Tom Clancy's The Division 2

The Division 2

Dalle strade vestite di bianco di New York alla colorata Washington d'estate, per gli agenti della Divisione è tempo di una nuova missione.

Piccoli cambiamenti hanno interessato anche la gestione dell’equipaggiamento, suddiviso stavolta in brand fittizi (a parte la consolidata partnership con il marchio 5.11 Tactical) che donano fino a tre caratteristiche bonus selezionando altrettanti pezzi di cui si compone la nostra dotazione. Creare una buona build semplifica non poco la vita degli agenti, diventando poi fondamentale nelle fasi avanzate di gioco. Sommandosi queste migliorie ci regalano un gioco ampiamente più tattico, ragionato e bilanciato, ma non per questo più semplice. Sì, perché non sfruttare le coperture in favore di un approccio più diretto equivale a ritrovarsi esanimi a terra anche affrontando i nemici più deboli, a prescindere dalla bontà della propria arma o delle statistiche offensive e difensive. Il famigerato “effetto spugna” non è scomparso del tutto ma è stato pesantemente arginato, e gli scontri sono stati pensati per sembrare più veritieri, anche grazie a nuove animazioni che rendono meglio l’idea di trovarsi di fronte a nemici più umani, ovviamente fatta eccezione per i nemici élite che come al solito assorbiranno grossi quantitativi di piombo prima di stramazzare al suolo. 

Chiaramente anche il secondo capitolo della serie riesce a divertire ulteriormente se giocato in compagnia, pur dimostrandosi piacevole e offrendo una buona sfida se giocato in solitaria. Sono molteplici i modi in cui il team di sviluppo sprona i lupi solitari a fare gruppo: oltre al classico matchmaking e social hub sparsi tra la Casa Bianca e i rifugi, è possibile richiedere rinforzi oppure accettare le richieste d’aiuto in maniera semplice e immediata. The Division 2 non tradisce dunque la sua sfaccettatura da MMO (con tutte le differenze del caso), da qui la natura always online che tre anni fa scatenò una serie di polemiche abbastanza feroci, mettendo a disposizione anche un sistema di Clan con ricompense specifiche e strumenti utili per organizzare sessioni con gli amici. Il fine ultimo rimane quello di migliorare passo dopo passo il proprio equipaggiamento, e da buon looter shooter, termine che indica il principio alla base di titoli come la serie Destiny o il più recente Anthem, The Division 2 non si risparmia dal ricompensare i giocatori con equipaggiamenti e armi di ogni foggia e caratterizzati da bonus sempre diversi, oltre a offrire un feeling e caratteristiche le cui differenze sono ben tangibili.  

LA COMMUNITY CHIAMA, UBISOFT RISPONDE 

I giocatori della prima ora di The Division sapranno bene che il suo principale difetto risiedeva nella mancanza di attività da completare una volta giunti al livello trenta. In questo secondo capitolo la musica è cambiata in positivo, d’altronde Ubisoft e Massive Entertainment sono state chiare sulla volontà di non commettere gli stessi passi falsi che hanno caratterizzato il periodo post-lancio del primo episodio. Al posto di aggiungere contenuti in un secondo momento, il team di sviluppo ha deciso di accontentare i giocatori con un importante quantitativo di cose da fare. Tutto e subito, verrebbe da dire, e infatti è proprio così. I distretti di Washington D.C. pullulano di quest principali e missioni secondarie, avamposti da liberare, taglie, casse Shade da recuperare, sfide… e la solita, spropositata serie di collezionabili sparsi in giro.

Muovendo i primi passi nel gioco una delle figure fondamentale che incontrerete all’interno della Casa Bianca, diventata nel frattempo la nuova base operativa, è quella del Quartiermastro, grazie al quale gestirete le abilità e relative varianti, i talenti e darete un’occhiata al personale operativo. Qui i vari insediamenti sparsi nel mondo di gioco ricoprono un ruolo importante, in cui avere accesso a missioni secondarie, ai progetti per la creazione di armi, mod e dotazioni varie, e arruolare gli altri sette NPC che daranno accesso ad alcune funzionalità aggiuntive, come il poligono, la Zona Nera o le stazioni del Fai da Te.

Alcune di queste novità non sono altro che l’adattamento di funzionalità già viste in altri titoli del publisher franco-canadese; il recupero delle risorse da donare agli avamposti ricorda molto Ghost Recon: Wildlands, ad esempio. A livello di contenuti, ci troviamo quindi di fronte ad aggiunte che estendono la longevità e che all’atto pratico non rivoluzionano la formula collaudata della serie, ma che in fondo funzionano efficacemente nel tenere occupati i giocatori. Anche a guardare la lista dei contenuti che arriveranno nei prossimi mesi c’è da stare sereni, e conoscendo la politica aziendale adottata da Ubisoft in questa generazione fatta di espansioni gratuiti e supporto continuativo negli anni, gli acquirenti del gioco avranno modo di tenersi occupati. 

The Division 2
La Zona Nera è stata bilanciata per offrire un’esperienza di gioco più piacevole.

LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CH’INTRATE

Nel primo capitolo uno scarso bilanciamento e la “tossicità” esasperata di alcuni giocatori avevano reso la Zona Nera peggiore dell’Inferno dantesco, ben più aberrante e agghiacciante della catasta di corpi ammassati nelle imbiancante aree di quarantena. Sono stati introdotti alcuni accorgimenti mirati a rendere l’esperienza di gioco meno frustrante, come lo status di agente traditore ora attivabile tramite la pressione prolungata di un apposito pulsante o l’inserimento di torrette fuori dai cancelli per mettere fine al triste fenomeno dello spawn kill. Due delle tre Zone Nere, situate nei punti a sud, est ed ovest del mondo di gioco, sono soggette alla normalizzazione: i vantaggi di livelli all’atto pratico sono disattivati e ciò rende il confronto con altri agenti più equilibrato, con la terza e ultima Zona Nera pensata per i giocatori che non vogliono vedersi uniformati nell’equipaggiamento ad altri in carne e ossa o nemici gestiti dall’intelligenza artificiale. Da una parte la normalizzazione, gestita a rotazione tre le tre aree, rende la Zona Nera accessibile anche ai giocatori meno smaliziati ma dall’altra sembra aver reso questi agglomerati contaminate meno cariche di tensione e molto meno pericolose.

A dir la verità la presenza di bottino recuperabile anche senza dover ricorrere alle estrazioni lascia un po’ di amaro in bocca, togliendo alla Zona Nera quel senso di luogo perfetto ma pericoloso in cui recarsi per migliorare sensibilmente l’equipaggiamento del proprio agente. In questo giudizio definitivo abbiamo avuto la conferma che il gameplay meno dinamico alla base della serie mal si adatta a modalità competitive proposte in Conflitto, anche queste soggette alla normalizzazione che ne garantisce un buon bilanciamento, sia quando c’è da buttarsi nella mischia nel classico deathmatch a squadre (Schermaglia) che nel combattere per il controllo di alcuni punti sparsi nelle arene di gioco (Dominio). Insomma, pur rappresentando sulla carta un palliativo tra una missione principale o attività secondarie. Rimane comunque un fatto assoldato che la serie continua a dare il meglio di sé principalmente nel contesto PvE e in parte quello PvEPvP della Zona Nera, anche se quest’ultima va resa in ogni caso decisamente più appetibile come lo era nel precedente capitolo. 

UN END-GAME DEGNO DI QUESTO NOME  

The Division 2 è la dimostrazione che non è solo possibile imparare dei propri errori ma che questi possono essere trasformati in punti di forza, e Ubisoft e Massive Entertainment hanno fatto tesoro della lezione avuta con il primo capitolo della serie. La reazione di chi si approccia all’end-game in questo secondo episodio non si discosta molto da quella dei novizi della serie che mettono per la prima volta piede a Washington e vengono inondati di quest da completare: stupore e un notevole senso di smarrimento emergono nell’apprendere che nelle oltre trenta ore di gioco si è appena scalfita la punta di un grosso iceberg in termini di contenuti e attività da provare. Completate le tre roccaforti, ripristinata la rete Shade in tutto il paese e apparentemente liberata Washington dai tre schieramenti composti da True Sons, Iene e Reietti, ecco sopraggiungere le milizie della Black Tusk, una prepotente e letale organizzazione militare tecnologicamente avanzate che può contare su un armamentario di prim’ordine. Con l’arrivo sullo scacchiere americano della nuova fazione, il mondo di gioco si tinge di un allarmistico rosso, segno che saremo richiamati a liberare nuovamente la città americana. Una campagna nella campagna praticamente.

Il livello dell’equipaggiamento viene quindi sostituito da una media punteggio (il solito Gear Score) che tiene conto del valore numerico dei singoli pezzi dell’equipaggiamento: a seconda del valore numerico si verrà assegnati a una Fascia Mondo tra le quattro disponibili (con una quinta in arrivo prossimamente), e l’accesso a quella successiva sarà disponibile soltanto dopo aver conquistato la roccaforte di riferimento per quel punteggio. Inoltre fanno il loro ingresso tre specializzazioni: Esperto di Sopravvivenza, Occhio di Falco ed Esperto di Demolizioni. Il giocatore può utilizzarne una alla volta, ma con la possibilità di passare alle altre due rivolgendosi al consueto Quartiermastro. Le sostanziale differenze tra queste risiedono tanto nel tipo di arma speciale che caratterizza ognuna delle specializzazioni, quanto su uno specifico albero della abilità con elementi da sbloccare spendendo dei punti guadagnati salendo di livello e il tipo di granata che è possibile equipaggiare.

Il tutto è votato all’insegna della dinamicità, dove di volta in volta le forze alleate e le quattro fazioni conquisteranno e perderanno i distretti della città anche senza il nostro intervento diretto, come un grande Risiko in versione digitalizzata. Raggiunto un determinato Gear Score si apriranno le porte delle roccaforti conquistate dalla nuova minaccia, in quelle che si preannunciano le missioni più ardue che The Division 2 propone ai gruppi di giocatori più coriacei. Le forze Black Tusk faranno poi capolino in alcuni degli scenari precedentemente già visitati, invadendoli, vedendoci impegnati in missioni dall’alto coefficiente di difficoltà data la presenza di droni da combattimento e soldati estremamente corazzati.

Completando alcune delle sfide si otteranno delle toppe da nostrare con fierezza agli altri agenti.

L’APOCALISSE TI FA BELLO 

Guardando l’editor iniziale del personaggio non si rimane troppo soddisfatti dalle opzioni di personalizzazione che il gioco mette a disposizione dei giocatori, nonostante sia possibile agire su vari parametri fisionomici del viso e agghindare i nostri personaggi con qualche tatuaggio, pitture facciali e segni particolari come cicatrici e tagli. Un passo avanti rispetto a The Division, ma di certo ci saremmo aspettati qualche opzione di personalizzazione in più. Al pari dei contenuti gratuiti già annunciati e in arrivo nei prossimi mesi, The Division 2 offre anche dei contenuti a pagamento per l’acquisto di oggetti cosmetici. C’è da dire che tre anni fa la moda delle casse premio non era così forte e in seguito gli oggetti estetici fecero la comparsa anche tra le strade di bianco vestite della Grande Mela, anche qui tramite apposite microtransazioni o completando alcune sfide all’interno del gioco.

Nel capitolo precedente, aiutando i civili o saccheggiando le casse in giro era facile imbattersi in dei capi di abbigliamento con cui personalizzare il proprio personaggio mentre in The Division 2 è più raro trovarne in giro; con apposite chiavi è possibile acquistare delle casse che contengono oggetti estetici o acquistare quelli che più ci interessano, il tutto mettendo mano al proprio portafogli reale o semplicemente giocando. Si tratta di una strategia di marketing adottata da Ubisoft per far fronte all’aggiunta di un supporto post-lancio del tutto gratuito. Vedetela come una coperta non troppo lunga, dove tirando da un lato si rimane scoperti dall’altro. Ma finché i contenuti veri e propri rimarranno gratuiti, sarebbe superfluo lamentarsi della presenza di microtransazioni per acquisire oggetti di tipo estetico che non donano vantaggi all’interno del gioco, se non quello di essere maledettamente fighi agli occhi degli altri.

ARTISTICAMENTE VALIDO, TECNICAMENTE UN PO’ MENO 

I team interni ed esterni a Ubisoft hanno dimostrato in questi anni una predisposizione artistica tra le più interessanti e visionare degli ultimi anni. Il level design colpisce nuovamente nel segno grazie a quella maniacale cura per i dettagli, specie nella riproduzione dei monumenti più caratteristici, ormai un vero e proprio marchio di fabbrica delle produzioni targate Ubisoft. Messa da parte la trita e ritrita cantilena che vuole la New York natalizia del primo capitolo essere più ispirata e affascinante della Washington D.C. in versione estiva, il colpo d’occhio è veramente notevole: basta guardare gli screenshot (catturati durante le nostre sessioni di gioco e presenti nella recensione) per inebriarsi dell’essenza che rende la decadente Washington uno spettacolo degno di essere ammirato. Merito anche della presenza dell’HDR e un sistema di meteo dinamico che porta su schermo sole, rovesci temporaleschi e perfino banchi di nebbia, che mettono in risalto il sistema di illuminazione ed effetti particellari.  

A differenza di quanto accaduto con il primo episodio, gli sviluppatori hanno potuto contare fin da subito su PlayStation 4 Pro e Xbox One X in modo da sfruttare ulteriormente la potenza delle due macchine da gioco. Fortunatamente l’onta del temutissimo downgrade sembra non aver colpito in modo particolare The Division 2, o comunque non in maniera così evidente come tre anni fa con il precedente episodio. A distanza di tre anni il motore grafico SnowDrop si difende ancora bene ed è in grado ancora di sorprendere; con un pizzico di amarezza però bisogna constatare che non tutti i problemi purtroppo sono stati risolti in parte o del tutto rispetto alle build precedenti. La situazione appare adesso più rosea ma permane il continuo caricamento delle texture degli oggetti in primo piano o l’effetto pop-up con quelli in lontananza, così come ci siamo trovati di fronte qualche calo di frame-rate che in alcuni frangenti scende ben al di sotto dei 30fps, rendendo l’azione poco fluida. Davvero un peccato, considerando che su PS4 Pro la risoluzione dinamica riesce a offrire un buon quadro generale dal punto di vista grafico.

Molto curato infine anche il sonoro, che si affida a una buona selezione di effetti speciali che non mancano di simulare esplosioni, il tonfo sordo di una granata esplosa nelle immediate vicinanze o a sinfonia di proiettili che si propaga nell’aria. Buona la campionatura delle armi, sufficientemente varie l’una dall’altra. Nota di merito per il doppiaggio in italiano, sopra la media grazie a una buona espressività degli attori che hanno prestato la loro voce, di certo non una novità in casa Ubisoft. Anche in questo caso però il prodotto non è esente da imperfezioni, tra la mancata riproduzione di suoni e dialoghi o effetti sonori che invece vengono riprodotti con diversi secondo di ritardo. Difetti che pur non inficiando più di tanto sull’esperienza di gioco stonano comunque agli occhi e alle orecchie dei giocatori, ma che col senno di poi verranno probabilmente attenuati o risolti in toto a suon di patch correttive.

Tom Clancy's The Division 2
The Division 2
GIUDIZIO
Pur non rinnovandosi completamente, The Division 2 propone una riuscita variazione sul tema grazie a una Washington D.C. splendidamente dinamica, bella nella sua accuratezza storica e piena zeppa di eventi che vi intratterranno per svariate ore. Manca ancora qualcosa in termini di qualità narrativa e un comparto tecnico con qualche problemino di troppo non permettono ancora al titolo di elevarsi a capolavoro indiscusso, ma l’offerta ludica rimane di primo livello e divertente da fruire. Con l’ottima gestione dei contenuti, Ubisoft ha mandato un messaggio forte e chiaro e alla concorrenza, ponendosi come il miglior looter shooter attualmente disponibile sulla piazza. Come tutti i giochi della software house, anche The Division 2 raggiungerà sicuramente il suo apice nel lungo periodo, ma al momento l’ultima fatica di Massive Entertainment è l’esempio da seguire su come realizzare un titolo da subito ricco di contenuti, in attesa di espandersi attraverso un altrettanto valido supporto post-lancio.
GRAFICA
8.5
SONORO
8.6
LONGEVITÀ
9.1
GAMEPLAY
8.8
PRO
Alcuni aspetti del primo capitolo sono stati migliorati e ampliati
Tante attività da fare fin da subito
L'end game aggiunge altre decine di ore di divertimento
Washington ha comunque il suo fascino e si lascia ammirare con piacere...
CONTRO
... ma il comparto grafico non è esente da problemi
Manca ancora quel salto qualitativo in ambito narrativo
La modalità competitiva al momento è poco interessante
8.8
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