Project Cars 3

Project Cars 3

Slightly Mad Studios scende in pista con il terzo capitolo della saga automobilistica.

Quando si diffuse la notizia che Paul Rustchynsky, ex dipendente di Evolution Studios che fu al centro del progetto DriveClub e del disastroso OnRush, sarebbe diventato director di Project Cars 3 allora qualche campanello di allarme avrebbe dovuto immediatamente accendersi. In fin dei conti è vero che la natura di ogni software house va spesso al di là dei lavori precedenti dei propri sviluppatori, soprattutto degli ultimi arrivati; di certo, però, se una serie piuttosto votata alla simulazione come Project Cars mette a capo del nuovo progetto una delle figure centrali di DriveClub, un racing con forte connotazione arcade, è normale farsi qualche domanda o quantomeno sollevare alcuni dubbi.

Dopo alcune rassicurazioni fatte prima della release ufficiale da parte di Slightly Mad Studios in merito al concetto appena espresso, siamo finalmente in grado di dare un responso definitivo su Project Cars 3 testato per l’occasione su PlayStation 4 Pro. Scopriamo insieme dunque se il nuovo racing game della software house britannica ha davvero cambiato direzione verso un approccio maggiormente arcade, dopo che i primi due fortunati episodi avevano fatto del concetto di simulazione uno dei bagagli più importanti del proprio successo.

Project Cars 3

ADDIO QUALIFICHE!

Diciamo che i primi dubbi vengono immediatamente certificati nel momento in cui ci si rende conto che le qualifiche pre-gara sono state del tutto eliminate, ossia uno dei punti cardine se si vuole parlare di racing con velleità simulative. La carriera infatti, comunque ampliata e approfondita rispetto a quella di Project Cars 2, è strutturata in maniera differente rispetto al passato, probabilmente prendendo anche spunto da Forza Motorsport di Turn 10. Dunque non ci più sono le qualifiche, ma una serie di eventi in sequenza che hanno obiettivi differenti per essere completati e soprattutto che sono predeterminati sin dall’inizio: time attack da superare entro un certo tempo su uno o più giri, gare singole classiche partendo dal centro dello schieramento, numero di sorpassi da effettuare entro un tempo stabilito e persino cartelli disseminati sull’asfalto da tirare giù cronometro alla mano.

Al completamento di ciascun evento si ottengono due tipologie di ricompense, la prima legata al rapporto con la vettura utilizzata che quindi cresce se portata spesso in pista, e un’altra, invece, distribuita in denaro e necessaria per acquistare nuovi bolidi nello showroom, ma anche per elaborare le vetture al fine di ottenere prestazioni superiori. Proprio il tuning, sia estetico sia prestazionale, è rimasto un baluardo della produzione con tantissime voci su cui applicare potenziamenti tra cui spinte al motore, alleggerimento degli abitacoli, mescola delle gomme e tanto altro. Addirittura, dato che le macchine sono divise in categorie di potenza, è possibile portare una macchina dal livello più basso a quello più alto spingendo a dismisura sull’elaborazione: se da un lato questa possibilità motiva molto la personalizzazione dell’auto, dall’altro i risultati un po’ ne scoraggiano la pratica. Questo perché i risultati tra le vetture a tuning completato sono troppo simili tra loro, e quindi conviene sempre acquistare un nuovo modello di categoria superiore piuttosto che perdere tanto tempo nel cercare i pezzi migliori necessari all’elaborazione.

Comunque quello del tuning uno dei pochi motivi che riesce ancora ad ancorare Project Cars 3 alla primissima filosofia di Slightly Mad Studios, ossia quello di sviluppare la propria vettura e modificarla fino a farla competere in pista. Digerito questo cambio di approccio, che in ogni caso non per forza deve essere considerato come un lato negativo, la modalità carriera è sicuramente piacevole da giocare, longeva e con tantissimi eventi da sbloccare. Certo, il fatto di non poter mai intraprendere le qualifiche annulla un po’ quel senso di competizione e di realismo tipico di primi due titoli firmati Slightly Mad Studios, e potrebbe sicuramente deludere i tantissimi appassionati che si erano affezionati ai primi due capitoli del franchise (tra i quali si inserisce anche chi sta scrivendo), i quali potranno raccogliere le maggiori soddisfazioni in qualche partita online piuttosto che intraprendendo la carriera.

SIMCADE O ARCADE?

Ciò che più di ogni altra cosa denota quanto Project Cars 3 abbia intrapreso una sterzata verso un approccio meno simulativo rispetto al passato riguarda in particolare il modello di guida e la relativa fisica, che di fatto sono stati semplificati in diversi aspetti e su cui la mano di Paul Rustchynsky si è fatta sentire. Per prima cosa la temperatura dell’asfalto non modifica in maniera dinamica il consumo delle gomme, fatto che per forza di cose riduce le variabili durante le gare. Inoltre controller alla mano si ha proprio la sensazione che la fisica sia stata ridotta all’osso, dalle reazioni in derapata che tendono sempre troppo all’esterno, alle collisioni tra le vetture nelle inevitabili sportellate (partendo sempre a metà griglia in qualche modo si deve pur fare), fino alle reazioni sui cordoli.

Ciononostante, va precisato, il modello di guida rimane comunque abbastanza piacevole e divertente, e tutti gli eventi permettono di assaporare le circa 200 macchine a disposizione (non tantissime per la verità) e tutti i 51 tracciati inseriti al netto delle varianti, comunque ben dodici in meno di Project Cars 2. Dal punto di vista della fisica sono presenti diversi aiuti che permettono di dare una mano anche a chi avesse poca dimestichezza con i racing, quindi è possibile agire sul controllo di trazione, l’ABS, il controllo di stabilità e ovviamente impostare gli aiuti alle traiettorie, indispensabili se non si conoscono a memoria i tracciati.

Parlando invece di intelligenza artificiale, ai livelli di difficoltà più elevati la sfida appare piuttosto consistente, ed è a maggior ragione un peccato che si debba partire sempre a metà schieramento senza poter qualificarsi, dato che questo comporta il più delle volte la necessità di ricorrere a entrate kamikaze per cercare di recuperare terreno nei pochi giri a disposizione.

PROBLEMI TECNICI

La nostra prova su PlayStation 4 Pro e un TV 4K HDR ha evidenziato più ombre che luci, anche se nel momento in cui è stato redatto l’articolo il gioco si è aggiornato alla versione 1.04, ossia l’ultima disponibile che dovrebbe apportare anche alcune migliorie grafiche. Dal menù di gioco in qualunque momento è possibile selezionare una modalità performance, che privilegia il frame rate mantenendo dunque la fluidità, oppure la modalità risoluzione che invece appunto garantisce maggior risoluzione a discapito del frame rate. In entrambi i casi l’aspetto grafico lascia abbastanza desiderare, dato che l’immagine appare piuttosto sporca e ricca di aliasing persino con la modalità risoluzione, che dovrebbe in realtà garantire la qualità visiva.

È presente molto pop-up per esempio degli elementi a bordo pista, soprattutto quando la velocità è molto alta ma non solo, e l’impressione è che ci siano numerosi cali di frame rate anche quando si imposta la modalità performance, quando invece in questo caso non dovrebbero esserci problematiche. Anche la realizzazione delle vetture non fa gridare al miracolo, né con visuale esterna né con quella interna, anche se in quest’ultima l’abitacolo se non altro maschera meglio i difetti evidenziati poc’anzi. Insomma il comparto tecnico è sicuramente il punto debole della produzione in questa versione PlayStation 4 Pro, soprattutto se paragonato ai competitor del genere: senza infatti scomodare Forza Motorsport 7 in azione su Xbox One X, anche Gran Turismo Sport sulla stessa ammiraglia di casa Sony appare senza dubbio diverse spanne sopra in qualunque degli aspetti analizzabili.

Project Cars 3
Project Cars 3
GIUDIZIO
Project Cars 3 è in definitiva un discreto racing e nulla più. Il nuovo approccio indirizzato più all’arcade che alla simulazione non ha mantenuto le premesse per una serie di difetti marcati, tra cui l’aspetto grafico decisamente sottotono e un modello di guida troppo ridotto all’osso rispetto al passato. La carriera è solida e longeva nonostante la mancanza delle qualifiche, ma alla fine l’esperienza complessiva risulta né carne né pesce e troppo distante dai livelli qualitativi che ci aveva abituati nei precedenti capitoli. Se siete fan sfegatati di racing come DriveClub allora potreste dargli una possibilità, le analogie tra i due titoli effettivamente ci sono, mentre se cercate qualcosa di più votato alla simulazione il nostro consiglio è quello di guardare altrove.
GRAFICA
6.5
SONORO
7
LONGEVITÀ
8
GAMEPLAY
7.5
PRO
Il tuning funziona
Carriera lunga e solida...
CONTRO
...ma mancano le qualifiche e il numero di circuiti è ridotto
Gameplay divertente ma troppo semplificato rispetto al passato
Tanti problemi dal punto di vista tecnico
7.2