Ghost Recon: Breakpoint

Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint

Ubisoft lancia un nuovo capitolo per la serie sparatutto, che ci porta in missione nell'isola di Auroa.

In un catalogo Ubisoft che è sempre più fitto, con titoli di varia natura e per ogni tipo di utenza, Ghost Recon: Breakpoint era uno dei titoli più attesi di questa parte finale del 2019, sulla scia del successo di Wildlands, primo capitolo della serie Ghost Recon ad abbracciare un’ambientazione open-world che aveva convinto i fan e anche la critica, riscuotendo un ottimo successo grazie anche al supporto continuativo del team di sviluppo, sempre pronto a portare su schermo contenuti gratuiti e a pagamento per mantenere i giocatori nelle terre boliviane.

Il nuovo capitolo raccoglie dunque un’eredità abbastanza importante, proponendosi di ampliare e migliorare quella che era stata l’esperienza di gioco del suo predecessore. È arrivato dunque il momento di vestire i panni mimetici del soldato virtuale e sbarcare sull’isola di Auroa.

Ghost Recon Breakpoint

I WILL SURVIVE

Le novità introdotte nel gameplay di Breakpoint sono tante e di varia natura. Tra queste la componente survival è stata sottolineata più volte nella fase di presentazione, con un sistema di infortuni che può portare il nostro soldato virtuale a muoversi con fatica, costringendo a curare le ferite tramite dei consumabili o delle bende. Tutto molto promettente, complice una primissima fase di gioco in cui la sopravvivenza sembrava essere più centrale nell’idea di gioco. Il tutto si risolve però con l’utilizzo delle siringhe curative che è possibile comprare o costruire spendendo gli oggetti raccolti sul campo. Le bende sono invece illimitate, e al prezzo di un tempo di utilizzo e relativa animazione particolarmente lunga, riducono il tutto a una dinamica con un grande potenziale ma che di fatto è stata messa in atto con una certa superficialità.

L’altra novità ampiamente sbandierata da Ubisoft è una componente ruolistica molto più profonda e stratificata di quanto visto in Wildlands, e su questo aspetto la software house ha svolto in effetti un buon lavoro. Il sistema di gioco di Breakpoint prevede ben quattro classi, con l’aggiunta di una quinta classe già annunciata entro fine anno, e una nuova classe a ogni episodio del season pass. Le classi disponibili al lancio sono Pantera, Assalto, Tiratore e Medico, consentendo al giocatore di scegliere liberamente l’approccio agli scontri, con bonus particolari, un consumabile esclusivo e una super abilità per ogni classe. Ogni classe vi darà accesso a serie di potenziamenti mirati da sbloccare in base al vostro stile di gioco, potendo equipaggiare oltre ai bonus passivi tre tratti per personalizzare e definire meglio il vostro approccio.

Questo aspetto spinge a una pianificazione dei movimenti molto più varia, portando il giocatore a preferire tipologie di armi diverse a seconda della classe utilizzata. Per gli amanti dello stealth, la classe pantera è l’ideale, portandovi a usare soprattutto mitra e pistole silenziate senza perdere efficacia nel danno. Gli amanti dello stile assalto avranno invece un segmento di salute aggiuntivo e bonus all’utilizzo di fucili d’assalto e shotgun, mentre i tiratori saranno naturalmente favoriti con fucili di precisione per tiri dalla lunghissima distanza. Il medico da campo può infine rianimare i compagni di squadra anche dalla distanza con un drone o all’occorrenza rianimare sé stessi.

Provare e sperimentare le diverse classi risulta stimolante, anche grazie a un sistema di sfide su dieci livelli che vi regalerà il progetto per un’arma esclusiva per ogni classe. Il tipo di approccio scelto è legato anche al livello di difficoltà che avrete scelto per la vostra avventura: ai livelli più bassi sarà molto più facile prediligere un approccio à la “Rambo”, con assalti spregiudicati contro nemici e droni, mentre a livelli più alti una pianificazione precisa e attenta sarà essenziale per evitare di venire sopraffatti da nemici sempre numerosissimi, anche se non brillanti a livello di IA. Sbagliare anche un colpo può mettere in allarme un intero avamposto e far si che vi ritroviate con decine di soldati a darvi la caccia, mettendovi in una situazione difficile soprattutto se giocate in solitaria, visto che in Breakpoint non avrete a disposizione una squadra d’assalto come in Wildlands.

Ghost Recon: Breakpoint

Nonostante questa scelta abbia fatto storcere il naso a molti, incrementa notevolmente il livello di sfida, restando al tempo stesso coerente con l’atmosfera del soldato in territorio ostile che vede Nomad nell’arcipelago di Auroa. L’ultima novità importante proposta da Ghost Recon: Breakpoint è quello del livello di equipaggiamento, seguendo il modello di giochi di massa come Destiny o The Division e Assassin’s Creed Odyssey, per rimanere in casa Ubisoft. Se nei titoli citati la meccanica era pressoché impeccabile, in questo caso risulta quasi forzata. I drop non mancano, e anzi, il titolo regala grandi soddisfazioni ricompensandovi molto bene per ogni azione, ma vista la natura molto realistica del titolo (almeno per quanto riguarda armi ed equipaggiamento), il tutto si risolve con una ricerca del punteggio più alto, anche se in molti casi armi di livello inferiore fanno egregiamente il loro lavoro.

Bonus e perk casuali fanno bene il loro lavoro, incastrandosi invece bene con la nuova gestione delle armi: avrete la possibilità di trovare le armi ottenendole direttamente dai nemici uccisi o nelle centinaia di casse sparse nel mondo di gioco, ma la grande novità è quella dei progetti. Sparsi nel mondo di gioco, e solitamente in avamposti molto affollati o ben sorvegliati da droni letali, troverete infatti i progetti di ogni singola arma, che vi permetterà di poterla ricreare spendendo crediti di gioco ad un livello competitivo rispetto al vostro, o nella fase di end-game di confezionare più e più volte la vostra arma preferita nel tentativo di avere i bonus o i perk desiderati. Il sistema si conferma molto interessante ed è un ottimo incentivo per esplorare l’area di gioco e ripulire ogni singolo avamposto che vi si presenti davanti. Ogni arma è inoltre personalizzabile come sempre nel Gunsmith, la modalità di modifica delle armi come sempre profonda e azzeccata, inserendo un nuovo sistema di potenziamenti per ogni arma da MK1 a MK3, migliorandone statistiche sfruttando i materiali ricavati dalle armi smantellate.

Ghost Recon Breakpoint

UNA STORIA NON FINITA

Diciamolo, il successo di Wildlands non era certo dovuto a una trama brillante e ispirata. Il personaggio di El Sueno e il suo cartello della droga erano un pretesto più che valido per dar vita alle nostre razzie in territorio Boliviano, ma non era certo il filo narrativo a tenere il giocatore incollato al pad. Anche su questo aspetto Breakpoint cerca di dare una connotazione più profonda, con una trama dalle intenzioni più radicate e un villain d’eccezione come Jon Bernthal (lo Shane delle prime stagioni di The Walking Dead) nei panni di Cole D. Walker, commilitone del nostro Nomad ormai preda del lato oscuro. Il lavoro di motion capture è notevole e le movenze e le espressioni facciali di Bernthal sono davvero di ottimo livello, ma la differenza qualitativa con il resto dei personaggi c’è e si avverte particolarmente.

In generale però, anche dal punto di vista narrativo i soldati di Ubisoft sembrano aver sparato un colpo a salve. Escludendo qualche filmato d’intermezzo o sporadici momenti particolarmente ispirati, la trama manca di originalità, con un copione non certo ai livelli di produzioni hollywoodiane che non è supportato nemmeno dal gameplay, a causa di un design delle missioni spesso ripetitive e mai coinvolgente. Estremamente deludenti anche le boss fight contro i comandanti d’elité dei Lupi, che di fatto non possono essere definite boss fight visto che i bersagli possono essere uccisi esattamente come fossero nemici tradizionali, in modo certamente realistico ma che non si sposano assolutamente con una struttura di gioco che punta ad aggiungere elementi ruolistici e che soprattutto avrebbe avuto tanto bisogno di qualche picco e di varietà in più.

Anche le quest secondarie e le missioni fazione arricchiscono l’offerta dell’ecosistema di gioco, aggiungendo delle storyline potenzialmente interessanti, ma che tuttavia sono sviluppate in maniera superficiale, e che sono afflitte anche in questo caso da una certa ripetitività di fondo. L’incentivo a giocarle è però forte, supportato da un ottimo sistema di ricompense battaglia nel caso delle fazioni, e di ricompense uniche nel caso di quest secondarie che a volte si rivelano essere anche lunghe e impegnative. Buono anche il comparto multiplayer, questa volta presente già dal lancio, che permette di mantenere in maniera condivisa tutti i progressi con la vostra campagna principale, fornendo una grande libertà. Ghost War è sicuramente un buon diversivo alle sessioni cooperative o in solitaria, ma per gli appassionati del PvP sicuramente i titoli a cui guardare sono altri.

TECNICAMENTE ALTALENANTE

Dal punto di vista tecnico il titolo migliora tutto quello che avevamo visto in Wildlands, con un comparto tecnico che certo non fa urlare al miracolo ma che riesce a sfruttare bene l’ottimizzazione in 4K e HDR nella versione Xbox One X da noi testata. La mappa di gioco è ancora enorme, ma rinuncia almeno in parte alla gigantesca mappa osservata nell’ambientazione Boliviana della serie. Questo porta a un colpo d’occhio più pulito, con un ottimo lavoro svolto sul sistema di illuminazione, soprattutto in ambienti boschivi dove la luce che filtra dagli alberi unita a un buon post-processing rende il tutto davvero molto interessante e godibile, con buone animazioni e un frame-rate che resta sempre stabile e granitico. Netto anche il miglioramento sugli effetti particellari, particolarmente apprezzabili nelle esplosioni o nel polverone sollevato dal nostro Nomad scivolando nel terreno. Diverse incertezze per quanto riguarda piccoli e grandi bug che riguardano la fisica di gioco, compenetrazioni poligonali e parti di doppiaggio che scompaiono.

Ghost Recon Breakpoint

Un peccato in questo caso, soprattutto considerato l’ottima spazialità e tridimensionalità degli effetti in surround, al vertice della categoria escludendo i titoli che godono di Dolby Atmos. Anche i suoni di tutte le tipologie di arma sono riprodotti in maniera efficace e accurata, come è possibile apprezzare usando per esempio fucili di precisione non silenziati, con una diffusione dello sparo nell’aria davvero realistica.

Ghost Recon: Breakpoint
Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint
GIUDIZIO
Ghost Recon: Breakpoint è un gioco ambizioso (forse troppo), letteralmente enorme, ricco di cose da fare e oggetti da trovare. Probabilmente il maggior difetto del nuovo titolo Ubisoft è proprio quello di voler fare troppe cose, senza riuscire a farne nessuna al top delle proprie, pur alte, potenzialità. Il sistema di infortuni si è rivelato piuttosto superficiale, ma avrebbe potuto dare al titolo molta più profondità. Molto buona la componente ruolistica e la gestione delle classi, che forniscono al giocatore la possibilità di sperimentare diversi approcci e stili di gioco. Un sistema di ricompense efficace e stimolante e un gameplay piacevole, divertente e stimolante non sono pienamente sorretti da una narrativa frammentata e non certo memorabile, e da una ripetitività di fondo, con una grande quantità di cose da fare, ma tutte caratterizzate da una qualità non eccelsa. Resta da verificare il supporto di Ubisoft nelle settimane a venire, con la speranza che i nuovi contenuti possano innalzare il livello, soprattutto qualitativo del titolo. Comunque consigliato a chi cerca un’esperienza cooperativa con gli amici e un ottimo sparatutto tattico.
GRAFICA
8
SONORO
8.5
LONGEVITÀ
8
GAMEPLAY
7.5
PRO
Mappa di gioco enorme, ambientazione molto riuscita
Ottimo gunplay, grande varietà di armi, accessori e personalizzazione
Componente ruolistica molto apprezzata
Tante cose da fare...
CONTRO
...ma piuttosto ripetitive
Trama non irresistibile
IA poco scaltra e reattiva
Troppi bug da tenere a bada
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