L’isola felice di Animal Crossing: New Horizons

Un mondo fantastico che ci rende liberi dalle distanze di sicurezza, autocertificazioni e virus contagiosi.

Mai come in questo periodo, l’uscita di un titolo come Animal Crossing: New Horizons assume un valore completamente diverso, oltre che aggiunto, a un produzione che da sempre mira a regalarci un gioco capace di farci vivere momenti di spensieratezza fatti di piccoli momenti di felicità da raccogliere poco alla volta.

Uscito sul mercato appena prima delle ulteriori strette messe in opera dalle autorità, e da uno dei nostri fornitori di giochi tanto amato (Amazon) che ora predilige le consegne di generi di prima necessità, Animal Crossing ha fatto in tempo a raggiungere alcuni giocatori in formato fisico. Altri invece stanno aspettando la consegna della loro copia, mentre alcuni hanno scelto di acquistare Animal Crossing in formato digitale, evitando così ogni possibile blocco da parte di eventuali decreti e fornitori.

Da anni la serie Animal Crossing ci permettere di vivere vite digitali alternative, dove possiamo essere chi vogliamo e fare quel che più ci piace.

E così eccoci qua, ad accendere Nintendo Switch e vedere la notifica di un numero sempre maggiore di persone online, tutte su Animal Crossing, tutte impegnate a passare questo periodo cercando svago in quello che è uno dei passatempi preferiti sicuramente da chi ci legge, i videogiochi. Personalmente sono sempre stato affascinato dai quei titoli definibili come “comfy“, termine difficile da spiegare in quanto molto personale, una sorta di definizione che vuole descrivere una sensazione percepita e vissuta durante la partita, all’interno di sé stessi.

Non è nemmeno un genere, è solo una sorta di classificazione mentale fatta nella mente dei giocatori che eleggono uno o più titoli come il gioco che, in qualche modo, ti fa stare bene, ti rilassa, ti svuota la mente e si lascia giocare senza impegnare la mente in assurde pianificazioni strategiche o in sfide impegnative, lasciando magari che sia il giocatore stesso a scegliere quando affrontarle. Un esempio di quanto detto potrebbe essere Skyrim, potremmo girovagare per boschi per ore a raccogliere bacche e minerali per affinare le nostre abilità di erboristi o fabbri, ma senza dover affrontare draghi o scappare nel caso ne avvistassimo uno!

Skyrim, non Animal Crossing.

Immaginate questi titoli come il cappuccio della felpa da tirare su quando c’è vento e sentite gelare le orecchie, la tisana della sera o il fuoco acceso quando fuori fa freddo, la coperta che fa scomparire i brividi o il morso nel ripieno di una gustosa brioches, la pausa caffè o la canzone giusta passata per radio che vi dà le risposte alle domande che vi stavate ponendo. Questa potrebbe essere, anche se un po’ personale, una definizione di titoli comfy e Animal Crossing entra di diritto in tutto questo, anzi, probabilmente ne è tra i rappresentanti più importanti.

Ma perchè parlarne ora? Cosa ha a che vedere Animal Crossing con quello che sta accadendo in Italia e nel mondo in questo momento così critico? Assolutamente nulla, anzi meriterebbe una recensione approfondita, ma al tempo stesso complicata, poiché recensire Animal Crossing è un processo mentale che ogni giocatore fa con se stesso giocando (e continuando a giocare) per tutto il tempo necessario, che potrebbe anche tendere verso l’infinito.

Ecco un meme che circolava prima dell’uscita del gioco e che sintetizza le aspettative del pubblico per Animal Crossing: New Horizons.

La mia prima esperienza con Animal Crossing fu su Nintendo GameCube grazie all’amato freeloader che permetteva l’avvio dei titoli importati, visto che non era possibile acquistarlo nei nostri territori. La magia era tutto all’interno di quel piccolo mini dvd (ricordate quanto erano belli i supporti fisici del GameCube!?) e nella memory card riservata (e obbligatoria), così come la cura che dovevate dedicare al gioco vero e proprio. Anche perchè, senza connessioni a internet, il gioco dimostrava di essere pianificato magistralmente per non fare sentire tale mancanza.

Allora era un concetto abbastanza utopico, nonostante il GameCube fu la prima console di quella generazione a disporre di una connessione con il mondo esterno (anche se praticamente rimasta inutilizzata). Le successive evoluzioni, prima fra tutte quella per Nintendo DS, ci hanno permesso di poter visitare altre città e ricevere visite di persone reali da tutto il mondo, ma queste sono storie che fanno ormai parte di un passato sepolto insieme al servizio Nintendo Wi-Fi Connection.

Le distanze! L’autocertificazione! Le mani!

Animal Crossing ai tempi del Covid-19 assume tutto un altro aspetto. Diventa l’amico che non puoi vedere, il negozio che non puoi visitare o il viaggio che non puoi intraprendere. La percezione del mondo esterno è cambiata in questo periodo, è cambiato il modo di vedere le persone e di percepire il suono di uno starnuto o un colpo di tosse. Speriamo che non ci scappi mentre siamo in coda per entrare al supermercato per non rischiare di passare per malati, mentre manteniamo le distanza di almeno un metro. Sembra che il nostro cervello, che ha oramai fatto sue le norme dettate per evitare la diffusione del contagio, voglia gridare ai personaggi di stare distanti, di non avvicinarsi così tanto e che non è possibile essere in così tante persone nello stesso luogo. Il mondo, fuori, è cambiato ma quello che andrete a creare in Animal Crossing no.

E mai come ora quel mondo sembra essere una delle piccole speranze a cui la gente cerca di aggrapparsi per superare solitudine, reclusione, impossibilità di muoversi o di vedere un prato verde o distese di cielo davanti a sé. New Horizons ci regala tutto questo, già dal nome. Un caldo benvenuto in un’isola da fare nostra, frutta appesa ai rami degli alberi, farfalle, pesci, rumore di onde e di cascate tra boschi e spiagge in cui possiamo passeggiare liberamente, dimenticandoci di decreti ministeriali che ci tengono a casa soli.

La scelta del nome della nostra isola felice.

Per quanto il titolo non punti a sostituire le relazioni umane, riesce però, ora più che mai, a far riflettere su quanto queste stesse relazioni rappresentate nel gioco appaiano già quasi parte di un mondo lontano che ha chiuso i rapporti con gli altri. Ed è bastato poco tempo per farci adottare nuove abitudini che sentiamo, purtroppo, già nostre. Abitudini che ci hanno fatto assumere atteggiamenti particolari nei confronti di chi sembra non rispettare le distanze, nei giochi così come nei film che vediamo, ora più che mai, davanti agli schermi di monitor e TV.

K.K. Slider si esibisce in una canzone che ben rispecchia il momento difficile che tutti stiamo vivendo.

Uscire e andare a fare la spesa per sentirsi vivi ai tempi del coronavirus, questa è la stessa esperienza che ci trasmette Animal Crossing: New Horizon. Senza però le cautele che dobbiamo adottare nel caso decidessimo di uscire mettendo a rischio la salute delle povere persone costrette a dover lavorare oltre che alla nostra. Animal Crossing è un mondo senza rischi reali, senza pandemie, senza paure per noi e i nostri cari, ma che allo stesso tempo ci permette di instaurare relazioni con persone vicine e lontane (grazie alla possibilità anche di visitare altre isole).

Giocare ad Animal Crossing: New Horizons non sarà per nulla uguale a quando potremo tornare a uscire di casa per abbracciare qualcuno senza timore, ma è comunque qualcosa che ci aiuta e ci dà speranza, fornisce un presente diverso per qualche attimo, non un’illusione ma una realtà virtuale all’interno di Nintendo Switch. Quello che ne rimarrà poi saranno solo piccoli impulsi elettrici nel nostro cervello ma, del resto, non lo sono anche tutte le altre esperienze?

Animal Crossing: New Horizons ci permette di vivere diversamente la quotidianità, coltivando anche relazioni digitali con giocatori sparsi in tutto il mondo.

Quindi giocate ad Animal Crossing, soprattutto in questi momenti, anche mentre siete in coda ad aspettare il vostro turno per entrare al supermercato. Non dimenticate quello che sta succedendo e non dimenticherete l’avventura e l’esperienza nella vostra isola felice perché, presto o tardi, questa non sarà più soltanto la vostra isola in miniatura visitabile nella solitudine di una quarantena, ma entrerà a far parte del mondo, quello vero, in cui si spera che l’emerganza sanitaria diventi presto solo un lontano ricordo.