Si è fatto aspettare per un bel po’, ma finalmente Ashen è arrivato in esclusiva su PC e Xbox One pronto a catturare l’interesse dei giocatori e degli appassionati del genere Souls. Il titolo di Aurora44, però, non si limita a emulare uno dei generi più popolari degli ultimi tempi ma propone una vera e propria variazione sul tema, seguendo concetti di game design e peculiarità ben lontane da quanto creato da From Software.
Scopriamo insieme le peculiarità di Ashen nella nostra recensione della versione Xbox.
SOULSLIGHT
Sicuramente uno dei prodotti di punta del programma ID@XBOX, avevamo già avuto il piacere di provarlo in prima persona qualche mese fa e ci aveva lasciato un po’ dubbiosi. Non eravamo riusciti a capire infatti se il gioco sarebbe crollato sotto il peso dell’emulazione in qualità di soulslike oppure se avrebbe avuto la forza di affermare il proprio carattere e proporre una sua identità. Già perché, il progetto di un RPG caratterizzato da elementi soulslike è piuttosto ambizioso e il team dietro ad Ashen è dovuto sicuramente ricorrere a qualche compromesso, soprattuto a livello tecnico su console, per far quadrare tutto al meglio.
Il rischio, come detto, di proporre un gioco di questo genere è quello di mettere sul mercato un gioco scialbo, che pecca di personalità e che non riesce a farsi distinguere tra la massa di videogiochi perché troppo impegnato a cercare di replicare lo stile di un prodotto più celebre. Ashen per fortuna, non è niente di tutto questo. Sebbene infatti il sistema di combattimento o alcune animazioni correlate ricordino molto lo stile di un Souls (così come i punti di riposo o il racconto che viene portato avanti fin da principio, ndr) sono presenti elementi di gioco assolutamente non trascurabili che trascendono ogni limite o paletto imposti da vari generi videoludici.
Questo per dire che il gioco è di difficile collocazione in quanto prende spunto, crea, modella e reinventa aspetti e peculiarità di generi più o meno conosciuti del mercato. Per certi versi, il gioco possiede lo stile classico di un RPG caratterizzato però da menu di gioco e da una mappa piuttosto semplificate. Lo stile grafico è piuttosto minimale, ricorda molto quello visto in RiME anche se qua è presente con tonalità spesso più cupe e oscure, in particolare quando si tratta di dungeon. Lo scontro tra la luce e l’ombra è incessante e perpetuo, di epoca in epoca, e il nostro ruolo sarà fondamentale nella riscoperta del mondo.
Prescindendo però dall’aspetto grafico, che appare sempre e comunque apprezzabile per quanto minimale, per meglio definire quello che il gioco offre abbiamo coniato il termine di soulslight, con il quale vogliamo sottintendere la volontà degli sviluppatori di creare un’esperienza di gioco simile a quella di un qualsiasi Dark Souls, ma con tutta una serie di semplificazioni e ritocchi che rendono più facile e talvolta meno frustrante la vita dei giocatori. In questo senso, il gioco offre fin da subito una mappa di gioco dinamica nella quale possiamo osservare la nostra posizione in relazione a obiettivi e missioni, l’elenco delle quest – suddivise per personaggi – e il nostro rapporto con loro. L’interfaccia di gioco e il menu equipaggiamento sono piuttosto classici con la possibilità di equipaggiare due armi/oggetti per mano (ad esempio, spada e spadone nella mano destra e lanterna e scudo nella sinistra) e tutta una serie di oggetti consumabili richiamabili con le frecce direzionali.
Il nostro personaggio possiede poi una barra della vita e della stamina, che vengono aumentate progredendo nelle missioni e la possibilità di usare delle pozioni (al pari come utilizzo e sviluppo delle fiaschette Estus, ndr). In alto è presente una sorta di indicatore a bussola che ci permette, in maniera piuttosto semplice e chiara, di seguire l’indirizzo della nostra missione.
LUCI E OMBRE
Rispetto ad altri titoli celebri, anche in Ashen assume un ruolo importante il fattore NPC in quanto sono presenti diversi personaggi da scoprire e con cui dialogare nel corso dell’avventura. Ognuno di questi può portare un vantaggio più o meno rilevante alla nostra missioni in particolare, ci sono alcune creature che ricordano un po’ i “Grandi Esseri” di Bloodborne che assumono un ruolo fondamentale nell’esperienza di gioco.
In questo senso, la progressione procede non soltanto portando a compimento missioni principali o compiti secondari (che vi ricordiamo, sono organizzati in base al personaggio a cui si riferiscono, ndr) ma anche intrattenendo rapporti con gli NPC e facendo crescere così la nostra cittadina. Il gioco è poi permeato da un senso di misticismo che ne influenza la narrazione fin da principio, fin dal filmato iniziale. Per questo motivo, sono molto importanti e richiedono attenzione i dialoghi e gli obiettivi che siamo chiamati a raggiungere anche se, a dire il vero, impallidiscono per profondità e varietà rispetto a quelli proposti dalla celebra saga di From Software.
Il sistema di combattimento, come detto, è deputato alla pressione dei due dorsali di destra per compiere attacchi leggeri o pesanti, più o meno caricati a seconda della pressione mantenuta del grilletto. È possibile schivare i colpi rotolando a terra e centrare la visuale sul nemico schiacciando l’analogico destro. Purtroppo, la sensazione che si ha (almeno su console) è di un combattimento un po’ impacciato, non tanto per una questione di fluidità del gioco quanto piuttosto per una coerenza non perfetta tra un’animazione e quella successiva. In questo senso, a parte il “roll”, il tutto appare leggermente legnoso e non riesce a esprimere al meglio quello che riteniamo essere il suo potenziale.
In ogni caso, il menu di gioco permette una organizzazione e quindi una personalizzazione dell’esperienza piuttosto soddisfacente, lasciando appunto scegliere le armi e gli oggetti da gestire e quelli da assegnare al menu rapido. Piuttosto raffazzonato, ma pur sempre nello spirito grafico minimale del gioco, è l’editor – se così si può chiamare – del protagonista che ci permette una scelta tra sesso, barba e capigliatura per il nostro eroe.
MEGLIO SOLI?
Come nella più classica della tradizione Souls, al login il gioco offre all’utente la possibilità di avviare il mondo in locale oppure online. Questo perché l’esperienza è stata pensata per essere affrontata, praticamente nella sua interezza, in cooperativa. Nel caso in cui scegliate di giocare offline oppure perché sprovvisti di un abbonamento Xbox Live Gold, sarete affiancati di volta in volta da un NPC che vi supporterà nei combattimenti contro i nemici o contro i boss del gioco. Per tutti quelli che invece sceglieranno di giocare online, il titolo offre la possibilità di cooperare con gli amici tramite matchmaking oppure, per tutti gli altri, un sistema di “cooperazione anonima” simile a quello visto in Journey.
In questo caso però, viste e considerate le possibilità offerta da questo action-RPG, il livello di cooperazione tra giocatori sconosciuti sarà più profondo e divertente, in quanto gli utenti si potranno sensibilmente dare una mano con missioni o combattimenti e comunicare tra loro tramite alcuni gesti richiamabili con le frecce. Questa è certamente l’opzione più intrigante e quella che suggeriamo a ciascuno di voi, in particolare perché affrontare l’avventura con a fianco un NPC potrebbe rivelarsi più noioso del previsto in quanto il personaggio a volta si perde con facilità cercando di seguire il percorso mentre in altre circostanze sembra conoscere la strada fin troppo bene, finendo per sconfiggere da solo la stragrande maggioranza dei nemici.
A livello di esplorazione poi, è sempre bene non viaggiare da soli, specie se vi decidete ad affrontare un boss o un pericolo dungeon. Nonostante i nemici comuni non siano mai troppo forti o in numero veramente eccessivo, è sempre bene approcciarsi all’esplorazione con cautela e pazienza in quanto il titolo sa premiare i giocatori che impiegano del tempo per guardarsi intorno con oggetti di ogni tipo o con la possibilità di ricaricare le nostre pozioni. In ogni caso, mantenere il giusto senso dell’orientamento nelle tenebre dei dungeon non è mai facile e potrebbe capitare più di una volta di spazientirsi, per l’ennesimo (o presunto tale) vicolo cieco.
La vera difficoltà talvolta sta proprio nel riuscire o meno di venire a capo di un labirinto, più o meno stratificato e complesso che sia, piuttosto che nello sconfiggere un boss o un gruppo di nemici. Da questo punto di vista infatti, il gioco pare non voler mettere più di tanto il bastone fra le ruote ai giocatori pertanto, col il giusto approccio e un buon equipaggiamento, riuscirete a superare ogni scontro.
Prendono in prestito il concetto storiografico di “bifrontismo” e adattandolo a questo Ashen, potremmo dire che tale gioco è veramente un titolo dalla doppia faccia: difficile sotto certi punti di vista come i dungeon, con un sistema di combattimento che ricorda quello dei Souls ma semplificato per molte altre opzioni e possibilità come per la presenza di una mappa, di una bussola per gli obiettivi, per la possibilità di saltare oltre gli ostacoli più bassi e per tanti altri piccoli dettagli che non lo rendono necessariamente un prodotto equilibrato ma comunque un qualcosa di divertente e intrigante.