Cyberpunk 2077

Cyberpunk 2077: l’odissea di V da Night City al Cyberspazio

Tra incontri inattesi e colpi di scena, nella fitta sceneggiatura creata da CD Projekt Red una domanda ci lascia col fiato sospeso: dove diavolo è Johnny?

Quando tre settimane fa siamo arrivati in quel di Los Angeles e ad accoglierci è stato un manifesto enorme color giallo fluo con il personaggio di V in primo piano, avevamo già intuito che i ragazzi di CD Projekt Red avrebbero avuto qualcosa di speciale in serbo per noi, qualcosa verso cui difficilmente saremmo riusciti a restare indifferenti. Cyberpunk 2077 capeggiava imponente dall’alto del Convention Center, facendoci presagire una massiccia campagna di marketing e qualche asso nella manica.

A giudicare dal fatto che quell’asso è stata la comparsa dell’attore Keanu Reeves (aka Johnny Silverhand) sul palco della conferenza Xbox, che ha infiammato gli animi prima ancora di “bruciare una città” (come promesso sul finire del trailer) e scatenato ovazioni incontrollabili al pari di una vittoria nella finale dei Mondiali di calcio, ha confermato che il team di sviluppo polacco sta puntando veramente in alto. Certezza rinnovata durante la presentazione della seconda demo gameplay all’interno del Samurai Bar, divenuto un “luogo” ormai iconico e frequentatissimo da stampa e celebrità.

Dimostrazione che si è sviluppata in modo diverso (e probabilmente meno adrenalinico) di quella dello scorso anno, ma che ci ha dato l’opportunità di scoprire gli elementi RPG della nuova produzione targata CD Projekt Red: partendo dallo stile ormai consolidato dei suoi progetti precedenti, l’aspetto ruolistico sembra di fondamentale importanza e più che mai esaltato in Cyberpunk 2077.

Cyberpunk 2077
Il misterioso Johnny Silverhand, interpretato da Keanu Reeves. Attorno al celebre Rockerboy ruoteranno gli eventi principali della trama di Cyberpunk 2077.

IL PROTAGONISTA SEI TU

Night City è sempre più grande. Una metropoli tentacolare che si sviluppa sì nella “verticalità” dei suoi grattacieli, di cui il team polacco ci aveva già accennato qualcosa lo scorso anno, ma anche nelle strade e in nuove aree della mappa che estendono le sue dimensioni spaziali oltre un puro senso di altezza e vertigine. In questo immenso tavolo da gioco si muove il nostro V, protagonista principale del quale viene finalmente svelato l’editor dei personaggi: seppur in una forma molto sintetica, gli sviluppatori hanno dato un’idea di come potremo personalizzarlo al di là della mera decisione di renderlo donna o uomo, modificandolo dalla testa ai piedi, bomber e acconciature dal sapore anni ’80 compresi.

L’aspetto estetico non è certo l’unica caratteristica che sarà personalizzabile all’interno dell’editor. In questo frangente potrete decidere le origini del personaggio, i cosiddetti Life Path: una sorta di estrazione sociale, di vissuto personale da cui dipenderanno poi i dialoghi che, in particolari momenti dell’avventura, potranno sbloccare opzioni esclusive e con ogni probabilità delle missioni speciali. Al momento, CD Projekt Red ha svelato tre percorsi che faranno parte del gioco: Nomad, Streetkid e Corporate, evidenziando che ciascuno dei tre avrà un’importanza cruciale nelle scelte e renderà unica l’esperienza del giocatore durante la storia. Sarà inoltre possibile consultare e monitorare le statistiche di V tramite un sistema di progressione che determinerà il suo comportamento durante lo svolgimento di trama e missioni, specie nelle situazioni più marcatamente action.

Cyberpunk 2077
La nuova demo mostrata a Los Angeles ci ha portato alla scoperta di Pacifica, uno dei sei quartieri di Night City che un tempo rappresentava il fiore all’occhiello del distretto finanziario.

BENVENUTI A PACIFICA

La demo ha inizio nella parte centrale dell’avventura, quando un olografico (ma non per questo meno sarcastico e pungente) Johnny Silverhand si materializza davanti agli occhi di V, chiedendogli di trovare Alt Cunningham, una Netrunner che ha sviluppato la beta di un particolare programma chiamato Soulkiller e in grado di creare una copia digitale della mente di altri Netrunner, ma che tuttavia è stato modificato dalla perfida Saburo Arasaka per friggere la mente dei Netrunner dopo averne creato un’emulazione stabile.

L’unica pista perseguibile riconduce ai bassifondi di Pacifica, un tempo considerato una sorta di Trade Center di Night City. Colpito da una violenta crisi economica in seguito a un attacco hacker globale, Pacifica diventa dimora di tanti rifugiati haitiani e rispettive famiglie che, deportati dalle corporazioni ai tempi della sua costruzione, sono prigionieri di una città che li stigmatizza e li disprezza, al punto di aver affibbiato loro l’appellativo razzista di Voodoo Boys. A capo di questa comunità/fazione c’è una misteriosa donna di nome Brigitte, che sembra abbia delle informazioni cruciali sul ritrovamento di Alt. Ma c’è di più: V scopre di possedere un chip sperimentale innestato nel suo cervello, al cui interno sarebbe nascosto il segreto dell’immortalità. Un’informazione non da poco, che mette V nel mirino di tutti gli affamati di potere di Night City, disposti a ucciderlo pur di scoprire la formula della vita eterna. Il protagonista è dunque intenzionato a liberarsi di questo chip e, per farlo, ha bisogno dell’aiuto di Brigitte.

V parte con la sua fidata moto alla ricerca di Brigitte, gettandosi nel cuore delle “favelas” cibernetiche del distretto di Pacifica. Una sezione di gameplay che, dopo l’inseguimento in auto dello scorso anno, ci mostra l’uso della moto per spostarsi nel cuore di Night City e conferma la possibilità di girovagare tra le strade della città senza vincoli, alla ricerca di missioni secondarie o semplicemente per il gusto di esplorare ascoltando buona musica (con la possibilità di cambiare stazioni radio, un po’ come avviene in GTA). Arrivare alla testa del demone non è però cosa da poco, e prima di raggiungere Brigitte è necessario scendere a compromessi coi suoi tirapiedi. Tra essi spicca un omone di estrazione afro-francese e dai discutibili gusti da rapper, Placide, uomo di poche parole che si scoprirà essere il vice di Brigitte e che sembra essere la chiave d’accesso al regno della leader dei Voodoo Boys.

Placide non intende ovviamente dare niente per niente, così propone a V di infiltrarsi nel covo di un’altra fazione, quella degli Animals, gruppo di iper-palestrati che ha sviluppato una forza sovrumana in seguito all’assunzione di una droga chiamata Juice, roba che al confronto la Vertigo dei fumetti DC Comics pare un’innocua gelatina alla frutta. La loro leader, Sasquatch, è in combutta con i Net Watch e V dovrà annientarla per ottenere un chip desiderato a lungo da Placide, che potrebbe dare ai Voodoo Boys un vantaggio nel conflitto con gli Animals.

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V si introduce nel Grand Imperial Mall, un tempo enorme centro commerciale che ora è diventato una palestra di wrestling che funge da quartier generale della fazione. Dopo un rocambolesco scontro con i suoi abitanti ostili, V raggiunge il loro capo mettendola al tappeto e hackerando il suo impianto cibernetico al fine di rintracciare le informazioni necessarie al ritrovamento di Alt. È a questo punto che un furioso Placide irrompe nel centro commerciale dichiarando conclusa la trattativa, ma viene interrotto da Brigitte, la quale offre finalmente un’udienza a V, a suo parere un soggetto interessante come se ne erano visti pochi in molti anni.

Ma Brigitte non è la fine del cammino di V: la donna sostiene che per trovare finalmente le risposte che cerca, il protagonista dovrà immergersi nel Cyberspazio attraverso una sorta di trance e rintracciare Johnny, o perlomeno scoprire cosa si celi dall’altra parte. V si immerge all’interno di in una vasca colma di ghiaccio e, nel giro di pochi istanti, il suo sistema collassa, facendolo così precipitare all’interno del “sottosopra” di Night City, una sorta di neuro-simulazione digitale della realtà à la Matrix, una dimensione totalmente inesplorata che lo proietterà di fronte al Blackwall, una sorta di muro di confine che lo separa dallo scoprire cosa lo attende altrove. Solo pochi sono riusciti nell’impresa, e non sono mai tornati.

Cyberpunk 2077
Il cyberspazio sarà una regione visitabile all’interno di Cyberpunk 2077, ma solo in condizioni specifiche.

HACKER O KILL BILL?

Dobbiamo essere onesti: la seconda demo gameplay ci aveva lasciato un po’ perplessi una volta abbandonate le segrete stanze di CD Projekt Red. Forse complice l’euforia dei giorni precedenti e il confronto con la presentazione dell’E3 2018 (dai toni più action e concitati), la missione in quel di Pacifica ci era parsa molto più lenta e priva di particolari colpi di scena. In sintesi, “tanto rumore” che però non era riuscito a tenerci realmente incollati alla sedia, al contrario dell’anno precedente. Ma gli affezionati dei giochi di CD Projekt Red sanno benissimo che nessuno dei titoli del team può essere giudicato solo a una prima occhiata, ma deve essere “metabolizzato”. Chi non ricorda il numero di volte in cui avrebbe gettato console e monitor dalla finestra nel lungo tutorial di The Witcher 3: Wind Hunt, promettendosi (come la sottoscritta) di non avviarlo mai più?

Qualche settimana dopo la presentazione della seconda missione, ci sentiamo in grado di dare un giudizio più obiettivo, lontano dal caos e dalle luci abbaglianti di Los Angeles. Dobbiamo ammettere che ciò che abbiamo visto ci intriga sotto diversi punti di vista. La presentazione mirava a toccare nodi cruciali sui quali i ragazzi del team polacco erano stati molto vaghi lo scorso anno. In primis, la possibilità di rendere il protagonista V un occulto Netrunner, dotato di incredibili capacità di hacking, o il portentoso Strong Solo (una sorta di brawler) portando al massimo potenziale forza e abilità in combattimento.

Ma la caratterizzazione non si limita a queste due categorie: entrambe le classi daranno la possibilità di sbloccare skill, perk e abilità dell’una e dell’altra che potranno essere combinate indipendentemente che voi scegliate una strada maggiormente votata allo stealth o da veri e propri assaltatori. Questo perché CD Projekt Red punta alla massima personalizzazione del protagonista da parte del giocatore senza imporre alcun limite in termini di approccio, sebbene abbia rivelato che non sarà possibile intraprendere un percorso totalmente “pacifista” (che probabilmente renderebbe anche meno onore alla stessa idea di coinvolgimento su cui si fonda l’intero gioco, fino a risultare anche meno divertente).

Prendendo come esempio proprio la parte in cui V si introduce nel covo degli Animals, è stato chiaro da subito che sebbene utilizzare solo la forza bruta o l’ingegno informatico sia del tutto possibile, mescolare i due approcci potrà dar vita a strategie interessanti e fuori dagli schemi. La virtù sta nel mezzo, come dice il proverbio, e il mix di queste due classi permetterà di usare una serie di gadget allettanti sia per la classe Netrunner che per la Strong.

Primo fra tutti lo scanner Kiroshi, che era stato impiantato a V nella demo dello scorso anno: questo dispositivo permette al personaggio di tradurre le lingue e i dialetti delle diverse etnie, riuscendo a cogliere in alcuni frangenti informazioni che possono salvargli la vita o influenzarci sulla conduzione dei dialoghi. Nel momento in cui Placide ci affida l’incarico, pretende di innestarsi su V prendendone il controllo. Questa procedura può rivelarsi pericolosa in alcuni frangenti o addirittura fatale, ragion per cui comprendere ciò che i personaggi hanno da dire è di cruciale importanza. Ma lo scanner non si limita solo a farci da interprete: una volta a contatto con gli Animals, in modalità Netrunner lo scanner Kiroshi permette non solo di hackerare oggetti (dalle telecamere alle torrette) e sfruttarli a proprio favore contro i nemici, ma può condizionare addirittura le loro menti facendoli uccidere a vicenda e creando così una serie di diversivi. Un approccio opposto a quello della classe Strong Solo, che può “strappare” la mitragliatrice dalle torrette per utilizzarle come minigun personali.

Le abilità di hacking possono essere gestite da un’arma melee, protagonista indiscussa di questa demo: si tratta di una sorta di corda di pianoforte incandescente che, come il lazo della verità di Wonder Woman, può corrompere i nemici a distanza o letteralmente segarli in due come la spada di Hattori Hanzo. Poco spazio invece ai diversi utilizzi delle lame, di cui abbiamo appreso ancora veramente poco, rispetto all’ampio carnet di armi da fuoco o da taglio che ha caratterizzato la parte gameplay dedicata allo Strong Solo (in questo caso, rappresentata dalla versione femminile di V). A tal proposito, vale la pena sottolineare che il sistema di progressione comprenderà tutta questa lunga serie di skill e “specializzazioni” che permetteranno di migliorare l’uso di armi da fuoco, fucili, le lame Mantis, ma anche la capacità di hacking e di effettuare uccisioni silenziose.

Cyberpunk 2077

JOHNNY, QUESTO SCONOSCIUTO

Cyberpunk 2077 non è The Witcher, questo è ormai chiaro. Certo, alcuni elementi della nuova produzione ricordano le meccaniche del colosso di casa CD Projekt Red. Difficile quindi non cadere nel vortice del paragone e del confronto, in primis quello che punta sull’aver spostato la modalità di gioco dalla terza alla prima persona. V non è Geralt di Rivia. Sì, è vero, in entrambi i casi siamo noi giocatori a comandare le danze, ma Geralt è Geralt, un personaggio carismatico che difficilmente può essere replicato. Già lo scorso anno, di fronte a tali perplessità, il team polacco ci aveva promesso che lo strigo non ci sarebbe mancato e che stava lavorando senza sosta perché l’esperienza di Cyberpunk 2077 risultasse in ogni caso soddisfacente.

Ma se il personaggio di V non dispone dello stesso peso carismatico di Geralt, chi sarà mai in grado di sostituirlo in qualche modo? Il team deve essersi posto questa domanda per diverso tempo, prima di raggiungere una soluzione per certi versi inaspettata. Con il franchise The Witcher, complice l’ottima base di partenza dei romanzi di Sapkowski, gli sviluppatori erano riusciti nel difficile compito di dar vita a un personaggio di fantasia e renderlo quasi reale, ponendolo ai vertici dell’Olimpo dell’immaginario collettivo della community. Ma come riuscirci in Cyberpunk? E se fosse possibile invertire il processo, tipo prendendo in prestito un’icona dal mondo reale, già nota per le sue apparizioni nel cyberspazio e regalandole un’identità virtuale? Ammettetelo: leggendo queste righe, il nome di Keanu Reeves vi si è illuminato in testa come un’insegna al neon.

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“Abbiamo una città da bruciare” – Johnny Silverhand

Quando l’attore canadese è apparso dalla cintola in giù sul finire del trailer presentato al Microsoft Theater, con quella voce rauca e sfrontata, per un secondo abbiamo davvero pensato che si trattasse del buon vecchio Geralt, ma sappiamo tutti perfettamente cos’è accaduto pochi attimi dopo. Il “samurai”, la guida e personalissimo Grillo Parlante di V è interpretato proprio da Reeves, che vestirà i panni del misterioso Johnny Silverhand, un Rockerboy (altra classe specifica presente in Cyberpunk 2020, il gioco da tavolo da cui tutto ha avuto inizio) che ha perso la vita diventando parte integrante della mente di V.

Dopo l’eletto Neo di Matrix, l’enigmatico fattorino di dati virtuali di Johnny Mnemonic, ora il “fidanzato del web” (com’è stato ribattezzato dalla conferenza di Microsoft all’E3) diventa parte di un mondo digitale affascinante e pericolo, il fantasma che tutti cercano e che pare rappresenti il 42 mancante, la famosa “risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”. Breathtaking. Mozzafiato, da busta di carta in un attacco di panico.

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T-Bug è una Netrunner apparsa per la prima volta nella presentazione del gioco all’E3 2018. Nel video di quest’anno, vediamo il personaggio collaborare con Dexter Deshawn per disattivare gli elementi cibernetici di V dopo la morte di Jackie.

DIGERIRLO LENTAMENTE

Al termine di un’esperienza in cui CD Projekt Red ci ha immersi dentro e fuori le mura sicure della realtà e del mondo materiale, ecco spiegato il nostro sentirci “frastornati”. Come dicevamo in apertura, Cyberpunk 2077 non rappresenta un piatto succulento che possa essere mangiato di corsa, sebbene in preda a una gran fame. E l’appetito, dopo tutto questo ben di Dio, è davvero tanto. Ma se vogliamo davvero assimilarlo, coglierne gli ingredienti e le sfumature aromatiche, dobbiamo anche essere capaci di assaporarlo lentamente, boccone dopo boccone.

Certo, non tutto ciò che assaggeremo sarà probabilmente di nostro gusto. Ma i ragazzi di CD Projekt Red ci hanno ancora una volta dimostrato che tutto può cambiare, che nulla è davvero come lo abbiamo sempre immaginato e che, quando il 16 aprile 2020 banchetteremo alla tavola di Night City, forse torneranno a sorprenderci ancora. Forse, così come il protagonista V, anche noi non vorremo più tornare indietro.