“Nulla è reale, tutto è lecito“. Quale videocatore non ha sentito almeno una volta queste parole riecheggiare nelle casse, incantando milioni di persone di fronte alle abilità degli Assassini. Il primo capitolo di Assassin’s Creed uscito nel 2007 aveva catturato l’attenzione del pubblico grazie alla sua capacità di unire eventi storici riprodotti fedelmente a narrazioni inedite. La formula di anno in anno si è evoluta, mantenendo fede al mondo che il Credo aveva costruito.
Per celebrare l’arrivo del nuovo Assassin’s Creed Odyssey ambientato nell’Antica Grecia, questo episodio di Museo Videoludico sarà incentrato sul Credo degli Assassini, studiandone la genesi e le fonti da cui la saga di Ubisoft ha attinto per la creazione di uno dei più importanti e famosi ordini del mondo videoludico.
Come abbiamo scoperto nell’ultimo capitolo il Credo degli Assassini nasce nell’Egitto tolemaico, dalla volontà di Bayek di Siwa, protagonista di Assassin’s Creed Origins, di creare una società segreta con lo scopo di proteggere il popolo dalle forze elitarie dei potenti. Il nobile obiettivo dell’assassino egizio verrà poi tramandato di discepolo in discepolo agendo però nell’ombra. Difatti uno dei punti fondamentali del Credo degli Assassini è “agire nell’ombra per servire la Luce”. Questo importante ossimoro permette così ai protagonisti della saga di operare contro le forze tiranniche, compiendo atti che poi verranno ricordati nella storia, senza però intaccare la segretezza dell’Ordine. Un esempio celebre è certamente la vittoria di George Washington nella Guerra di Indipendenza Americana, vista in Assassin’s Creed III, dove il protagonista Connor Kenway, assassino nativo americano, collabora al fine di sconfiggere le armate inglesi, associate al mondo dei Templari.
Come non menzionare anche il nemico storico degli Assassini, ovvero i Templari, gruppo rappresentante l’élite dispotica, in cerca di artefatti risalenti all’era pre-umana, la Prima Civilizzazione, che conferiscono poteri inauditi e capaci di controllare le masse a proprio piacimento. La famosa Mela dell’Eden è uno di questi oggetti magici che abbiamo potuto vedere durante i diversi capitoli della saga.
Nonostante il gioco indichi l’Egitto come la culla di questa confraternita, le origini reali vanno cercate nel mondo arabo del dodicesimo secolo e nell’etimologia della parola “Assassino“. Durante le Crociate, infatti, una setta appartenente all’islam sciita venne identificata nei Nizariti. Gli adepti venivano anche chiamati Asasyyn. Secondo lo scrittore Amin Maalouf, il termine deriva da asas, che significa “fondamento”. Per questo si ritiene che gli Assassini siano stati dei fondamentalisti capeggiati da una figura carismatica quale Ḥasan-i Ṣabbāḥ.
Altro motivo più noto è che per fomentare l’entusiasmo religioso nei discepoli, questa setta sfruttasse gli effetti psicotropi dell’hashish, da cui l’altro nominativo al-Hashīshiyyūn, ovvero “coloro che sono assuefatti da hashish”. Questa sostanza derivante dalla canapa induce rilassamento, allentando i freni inibitori nel soggetto. Altri effetti, che avrebbero potuto indurre i Nizariti ad assumere questa droga, sono la distorsione della realtà e l’aumento temporaneo delle capacità sensoriali. Probabilmente assaltare gli infedeli richiedeva un atto di lealtà e una certa freddezza, così com’è richiesta ai tanti Assassini videoludici per compiere il mitico Balzo della Fede.
Molto interessante da analizzare sono le parole della preghiera che ogni Assassino recita prima di entrare a fare parte della Confraternita. “Quando gli altri seguono ciecamente la verità, ricorda nulla è reale. Quando gli altri si piegano alla morale o alla legge, ricorda tutto è lecito. Agiamo nell’ombra per servire la luce, siamo Assassini“. Nella comprensione di queste parole arriva il più amato degli Assassini, Ezio Auditore da Firenze. Parlare d’illusione è d’obbligo in una società precaria e dalle fondamenta deboli. Obiettivo della Confraternita è quindi quello guidare la società come pastori e non come tiranni, cosa che invece si prefissa l’Ordine Templare. Dire che tutto è lecito invece non si rifà al fatto di vivere in un mondo senza leggi, ma piuttosto alla presa di coscienza delle proprie azioni, buone o cattive che siano.
Ed è qui che si fa riferimento ai tre principi cardine del Credo: “non uccidere innocenti, rimanere nascosti e non compromettere la Confraternita”. Questi ideali, però, si scontrano con quella che è la realtà dei fatti, la quale vede gli Assassini compiere dei gesti che si contrappongono a quanto detto. Essi promuovono la pace tra le genti, ma nel farlo uccidono degli uomini corrotti. Credono anche nel libero arbitrio dell’uomo, ipotizzando che siano le proprie azioni a parlare, eppure questa ideologia cozza con l’obbligo di seguire le ferree regole del Credo. L’ultimo paradosso è anche quello che fa assomigliare i nostri eroi videoludici ai Nizariti: così come i seguaci di Ḥasan-i Ṣabbāḥ seguivano ciecamente il loro leader, i primi rimangono fedeli all’Ordine degli Assassini, anche se ripudiano qualsiasi fede assoluta. Alla fine, l’universo degli Assassini rimane cieco, tanto quanto quello Templare, nemico giurato ma dal quale non si discosta poi molto.
La nostra avventura odierna termina qui. Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate e cosa vorreste vedere in futuro. Museo Videoludico torna il prossimo mese con una nuova analisi e tante curiosità.