Museo Videoludico #17 – Il Marchio di Dead Space

Un subdolo algoritmo rende dipendenti le persone e poi le fa impazzire: questa è la vera natura del manufatto alieno della celebre saga horror.

La classica domanda che ci si pone guardando il buio cielo notturno è se effettivamente siamo gli unici esseri senzienti in questo cosmo. La risposta è ovviamente negativa, data l’infinità di pianeti e sistemi abitabili da specie che magari non richiedono le nostre stesse esigenze per sopravvivere. In questo immenso dubbio nasce anche un sentimento di inquietudine, di terrore, una xenofobia vera e propria derivata dalla paura di conoscere quelle che potrebbero essere mostruosità immonde pronte a decimare la razza umana, come per altro accade in molte pellicole di Hollywood.

Lovecraft lo chiamava “Cosmicismo”, ovvero la presa di coscienza secondo cui all’Universo non interessa nulla dell’umanità, né della sua venuta e né della sua dipartita, e quando l’autore ne parlava, a essere protagoniste erano entità antiche ed extraterrestri pronte ad annientare l’umanità senza batter ciglio. Questo accade anche nell’universo di Dead Space, dove un monolite alieno è stato programmato con un solo, nefasto obiettivo.

Lo scorso 8 febbraio è ricorso il settimo anniversario dell’uscita del capitolo conclusivo della famosa saga horror targata Redwood Shores, poi rinominata Visceral Games, e per festeggiare questa ricorrenza l’episodio di Museo Videoludico di questo mese è dedicato al Marchio, l’immenso artefatto in grado di annientare un’intera specie e condurla verso un destino atroce.

Rappresentazione grafica di un Marchio Rosso.

Nel mondo di Dead Space sono presenti moltissimi Marchi. Questi monoliti si dividono in Neri e Rossi, i primi originali e i secondi creati artificialmente dalla specie sottomessa dalle frequenze di un Marchio Nero. Quest’ultimo è considerabile a tutti gli effetti come un’intelligenza artificiale, realizzata da fonti aliene e lasciata vagare nello spazio fin quando non impatta con un pianeta, attivando così la sua routine da incubo. Secondo la lore di Dead Space, il grande cataclisma che uccise i dinosauri fu causato appunto da un Marchio, che intercettando la Terra, avrebbe poi aiutato l’uomo a imporsi tra le specie animali.

Come è possibile che un Marchio conduca degli esseri senzienti alla follia? L’algoritmo subdolo dell’artefatto è composto da ben tre fasi per la creazione di una Luna Sorella (Necromorph Moon in inglese): crescita, necessità e trasformazione. Nella prima parte il Marchio sceglie una specie del pianeta, guidandola e facendola evolvere fino a diventare quella dominante. In questa fase, inoltre, gli individui sono spinti a riprodursi fino a esaurire le risorse del pianeta. A questo punto parte il secondo atto, in cui il monolite si rivela al popolo bisognoso di energia, fornendogli una quantità pressoché illimitata di materiali e donando alle menti più geniali gli schemi per la realizzazione di Marchi artificiali.

L’interno di una chiesa Unitology in Dead Space 2.

L’ultima, terribile fase avviene una volta soggiogata completamente la specie e dopo che questa ha realizzato molteplici Marchi Rossi sparsi per il pianeta. Vengono quindi generati dei segnali che inizialmente fanno impazzire le persone meno intelligenti, inducendole a compiere omicidi e suicidi, e poi trasmettono un codice alieno per la mutazione del DNA delle cellule morte. Dai cadaveri si generano quindi i necromorfi, esseri contorti, glabri e dotati delle più inquietanti appendici, in grado di resistere a intere scariche di proiettili.

Tutto ciò porta alla Convergenza, un evento finale in cui tutti i necromorfi vengono attirati ai Marchi sparsi per il pianeta per andare a generare uno strato di tessuto necrotico che oscurerà la superficie. Tale occasione è più volte decantata nelle preghiere e nelle lodi di Unitology, il movimento nato dalla venerazione di Michael Altman, ovvero colui che scoprì il Marchio Nero della Terra senza cedere alle allucinazioni create dall’artefatto. Altman era semplicemente uno scienziato, ma la sua resistenza al monolite alieno creò un alone di sacralità intorno alla sua figura. Lo studioso cercò in tutti i modi di prendere le distanze da questa setta, anche se alla fine gli Unitologisti lo uccisero per poi indicarlo come unico vero fondatore del movimento.

Dagon illustrato da Mario Zuccarello.

La prima cosa che salta subito all’occhio è la semplice, quanto inquietante, forma di un Marchio: semplice perché si tratta di una doppia spirale intrecciata, inquietante a causa della sua immensità e delle scritte e simboli alieni disposti su tutta la superficie. Queste due caratteristiche ci ricordano moltissimo i simulacri lovecraftiani dedicati ai culti delle blasfeme entità che dimorano nei tetri angoli della Terra o del cosmo. Ne è un esempio il monolite di Dagon nell’omonimo racconto di Lovecraft, sul quale il mostro marino si arrampica facendo cadere nella follia il povero protagonista del racconto ormai sull’orlo del suicidio, proprio come i malcapitati che vengono a contatto col Marchio.

Parlando di culti e sette, non è un mistero che Unitology, la misteriosa fede del mondo di Dead Space, sia stata ideata partendo dalla più reale Scientology. Quest’ultima ha avuto origine negli Stati Uniti da Ron Hubbard, uno scrittore caduto in disgrazia che, in seguito alla pubblicazione di alcune sue idee sull’anima umana, fondò una dottrina basata sulla ricerca e sulla comprensione del proprio spirito.

La facciata del quartier generale di Scientology.

Gli scientologisti credono nelle potenzialità dell’uomo di elevarsi, liberandosi dalle costrizioni autoinflitte, ma è il concetto di “thetan” che ci ricorda la dottrina di Unitology. In Dead Space, i seguaci di Altman vedono nel Marchio un mezzo per liberarsi dalla schiavitù e raggiungere così la Convergenza, allo stesso modo la Chiesa di Scientology vuole far elevare l’animo, il thetan appunto, liberandolo da ogni male e rendendolo “Clear“, ovvero “Pulito”. Scientology tuttavia è anche tristemente nota per la vicenda di Lisa McPherson, la trentaseienne morta in circostanze non ben definite presso il Fort Harrison Hotel, uno dei luoghi di ritiro del culto. La ragazza soffriva di disturbi psichici, che la videro spogliarsi in mezzo alla strada dopo un incidente stradale. I medici cercarono di prenderla sotto osservazione, ma Lisa preferì affidarsi alle cure dei suoi compagni, i quali la videro per l’ultima volta fino al triste epilogo.

La circonvenzione della persona è un argomento molto caro anche ai cospirazionisti, i quali credono nell’esistenza di agenzie segrete in grado di modificare lo stato mentale delle persone ignare. Secondo questa ideologia le vittime di questi strumenti di controllo avrebbero sentito voci e rumori inesistenti o addirittura subito mutazioni più subdole. Tuttavia, i medici di tutto il mondo hanno raggiunto il consenso per cui tali vittime in realtà non sarebbero altre che pazienti affetti da allucinazioni e da psicosi. Inoltre, è stato anche riscontrato che chi crede nelle sevizie elettroniche il più delle volte è affetto da un qualche forma di delirio, proprio come le vittime del Marchio, anche se in questo caso non c’è un manufatto alieno a emettere segnali invisibili.


La nostra avventura odierna termina qui: fateci sapere nei commenti cosa pensate dell’argomento di questo mese e cosa vorreste vedere nei prossimi episodi. Museo Videoludico torna il prossimo mese con una nuova analisi e tante curiosità.