Moons of Madness

Moons of Madness

Arriva anche su console la follia cosmica del nuovo horror targato Rock Pocket Games!

Poche settimane fa sulle nostre pagine, nel consueto appuntamento con Museo Videoludico, vi parlavamo del Cosmicismo, una corrente letteraria concretizzatasi con Lovecraft, dove a fare da protagonisti sono antichi esseri dormienti e dove l’umanità non è nient’altro che un misero granello di sabbia nell’immensità del deserto del tempo. Molti hanno tentato di narrare gli indicibili orrori cosmici tramite il mezzo videoludico: ne sono esempio la celebre saga di Dead Space oppure l’apprezabile The Sinking City. Tuttavia le amenità del pantheon lovecraftiano sono un’arma a doppio taglio e rischiano di non suscitare quei terribili sentimenti di solitudine e angoscia che si provano leggendo Dagon o Nyarlathotep, giusto per citarne alcuni.

All’E3 2019, avevamo messo mano a una build preliminare di Moons of Madness, nuovo horror sviluppato dai norvegesi di Rock Pocket Games e pubblicato da Funcom: il titolo si pone all’interno della lore di Secret World Legends, MMORPG del publisher di Oslo, portandoci a scoprire gli incubi che si celano su Marte tramite la formula del walking simulator. Eppure già lo scorso giugno avevamo sollevato il dubbio sulla qualità del titolo e sul fatto che possa rimanere nella mediocrità di altri suoi simili. Curiosi di sapere se Moons of Madness sia riuscito a distinguersi dalla massa? Allora continuate a leggere la nostra recensione.

Uno strano simbolo disegnato col sangue… ed è subito follia.

PIANETA ROSSO… SANGUE

Un misterioso segnale proveniente da Marte spinge il gruppo Orochi a tenere nascosta la possibilità che ci sia vita al di fuori della Terra. “Un caso è un’anomalia, con due casi significa che non siamo soli” viene detto a inizio gioco, una lapidaria verità per gli scienziati che vogliono esplorare la vastità dell’universo. Così Orochi decide di costruire una base segreta sul Pianeta Rosso, inviando un team scelto di studiosi affinché possano scoprirne di più. Ma nulla è ciò che sembra e ben presto il team di scienziati farà una scoperta inquietante.

Una delle colonne portanti di Moons of Madness è senza ombra di dubbio la narrazione. Un titolo ambientato in una dimensione lovecraftiana (anche se non canonica) necessita di una forte componente narrativa che coinvolga e faccia provare determinate emozioni, e il team di Tønsberg c’è riuscito… in parte. Come il Solitario di Providence insegna, tutto parte da sogni e visioni oscure che mostrano oscenità al di fuori di ogni umana concezione. La trama alterna momenti di panico e delirio assoluto a cliché tipici delle produzioni horror. Infatti, se da una parte vivremo le fobie e le paure del protagonista Shane Newehart, dall’altra ci saranno momenti dove l’eroe riesce palesemente a sfuggire dalla creatura di turno, nonostante la tensione presente nella scena su schermo.

Il titolo, oltretutto, ha una durata davvero bassa, oltre ad essere praticamente non rigiocabile una volta arrivati ai titoli di coda. La nostra avventura spaziale infatti è durata circa sei ore, tra enigmi e corse per salvare la nostra squadra da ciò che abita Marte. Tuttavia, una volta completato il gioco, non c’è nessun altro motivo per concluderlo nuovamente se non per scoprire il finale secondario, che per altro è l’unica scelta presente nel gioco. Forse una maggiore libertà in questo senso ci avrebbe dato la possibilità, ad esempio, di salvare tutti o di condannarli uno a uno con le nostre scelte errate (o forse no), continuando a mantenere la linearità di fondo della storia.

ENIGMA MARZIANO

Se però i ragazzi di Rock Pocket Games non hanno fornito spunti aggiuntivi per tornare a esplorare la base marziana, è pur vero che c’è stato uno sforzo immenso nell’ideare una fitta lore di gioco. Come da tradizione tutte le informazioni riguardanti la spedizione, gli esperimenti e le nefandezze compiute da Orochi, si troveranno sparse in annotazioni e resoconti che vi permetteranno di capire perché ci troviamo sul pianeta in compagnia di spaventosi abomini.

Le stesse note a volte saranno fondamentali per capire come risolvere il rompicapo di turno. Un codice, una formula o semplicemente il procedimento risolutivo dell’enigma si troverà nei computer degli scienziati della stazione o in qualche foglio nei dintorni. Da notare come gli enigmi siano in realtà un modo per alzare il grado di sfida del titolo, che altrimenti sarebbe pari a zero a causa della sua natura primaria da walking simulator.

ORRORE TENTACOLARE

Rock Pocket, nonostante l’ambientazione futuristica, è riuscita a restituire, come abbiamo più volte detto, la giusta dose di terrore e inquietudine vista nei racconti di Lovecraft. Ciò che abbiamo apprezzato maggiormente sono state le sezioni oniriche dove contorte follie si intrecciano alla cruda realtà; l’unione tra la fantascienza e l’horror cosmico è certamente riuscita. L’atmosfera che si respira è positivamente pesante, anche se gli antagonisti, umani e demoniaci, non riescono a rimanere impressi nella mente, oltre a mancare un Antico concreto e che si vedrà in tutta la partita per una manciata di secondi.

Graficamente parlando, l’utilizzo dell’Unreal Engine ripaga lo sforzo del team di sviluppo di dare quel senso di viscido che si avvinghia intorno a qualsiasi cosa, che sia nella realtà o nella nostra mente. Gli sviluppatori sono anche riusciti a restituire il senso di inferiorità che un mortale prova di fronte alle monolitiche sezioni di gioco, ma perdendosi in alcuni dettagli meno curati, ma che non minano certamente la nostra esperienza.

Il sonoro contribuisce senza dubbio a rendere l’atmosfera inquietante tramite silenzi nelle sezioni più buie, dove solamente la torcia ci sarà d’aiuto, o gorgoglii nelle aree più infestate, ai quali faranno capolino del classici jumpscare più o meno riusciti. Il doppiaggio è disponibile unicamente in inglese (ma può essere accompagnato da sottotitoli ben localizzati) risulta abbastanza valido, specialmente quando ci ritroveremo ad ascoltare le folli invocazioni indirizzate agli Antichi che dormono nello spazio e che attendono soltanto di essere risvegliati.

Moons of Madness
Moons of Madness
GIUDIZIO
Non possiamo nascondere che ci saremmo aspettati qualcosa in più dai ragazzi di Rock Pocket. Moons of Madness non è un gioco assolutamente dimenticabile, anzi offre momenti di pura follia lovecraftiana degni di questo nome. Il problema è semmai la scarsa rigiocabilità, poiché dopo le sei ore necessarie per completare la prima run ne servirà solamente un'altra per platinarlo (o per completarlo al 100%). Un sistema di scelte, neanche troppo azzardato, avrebbe sicuramente spinto a farci tornare sulla base marziana per rivedere gli orrori tentacolari avvinghiarsi tra le pareti della stazione spaziale e quelle della nostra mente.
GRAFICA
7.5
SONORO
7.2
LONGEVITÀ
5
GAMEPLAY
6.2
PRO
Lore incredibilmente dettagliata
Buona narrazione di stampo lovecraftiano...
CONTRO
...ma che ricade nei cliché dell'horror moderno
Rigiocabilità praticamente assente
6.5