Google Stadia

Google Stadia, come procede l’evoluzione del cloud gaming di Google?

Ricorderete sicuramente tutti quando, circa un anno fa, Google Stadia diventava realtà, prima come progetto concluso e in dirittura di commercializzazione, e poi con la vera e propria possibilità da parte degli utenti di sfruttare il servizio. Ma facciamo un passo indietro. Per chi ancora non lo conoscesse, Google Stadia è il servizio di cloud caming ideato e sviluppato dal colosso americano di Mountain View.

L’interesse di Google per lo streaming di videogiochi non nasce certo con Stadia, la quale è soltanto il traguardo di un percorso che ha visto come prima tappa Project Yeti, annunciato ufficialmente nel 2016. Nel 2018 è arrivata finalmente l’ufficialità del servizio di Google Stadia, aperta a un pubblico molto ristretto di tester, i quali dovevano possedere come requisito fondamentale una connessione stabile e veloce. Soltanto nel 2019 Google Stadia si è aperta a un pubblico più ampio, permettendo a chiunque acquistasse il pacchetto fondatori di poter fruire del servizio.

Da questo momento in avanti la storia per Google Stadia ha iniziato a farsi in salita. Prima del lancio ufficiale le aspettative sul servizio offerto da Google erano molto alte e l’interesse da parte di pubblico e stampa si faceva sempre più alto all’avvicinarsi della data di uscita. Questo sicuramente è merito della campagna marketing messa in piedi da Google, capace evidentemente di mascherare le palesi mancanze poi evidenziatesi al momento del lancio.

Un dato di fatto è che, nel momento in cui gli utenti hanno potuto mettere le mani sul prodotto finale, la delusione è forse stata il sentimento che maggiormente si è trasmesso tra i giocatori, accusando l’azienda americana di non aver mantenuto le promesse su quello che Stadia aveva detto di poter garantire. A cominciare da un parco titoli estremamente ridotto, oltre che per la maggior parte costituito da titoli vecchi e non certo attraenti per un assiduo giocatore, fino ai problemi di stabilità rilevati da molti, di fatto assolutamente al di sotto di quanto dichiarato da Google. Anche se, e questo va doverosamente specificato, molti dei malfunzionamenti lamentati dagli utenti italiani sono dovuti a un’evidente carenza nelle infrastrutture del nostro paese, che ancora non garantiscono una connessione stabile ed efficiente in tante zone.

Detto questo, Google ha evidentemente voluto bruciare le tappe garantendosi la quasi totalità dell’attenzione mediatica prendendosi il rischio delle critiche. Per molte aziende questo sarebbe potuto essere un suicidio in termini di rapporto con i consumatori, ma il colosso americano ha voluto e potuto permettersi questo lusso, forte sicuramente di una solidità economica invidiabile e, molto probabilmente, forte già a suo tempo di accordi che pian piano stanno prendendo forma con le maggiori software house. Non sembra essere un caso infatti che molti publisher stiano prendendo le distanze da altri progetti di cloud gaming come GeForce Now, che sta assitando pian piano a una riduzione del proprio parco giochi a disposizione.

Parlando invece di come Stadia si sia evoluta nel corso dei mesi, beh, non c’è moltissimo da dire, ma c’è molto ancora da fare da parte di Google, pur riconoscendo gli enormi passi avanti fatti rispetto agli inizi. Nei primi mesi di vita Stadia offriva, come già detto, un parco titoli che di certo non invogliava i giocatori più navigati a provare la piattaforma (il solo Gylt come esclusiva non poteva di certo bastare), un servizio altalenante dovuto a vari problemi di connettività, i quali si traducevano facilmente in ridotta qualità grafica, input lag e problemi di sorta, la mancanza di molte funzioni promesse, come il supporto al 4k via browser, l’Instant Play e il Crowd Play. Due funzioni, queste, che avevano fatto ingolosire non poco i giocatori, i quali però si sono ben presto dovuti arrendere mettendosi in paziente attesa di sviluppi futuri.

A oggi il progetto di Google si presenta purtroppo in maniera non molto differente rispetto all’inizio, non tanto per la mancata aggiunta delle funzionalità promesse, e nemmeno per il parco titoli, che pur si è ampliato in maniera abbastanza importante portando in bacheca tantissimi giochi dall’inizio del 2020, e con una promessa di oltre 120 giochi per la fine dell’anno. Ciò che sta facendo la differenza è la differente comunicazione dell’azienda verso i consumatori che, dopo un periodo iniziale di continuo supporto e aggiornamenti, sembra essersi da diverso tempo ormai alla mera comunicazione di nuovi giochi in catalogo, quasi a voler ancora una volta sviare l’attenzione dalle carenze e dai ritardi dello sviluppo.

Nonostante ciò, a prescindere dal recente Stadia Connect che di fatto ha lasciato un po’ l’amaro in bocca a tutti coloro i quali si aspettavano grandi dichiarazioni, personalmente continuo ad aver fiducia nel progetto, perché l’aggiunta costante di nuovi titoli e la rincorsa a voler agguantare le console in termini di peso specifico dei singoli giochi non può che voler dire che Google abbia intenzione di investire ancora a lungo sul progetto.

Anche per quanto riguarda la stabilità del servizio sembrano essere stati fatti dei grandi passi avanti, almeno per quel che ho potuto provare sino al momento in cui vi sto scrivendo. Con una connessione non sempre stabilmente sopra i 30mb, e considerati gli evidenti problemi di sovraffollamento dell’ultimo periodo, non posso far altro che fare i complimenti a Google per la qualità del servizio, cosa che non posso affermare allo stesso modo ad esempio per GeForce Now, molto spesso troppo in balia delle fluttuazioni di rete, non garantendo la stessa stabilità e qualità del servizio offerto da Stadia.

Dunque, in conclusione il futuro per Google Stadia sembra essere piuttosto incerto, con evidenti carenze in termini di funzionalità che non sembrano essere all’ordine del giorno, e un parco giochi discutibile (anche dal punto di vista dei prezzi dei singoli giochi) nonostante si stia pian piano allargando, volendo garantire per il prossimo futuro l’uscita in contemporanea con le altre piattaforme di titoli tripla A quali Cyberpunk 2077. Questa rincorsa ai grandi titoli potrebbe aprire nuovi spiragli, riuscendo ad esempio a raccogliere un’ampia fetta di pubblico non dotata di console o computer sufficientemente potenti. Facendo un rapido ragionamento, è proprio per questi utenti che servizi come Google Stadia sono nati, ovvero per garantire la possibilità anche a chi non dispone di risorse hardware al passo coi tempi di poter usufruire e godere dei principali titoli in circolazione.

Come feature accessoria estendibile anche ai giocatori navigati, ci sarebbe quella funzionalità che permetterebbe di giocare su smartphone e tablet, garantendo la giocabilità in ogni momento e situazione. Anche su questo fronte ci sarà da lavorare per Google, seppur ancora una volta grossi passi avanti son stati fatti. Inizialmente, infatti, la compatibilità in ambito mobile era limitata ai soli dispositivi Google, mentre ora, pian piano, molti altri dispositivi (seppur di fascia medio-alta) stanno rientrando nella categoria dei modelli compatibili.

Non ci resta che aspettare che Google si decida a mostrare al mondo le vere potenzialità del suo progetto Stadia, sperando che ben presto tutti quanti potremmo assaporare la vera essenza del cloud gaming.