Biomutant provato in anteprima alla Gamescom 2019

Dopo averlo provato nuovamente, vi raccontiamo tutte le novità raccolte durante la fiera tedesca sull'atteso action/adventure di Experiment 101.

Se dovessimo indicare uno dei giochi che più ci hanno colpito in positivo alla Gamescom dello scorso anno allora tra questi rientrerebbe di sicuro Biomutant, rivelatosi allora un’autentica e piacevole sorpresa. Dodici mesi dopo abbiamo avuto nuovamente la possibilità di trascorrere un po’ di tempo a contatto con il gioco che segnerà il debutto nel mondo videoludico della software house svedese Experiment 101.

Oggi come un anno fa questo particolare progetto continua a stuzzicare l’interesse e la nostra curiosità, alimentata ulteriormente dopo aver assistito alla presentazione a porte chiuse avvenuta presso lo stand di THQ Nordic, publisher che anche in questa edizione ha proposto tante novità assolute, tra cui Comanche e DCL: The Game). Ecco quindi l’occasione perfetta per tornare a parlarvi di Biomutant, che ha dalla sua tutte le carte in regola per essere l’outsider del 2020 e non sfigurare affatto tra la quantità industriale di giochi, alcuni anche molto attesi, che l’anno venturo affolleranno gli scaffali dei negozi.

È TUTTA UNA QUESTIONE DI KARMA

Gran parte delle nuove informazioni acquisite sul titolo in questione non sono arrivate dopo aver provato la build, che per inciso si è rivelata essere quella già spolpata un anno fa, bensì dalla presentazione presieduta dal director Stefan Ljungqvist, alla quale abbiamo poi rivolto qualche domanda per cercare di carpire quante più dritte possibili sullo stato attuale dello sviluppo e quello che possiamo aspettarci nella verione finale. La presenza di sole venti persone in uno studio come Experiment 101 sorprende per l’ambizione del progetto d’esordio, d’altra parte però si tratta di una limitazione numerica che rappresenta un ostacolo per lo stesso team. Estrapolando le informazioni dal trailer riguardante la struttura a mondo aperto di Biomutant abbiamo compreso meglio il funzionamento dei dialoghi e il relativo sistema di karma, che al termine dell’avventura darà accesso a un finale piuttosto che a un’altro a seconda di alcune decisioni prese.

Verremo messi di fronte alla duplice scelta se salvare l’Albero della vita, alleandoci con una delle tre tribù dall’indole positiva, o distruggerlo completamente scegliendo di entrare a far parte delle altre tre considerate malvagie. Da quanto affermato dal game director, sarà possibile anche decidere il destino del mondo senza stringere nessun patto ma soltanto liberando le cinque macro-aree dalla presenza di altrettante creature mastodontiche per pericolosità e dimensioni. Nel mondo post-apocalittico di Biomutant ci sarà ovviamente spazio per differenti NPC, ognuno con un ruolo specifico, come il fabbro presente anche nella build da noi testata, ma anche personaggi capaci di creare chiavi (da usare forse per aprire scrigni o zone altrimenti inaccessibili?) o mescolare pozioni di vario genere. Tutto questo mentre un divertente narratore racconterà in tempo reale quello che accade su schermo, mettendoci a conoscenza di nuovi dettagli legati alla trama o strapparci una risata durante i combattimenti.

VARIETÀ NE ABBIAMO?

Sull’onda della curiosità riaccesasi in seguito alla presentazione ci siamo concessi un’altra prova pad alla mano della breve demo resa diponibile presso lo stand tematico allestito da THQ Nordic. Il primo step è stato quello di modellare il protagonista quanto sul piano puramente estetico, scegliendone ad esempio lunghezza del pelo e relativa colorazione, che sull’aspetto fisico: ad esempio crearne uno con la testa grande come un pallone da spiaggia influenzerà le statistiche relative all’intelligenza, mentre giocando con le forme potremmo tirare fuori anche personaggi dalla stazza esagerata che puntano invece su attributi come la potenza dei colpi inferti. Trattandosi di un prova non troppo generosa in termini di longevità abbiamo optato per un personaggio con un alto valore numerico in riferimento alla forza, scelta che si è poi rivelata vincente in quanto non abbiamo avuto particolari problemi nel sbarazzarci delle varie tipologie di nemici, boss finale compreso. Ecco, sotto questo aspetto ci aspettiamo un po’ più di mordente da parte degli sviluppatori nell’offrire un tasso di sfida adeguato e che renda i combattimenti appagganti non solo contro i boss ma per tutta la durata dell’avventura.

Fortunatamente tutta la struttura sembra essere stata ideata tenendo bene in mente differenti variabili legate quindi alla crescita del personaggio, al combat system e quello dei dialoghi, scongiurando apparentemente il rischio di cadere nella banalità e ripetitività dopo qualche ora. C’è stata anche l’occasione per vedere all’opera una sorta di mutazione minore che consentiva al protagonista di creare una bolla con cui rimbalzare per compiere salti altrimenti impossibili, sfruttandolo all’occorrenza per imprigionare i nemici e schiacciandoli. In ogni caso la palla di pelo antropomorfa potrà contarne su un buon numero, ottenute da sei codici di DNA che daranno poi accesso a cambiamenti del proprio patrimonio genetico più o meno sostanziali. Anche in questo caso non saranno limitate all’aspetto pratico ma tangibili anche in quello estetico del nostro personaggio con la mutazione di alcune parti del corpo o la crescita di nuovi arti che potranno crescere sul proprio personaggio, come una coda spinata piuttosto che zampe da mantide.

Dulcis in fundo per quanto riguarda le meccaniche di gamplay vi anticipiamo che, oltre al mech inserito nella build di prova, ci saranno altri tipi di mezzi meccanizzati che spaziano da quelli anfibi, con tanto di impegnative boss fight a pelo d’acqua o sotto la superficie, alla cui lista si aggiungono anche cavalcature e mezzi terrestri che aumentano il carico di varietà situazionale che a questo punto possiamo considerare come uno dei fiori all’occhiello del titolo di debutto del team di sviluppo svedese. Per la cronaca la demo è terminata dopo aver sconfitto un’imponente creatura prima a bordo di un mech, salvo poi essere inghiottiti ed espulsi (da quale orifizio ve lo lasciamo immaginare), e infine scalando le pareti del suo stomaco, dopo essere stati ingurgitati di nuovo, e risalendo fino al suo muscolo cardiaco che abbiamo colpito mettendolo definitivamente al tappeto.

CHUCK NORRIS DISSE “KUNG” E KUNG FU

Biomutant è un gioco che ha stile da vendere e non fa sconti proponendo un letale mix di “pucettosità” e mosse di kung fu e piombo alla John Woo, ispirandosi invece per il suo level design a una sorta di steampunk dalle venature orientali. Può sembrare un frullato di elementi messi a caso ma vi assicuriamo che trovare qualcosa di simile a Biomutant sotto questi due aspetti in altri titoli è impresa assai ardua. Meno convincente ci è parsa invece la qualità non eccellente delle texture, e c’è da dire che anche nel filmato mostratoci durante l’appuntamento la cura generale per il dettaglio denotava diverse imperfezioni sparse qua e là. È probabile che questa parte della produzione sia attualmente lontana dalla resa finale, visto che parliamo comunque di una struttura open-world grande circa sedici chilometri quadrati e composta da scenari, anche sotterranei, che ci auguriamo vivamente siano diversificati a sufficienza tra loro.

Abbiamo chiesto a Ljungqvist se la distruzione mostrata nel filmato visionato sarà applicata in tutta la regione di gioco e risulterà permanente, ricevendo come risposta che solo determinate aree vedranno l’abbattimento di elementi dello scenario. Lo stesso sviluppatore ha poi tenuto a ribadire la presenza di un sistema di meteo dinamico, con tanto di alternarsi delle stagioni. A questo punto chissà se non saranno inserite anche piogge acide capaci di accelerare una mutazione o far crescere spontaneamente sul nostro personaggio uno o più arti da sfruttare in combattimento.

Nonostante l’annuncio delle versioni da collezione manca ancora una data di lancio ufficiale, ma a questo punto è facile presumere che l’action-adventure con elementi ruolistici verrà rilasciato nel corso del 2020 inoltrato, con il piccolo team di Experiment 101 alle prese con un bel daffare nello smussare, lucidare e rifinire i vari aspetti della sua produzione. Sistemato eventualmente questo aspetto qualche dubbio potrebbe sorgere sulla durata effettiva dell’esperienza ludica, si parla di circa dieci ore per completare la quest principale, senza contare che con ambizioni così alte il rischio di deludere le aspettative è concreto. Da inguaribili ottimisti nutriamo tuttavia molta fiducia nel team svedese e francamente non vediamo l’ora di affrontare l’avventura radioattiva all’interno di Biomutant.