio e regalare agli appassionati una console meno appariscente. Ma questa è una critica puramente personale e non toglie nulla al pregevole lavoro svolto da Sony con PlayStation 5, che ha davanti a sé un futuro quantomai radioso e ricco di soddisfazioni. Quel che conta alla fine è l’esperienza nella sua totalità e le ore di divertimento che noi possessori di PlayStation 5 ci troveremo a trascorrere in simbiosi con la console. E su questi due aspetti Sony ha dimostrato perché in 25 e passa anni di servizio nel settore dell’intrattenimento videoludico riesce ancora a emozionare giocatori di tutte le età ma, soprattutto, a rivoluzionare ancora una volta un universo in costante evoluzione come quello dei videogiochi.