Cyberpunk 2077

Le cinque “sfortune” che hanno colpito Cyberpunk 2077

Un gioco nato e cresciuto sotto una cattiva stella.

Di Cyberpunk 2077 si è detto peste e corna in poco più di due mesi dalla sua uscita, non poteva essere altrimenti considerando la portata di uno dei giochi più importanti pubblicati durante lo scorso anno. Fino al 10 dicembre sul titolo in questione aleggiava una sorta di aura mistica, a riprova dell’hype stratosferico che si era generato in questi anni. Qualche dubbio sulle tante promesse fatte indirettamente dagli sviluppatori lo avevo sollevato già in tempi non sospetti, pur riconoscendo il valore assoluto di una produzione che ha dimostrato di avere dalla sua tanti elementi di qualità.

In fin dei conti Cyberpunk 2077 si è posta come un’esperienza degna di nota su PC, non malvagia se affrontata su console di attuale generazione (in retrocompatibilità) ma disastrosa su quelle old-gen. Il riferimento alla sfortuna è ovviamente un pretesto da me usato per discutere delle conseguenze che la compagnia europea ha dovuto affrontare in questi mesi perché, pandemia a parte, come avrete modo di leggere alcuni eventi poco fortunati hanno colpito CD Projekt RED proprio a causa degli errori commessi dall’azienda polacca.

Cyberpunk 2077
“Continua a dormire Samurai, la città che dobbiamo bruciare non è ancora pronta…”

La doppia “erre” (Ritardi & Rinvii)

Chi crede che ritardi e rinvii siano la stessa cosa è fuori strada, benché queste due cose siano strettamente correlate. Nel caso di Cyberpunk 2077 i differenti posticipi sono anche figli dei rallentamenti a cui il team di sviluppo ha dovuto far fronte. Non ci vuole poi un luminare per capire che le versioni console avrebbero necessitato di almeno un altro paio di mesi in più (a voler essere ottimisti) di lavorazione e rifinitura, cosa che non è avvenuta nonostante i diversi rinvii che hanno spostato progressivamente l’uscita del gioco portandolo dal 16 aprile al 10 dicembre.

È altrettanto vero che l’emergenza sanitaria abbia influito sulla tabella di marcia, con il ritardo accumulato che potrebbe aver causato dapprima i vari rinvii ma anche aver costretto gli sviluppatori a concentrare i loro sforzi sulla versione PC, lasciando quelle per console con una moltitudine di buchi da tappare a suon di patch. Senza il subdolo virus le cose magari avrebbero preso una piega diversa, non è detto però che i lavori di CD Projekt RED sarebbero riusciti a rispettare il ruolino di marcia. Cyberpunk 2077 resta infatti un titolo complesso e che ha richiesto oltre otto anni di sviluppo, un tempo piuttosto lungo e che ha comunque costretto i dipendenti a lunghi periodo di crunch.

Immagine di repertorio che mostra una folla di giocatori inferocita mentre è in marcia verso il quartier generale di CD Projekt RED.

Con le torce e con i forconi

I molteplici rinvii hanno creato non pochi problemi ai ragazzi di CD Projekt RED, quindi se vogliamo la procrastinazione della pubblicazione di Cyberpunk 2077 è attribuibile in parte anche alla rognosa pandemia che ha scombuImmagine di repertorio ssolato i piani di molti tra sviluppatori e publisher. Ma lo stato primordiale in cui sono state lanciate le versioni console di uno dei giochi più attesi del 2020 non ha comunque scusanti, ed effettivamente nessuno si sarebbe aspettato un gioco fondamentalmente “rotto”. Il team polacco in quel caso è stato causa del suo mal, ingigantito dalle proteste dei giocatori fino a quando non è scoppiato il putiferio.

La stampa videoludica che ha tessuto le lodi di Cyberpunk 2077 su PC si è poi vista (quasi) costretta a demolirlo nell’analisi delle versioni console (PlayStation 4 e Xbox One), con voti insufficienti e che hanno sottolineato tutti i problemi legati a un gioco che su hardware di vecchia generazione non ha certo indossato il suo vestito migliore. A distanza di due mesi la situazione è nettamente migliorata anche se permangono diverse sbavature, i segni delle feroci polemiche sono comunque ben tangibili e si vocifera che su console l’ultima fatica(ccia) di CD Projekt RED abbia piazzato poche copie rispetto a quelle della versione PC.

Stai zitto e prendi i miei eddies!

Shut up and take give me my money back!

E siccome una sfortuna (anche se autoindotta) tira l’altra, “alla tempesta di letame” che si è abbattuta sull’azienda polacca in merito alle versioni console di Cyberpunk 2077 si sono aggiunte le legittime richieste di rimborso da parte di acquirenti che definire insoddisfatti è riduttivo. CD Projekt RED non ha potuto fare altro che restituire il “maltorto” a chi ne ha fatto richiesta, anche se fanno sorridere i “furbetti” che sono venuti a bussare alla loro porta anche dopo aver completato il gioco. In ogni caso dopo poche settimane del lancio di Cyberpunk 2077 la macchina dei rimborsi si è messa in moto, con Sony, Microsoft e la stessa CD Projekt RED che hanno elargito i rimborsi senza batter ciglio.

Tra l’altro la compagnia giapponese ha ritirato il titolo dal suo store digitale fino a quando gli sviluppatori polacchi non avranno risolto la maggior parte dei problemi, prevenendo il problema in anticipo piuttosto che curarlo in seguito. A quanto pare nelle 13 milioni di copie vendute vanno considerate anche le richieste di rimborso, un risultato che nonostante tutto ha premiato gli autori della serie The Witcher. Non va però dimenticato che i ragazzi di CD Projekt RED ormai hanno perso la fiducia di molti tra giocatori e addetti ai lavori, e non basterà di certo rimborsare acquirenti delusi per riaverla indietro.

Pare che CD Projekt RED abbia chiesto a Keanu Reeves di difenderli in tribunale, visti i trascorsi come avvocato (del diavolo) del celebre attore canadese.

La class(e) (action) non è acqua

Si può facilmente notare come gran parte delle “sfortune” abbiano colpito CD Projekt RED in relazione al vergognoso stato in cui sono state lanciate sul mercato le versioni PlayStation 4 e Xbox One, sollevando di fatto la sorte da ogni responsabilità o coinvolgimento. E finché si è trattato di rimborsare acquirenti per nulla soddisfatti tutto bene, la grana vera e propria sono state le cause intentate verso l’azienda che ha già fatto sapere di essere pronta a difendersi (con le unghie e con i denti) nelle sedi opportune.

Non è la prima volta che in tribunale vengono trascinate software house, publisher e produttori di console, ma solitamente per ricorrere alla giustizia il presunto misfatto deve essere abbastanza grave. Nel caso di Cyberpunk 2077 sono ben cinque le class action mosse contro CD Projekt RED soltanto negli Stati Uniti, mentre in Polonia gli sviluppatori sono finiti sotto la lente d’ingrandimento di UOKiK, un’associazione polacca a tutela dei consumatori che ha voluto vederci chiaro su tutta la nebulosa situazione.

Vi sveliamo in esclusiva mondiale una foto del computer usato dagli hacker per violare i server di CD Projekt RED.

Aiuto, c’è un hacker in casa mia!

E dopo la pandemia, il vespaio di polemiche per le versioni console, i rimborsi e le class action, non contenta la mala suerte (corsivo) ha voluto che anche HelloKitty (non la tenera gattina ma un gruppo di hacker professionisti) si accanisse contro la software house che ha dato i natali alla serie The Witcher. Con un messaggio pubblicato sulle pagine social CD Projekt RED ha riportato di essere stata vittima di un pesante attacco informatico avvenuto a ridosso dell’8 febbraio, Gli autori del gesto, a quanto pare, hanno messo le mani sui codici sorgente di The Witcher 3 e Cyberpunk 2077, oltre ad aver rubato documenti contenenti dati sensibili. A sto punto viene da domandarsi: senza tutto il tram tram che ha coinvolto l’azienda polacca, gli hacker avrebbero forse rivolto i loro intenti criminosi altrove?

Non ho la palla di cristallo per fare certe previsioni, di sicuro non è un periodo fortunato per CD Projekt RED che avrebbe fatto volentieri a meno dell’intrusione nei propri server con conseguente furto di documenti riservati. Il non aver ceduto alla richiesta di riscatto dei pirati informatici potrebbe avere però risvolti poco piacevoli, quindi non è da escludere una nuova mandata di problematiche e polemiche che potrebbero infierire nuovamente sulla software house polacca. La questione resta comunque un po’ grottesca visto il nome del gruppo cybercriminali protagonista della triste vicenda, a cui si aggiunge il paradosso che ha visto un gioco come Cyberpunk 2077 (dove l’hacking è di casa) essere stato proprio bersaglio del pesante attacco hacker.

“Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizzo contro il malocchio. Puh! Con il peperoncino e un po’ d’insaléta mi protegge la Madonna dell’Incoronéta; con l’olio, il sale, e l’aceto mi protegge la Madonna dello Sterpeto; corrrrrno di bue, latte screméto, proteggi questa chésa dall’innominéto.”

Rimedi contro la sfortuna

Ci sarà una nuova “sfiga” pronta a colpire gli autori di Cyberpunk 2077? Mi auguro proprio di no, anche se immagino che alcuni giocatori decisamente arrabbiati li abbiano maledetti con improperi e sortilegi di ogni tipo. Per quanto il loro comportamento possa non essere stato all’insegna della trasparenza, augurargli le peggiori sventure mi pare un tantino esagerato. In ogni caso agli amici polacchi mi sento di consigliare un metodo piuttosto efficace per proteggersi con efficacia dalla sfortuna.

Basta prendere un Geralt di Rivia qualsiasi e farlo accomodare in una tinozza riempita d’acqua per l’occasione, convincerlo a eseguire un rituale con pochi ma semplici ingredienti come un corno di bue e un po’ di latte (rigorosamente screméto). Così facendo malocchi, iettature e fatture che incombono su CD Projekt RED saranno solo un lontano ricordo, e in terra polacca tornerà a splendere il sole dopo mesi e mesi di incessanti tempeste mediatiche.