Days Gone

Days Gone – Le nostre impressioni dopo una prova di tre ore su PS4 Pro

Abbiamo trascorso un pomeriggio in compagnia di Deacon St. John nel pericoloso Oregon creato da Bend Studio.

Il 2019 sarà finalmente l’anno di Days Gone: il nuovo franchise in esclusiva PS4, creato da un team che il marchio PlayStation lo ha letteralmente impresso nel proprio DNA, sarà finalmente disponibile sul mercato dopo una lunga attesa e qualche rinvio di troppo. Nonostante le ultime prove non fossero state troppo convincenti, Sony punta molto su Days Gone, di certo è uno dei giochi più attesi dai possessori della console: ospiti di Sony Interactive Entertainment all’interno di una location molto suggestiva allestita nella periferia di Milano, noi di VGN.it abbiamo avuto l’opportunità di riprovare il gioco con mano per ben tre ore, testando in anteprima una versione molto avanzata dell’open-world di Bend Studio per approfondire la conoscenza del protagonista Deacon St. John e farci una idea concreta del contesto narrativo, uno dei principali interrogativi delle nostre prove precedenti.

Così, dopo aver esplorato la prima ora dell’avventura finale e compiuto un piccolo salto in avanti per provare con mano le potenzialità del free-roaming nelle sconfinate strade dell’Oregon, siamo pronti a condividere le nostre impressioni sul primo, grande titolo first-party in arrivo su PS4 nel 2019, nonché primo passo d’addio da parte di Sony a questa generazione di console.

TRA PASSATO E PRESENTE

La storia di Days Gone viaggia su due binari distinti: da una parte troviamo il passato di Deacon, la vita da biker e cacciatore di taglie, gli attimi prima dell’epidemia, l’incontro con l’amata Sarah, istanti di felicità trascorsi insieme. Dall’altra, invece, la decadente vita tra le strade dell’Oregon a due anni dallo scoppio dell’epidemia, con i pochi sopravvissuti che tentano di resistere a orde di Furiosi sempre più pericolose. Nel presente, Deacon è un uomo tormentato, devastato dal dolore, che fa fatica a vivere senza cacciarsi dei guai. Nel passato, nonostante la vita da fuorilegge, Deek sa come essere dolce e spiritoso. Le sfaccettature del carattere di Deacon emergono con evidente prepotenza durante la campagna e sono in netta contrapposizione: da una parte il brutale e rude cacciatore di taglie, dall’altra il romantico e dolce compagno di Sarah. Un dualismo che funziona bene e ci ha lasciato con una voglia matta di scoprire di più sul suo conto.

Nel presente, però, non c’è tempo per lasciarsi andare ai ricordi: i Furiosi sono onnipresenti, le gang rivali affamate, la fauna (anch’essa colpita in parte dall’epidemia) tremendamente ostile. Per Deacon e l’inseparabile compagno di mille avventure, Boozer, c’è tanto da fare. I due sono cacciatori di taglie, e svolgono dei lavori su commissione per sopravvivere in un mondo ormai allo sbando. Girando per gli accampamenti, potrete ottenere nuove missioni slegate dalla trama principale, che in perfetto stile open-world vi porteranno da una parte all’altra dello scenario per completare le attività più disparate. Completandole, guadagnerete dei punti reputazione e avrete così accesso a nuove sfide, oggetti e missioni da scoprire.

La struttura di gioco, come ormai avrete intuito, è quella di uno sparatutto in terza persona con un basilare sistema di coperture ed elementi survival, che pur essendo alla base del gameplay, non sono esigenti come un vero e proprio gioco di sopravvivenza. Deacon può contare su una barra del vigore, che viene “bruciata” dopo uno scatto o dei combattimenti corpo a corpo, ma la sua tolleranza al peso degli oggetti che è in grado di raccogliere è elevata e non sembra incidere più di tanto, ad esempio, sulla velocità dei suoi movimenti. Allo stesso modo, il protagonista non sente il bisogno di nutrirsi o riposare (funzione presente solo per permettere al giocatore di passare dalla notte al giorno, e viceversa), e può contare su alcune abilità sensoriali che gli consentono di scovare le tracce o gli indizi per completare l’obiettivo successivo, oppure risorse per il crafting.

La costruzione di armi ed equipaggiamento è uno degli elementi principali di Days Gone, con un menu rapido affidato ai tasti dorsali che consente di realizzare kit medici, proiettili, frecce, esche ed esplosivi. Viene da sé che durante l’esplorazione dovrete raccogliere più risorse possibili per evitare di trovarvi a corto di equipaggiamento nei combattimenti, ma anche di carburante con il quale rifornire la propria moto. Già, perché la componente survival per la propria compagna di viaggio è molto più importante e obbligherà il giocatore a tenere d’occhio la riserva di benzina e lo stato d’usura della moto (che potrà danneggiarsi dopo urti e salti eccessivi), salvo ritrovarsi in balia degli avversari senza un mezzo con cui fuggire. Days Gone non è GTA, e non potrete infatti salire semplicemente su un altro veicolo per esplorare l’Oregon confezionato da Bend Studio: è dunque fondamentale prendersi cura della moto e potenziarla di tanto in tanto tramite upgrade accessibili negli accampamenti.

Days Gone
La moto potrà essere personalizzata dai meccanici presenti nei vari accampamenti, che potranno aumentarne le prestazioni, la scorta di carburante e la durata.

L’ARTE DELLA SOPRAVVIVENZA

All’interno di questi rifugi, i giocatori possono consegnare le taglie e materiali raccolti al fine di ottenere crediti con cui acquistare nuovi progetti di armi e oggetti utilizzabili in combattimento. Deek può portare con sé quattro armi (tre da fuoco e una corpo a corpo) e svariati oggetti come esche, molotov e bombe ad area che si rivelano fondamentali negli scontri. Sebbene nella sfida uno contro uno i nemici non brillino mai per acume tattico e possano essere sconfitti molto facilmente, è nelle situazioni di inferiorità numerica (ovvero nel 99% dei casi) che risulta particolarmente importante gestire al meglio le risorse a disposizione per non rimetterci la pelle. In tal senso, intervengono un buon quantitativo di abilità (più di quaranta, divise in tre rami) che donano al gioco un’anima ruolistica e consentono al protagonista di migliorare le proprie doti di sopravvivenza, l’uso di armi da fuoco e la capacità di muoversi in modalità stealth.

Già, perché l’approccio furtivo è una delle soluzioni più logiche in un mondo imprevedibile come quello di Days Gone: con un ciclo giorno/notte dinamico e un sistema meteo casuale, l’Oregon di Bend Studio può cambiare drasticamente l’approccio a un combattimento o una missione. Nelle tre ore trascorse in compagnia di Deacon, infatti, mi è capitato di affrontare la quest già vista nel primo test all’E3 2018, con risultati diametralmente opposti. Con un gran numero di Furiosi che presidiavano la zona, è stato necessario muoversi senza far rumore, trovando riparo nei cespugli e tenendo sott’occhio l’indicatore che sottolinea il rumore prodotto da Deacon e la sua visibilità da parte dei nemici. L’approccio stealth rende generalmente gli scontri alla portata di tutti, ma va a sottolineare alcune lacune nell’intelligenza artificiale soprattutto per quanto riguarda i Furiosi, che non sembrano essere particolarmente reattivi ai rumori e puntano maggiormente sul fattore superiorità numerica (arrivando a orde di oltre 500 nemici simultaneamente). Probabilmente gli sviluppatori stanno ancora mettendo a punto l’IA gestita dalla CPU, e speriamo che Bend Studio possa tarare la difficoltà verso l’alto al fine di rendere l’esperienza all’interno dell’open world di Days Gone sempre brutale e imprevedibile.

Al netto di queste perplessità, però, devo ammettere che questa prova approfondita mi ha fatto rivalutare le potenzialità di Days Gone: la struttura di gioco funziona, il mix di TPS, open-world e survival è ben bilanciato, la presenza di abilità da sbloccare per il personaggio e la moto dona al titolo una profondità molto più vasta di quanto immaginato in precedenza, e il canovaccio alla base dell’avventura, pur non innovando il genere d’appartenenza, riesce a catturare l’attenzione del giocatore grazie alla presenza di un personaggio complesso, dalla personalità intrigante, che è magistralmente interpretato dall’attore Sam Witwer. Per funzionare, Days Gone ha bisogno di una storia che sappia emozionare, un po’ come fece The Last of Us a suo tempo. Deve darci modo di immedesimarci nel personaggio di Deacon, di vivere il suo dolore e di stimolarci a proseguire il suo viaggio per scoprire qualcosa in più del suo passato.

Le premesse sono decisamente ottime e si articolano in un mondo estremamente vasto, davvero ben caratterizzato e con alcuni scorci da cartolina. A livello tecnico, la build provata sembra un passo avanti rispetto a quella presentata alla scorsa Milan Games Week, ma non ancora perfetta. Bend Studio ci ha assicurato che si trattava di una versione lontana da quella che sarà immessa sul mercato ad aprile, e con più di un mese a disposizione prima della finalizzazione del gioco, siamo sicuri che la software house riuscirà a raggiungere un livello elevato e in linea con le altre produzioni first-party di Sony. Appuntamento fissato al 26 aprile per scoprire di più sulla storia, a oggi particolarmente tormentata, di Deacon.