Emozioni digitali? No grazie

Va bene svelare le ultimite novità in diretta streaming, ma guai a toccare l'E3 e la Gamescom (e le altre fiere videoludiche).

L’anno scorso di questi tempi i preparativi antecedenti alla partenza per Los Angeles erano in pieno svolgimento, tra l’ansia crescente tipica di chi appresta a partecipare al suo primo E3 e le partite a Tetris per incastonare un numero indefinito di appuntamenti per intervistare quello sviluppatore o per provare il maggior numero di giochi disponibile, anche titoli che in altre circostanze non giocheresti neanche sotto tortura. Ma anche questo fa parte del gioco, che piaccia o meno.

Oggi di questi tempi l’ansia è andata in vacanza con molte settimane di anticipo e il sottoscritto si prepara a seguire le due più importanti fiere dedicate ai videogiochi… da casa. Già. Se non avete vissuto su Marte o avete rimosso gli avvenimenti degli ultimi tre mesi saprete anche il motivo per cui io, così come altri sul pianeta Terra, non potremo essere fisicamente dall’altra parte del mondo per seguire l’E3 dal vivo.

Senza pandemia ci saremmo goduti l’E3 di Los Angeles e la Gamescom di Colonia.

Un anno sabatico che non va visto assolutamente come negativo, anzi, potrebbe servire a tutti per riordinare le idee e ripartire il prossimo anno con maggiore convinzione. Non è detto però che le più importanti kermesse a tema videoludico riaprano i battenti nella seconda metà del 2021, anche se qualche spiraglio positivo sembra esserci, ma è decisamente troppo presto per lanciarsi in previsioni quanto mai azzardate. D’altronde parliamo di eventi come il QuakeCon o la Blizzcon, ma soprattutto dell’E3 di Los Angeles e la Gamescom di Colonia, appuntamenti importanti per ogni individuo che mastica pane e videogiochi a colazione, pranzo e cena.

Questo spunto di riflessione nasce proprio dal modo in cui l’industria si è adeguata per far fronte all’emergenza sanitaria che ha impedito il regolare di queste manifestazioni. Ho discusso con alcuni amici e colleghi riguardo l’argomento in questione e ne sono nate chiacchiere anche piuttosto costruttive, così come sono venuti fuori pareri discordanti. Allo stesso modo ho letto disamine più o meno interessanti su quanto la pandemia ancora in atto abbia anticipato un cambiamento nelle modalità con cui sviluppatori e publisher comunicheranno le loro novità, o di come in qualche modo il virus ci abbia salvati da un E3 scialbo e per nulla entusiasmante. All’orizzonte ci saranno infatti un numero consistente di eventi interamente in streaming che scandiranno questa atipica estate videoludica, pronta a mostrare le sue carte affidandosi all’etere digitale.

Chissà se quest’anno la conferenza Xbox organizzata da Microsoft sarebbe stata altamente hollywoodiana come quella dello scorso anno.

Da Ubisoft a Microsoft, passando da Sony ai colleghi di IGN US con la loro Summer of Gaming, tutte le parti chiamate in causa sveleranno i loro progetti futuri con dirette streaming, che sostituiranno dunque le classiche conferenze di rito e i relativi caroselli che l’accoppiata E3-Gamescom è solita portarsi appresso. Vista le cause di forza maggiore è ovvio che non si può fare altrimenti, ma se invece questa necessità diventasse in pochi anni la regola e non più l’eccezione? È questo papabile scenario che mi desta più di una perplessità.

Il digitale è il futuro, non si può fermare il progresso e bla bla bla. Non c’è bisogno di insistere, ho recepito il messaggio, grazie. Non sono certamente un bigotto e nemmeno mi stupisco del fatto che trasmettere un evento in diretta streaming sia ormai diventata una consuetudine; ancora ricordo le nottate passate seguendo le conferenze Sony (prima di snobbarle) e Microsoft, così come quelle di altri publisher che puntualmente rubavano ore preziose di sonno. Fa comunque strano dover rinunciare a tutto questo, inoltre non è detto che avrei partecipato alla fiera americana e quella tedesca, ma sarebbe comunque stata una possibilità.

Quindi perché questo ostracismo nei confronti degli eventi trasmessi in streaming? In realtà non lo definirei nemmeno tale. A dirla tutta è il concetto di digitalizzazione forzata che digerisco a fatica, poco importa se in futuro anche i funerali saranno trasmessi in streaming (in pieno stile Upload) e potremmo avere innesti cibernetici come in Cyberpunk 2077. Ma eliminare del tutto la possibilità di partecipare alle fiere di settore e sostituirle con degli eventi digitale, a prescindere dal fatto che la mia persona possa essere o meno presente fisicamente a tutte le manifestazioni più importanti, è un qualcosa che personalmente farei tanta fatica ad accettare.

Geoff Keighley ci terrà compagna per tutta l’estate con la sua Summer Game Fest. Che bello…

Che un evento come l’E3 abbia bisogno di un “remake”, tanto per usare un termine appropriato al tema, è scontato come l’uscita di un nuovo Call of Duty ogni anno, ma trasformarlo in una kermesse interamente digitale sarebbe per me un grandissimo errore. E lo stesso discorso potrei applicarlo a tante fiere legate al mondo dei videogiochi o di altri settori e hobby in generale. Proprio questo stravolgimento mondiale che continua a tenere banco, soprattutto negli Stati Uniti, potrebbe davvero dar modo agli organizzatori dell’evento losangelino di darsi al digitale e smettere così di essere un ritrovo per tanti individui legati all’universo videoludico.

Altre fiere potrebbero poco alla volta convertirsi al digitalismo: gli stessi publisher e sviluppatori accarezzano ogni anno di più l’idea di realizzare il proprio show slegato da qualsiasi vincolo temporale, logistico e territoriale. Che l’estate 2020 dei videogiochi sia una prova generale di quello che sarà il futuro comunicativo del settore videoludico? Probabile, le indicazioni sembrano esserci tutte e puntano in questa direzione. Io non biasimo l’adozione di queste strategie comunicative e organizzative, ma rimango dell’idea che eventi dal vivo e digitali possano convivere e camminare parallelamente per i prossimi anni, del resto c’è spazio per entrambi i modi di fruire e allestire questi importanti appuntamenti seguiti da milioni di appassionati.

Da una parte i miei timori vengono ridimensionati proprio dalla portata di queste fiere che fanno parte di un business non trascurabile e continuano a far registrare ottimi numeri in termini di presenze, per quanto trovarsi a stretto contatto, fianco contro fianco, con migliaia di persone non mi abbia fatto impazzire durante l’ultima partecipazione alla Gamescom di Colonia. Se non altro la maggior parte di voi non è stata costretta ad andare in apnea a causa dell’odore tutt‘altro che floreale che si è respirato in quei caldi giorni di fine agosto. Ma se ci pensate è come la diatriba che ormai da anni vede contrapposti i sostenitori del supporto fisico e del digital delivery, dove il secondo prima o poi soppianterà il primo che però non è ancora pronto per il pensionamento.

Con molta probabilità nel 2021 torneremo a Los Angeles e Colonia per goderci file chilometriche ed essere spintonati da una parte all’altra. Non vediamo l’ora!

Quindi ben vengano i reveal in diretta streaming di console, giochi e qualsivoglia novità legata ai videogiochi, ma senza dover rinunciare agli appuntamenti a cui è possibile partecipare fisicamente e non digitalmente. Perché questi eventi sono anche un modo per fare nuove conoscenze, vivere esperienze positive e danno modo di diffondere il proprio punto di vista e ascoltare quello degli altri, sia uno sviluppatore che mostra entusiasmo per il gioco a cui sta lavorando o un collega con cui ti fermi a parlare mentre ti appresti a provare il gioco più atteso dell’anno. Lungi da me dall’essere didascalico e ridondante, perché so bene queste interazioni possono avvenire anche attraverso il web e sono a portata di tutti, non solo di pochi privilegiati.

Però fidatevi delle parole di chi negli anni ha seguito eventi come l’E3 e la Gamescom spaparanzato sul divano ma ha avuto la fortuna di poterli coprire dal vivo, anche grazie a VGN.it, perché trovarsi in prima linea a Los Angeles o Colonia è un qualcosa di emozionante e appagante allo stesso tempo. Magari il prossimo anno l’E3 rinascerà dalle proprie ceneri come una mitologica fenice o si reinventerà a suo modo, ma cancellare del tutto la possibilità di viaggiare, partecipare agli eventi direttamente sul posto, emozionarsi e anche stressarsi sarebbe la morta del medium videoludico stesso.

E questo vale sia per chi con i videogiochi ci lavora e anche per tutti gli appassionati che ogni anno rappresentano l’anima e il cuore pulsante di grandi fiere. E se c’è qualcuno che preferisce starsene a casa e seguire venti dirette streaming, che sia un collega o un semplice appassionato, si accomodi pure, ma non mi si venga a dire che è la stessa cosa che seguirle dal vivo. No, perché certe le emozioni digitali non possono competere minimamente con quelle vissute sulla propria pelle e quelle, si sa, non hanno prezzo. Provare per credere.


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