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Escape from Tarkov – Provata la closed beta su PC

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un progressivo aumento dei titoli appartenenti al genere Battle Royale. Dei capostipiti ricordiamo ArmA e DayZ, nato come costola di ArmA II. Oggi la corona è contesa tra Fortnite (di cui vi consigliamo di leggere la nostra recensione) e il mastodontico PlayerUnknown’s Battlegrounds, nato da una mod di ArmA III. In mezzo ai due titani c’è spazio per una piccola produzione come Escape From Tarkov, sviluppato da BattleState Games. Un titolo differente nelle meccaniche, rimasto un po’ nascosto ai più complice il grande successo dei due titoli sopracitati. Ecco le nostre prime impressioni sulla closed beta a cui abbiamo avuto modo di partecipare su PC.

EROI E PREDONI

La beta ci ha permesso di provare due modalità di gioco, simili nell’obiettivo da completare, ma con profonde differenze. La prima è Scavs, e ci farà vestire i panni appunto di un rovistatore o predone, con l’equipaggiamento che viene generato casualmente. Come dei rovistatori provetti, è nostro compito cercare di prendere più roba possibile, sia dall’ambiente che dai cadaveri che lasceremo in giro, e una volta che saremo soddisfatti del nostro loot, basterà “semplicemente” trovare una delle uscite dalla zona in modo da immagazzinare ciò che abbiamo raccolto e caso mai rivenderlo tramite il negozio presente nel menu principale. L’unica preoccupazione di questa modalità è quella di perdere ciò che avrete guadagnato con fatica durante l’esplorazione.

Escape From Tarkov

Il vero terrore nasce quando impersoniamo il nostro Main. Questa seconda modalità ci obbliga a rimanere molto più concentrati rispetto allo Scav. In primis, qualora si dovesse decidere di uscire col Main, bisognerà preparare il giusto equipaggiamento onde evitare di morire al primo colpo. Il pregio quindi è che potreste affrontare una partita vestiti da berserk sin dall’inizio. Se dovessimo disgraziatamente morire, tutto ciò che abbiamo guadagnato nell’inventario, e quindi anche ciò che ci portavamo “da casa”, sparirà e ci ritroveremo con un pugno di mosche.

IL REALISMO DELLA GUERRIGLIA

Escape from Tarkov è un gioco che punta sul realismo e che preferisce far parlare il gameplay piuttosto che la sua trama, nonostante il contesto narrativo sia comunque sufficientemente motivato. Ambientato in una zona della Russia dove è in corso una guerriglia tra gli agenti una corporazione estera privata e soldati incaricati dal governo russo, gli Scavs tentano in tutti i modi di rimanere vivi, raccattando ciò che gli si para davanti. Questa situazione è molto attuale in diverse zone del mondo e ciò permette un maggiore coinvolgimento emotivo del giocatore.

Escape From Tarkov

A livello di gameplay notiamo un impegno vero da parte di BattleState. Per quanto riguarda il lato shooting siamo rimasti colpiti dal modo in cui Escape from Tarkov obblighi il giocatore a contare letteralmente quanti proiettili sono rimasti nel caricatore. Questo perché l’HUD di gioco è inesistente, se non per una piccola schermata che dà un’indicazione della posizione, stamina e velocità di movimento, un minimalismo che può determinare la vittoria o sconfitta per “quel colpo in più” che avremmo potuto sparare. Oltre a posizionarci accovacciati o stesi, avremo la possibilità di sporgerci di lato. Potrete menomare gli arti degli avversari, compromettendo le performance del personaggio, ma fate attenzione: questo vale anche per il giocatore, ovviamente.

Il secondo aspetto è la presenza di un immenso sistema di oggettistica e modding. Rovistando per le varie mappe, troverete un sacco di spazzatura inutile, munizioni di diverso calibro, armi e mod che però non servono a nulla. Per questo interviene il negozio succitato: se volete equipaggiare un mirino Red Dot per il vostro fucile e avete un calcio per un’arma che non desiderate utilizzare, da questa sezione potrete scambiare equipaggiamento in eccesso e modificare l’arma a vostro piacimento.

Escape From Tarkov

UN AIUTINO FAREBBE COMODO

Come detto poco fa, Escape from Tarkov non presenta un’interfaccia che permetta di capire la nostra situazione. Questo fattore è un toccasana per gli amanti della tattica militare e del realismo, ma per chi è abituato a giochi più frenetici, à la Rambo, troverà molta difficoltà nel continuare a giocare senza frustrazioni.

Altra grande problematica è l’assenza di menu chiaro dove poter configurare il gioco a piacimento. Avviando il gioco dal launcher, la schermata inziale presenta tre voci: Escape from Tarkov, che ci introduce alla partita vera e propria; Character, dove è possibile sistemare il personaggio; e infine Trading, che permette di accedere ai vari shop per gli scambi. Nessuna traccia di opzioni per grafica e sonoro, e quindi neanche la possibilità di scoprire i comandi se non all’interno di una partita attraverso la pressione casuale dei tasti.

Escape From Tarkov

Si tratta ovviamente di problemi di gioventù che verosimilmente saranno risolti con il lancio dell’edizione finale, dal momento che la fase di testing serve agli sviluppatori proprio per poter mettere mani al prodotto sulla base del feedback da parte della community. Il nostro consiglio è quindi quello di provarlo (a patto di avere un PC abbastanza performante), ma a primo impatto Escape From Tarkov sembra un prodotto diverso dal solito spara-spara. Tatticismo, concentrazione, preoccupazione per il loot acquistato, con il realismo che tocca i livelli di un simulatore. Speriamo che nella versione completa, BattleState Games permetta una maggiore libertà anche a chi vuole semplicemente fare una partita rapida, senza dover attendere minuti prima di potersi connettere e morire subito dopo, in preda alla confusione dei tasti non illustrati nel gioco.