Chronos: Before the Ashes

Chronos: Before the Ashes

Gunfire Games prova di nuovo a stupire i giocatori con il prequel di Remnant: From the Ashes.

Ricordo ancora la mia prima fiera di settore. Era la Gamescom 2018, l’evento dove bisogna fare a gomitate con tutti gli altri avventori per arrivare allo stand dello sviluppatore dall’altra parte del polo fieristico. Di quell’esperienza conservo molti, piacevolissimi momenti di convivialità con gli sviluppatori, e tra questi, uno dei più divertenti, è stato quello con il team di Gunfire Games che all’epoca mi fecero provare una demo di Remnant: From the Ashes. Lo studio texano era riuscito a unire uno sparatutto in terza persona a dinamiche da soulslike, producendo un risultato unico nel suo genere e che su queste pagine abbiamo premiato a suo tempo.

Un anno dopo Gunfire Games, sotto l’egida di THQ Nordic, ci riporta in quel mondo oscuro da loro creato in quello che è a tutti gli effetti un preludio agli eventi di Remnant. Chronos: Before the Ashes riprende l’idea di soulslike singolarmente, abbandonando di fatto l’idea di sparatutto, ma lo fa a modo proprio con interessanti meccaniche che si amalgamano a quello che è il mondo di gioco. Ma basta indugiare e buttiamoci a capofitto nella nuova avventura ideata dai ragazzi Gunfire Games.

Chronos: Before the Ashes
Chronos: Before the Ashes è a tutti gli effetti un prequel di Remnant: From the Ashes.

PRIMA DELLE CENERI

La nostra storia inizia di fronte a un falò, dove un’anziana signora ha chiamato a raccolta tutti gli abitanti del villaggio per raccontare la storia della fine del mondo causata dall’avidità umana. Prima dell’apocalisse, l’umanità viveva in un periodo di massimo splendore grazie alle incredibili ricerche, e una di queste però fu la goccia che fece traboccare il vaso e sul mondo si riversò un antico male che costrinse le persone a nascondersi per sfuggire dalle bestie oscure che hanno invaso la loro dimensione. Per estirpare questo male, il nostro eroe (o eroina) dovrà intraprendere un viaggio tra le dimensioni e scovare un antico drago, fonte del male che si è riversato sulla Terra.

Dopo questa introduzione, ci viene chiesto di personalizzare il nostro personaggio ma rispetto a Remnant però la personalizzazione è totalmente assente, e invece che dare una caratterizzazione, anche non troppo profonda al nostro alter ego, potremo unicamente determinare il sesso e l’arma con cui iniziare che può essere una spada o un’accetta. C’è da dire però che questa mancanza viene sopperita dalla presenza di una caratteristica chiave, ovvero l’invecchiamento che influenza soprattutto il gameplay (che analizzeremo più tardi). Esteticamente parlando invece, il nostro personaggio cambierà voce man mano che andrà avanti con l’età, ma soprattutto cambieranno i tratti, come ad esempio la comparsa di una barba incolta verso i trent’anni.

ANTICHE RIVALITÀ

Chronos: Before the Ashes è parte, come potete aver intuito, dell’universo di Remnant: From the Ashes e ne condivide anche diverse location. Ricordo ancora la foresta dei fauni alla prova alla Gamescom, ambientazione che ho ritrovato anche in Chronos. La narrazione ci porta a scoprire diversi luoghi, partendo inizialmente da un’isola sperduta dove vengono effettuati esperimenti sui cristalli e sulla connessione tra uomini e le creature di altre dimensioni, arriveremo a esplorare lussureggianti palazzi nanici e labirinti extraterrestri. Tutti i luoghi avranno una loro storia, raccontata attraverso alcuni libri sparsi per i livelli e tramite un ambiente che silenziosamente parla.

Ogni ambientazione ovviamente ha la sua dose di creature bizzarre, ognuna con le sue debolezze e con i suoi punti di forza. Rispetto a Remnant vedrete poche creature che colpiscono dalla distanza in quanto l’azione è prevalentemente ravvicinata e potrete quindi sfruttare la tipica tattica da soulslike, quella che vi permette di affrontare un avversario alla volta. Attenzione però a dormire sugli allori perché ogni nemico non vi darà tregua fino a quando non lo avrete sconfitto e nel caso in cui doveste ritrovarvi alle strette, anche quelli basilari vi potrebbero colpire a morte.

Anche con Chronos gli sviluppatori sono riusciti a dare una notevole caratterizzazione alle boss fight, in numero adeguato all’offerta in termini di ore di gioco. Impegnativi ma non impossibili, i boss affascinano per il loro design e per la loro posizione all’interno della lore di gioco, oltre ad avere ognuno i propri malus che metteranno alla prova il giocatore di volta in volta.

INVECCHIANDO SI IMPARA

In Remnant avevamo notato come la difficoltà in alcuni frangenti era troppo frustrante, in questo prequel invece risulta meno punitiva, anzi la morte non è sempre un male. Come dicevamo nell’introduzione, il nuovo gioco di Gunfire Games prende molto dal genere soulslike ma riesce ad aggiungere del suo, a partire dall’interessante sistema di progressione, molto semplificato rispetto agli altri del genere. Il nostro personaggio può potenziare quattro parametri (Forza, Destrezza, Arcano e Vitalità) a ogni aumento di livello e, trovando dei particolari frammenti, le armi recuperate, poche di numero ma ognuna con un pattern di attacco unico. Inoltre nel mondo troverete delle Pietre del Drago che potenzieranno i vostri attacchi o vi garantiranno dei bonus temporanei se attivate.

Morire in Chronos ha i suoi pro e contro. Premettiamo che perire in combattimento non è troppo frequente, questo perché comunque siamo equipaggiati con delle pietre che ripristinano la vita completamente oppure poiché riacquistiamo l’intera barra della vita a ogni passaggio di livello… però può anche accadere di prendere una sciabolata letale. In questo caso verremo trasportati al checkpoint più vicino e la nostra età aumenterà. Col passare delle morti il protagonista avrà, ad esempio, sempre meno modo di potenziare la Forza, ma allo stesso tempo, ogni dieci anni, potrà sbloccare un tratto unico che sopperirà alle capacità perse nell’invecchiamento. Non chiedetemi però cosa accade quando si raggiunge l’età massima, nel gioco sono stato così bravo da rimanere sotto i quarant’anni.

SPAZI ANGUSTI

Gunfire Games ancora una volta, come fu per Remnant, ha fatto centro dal punto di vista del level design. I quattro mondi che ho esplorato sono un districarsi sapiente (anche se a volte un pochino confusionario) di corridoi e passaggi segreti che ricongiungono le varie zone del livello: aree di ampio respiro si alternano a mura soffocanti, foreste rigogliose a mercatini e bazar. Fortunatamente non vi sarà richiesto di attraversare un’intera area, ma di tanto in tanto troverete dei cristalli rossi (gli stessi di Remnant) che faranno da checkpoint e da punto di rinascita in caso di dipartita.

Un altro punto di forza è la presenza di moltissimi enigmi ben ragionati e ognuno diverso dagli altri; molte volte vi sarà richiesto di utilizzare un oggetto trovato in un altro livello, a volte di spremere le meningi e risolvere un puzzle. C’è da dire che inizialmente il giocatore si troverà un po’ spiazzato a causa delle molte informazioni disponibili e che intrecciano diversi enigmi nello stesso momento, ma è questione di tempo prima che si ambienti e li risolva quasi automaticamente.

QUELLA MALEDETTA TELECAMERA

Non sono mancate però le problematiche legate alla componente tecnica, meno limata rispetto a tutto il resto. Ormai gli appassionati di soulslike hanno imparato a vivere con una telecamera non sempre benevola e in Chronos la situazione non è differente. Purtroppo alcuni momenti, specialmente i combattimenti, sono stati frustranti a causa di una sistematica visibilità limitata che contraddistingue il genere. Allo stesso modo la risposta agli input del controller non è stata sempre reattiva, e molte volte ho mi sono ritrovato con un martello in faccia quando in realtà avrei voluto il contrario a causa di un tempismo sbagliato.

A livello grafico non ho riscontrato bug fastidiosi o altre problematiche che abbiano disturbato le sessioni di gioco, se non qualche imperfezione grafica riguardante i bordi di qualche pavimento o muro. Anche da punto di vista sonoro non ci sono stati problemi particolari, a parte qualche rumore dall’altra parte di un muro che in teoria non avrei dovuto sentire. La cosa però che non mi ha soddisfatto per niente, grande pecca che mi sento di rimproverare, è la totale assenza di una qualsivoglia localizzazione in italiano. Anche in questo caso parliamo di un problema che non va a intaccare il gameplay, ma certo è che anche dei sottotitoli nella nostra lingua avrebbe sicuramente fatto piacere.

Chronos: Before the Ashes
Chronos: Before the Ashes
GIUDIZIO
Chronos: Before the Ashes è senza dubbio il fratello minore di Remnant: From the Ashes. Questa volta Gunfire Games si è concentrata nello sviluppo di un solo genere, facendo comunque centro. Questo prequel ci ha stupiti per la realizzazione di un mondo fantastico a suo modo unico e per la caratterizzazione di personaggi, avversari e boss incredibile. Inoltre la meccanica della morte è la vera ciliegina sulla torta del gameplay, che non è rimasto fermo al manuale del buon soulslike. Da questo genere però Chronos ha ripreso anche una gestione della telecamera non ottimale che se combinata ai comandi non troppo reattivi rischia di creare frustrazione.
GRAFICA
7.5
SONORO
7
LONGEVITÀ
7.5
GAMEPLAY
8
PRO
Indovinelli complicati ma soddisfacenti
Mondo di gioco unico e affascinante
La meccanica della morte è una novità interessante
CONTRO
Totale assenza di localizzazione in italiano
Comandi a volte poco reattivi
Telecamera ostica da gestire
7.8