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The Dark Inside Me – Il terrore si combatte a colpi di click?

La ricetta per una buona avventura horror è molto semplice: si prende un po’ di Broken Sword, si aggiunge un pizzico di Silent Hill, un goccio di follia, genialità quanto basta e il gioco è fatto… e il risultato più recente di questa perversa formula sembra proprio essere The Dark Inside Me. A giudicare dalla recente alpha su cui abbiamo messo le mani, la sensazione è che il titolo possa ambire a diventare un nuovo riferimento nel campo delle avventure punta e clicca in salsa horror, o questo almeno è ciò che si augurano per la loro creatura il produttore Arslan Kiran e il regista Akçay Karaazmak, quest’ultimo conosciuto per aver scritto e diretto “Reminiscence”, mediocre film horror mai arrivato sul suolo italico. Purtroppo The Dark Inside Me non è stato particolarmente fortunato nelle campagne crowdfunding, arrivando a racimolare poco meno di 10.000 dollari (decisamente pochi rispetto all’obiettivo prefissato di 100.000 dollari) ma questo mezzo passo falso non ha di certo fermato Arlsan Kiran, e questa alpha ne è la prova lampante.

UN INCUBO AVVOLTO NELL’OMBRA…

Conosciamo ben poco della storia principale del gioco. Nemmeno il nome del nostro protagonista. Udendo le voci di due agenti di polizia, ci sveglieremo in un letto di ospedale completamente bendati, scopriremo che siamo sopravvissuti a un terribile incidente e che per uno dei due agenti sarebbe stato meglio che fossimo morti. Nessuna memoria di ciò che potesse essere successo prima, c’è solo una domanda che inizia a frullare nel cervello: sono colpevole o no? E così ci viene data una seconda opportunità di fare i conti con il nostro passato, facendo luce nell’oscurità del nostro passato per sconfiggere i nostri demoni. Senza nessuna scena introduttiva, veniamo subito abbandonati a noi stessi in quello che a prima vista può sembrare uno stanzino buio, ma è solo dopo aver acceso la luce che prendiamo coscienza del luogo in cui ci troviamo.

L’alpha si apre in una fase del gioco chiaramente avanzata e ci porta davanti un lungo corridoio di una casa all’apparenza normale, se non fosse per i rumori in sottofondo decisamente inquietanti e per una musica angosciante che accompagna i movimenti del nostro personaggio come un’ombra. Attraverso i classici comandi da punta e clicca, avanziamo per il corridoio in cerca di oggetti e indizi che possano far luce sul perché siamo in questo posto, fino a ritrovarci in una stanza da letto in cui si sta consumando un rapporto sessuale. La donna però si rivelerà essere decisamente non umana e dopo essersi infuriata per averla disturbata, ci ucciderà senza pietà. Superarla non sarà semplice ma l’ingegno, come impone la tradizione di questo genere di produzioni, sarà ovviamente la chiave per sfuggire alla sua letale morsa.

Una volta all’interno della stanza da letto faremo poi la conoscenza di un’altra donna, che ammanettata in una piccola cella chiederà il nostro aiuto, e al di la della drammatica scena a cui assisteremo, starà a noi scegliere se aiutarla o lasciarla lì a morte certa. La particolarità di The Dark Inside Me infatti, è proprio la possibilità di risolvere in più di un modo gli scenari che ci troveremo ad affrontare. Quella donna, ad esempio, potrebbe rivelarsi un’assassina o magari la nostra migliore alleata ma… non avremo modo di prevederlo in anticipo. La psicologia horror alla base dell’esperienza ci metterà decisamente a dura prova, e il grado di immedesimazione sarà tale da spingerci a credere di essere costantemente appesi a un filo.

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A livello tecnico il gioco si presenta con una grafica ibrida. I fondali realizzati in 2.5D sembrano dipinti sullo schermo e sono ricchi di dettagli che fanno la differenza, mentre il personaggio è caratterizzato da un rendering in 3D che lascia un po’ a desiderare, spezzando inevitabilmente l’armonia con l’ambientazione circostante. A peggiorare la situazione inoltre sono i comandi non proprio precisi che si traducono in spostamenti macchinosi e a tratti addirittura apparentemente impossibili e la mancanza di qualsivoglia elemento che possa segnalare una possibile transizione tra le schermate. Solo all’inizio della demo il cursore ha cambiato forma indicandomi la direzione da seguire al bordo dello schermo, ma purtroppo questa feature non si è riproposta durante il resto dell’esperienza. Malgrado queste piccole imperfezioni però, i 60 minuti di gioco sono stati abbastanza fluidi e gratificanti, lasciandomi alla fine con quella sensazione di incompletezza ed un solo pensiero: voglio giocarci ancora!

Al momento non è stata annunciata una data ipotetica di uscita del gioco completo, ma la sensazione è che nonostante lo sviluppo stia procedendo abbastanza bene, manchi ancora parecchio tempo prima di poter mettere le mani sulla release finale. Considerando i contorni un po’ grezzi di molti elementi di gioco questo è senz’altro un bene, ma c’è da sperare che il titolo arrivi effettivamente al suo completamento e non faccia la fine di tanti suoi illustri predecessori, finendo in quel limbo videoludico che negli ultimi anni ha fagocitato parecchi promettenti prodotti.