Pixel Cartacei #15 – SEGA Dreamcast: Collected Works

Read-Only Memory ci porta alla riscoperta dell'ultima e sfortunata console di SEGA.

Dreamcast è una console che ha vissuto sicuramente un’esistenza molto difficile. Amata e adorata dai suoi fan, questa macchina da gioco è stata riscoperta negli anni da molti giocatori, merito della qualità e dalla quantità di giochi che ancora, di tanto in tanto, continuano a uscire. Dreamcast ha avuto un ciclo di vita molto breve ma intenso, al pari di una rockstar che preferisce bruciare in fretta piuttosto che spegnersi lentamente, ed è proprio con queste parole che possiamo sintetizzare il suo arco vitale.

L’elegante scatoletta bianca dalle dimensioni contenute viene ora venerata come un piccolo contenitore delle meraviglie, nei suoi pochi anni di vita il Dreamcast ha saputo concentrare una serie di novità, periferiche, e giochi che hanno innovato, sperimentato e aperto nuove strade che hanno segnato le generazioni future. Il parco giochi di altissima qualità, con conversioni dai titoli SEGA presenti nelle sale giochi dell’epoca, era motivo di vanto. E ancora oggi la maggior parte dei giochi presenti non sfigura affatto se riprodotti sui moderni schermi.

La macchina dei sogni di SEGA è diventata in poco tempo l’ultimo dei suoi sogni. Ricordo gli scaffali pieni di giochi a un prezzo irrisorio e sento ancora il rimorso per non averli acquistati tutti e portati a casa con me invece di recuperarli poi, se non addirittura anni dopo, a prezzi sempre più gonfiati a causa dell’inarrestabile mania collezionistica e della forsennata orsa al retrogaming. Ma torniamo a parlare della console SEGA e questa volta facciamolo attraverso la carta stampata, quella di Dreamcast: Collected Works, volume edito da Read-Only Memory, scritto da Simon Parkin e Darren Wall (quest’ultimo già autore di The Bitmap Brothers: Universe e SEGA Mega Drive/Genesis: Collected Works), che si sono adoperati per donare alla raccolta un aspetto gradevole e graficamente in linea con la console protagonista di quest’opera.

Il grosso volume è composto da 320 pagine con una sovraccoperta che raffigura il Dreamcast, dove salta all’occhio l’uso dei colori tipici del packaging della console che dona al tomo un aspetto onirico. Tolto il cartoncino plastificato che ricopre la copertina troviamo il logo Dreamcast in nero su sfondo bianco. Essenziale, silenzioso, bellissimo.

Realizzato in collaborazione con SEGA, questa raccolta si pone quasi come un seguito del volume SEGA Mega Drive/Genesis: Collected Works. La nuova pubblicazione ci svela aspetti della software house che prima erano poco o per nulla conosciuti, consegnando al lettore curiosità e immagini mai pubblicate prima d’ora grazie alla benedizione della mano di SEGA.

Pagina dopo pagina ci si rende conto di quanti sogni, speranze e scommesse furono riposte in quella piccola console bianca, e quante periferiche siano state realizzate nei suoi pochi anni di vita. facendo correre la nostra immaginazione, portandoci a pensare a chissà cos’altro avremmo potuto vedere se il corso della console avesse subito un esito differente da quello che tutti conosciamo.

Chissà come sarebbe cambiato l’universo videoludico se Dreamcast avesse avuto un ciclo di vita più lungo e ricco di successi: magari la console SEGA sarebbe giunta alla quarta generazione, un po’ come avvenuto con PlayStation di Sony. Chi può dirlo?

What Dreams Are Made Of…

A nulla sono servite le quattro porte per i pad per favorire il multiplayer in locale, evitando ai giocatori di acquistare costosi multi-tap, a nulla è servito creare una rete di gioco online e un portale dove poter scaricare DLC, giochi e applicazioni per le piccole VMU, le memory card dotate di un piccolo schermo dove era possibile visualizzare informazioni di gioco durante le partite o sfruttarle per semplici minigiochi. Le numerose periferiche create per Dreamcast hanno messo in mostra tutta la creatività e il coraggio di SEGA, disposta a prendersi anche dei grossi rischi, con questi che hanno purtroppo portato l’azienda giapponese a non produrre più console, limitandosi unicamente alla produzioni di giochi.

Se avevate un Dreamcast in casa allora potevate giocare online, sfidandoli o cooperando con loro, ben prima dell’avvento di Xbox Live e PlayStation Network. Ma non solo, perchè potevate inoltre comunicare con la console, guidare un treno con un apposito controller, suonare le maracas, e perfino cimentarvi con il karaoke senza scomodare Fiorello e Canta Tu di Giochi Preziosi.

Dreamcast era veramente una “macchina dei sogni” e questi, forse troppo ambiziosi, sono rimasti irrealizzati. Non ci rimane quindi che tuffarci tra le pagine di SEGA Dreamcast: Collected Works e scoprirne i segreti, periferiche, prototipi e design al limite dell’assurdo, indicativi di quanto SEGA (il cui nome è un’abbreviazione di SErvice GAmes) fosse disposta a rischiare in quegli anni.

Questo volume ci aiuta a sognare e ci permette di tuffarci nuovamente in quell’oceano videoludico blu come il suo logo, lo stesso colore di Sonic, il (profondo) blu degli oceani visti in Ecco The Dolphin, o il blu di quel cielo dove volgere lo sguardo sperando che il desiderio di vedere SEGA realizzare nuove console e periferischie hardware possa realizzarsi. Dai Tom Kalinske, torna a regalarci un nuovo sogno chiamato Dreamcast!

Se volete portarvi a casa questo volume non dovete fare altro che visitare il sito di Read-Only Memory e cercarlo tra i diversi altri splendidi libri disponibili.