Come un fulmine a ciel sereno, Tom Clancy’s The Division piomba sul mercato con l’ambizione di continuare e migliorare l’esperienza su console degli ibridi tra sparatutto e MMOG, inaugurata nel settembre 2014 da Destiny. Non poteva esserci momento migliore per il titolo sviluppato in collaborazione con Massive Entertainment e Red Storm: con una formula che ricorda molto l’FPS atipico di Bungie, Ubisoft punta ad accaparrarsi quella fetta di utenza sedotta e – purtroppo – ormai abbandonata dalla software house statunitense. Prendendo spunto non solo da Destiny, ma anche da produzioni cardine del settore (come Diablo e il capostipite del genere, World of Warcraft), riesce nell’intento di creare una formula equilibrata e mai scontata.
Un TPS dalla vena ruolistica, dove l’abilità nel creare la build vincente ha un peso specifico ben maggiore rispetto alla nostra dimestichezza con le dinamiche da shooter classico.
LA DIVISIONE
New York è sull’orlo del baratro: un attacco batteriologico iniziato nel Black Friday mette in ginocchio l’intera città. Caos e anarchia regnano sovrani, Manhattan sembra una città fantasma, la popolazione è in pieno pericolo, minacciata non solo dal propagarsi del virus, ma anche dalle bande criminali che ormai sembrano aver preso il controllo della città. Lo spunto narrativo di The Division è tanto semplice quanto notevole: la mano di Tom Clancy è evidente, basta fermarsi pochi secondi a riflettere per capire come una situazione simile ai giorni nostri si potrebbe tranquillamente verificare. Merito dell’autore, che come abbiamo potuto imparare dalla precedenti produzioni che portano la sua firma, combina intrighi fanta-politici e contesti realistici, aiutando il giocatore a entrare ancor di più all’interno del gioco e della narrazione. Il nostro ruolo è quello di agente della Divisione: organizzazione militare indipendente che entra in gioco in momenti di forte crisi sociale e militare. Lo scopo ultimo è quello di riprendersi la città, eliminando la criminalità e cercando disperatamente un vaccino per il letale e spietato virus.
Neanche il tempo di goderci la meravigliosa scena introduttiva del gioco, che è gia tempo di creare il nostro personaggio. Un editor davvero mediocre farà storcere il naso a chi si aspettava una personalizzazione più libera: con otto visi predefiniti da personalizzare scegliendo colore della pelle, degli occhi e della capigliatura, una manciata di acconciature e customizzazioni estetiche, era lecito aspettarsi qualcosa in più. Una volta entrati in azione, ci renderemo conto come la trama, in realtà, non sia ricca di spunti davvero importanti, ma saprà comunque regalarci dei momenti intensi. Divisa fra filmati, documenti testuali, registrazioni audio e le Echo (speciali ricostruzioni olografiche che ci catapultano all’interno di attimi fondamentali per la diffusione del virus), la trama di The Division risulta frammentata e diversificata, ma non per questo poco godibile o sconclusionata, anzi. Più saremo curiosi, più la storia ci regalerà chicche e dettagli sull’intera vicenda, che è possibile approfondire tramite video della videosorveglianza, conversazioni telefoniche, rapporti sul virus e tanti, tanti altri collezionabili sparsi per la mappa.
WELCOME TO NEW YORK CITY
Il gioco si svolge interamente a New York. Nonostante la mappa sembri piccola, in realtà si dimostra ben studiata: la grandezza è quella giusta (considerando che possiamo muoverci solo a piedi o tramite spostamenti rapidi) e la suddivisone delle quest per ogni quartiere della città è equilibrata. In ogni zona ci sarà un rifugio da sbloccare, che ci darà accesso a tutta una serie di attività secondarie che permetteranno al nostro agente di accumulare esperienza e risorse per avanzare di livello e sviluppare uno dei tre settori a nostra disposizione: Medico, Tecnologico e Sicurezza. I tre dipartimenti costituiscono la base fondamentale per la crescita del personaggio, sia in termini di abilità che di equipaggiamento. Completando le missioni principali e attività secondarie legate a ciascun dipartimento si accumuleranno delle scorte, da utilizzate per abilitare power-up e nuove zone della nostra base operativa, che garantiranno Abilità, Talenti e Vantaggi fondamentali per procedere in maniera ragionata verso il level cap. La particolarità che differenzia The Division da Destiny e altri simil-RPG è l’assenza di una classe predefinita: ogni giocatore sarà potenzialmente in grado di ricoprire qualsiasi ruolo (dal medico al tank, e via dicendo) semplicemente gestendo adeguatamente le varie skill che si sbloccheranno nel corso dell’esperienza di gioco.
Le Abilità sono speciali skill divise in tre categorie (ottenibili sbloccando nuovi potenziamenti dal centro Medico, Tecnologico e Sicurezza), che permettono ad esempio di recuperare una parte di energia o rianimare un alleato, predisporre una torretta difensiva o lanciare una mina a ricerca di calore, utilizzare uno scudo in movimento oppure rinforzare un riparo per infliggere maggiori danni e subirne meno. Tutte le abilità sono potenziabili con tre mod avanzate e una superiore, che assicura la massima resa sul campo. Progredendo nell’avventura sarà possibile sbloccare una terza Abilità (utilizzabile con l’uso simultaneo di LB e RB su Xbox One) che garantirà dei benefici notevoli durante i combattimenti, ma che avrà un tempo di ricarica eccessivamente lento che spinge a utilizzare la super abilità con parsimonia e solo al momento più opportuno.
L’uso delle Abilità e l’assegnazione di un ruolo specifico a ogni giocatore del team saranno fondamentali per la buona riuscita delle missioni, ma non è tutto. Un altro aspetto fondamentale sono i Talenti e i Vantaggi: i primi sono dei bonus specifici che possono essere applicati al proprio personaggio e assicurano dei bonus (come un maggior danno negli headshot, un numero superiore di kit medici da portare con sé e via dicendo). È possibile applicare fino a quattro Talenti simultaneamente, aspetto che costringe a valutare adeguatamente quali abilità prediligere in base al proprio stile di gioco. Infine, i Vantaggi sono dei perk passivi che, una volta sbloccati, garantiranno dei bonus permanenti.
Il sistema di progressione è piacevole, si guadagna un livello – circa – ogni missione principale. Il consiglio è quello di alternare main quest a side quest, in modo da arrivare preparati al level-cap attualmente fissato dalla software house al livello 30, nonostante l’inevitabile ripetitività di alcune quest secondarie (sopratutto il salvataggio degli ostaggi, la protezione delle risorse della JTF e l’assalto agli avamposti dei nemici) possa risultare noiosa a lungo andare. Che siate lupi solitari o abituati a giocare in team non fa molta differenza: personalmente ho sperimentato entrambe le cose, e sebbene giocando in compagnia di uno o più amici l’approccio sia ovviamente più divertente e cooperativo, giocando da soli riuscirete comunque a divertirvi senza mai annoiarvi troppo. Certo, alcune missioni sopratutto verso il termine della campagna saranno particolarmente ostiche giocando in solitaria, ma con tanta pazienza e un pizzico di abilità riuscirete (con molta soddisfazione) a portarle a termine. Nonostante il gameplay possa sembrarvi quello di TPS classico, ben presto scoprirete come la propria build di armi ed equipaggiamenti sia più importante della vostra abilità nel gunplay. The Division è un gioco che affida alle statistiche molta importanza: costruire un assetto equilibrato, spendendo qualche minuto in più alla realizzazione di una build oculata (non conta solo il DPS, ma anche le mod applicate alle singole armi e armature) è un aspetto anche più importante che allenarsi nel migliorare le abilità sul campo di battaglia. Arriverà il momento in cui, per forza di cosa, necessiterete di armi ed equipaggiamenti élite o di alta gamma per trasformarvi in una letale macchina da guerra.
Il sistema di drop ci è piaciuto molto: completare le missioni a livelli di difficoltà “molto difficile” assicurerà drop importanti, mentre i Crediti Phoenix che riceverete completando le attività end-game serviranno per acquistare le armi migliori in vendita dai vari venditori sparsi per Manhattan. Inoltre, è presente un sistema di crafting, molto basico ma comunque utile, che permetterà di costruire nuove armi, armature e mod per la personalizzazione del proprio equipaggiamento. Ricordatevi di completare le missioni che vi ricompenseranno con progetti da costruire nella vostra base, e raccogliete quanti più materiali potete. Spesso gli oggetti realizzati con il crafting risultano superiori a quelli che si possono acquistare e ottenere dai nemici.
DARK ZONE
Quando vi sentirete soddisfatti del vostro equipaggiamento ed avrete elaborato una build con cui siete a vostro agio, quello sarà il momento giusto per affrontare la Zona Nera. Si tratta di un’intera zona al centro di Manhattan, zona ancora pienamente contaminata dal virus, che vi permetterà di fronteggiare altri giocatori e ottenere ricompense uniche. Stiamo parlando ovviamente della componente PvP, che è stata concepita come un’area all’interno della quale voi e il vostro gruppo di amici dovrete vagare uccidendo i vari boss controllati dall’IA (davvero brillante e difficile da fronteggiare) ottenendo loot pregiato. Attenzione però, tutto quello che ottenete nella Zona Nera dovrà essere necessariamente decontaminato, tramite l’estrazione con un elicottero, prima di poter essere utilizzato. E qui iniziano i guai: i giocatori sparsi nella mappa potranno uccidervi – diventando cosi Agenti Traditori – e rubare il vostro loot. Scegliete bene cosa estrarre, e difendetelo a ogni costo. La Zona Nera prevede un sistema di rank interno: aumentato di livello della Dark Zone avrete diritto a ricompense sempre migliori dai vari venditori sparsi nella zona, ma nel caso in cui dovreste morire, perderete sia crediti DZ (valuta interna alla Zona Nera) sia punti esperienza che vi faranno scendere di livello.
A oggi il sistema ci è parso troppo superficiale. Per avanzare di livello, infatti, le alternative sono sostanzialmente due: uccidere i nemici controllati dall’IA, oppure dare la caccia agli Agenti Traditori. Il problema è che la struttura concepita per la modalità PvP non spinge il giocatore a diventare “Rogue”, considerati i troppi contro (gli occhi puntati da parte di tutti gli Agenti presenti, pronti a ucciderci) e davvero pochi pro. Questo discutibile sistema ideato da Massive fa sì che la maggior parte dei giocatori si dedichi più all’uccidere i nemici controllati dalla IA piuttosto che rischiare la vita in scontri a fuoco con altri giocatori, sopratutto nel caso in cui ci si trovi a giocare senza il supporto di altri amici. Lecito aspettarsi qualche aggiornamento a riguardo: oltre a sistemare i problemi sopracitati, sarebbe bello vedere anche qualche playlist classica nel contesto urbano di New York, come le classiche Deatmatch e Capture the Flag. Aspettiamo fiduciosi.
TECNICAMENTE MAESTOSO
A livello puramente tecnico, Tom Clancy’s The Division mostra i muscoli grazie all’ottimo Snowdrop Engine creato da Ubisoft. La riproduzione di New York è eccezionale, con una cura nei particolari davvero degna di nota, che testimonia l’impegno da parte di Massive nel creare uno scenario credibile: ogni quartiere di New York è caratterizzato diversamente, e sebbene ci sia un certo riutilizzo di asset, texture e scenari (sopratutto per gli interni degli edifici), vista la grandezza della mappa c’è davvero poco da rimproverare al team di sviluppo. I modelli poligonali sono ottimi, così come le animazioni e gli effetti particellari: ritrovarsi nel mezzo di una bufera di neve renderà complessa l’esplorazione della città, visto che sarà davvero difficile vedere al di là del proprio naso. L’assenza di un mezzo di trasporto permette a Ubisoft di caricare in background tutto il necessario per esplorare New York senza fastidiosi pop-up, evidenti nei primi istanti di gioco quando invece si opta per un viaggio rapido da una location all’altra. La versione Xbox One da noi testata si difende bene pur essendo chiaramente lontana dalla bellezza della controparte PC, capace di girare su un hardware decisamente più performante della console Microsoft, e nonostante ci sia sporadicamente qualche calo di frame-rate nei momenti più concitati, il feeling trasmesso dal controller di Xbox One ci permette di chiudere un occhio più che volentieri.
A livello sonoro, The Division si mantiene su livelli d’eccellenza con un ottimo feeling degli effetti di ciascun arma, caratterizzata bene non solo a livello di gunplay, ma anche di rumori. Il doppiaggio in italiano, come da tradizione, è mediocre, ma ciò che manca più di tutto probabilmente è una colonna sonora più coinvolgente. L’accompagnamento scelto da Massive per l’avventura di The Division è minimalista, più introspettivo, quasi a voler trasmettere quel senso di desolazione e crisi che grava su New York. Il che è perfettamente comprensibile, ma nei momenti topici dell’avventura (durante le missioni, sopratutto verso il finale) di certo non avrebbe guastato un tocco di tensione e atmosfera in più.
GIUDIZIO
The Division regge il peso di titolo più atteso di questo primo trimestre del 2016: una struttura solida e ben articolata sembra poter ambire a tenere i giocatori incollati al titolo per molto tempo. Ovviamente siamo solo all’inizio: toccherà aspettare ancora qualche mese e molte ore di gioco per capire quanto l’end-game pensato da Ubisoft sia efficace e longevo. Intanto, ad aprile arriverà la prima incursione (siamo curiosissimi!) e in seguito i vari DLC già annunciati. Il difficile però inizia adesso: nel mentre Ubisoft e Massive si godono il meritato lancio da record.