Se c’è una cosa che ha caratterizzato l’edizione 2019 dell’E3, è stata la presenza molto controversa di decine di trailer in computer grafica. Molte conferenze, tanto cinema e poco, davvero pochissimo gameplay. La delusione dei fan di fronte all’ennesimo video di pochi minuti, in cui spesso non si è compreso davvero dove i titoli volessero andare a parare, è stata più che giustificata. Poi però, nel cuore dei booth dedicati alle varie software house, diversi colpi di scena e inaspettate demo gameplay hanno ravvivato l’atmosfera, alcune hanno persino scosso profondamente i nostri animi.
Questo è il caso di Dying Light 2, secondo capitolo del team di casa Techland. Dopo le rilevazioni della conterranea CD Projekt Red, abbiamo imparato ormai che i polacchi “lo fanno meglio”. Dire che il titolo ci abbia lasciati senza fiato sarebbe davvero riduttivo, visto che per più di mezz’ora siamo stati catapultati in una presentazione ricca di adrenalina, tensione alle stelle, grandissima velocità e caratterizzata da una trama davvero ben concepita.
15 ANNI E SENTIRLI TUTTI
Sono trascorsi quindici anni dalla prima ondata epidemica mostrata nel primo capitolo del gioco. Sembrava che tutto stesse filando per il meglio, ma ci sbagliavamo. Quindici anni sono tanti, pesanti e ciò che resta delle vestigia umane è solo un piccolo nucleo di sopravvissuti ridotti allo stremo, disposti ad annientarsi tra loro pur di fare a gara al rottame più prezioso. Lo scenario è quello di una grande città che nel suo enorme skyline ricorda le metropoli reali note a tutti, ma sospesa nel mezzo di un Medioevo post-apocalittico, dove tutto si sta pian piano sgretolando irreversibilmente.
La situazione che in Dying Light sembrava essere più tranquilla di giorno, ora risulta minacciosa e infida, infestata da fazioni di predoni che non hanno mezze misure e che non hanno scrupoli a uccidere poveri malcapitati indifesi. E poi la notte, l’oscurità delle case in rovina, popolata da orde di infetti che se già incutevano timore prima, ora fanno ancora più paura perché qualcosa in loro è cambiato, si è “evoluto”, e non nel senso positivo della frase.
LA CROCIATA DI AIDAN
In questo quadro di desolazione e disperazione, noi impersoneremo Aidan Caldwell, un sopravvissuto infetto, dal passato umile e tormentato e dalle abilità a tratti sovrumane, braccio implacabile del gruppo che si riunisce in una sorta di covo-bar chiamato “Fish Eye”, baluardo della resistenza composta da tre elementi: Jack Matt, Frank e Juan Rainer. Loro saranno gli occhi e la mente di Caldwell e cercheranno di guidarlo attraverso la giungla cittadina nelle missioni in cui l’obiettivo principale è la salvezza degli innocenti e il ripristino della “normalità”, continuamente minate dalle fazioni che cercano di imporre il proprio tirannico dominio.
Quella di Aidan finirà per trasformarsi in una vera e propria crociata, considerata la principale novità che caratterizza questo secondo capitolo: il sistema delle scelte, frutto dello zampino dello sceneggiatore Chris Avellone, già apprezzato per Fallout: New Vegas. In alcuni momenti della trama, il nostro eroe si troverà di fronte a dilemmi non facili e dall’enorme impatto umano e ambientale. Purtroppo, in alcuni casi, quella che sembrerà a prima vista la scelta giusta potrebbe avere ripercussioni negative o creare delle situazioni inaspettate. Nel corso della demo, Aidan viene chiamato dal trio Fish Eye a ripristinare le pompe idriche della città, in mano a una fazione di predoni capeggiata dal Generale, una sorta di tiranno militare che vuole imporre le proprie leggi sui più deboli.
Il protagonista si precipita al forte, dove irrompe cercando di riattivare le pompe dell’acqua, ma venendo interrotto proprio dal Generale che gli consiglia di non fidarsi dei suoi amici e di unirsi a lui, perché ciò che gli è stato detto non è la verità e il suo gesto potrebbe causare qualcosa di irreversibile. Difficile non avere a questo punto dei dubbi: e se i suoi amici non fossero chi dicono di essere? E se il generale stesse dicendo la verità? Al giocatore il compito di decidere quale strada intraprendere e assistere a una vera e propria evoluzione che avrà un forte impatto sulla storia e cambierà nettamente l’aspetto della città.
INFETTI, BANDITI E PARKOUR
Fin dal primo capitolo, il gioco di casa Techland si è sempre contraddistinto per l’enorme versatilità e velocità data dall’uso del parkour da parte del personaggio principale. In Dying Light 2, questa tecnica è stata affinata con ancora maggior cura, diventando la vera e propria arma principale di Aidan. Il nostro eroe, infatti, parte munito solo di una lama (che sarà personalizzabile con i progetti e il crafting, già presenti nel primo episodio), lanciandosi all’inseguimento di un convoglio dei predoni con cui dovrà farsi strada all’interno della fortezza del Generale. Inizia quindi la sua corsa a perdifiato, saltando da un palazzo in rovina all’altro, fiondandosi con estrema violenza su qualsiasi nemico e sferrando colpi letali.
Aidan può avvalersi anche di una sorta di paracadute da sport estremi per raggiungere punti elevati o difficili da esplorare, in una mappa dalle dimensioni quintuplicate rispetto alla precedente. Non si tratterà dell’unico oggetto utile del suo equipaggiamento: nel saltare in preda alla furia estrema, si troverà a sfondare tetti o pavimenti, finendo col piombare nel mezzo di nugoli di infetti che dominano i punti più oscuri di questi palazzi in rovina. Il protagonista potrà utilizzare gli zombie come “cuscino” per attutire le cadute, o come “scudo” contro i proiettili. Correre in alcuni momenti non basterà, così nel cercare di farsi strada o arrampicarsi su per un cornicione, Aidan può contare su una luce UV a cui gli infetti evoluti sono diventati particolarmente sensibili, mossa che gli darà la possibilità di recuperare qualche secondo di vantaggio e potrebbe salvargli la pelle.
A proposito proprio del popolo dell’oscurità, questi si riveleranno spietati nei punti dove il sole non arriva mai e si disperderanno per le strade al calare delle tenebre, permettendo al nostro eroe di avventurarsi in luoghi inaccessibili durante le ore diurne, probabilmente sbloccando nuove aree della città e avere accesso a nuove sfide e missioni. Per quel che abbiamo potuto vedere, batterli sarà estremamente arduo e lo stesso discorso vale per le milizie di predoni, dove non sempre potremo usare lo stesso approccio e spesso dover ricorrere ad abili mosse di parkour per mettere KO i nemici più corazzati.
QUANDO LA PAZIENZA È LA VIRTÙ DEI FORTI
La demo si è conclusa con un piccolo assaggio di quello che sarà l’impatto delle proprie scelte nel contesto narrativo, a prova di una sceneggiatura particolarmente ramificata che potrebbe avere decine (se non centinaia) di bivi narrativi diversi. In base alle scelte compiute dagli sviluppatori nella dimostrazione, la città ha mutato radicalmente aspetto e così i suoi fragili equilibri. Dying Light 2 è riuscito a stupirci e piazzarsi come la grande rivelazione di questo E3 2019, in barba a chi aveva sollevato diverse remore riguardo alla mancanza di un vero e proprio video gameplay e alla poca chiarezza data dai trailer sulle sorti del gioco. I ragazzi di Techland invece hanno stretto i denti e fatto centro nell’intento di alzare la posta in gioco, allargando il suo raggio d’azione all’aspetto ruolistico, caratterizzato non solo da esplorazione e sopravvivenza, ma da un’intensa avventura ricca di suspense, violenza, terrore e azione.
Sarà interessante scoprire come la modalità cooperativa a quattro giocatori e le possibilità di interazione tra diversi personaggi su schermo andranno a incidere sul sistema di scelte e quanto punti di vista differenti tra loro faranno la differenza in termini di trama. Per quanto ansiosi di mettere mano sul titolo, la risposta potremo darcela solo la prossima primavera, quando Dying Light 2 sarà finalmente lanciato su PC, PS4 e Xbox One.