La crisi dell'E3 - Editoriale

Il primo E3 non si scorda mai

A distanza di un anno vogliamo ricordare la nostra partecipazione all'E2019.

Come ben saprete questa estate videoludica sarà orfana di alcuni importanti appuntamenti annuali come l’E3 di Los Angeles o la Gamescom di Colonia, così come sarete a conoscenza del motivo per cui questi eventi sono stati annullati. Probabilmente per mettere di nuovo piede al Convention Center o alla Koelnmesse dovremo aspettare il 2021, sperando che la pandemia globale decida di mollare la presa già a partire dai prossimi mesi dopo aver fatto enormi danni un po’ dappertutto.

Nell’anniversario (e qualche giorno) dalla partenza per l’E3 2019 di Los Angeles ho pensato bene di raccontarvi a grandi linee come è stata la mia prima partecipazione all’E3, un evento ancora importante nel panorama videoludico ma che andrebbe rilanciato per risultare ancora più interessante, e avevo anche analizzato le cause del declino e la scelta di Sony di non partecipare anche a questa edizione, che in ogni caso non si è svolta comunque.

We’ve been on the run, Driving in the sun, Looking out for number one, California here we come.

I preparativi

Ogni viaggio che si rispetti, che sia di piacere o per lavoro, richiede comunque un minimo di preparazione. Sempre e comunque. A essere onesti la mia preparazione per l’E3 2019 era iniziata alla fine dell’edizione precedente, deciso com’ero a non rimandare la partecipazione a un evento a cui avevo sempre sognato di prendere parte. Ma è stato dopo aver inviato tutti i dati per gli accrediti stampa che si è iniziato a fare sul serio, con la ricerca di un volo prima e una sistemazione poi in grado di non costringerti a dover vendere un rene per far fronte a una spesa non proprio economicissima. Sì, perché partecipare all’E3 di Los Angeles porta via mucho dinero e i big money di certo non crescono sugli alberi, almeno non sui miei.

Avrò perso qualcosa come una decina di giorni solo per monitorare il prezzo dei voli e la ricerca di un posto in cui soggiornare dotato dei seguenti requisiti:

  • Un costo onesto e senza dover vendere un altro organo
  • Situato non troppo lontano dal centro di Los Angeles
  • Una buona connessione internet, quattro posti letto e che abbia delle buone recensioni

A pochi giorni dalla partenza, dopo aver prenotato tutto il prenotabile e aver ricevuto gli accrediti, non restava che preparare la valigia e i ferri del mestiere per coprire l’evento nel migliore dei modi. Sulla carta doveva essere lo step più semplice tra tutti, ma sappiamo tutti che non è affatto così. Farà caldo? Tre camice, due polo e quarantotto magliette basteranno? Questo posso portarlo o rischio di doverlo lasciare in aeroporto? Insomma, i soliti dubbi amletici che uno si porta appresso nella valigia.

In tutto questo va menzionata la preparazione con il resto della spedizione (punitiva) e quella psicologica: perché è vero che andrai a Los Angeles e parteciperai all’E3, ma ti aspetteranno comunque dei giorni di caos totale tra numerosi appuntamenti su e giù per il Los Angeles Convention Center. E quindi mi sono ritrovato a dover gestire un po’ di ansia e l’euforia tipica di chi si appresta a vicere un’esperienza del genere, studiando inoltre domande per alcune interviste o la planimetria dell’edificio per avere modo di capire quanti e quali sarebbero stati gli spostamenti al suo interno.

Prima classe, ma è uno sballo, spremute d’arancia in bicchieri di cristallo. Se questa è la vita che fanno a LA, per me poi tanto male non è.

Un viaggio infinito

Se c’è una cosa che ha sempre accompagnato i miei viaggi in giro per il mondo è l’attesa prima di un volo o un treno, per la serie “meglio annoiarti aspettando di partire che ritardare e attaccarti il tram”. Per l’E3 credo di essermi superato, tanto da arrivare a Fiumicino alle 23:30 e passare le successive sette ore in attesa che arrivasse l’esimio collega Nicola, senza tra l’altro aver chiuso occhio perché proprio non riesco ad appisolarmi come fanno tanti altri.

Visto i problemi che l’esimio collega ha incontrato durante la fase di check-in, in fin dei conti passare la nottata insonne è servita comunque a qualcosa. Il tempo di fare colazione, due chiacchiere sfuse e in mattinata inoltrato ci siamo imbarcati sulla carretta volante che ci avrebbe portato dall’altra parte del mondo. Se non altro durante la traversata non ci siamo annoiati grazie al vicino di sedile, che definire un personaggio è riduttivo, ai film e giochini in 320p da guardare e giocare su uno schermo lillipuziano e con un controller a forma di telefono vintage, oltre ai vari pranzi gourmet e sgranocchi vari che fortunatamente non hanno richiesto una lavanda gastrica per essere digeriti.

Avrò dormito un paio di ore al massimo, a spezzoni e non in comodità, non a caso dopo aver messo piede sul suolo americano mi sentivo fisicamente a pezzi, ma vorrei vedere voi a passare tante ore seduti su dei sedili ergonomici con una lastra non rifinita di marmo di Carrara. Il tempo di fare altri controlli e con il nostro fischio collaudato (via app) abbiamo preso un Uber (e non un taxi giallo) che ci ha portato a casa VGN, piccola come la casetta in Canadà (giuro che dalle foto sembrava più grande) ma tutto sommato accogliente. Siamo stati poi raggiunti da Francesca e Giovanni, anche loro provati da un viaggio massacrante, ma almeno il gruppo redazionale era al completo.

Los Angeles di sera immortalata dalla terrazza del Nixon Peabody.

Waiting for E3

Essere arrivati a Los Angeles con qualche giorno di anticipo rispetto al carosello di eventi pre-E3 si è rivelata una buona mossa per goderci un po’ la metropoli americana prima di gettarci a capofitto nel main eventi losangelino: una serata a Downtown, un giro per Hollywood, una ricca spesa in un supermarket nelle vicinanze e un po’ di cazzeggio in un locale nel quartiere artistico. Attività di sicuro rilassanti e per certi versi più interessanti dei vari appuntamenti con l’EA Play o la conferenza del PC Gaming Show, a cui si sono affiancate un bel po’ di conferenze di un certo spessore come quelle Microsoft e Bethesda. Il tutto mentre Uber ci dissanguava portandoci in giro da un posto all’altro, tanto per non farci mancare niente.

Certo, avremmo voluto tutti goderci di più la città e fare altre attività degne di nota, ma non eravamo sicuramente a Los Angeles in vacanza premio. Ma l’evento serale a cui abbiamo partecipato sulla terrazza del Nixon Peaboy evoca dolci ricordi ancora oggi, tra la vista mozzafiato di una Los Angeles illuminata a giorno e l’ottimo catering che ha permesso a me e Nicola di mangiare ottimamente e sbevazzare in allegria. Ovviamente in attesa dell’E3 si iniziavano anche a produrre tutta una sfilza di anteprime e recap delle varie conferenze, giusto per non perdere l’abitudine e prepararsi al main event del nostro viaggio a Los Angeles.

Il Convention Center di Los Angeles.

L’E3 vero e proprio

Con il primo giorno di E3 abbiamo iniziato a fare sul serio, in fondo avevamo attraversato l’Oceano Atlantico per quello e non per rilassarci. Solitamente la giornata tipo (ma non per questo ideale) all’interno del Convention Center iniziava alle 9:00 con il primo appuntamento, seguito da tanti altri che a distanza di mezz’ora o un’ora si avvicendavano senza soluzione di continuità, costringendoci a fare su e giù tra le varie aree a una velocità da fare invidia a Usain Bolt.

Eppure, una volta preso il ritmo e provati o visionato giochi in anteprima, la stanchezza lasciava il posto a un senso di soddisfazione anche quando sistematicamente avevi talmente fretta da non avere tempo per mangiare o svuotare la vescica. Questa è un po’ la magia dell’E3 e delle fiere di settore in generale, perché si respira a pieni polmoni quel fermento che coinvolge tutti i presenti e ti fa capire di essere parte attiva di un grande macchina organizzativa partita già mesi prima. Che poi anche io ho avuto i miei casini con cambi di appuntamenti improvvisi o saltati senza preavviso, e anche qualche problemino di comunicazione con un paio di PR dalle idee un po’ confuse.

Ogni giornata si concludeva con la realizzazione di anteprime da inserire nel sito, intervallato da degli ottimi hamburger preparati da Francesca oppure ordinazioni di pizze pagate una fortuna ma dal sapore altamente discutibile.E devo dire che se alla Gamescom 2018 avevo apprezzato la ferrea volontà di Giovanni di svegliarsi presto senza un accenno di protesta, mentre io sembravo uno zombie incavolato, all’E3 2019 non sono stato da meno e spesso aprivo gli occhi prima dell’alba per portare a conclusione qualche articolo, dormendo circa tre ore se tutto andava bene. Può sembrare un sacrificio enorme (lo è, fidatevi) ma è un qualcosa di necessario per cercare di offrire ai lettori una copertura completa e di qualità.

La prossima volta vedrò di godermi meglio Los Angeles e Hollywood, promesso.

Il ritorno a casa

Con la fine dell’E3 non ci restava altro che rifare i bagagli e rientrare in Italia, chiaramente controvoglia. Un po’ perché sapevamo che ci attendeva un’altra piccola odissea per tornare a casa, dall’altra invece ci toccava far nuovamente i bagagli e cercare di infilare al suo interno anche gadget e acquisti fatti in quei giorni. Alla fine, dopo aver rischiato di non partire a causa dell’overbooking (Giovanni e Francesca invece non sono stati così fortunati), abbiamo fatto scalo in Olanda prima di rientrare a Roma. Consegnato Nicola sano e salvo ai legittimi proprietari ho poi dovuto attendere ancora (ah, davvero?) e prendere l’ennesimo treno prima di crollare a peso morto sul letto.

Pensare che l’E3 finisca con il rientro a casa è una bugia bella e buona, perché poi ti aspettano una serie di articoli dedicati a tutte le novità provate in anteprima visto che non si vive solo di Cyberpunk 2077 o Dying Light 2, ma anche di giochi talvolta meno interessanti come Werewolf: The Apocalypse – Earthblood. Ma in fondo è giusto così e al termine di ogni kermesse importante come l’E3 tutte le redazioni sono chiamate a sfornire contenuti per dare modo ai lettori di essere informati sulle ultime novità in arrivo nei mesi seguenti.

Altro che Keanu Reeves, l’ospite più importante dell’E3 2019 è stato il nostro Nicola “Azzuro di sci” Del Giudice.

L’E3 seconda Nicola

… e a me non pensi? Cioè, io ho dovuto subirmi il tizio che russava in aereo, io ho dovuto inveire contro la compagnia aerea perché per un attimo stavamo per rimanere a Los Angeles, io ho dovuto andare a prendere il cibo a bordo strada di notte con le facce meno rassicuranti del mondo dall’altra parte della carreggiata. Direi che merito anche io un piccolo spazio in questo articolo, ed eccomi qua a parlare di come sia stato il mio primo E3.

Diciamo che, come per il buon Angelo, anche io avevo il dente avvelenato per non essere riuscito a partecipare all’E3 2018, colpa della procedura per ottenere il passaporto fatta in ritardo. Col documento pronto però non ci sono state più scuse, e dopo aver preso parte alla Gamescom 2018, era finalmente giunta l’ora di fare il battesimo di fuoco del sole di Los Angeles. Se Angelo vi ha parlato dei preparativi e il resto della nostra avventura, io vi farò notare le stramberie che ancora oggi ci fanno ridere a crepapelle.

Il mio E3 è stato un dolce inferno, gustoso, divertente e pieno di soddisfazioni, ma non senza qualche dettaglio che mi ha fatto salire quell’odio verso le ingiustizie inflitte da un karma infame, a partire dal mio vicino di posto sul volo di andata. Nel nostro videodiario che preparammo con tanta minuzia lo potete vedere: un signorotto di mezza età, abbastanza in carne e con un leggero problema di roncopatia, facendomi svegliare proprio quando avevo trovato la giusta posizione. Ah, ovviamente io stavo nel sedile in mezzo, tra Angelo (che fortunatamente non è un gigante) e questo simpatico individuo.

Dell’E3 una cosa che non mi manca è il cibo, a causa di tre, spiacevoli occasioni. La prima si è verificata sempre in quel nefasto aereo, con il rancio portato dalle hostess e di cui abbiamo voluto dimenticarne il sapore. Poi è toccato a quei dannati pancake che sembravano non finire mai (non abbiamo fatto bene i conti), che si sono ripresentati ogni mattina accompagnati da una bruciacchiatura da bruciatura di stomaco. Ma il colpo di grazia è stato il pretzel a 6 dollari. Penso che un colpo basso così doloroso non lo abbia mai subìto.

Lo scorso E3 non è stato poi neanche così entusiasmante dal punto di vista organizzativo. Diciamo che venendo dalla Gamescom di Colonia, io e Angelo ci saremmo aspettati un qualcosa di più sostanzioso. Il mio collega l’ha rimarcato diverse volte prima e anche nello speciale che dedicò alla fiera losangelina, e personalmente non posso che accodarmi a lui. Non so come sia viverlo da spettatore o da fan, ma l’E3 da critico videoludico è risultato sottotono, specialmente quest’ultimo, molto più orientato al consumatore finale. Poi per carità, noi siamo solo un mero mezzo di comunicazione, ma qualche coccola come a Colonia non ci sarebbe dispiaciuta.

Ma quindi, Nicola, di questo tuo primo E3, cosa salveresti? In realtà tutto… e lo rifarei volentieri. Più che le lamentele di cui sopra, quello che mi è rimasto veramente nel cuore è la passione e l’ardore degli sviluppatori. Ogni incontro, dal director del tripla A pronto a rispondere a ogni domanda fino al programmatore dell’indie che si ritrova spaesato e anche un po’ imbarazzato, è un momento di crescita che ti fa capire quanto bello sia questo mondo. Tutti, e dico proprio tutti, gli sviluppatori non vedono l’ora di mostrare cosa hanno in serbo, sono lì pronti ad ascoltare i tuoi suggerimenti, a capire cosa possono migliorare, in attesa di un commento di noi addetti che il più delle volte tendiamo ignobilmente a distruggerli perché il gioco ha un bug scemo.

Ritornare all’E3 sarà una buona occasione per conoscere meglio la città losangelina.

Il mio E3, un anno dopo

Chiedo scusa per l’intromissione di Nicola. Dove eravamo rimasti? Ah ecco. A distanza di un anno dalla partenza per l’E3 2019 non posso che conservare un ricordo positivo del viaggio a Los Angeles per seguire uno degli appuntamenti più rilevanti del settore. Di per sé partecipare a un evento del genere, per quanto abbia bisogno di rinnovarsi, è un’esperienza davvero incredibile e in grado di insegnarti tanto, ma è viverla con un gruppo di persone con cui c’è affiatamento e stima reciproca che la rende speciale. Possono sembrare parole di circostanza ma è così, dietro all’E3 2019 c’è stato tutto un lavoro di squadra e organizzativo importante, anche se non sono mancati errori da parte nostra, che comunque ci ha permesso di offrirvi una copertura importante e apprezzata dal punto di vista professionale.

Mi ritengo fortunato ad averlo vissuto in prima linea e, organizzatori e future pandemie a parte, se ci sarà la possibilità di partecipare nuovamente all’E3 credo che non mi lascerò sfuggire l’occasione, anche se ovviamente la mia seconda volta la immagino diversa ma sarà comunque un piacere ritornare negli Stati Uniti per far tappa a Los Angeles. Magari eviterò di passare di nuovo la nottata in bianco e stavolta vedrò di trovare una casa che sia davvero adatta a ospitare un numero sufficiente di persone. Staremo comunque a vedere come si evolverà la questione relativa all’E3 e se nel 2021 ci sarà un’edizione a cui partecipare, di certo vedere questo evento sostituito da uno trasmesso in digitale non è un’idea che mi alletta. Ma di questo ve ne parlerò tra qualche giorno in un apposito speciale dedicato all’atipica estate videoludica che ci apprestiamo a vivere.