Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning

Kingdom of Amalur: Re-Reckoning

Il ritorno di un veterano in quel di Faelandia.

Mi trovavo a Livigno quando avvenne il mio primo contatto con Kingdoms of Amalur: Reckoning. Recarsi nella cittadina lombard,a tornare successivamente a casa con qualcosa che nel resto d’Italia sarebbe costato venti euro in più e, da appassionato di videogiochi, sapevo che lì potevo acquistare un altro videogioco da aggiungere alla mia già folta collezione. Mi trovavo lontano, sia temporalmente che mentalmente, dai meccanismi che adesso mi portano a scegliere meticolosamente i titoli su cui voglio spendere tempo e denaro, e la parola del venditore era sacrosanta. Fu proprio questa figura a invitarmi a esplorare Amalur.

Flash forward a otto anni più tardi, ai giorni nostri. Mi risveglio ancora una volta a su quella pila di cadaveri dopo che il mio corpo ha subito un misterioso rituale del fato. La battaglia per la salvezza di questo mondo incantato ideato da R. A. Salvatore e Todd McFarlane si accende nuovamente in Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, remake dell’originale gioco di ruolo di Big Huge Games che torna per la generazione attuale di console.

Il combattimento semplificato vi permetterà di affrontare più nemici senza troppe preoccupazioni.

RITORNO AD AMALUR

Facciamo una piccola sintesi della storia originale per chi non ha mai giocato all’originale. Amalur è un regno fantasy abitato dalle più classiche creature dove umani, nani e addirittura elfi convivono in un equilibrio all’apparenza stabile. Tutto peggiora però quando un gruppo di fae, un’antica razza elfica autoctona di Faelandia (regione di Amalur), si ribella e sotto la guida del malvagio Gadflow inizierà un’era di terrore verso tutte quelle che sono le razze più giovani e, ai suoi folli occhi, inferiori. Sarà compito del nostro rinato eroe riportare la pace a Faelandia e distruggere l’armata dei Tuatha Deohn che minaccia il mondo interno.

Kingdoms of Amalur: Reckoning si è sempre contraddistinto per le sue componenti di gameplay e ruolistiche molto semplificate. Anche nel nostro caso, il combattimento, rimasto invariato rispetto alla versione precedente, è un semplice inanellamento di combo tramite il medesimo tasto, che può essere alternato allo steso modo con l’arma secondaria. Avanzando nelle terre di Faelandia ovviamente acquisiremo sempre più esperienza, con un conseguente aumento di livello. Anche in questo ambito, Big Huge Games, all’epoca, optò per un sistema di progressione semplice e classica, con una serie di ricompense in base a quanto avevi speso in una determinata caratteristica.

La cosa più interessante di questo gioco di ruolo “light” è sempre stata la possibilità di cambiare destino (ovvero niente di meno che la classe) in qualsiasi momento, a patto di aver utilizzato i punti abilità per potenziare le tecniche da guerriero, o da ladro o da mago. A ogni destino ovviamente corrispondono una serie di unicità che renderanno il vostro personaggio un’abilissima lama notturna, un potente stregone guerriero o, perché no, un mix di arti magiche, violenza e silenziosità.

RITOCCHI LEGGERI

Chi come me ha avuto modo di modo di esplorare a fondo il mondo di Amalur, troverà molto, forse pure troppo, familiari le sensazioni evocate da questo titolo. Di base infatti il gioco è rimasto identico a quanto avevamo lasciato otto fa, sia per quanto concerne i comandi, sia per i combattimenti e addirittura la grafica cartoonesca e non troppo realistica. Quindi vi domanderete: cosa c’è di diverso in questa riedizione di Kingdoms of Amalur, se non dei caricamenti a volte troppo lunghi?

La risposta si può trovare nella difficoltà con cui il giocatore approccia i combattimenti. Nella versione originale, uno dei difetti più significativi, per quanto non influente ai fini dell’esperienza generale, è stato il grado di sfida sempre sotto tono. Ci si poteva infatti avventurare in zone più avanzate senza doversi preoccupare troppo del livello dei nemici, facilmente eliminabili con qualche fendente in più. Tuttavia gli sviluppatori a capo di questa remastered hanno cambiato qualche valore nel codice, complicando leggermente ogni incontro con le creature di Amalur e portandole al livello del giocatore, in modo da garantire un’esperienza emotivamente e prevalentemente poco noiosa.

In fin dei conti però, Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning rimane il medesimo gioco del 2012 e la modifica alla difficoltà è talmente impercettibile che anche i vecchi giocatori sentiranno poca differenza. Per i nuovi invece quella riproposta dai ragazzi di Kaiko potrebbe essere un’avventura unica e senza troppe pretese, specialmente per chi è alla ricerca di un gioco di ruolo non troppo radicalizzato nelle meccaniche di gioco.

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning
Kingdom of Amalur: Re-Reckoning
GIUDIZIO
Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è una mera, ma non per questo inefficace, operazione nostalgica che mira a far tornare a Faelandia chi aveva apprezzato il gioco nel 2012, ma anche chi non ha mai avuto modo di provare questa piccola, deliziosa opera. Come già detto, rispetto alla versione originale i cambiamenti sono quasi impercettibili, anche se questo non toglie nulla a un prodotto realizzato essenzialmente per divertire senza i troppi fronzoli del classici RPG.
GRAFICA
6.8
SONORO
6.8
LONGEVITÀ
7.5
GAMEPLAY
7
PRO
Un RPG alla portata di tutti
Un ritorno che farà felice vecchi e nuovo giocatori...
CONTRO
... ma con un'esperienza praticamente identica
7