Virtual Photography, intervista a Emanuele Bresciani

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con uno dei massimi esponenti della fotografia virtuale.

A tutti sarà capitato almeno una volta nella propria carriera videoludica di utilizzare la modalità fotografica in un gioco, magari per immortalare una scena in particolare o per sbizzarrirsi tra effetti, filtri, inquadrature e quant’altro. Vi dirò, a me non solo capita spesso di usare la photo mode, ma ultimamente mi intriga a tal punto da tenermi occupato per ore e ore. Spinto appunto dalla crescente voglia di avvicinarmi alla Virtual Photography, mi è venuta l’idea di rivolgermi proprio a colui che può essere definito il pioniere di questa forma artistica applicata ai videogiochi. Emanuele Bresciani.

Un nome decisamente importante quando si parla di fotografia virtuale, i cui lavori sono stati esposti anche in diverse fiere di settore come la Milan Games Week, dove tra l’altro ho avuto il piacere di vedere dal vivo le sue opere. Quella che vi proponiamo di seguito è l’intervista in cui Emanuele Bresciani ci ha parlato di quella che per lui è molto più di una semplice passione e dell’intero processo creativo che caratterizza i suoi lavori, rispondendo tra l’altro ad alcune curiosità e quesiti relativi alla Virtual Photography.

VGN.it: Ciao Emanuele, benvenuto sulle pagine di VGN.it. Ti va di raccontarci come e quando nasce la tua passione per la fotografia virtuale?

Emanuele Bresciani: Grazie a voi per l’accoglienza, innanzitutto. Ho cominciato a fotografare videogiochi nel 2004, quando Gran Turismo 4 su PlayStation 2 ha introdotto per la prima volta in un gioco la modalità fotografica. Poi sono passato a Wipeout HD su PlayStation 3, ma in quel periodo non si era ancora diffusa la moda di inserire la photo mode nei giochi. Per questo bisogna ringraziare Sony, che in quest’ultima generazione ha fatto in modo che tutti i giochi first party su PlayStation 4 fossero dotati di questa fantastica feature. Ma se parliamo di passione vera devo precisare che quella non è nata subito ma è cresciuta col tempo. Diciamo che in questa generazione, con Uncharted 4: Fine di un ladro e The Order: 1886, ho avuto la netta sensazione di essere migliorato molto come fotografo, aiutato anche dall’ottimo comparto grafico di questi due giochi che mi hanno ispirato tantissimo. Posso dire che fin da subito c’è stato un grande interesse, ma la passione è invece più maturata in tempi più recenti.

Assassin’s Creed: Origins – Emanuele Bresciani

VGN.it: Ci sono una o più photo mode che ti hanno colpito maggiormente rispetto alle altre?

EB: Le modalità fotografiche generalmente mi colpiscono più per i loro limiti che per i loro pregi. Operando quasi esclusivamente su console posso dirti che il problema principale è quello del rendering sulla lunga distanza. Purtroppo, per limiti connaturati alla potenza computazionale, la fotocamera virtuale non può mai allontanarsi troppo dal personaggio principale, causa troppe variabili del LOD (Level Of Detail) sull’engine della console. Il fatto che la camera sia in molti casi ancorata al personaggio principale è un enorme ostacolo alla composizione dell’inquadratura ed è un difetto della photo mode in generale. La modalità fotografica che si è distinta tra tutte, secondo me, è quella di Horizon Zero Dawn. Non solo perché assegna intelligentemente il dolly della camera ai tasti R2 e L2, ma dà anche la possibilità di mettere il personaggio in posa, regolare l’ora del giorno, e possiede anche un eccellente DOF (Depth Od Field) che permette di sfocare in maniera molto selettiva gli elementi in primo piano o sullo sfondo.

Alice: Madness Returns – Emanuele Bresciani

VGN.it: Una domanda prettamente tecnica, quanto tempo dedichi a ogni singolo scatto?

EB: Grossomodo, posso dirti che per ogni sei ore passate su un gioco, in due ore porto avanti la trama e le altre quattro le trascorro sulla modalità fotografica. Il che ti può far capire anche che sacrificio sia in termini di tempo, considerando che ho un lavoro che mi tiene occupato dieci al giorno e anche dei rapporti sociali da tenere vivi. Per fotografare un gioco al meglio bisogna ovviamente finirlo, quindi immaginati che ammontare di ore devo investire per ottenere il massimo prima dal gioco in sé e poi dalla photo mode. Per fotografare bene un gioco potrei quindi impiegare tranquillamente un paio di mesi o anche più. Ecco perché mi piace dire che per me la Virtual Photography non è né un hobby né un lavoro, ma è una passione, perché se non fosse tale avrei già mollato tutto da tempo.

Days Gone – Emanuele Bresciani

VGN.it: Raccontaci un po’ quali sono le fasi del tuo processo creativo, dalla scelta del soggetto ai vari effetti e regolazioni applicate sfruttando la modalità fotografica.

EB: Nel mio processo creativo c’è poca pianificazione, ma è quasi tutto basato sul flusso di gioco e sull’emozione del momento. Se percepisco che quell’istante di gioco va immortalato perché mi ispira, sia come possibile ritratto e sia come scena nel suo insieme, allora procedo, altrimenti continuo a giocare. Più raramente mi capita di sognare una specifica parte del gioco già affrontata in precedenza, immagino quindi con che framing e filtro fotografarla, e poi cerco di riprodurla alla prima occasione esattamente come l’ho sognata. Il più delle volte non funziona, anzi, devo dire che il mio processo di selezione è severissimo e per ogni foto che salvo ne ho cinquanta che finiscono nel cestino. Quindi, non solo investo tante ore in questa passione, ma non sempre vengo ripagato. Ma alla fine è questo processo di scrematura che mi ha aiutato a raggiungere risultati importanti.

Horizon Zero Dawn – Emanuele Bresciani

VGN.it: Il prossimo 8 febbraio esporrai i tuoi lavori al Museo di arte contemporanea Donazione Meli a Luzzana (in provincia di Bergamo), quali sono le tue aspettative portando le tue opere al di fuori di eventi tematici come lo è ad esempio la Games Week di Milano?

EB: Stiamo parlando di un evento che non ha precedenti in Italia e al mondo, quindi è davvero imprevedibile l’effetto a cascata che questa mostra potrà avere. Come da te menzionato, io e i colleghi della Game Art abbiamo quasi sempre e solo esposto all’interno di eventi come la Milan Games Week, pesantemente vincolati a specifiche tematiche. Inoltre operavamo sempre come un collettivo, quindi il modo di porci al pubblico, e viceversa, era diversa. In questo caso stiamo parlando di una “personale” in un luogo dove il pubblico non è quello delle fiere di settore. Mi aspetto molta gente che si avvicini ai lavori con curiosità, pur non sapendo nulla di Fortnite e di Minecraft, o della cultura videoludica in generale. Saranno curiosi, pieni di domande, probabilmente poco informati sulle tematiche esposte, ma prova a immaginare che onore possa essere introdurre il gaming e la fotografia virtuale a chi non ne sa nulla a riguardo? Oppure mostrargli che la direzione artistica di un videogioco non ha nulla da invidiare a quella di un’altra opera d’arte? Sono molto elettrizzato e sento di avere una grande responsabilità.

The Order: 1886 – Emanuele Bresciani

VGN.it: Tra i medium dedicati all’industria dell’intrattenimento quello dei videogiochi è sicuramente il meno celebrato quando si parla di connotazioni artistiche. In virtù di questo, quali sono state le difficoltà che hai incontrato nel fare accettare una forma d’arte nuova e virtuale come quella in cui ti cimenti ormai da un po’ di tempo?

EB: Per darti una corretta percezione della cosa, sappi che i detrattori più convinti della Virtual Photography sono i membri stessi della comunità videoludica. Si va dal “non stai facendo niente di particolare, replichi soltanti il lavoro altrui” al “spero che qualcuno prima o poi ti faccia pagare i diritti d’autore“. Quindi prova a immaginare con che ottimismo ho presentato le mie stampe ai curatori del museo luzzanese. Ma sorprendentemente queste persone sono state molto più aperte e lungimiranti dei miei colleghi giocatori, intuendo subito la mia sensibilità al tema, ma soprattutto la mia ambizione, il primato che stavo cercando di raggiungere, la mia visione e la qualità del mio lavoro. Questa mostra potrebbe dunque essere considerata la risposta alla fatidica domanda “i videogiochi vanno considerati come una forma d’arte?”. Beh, se le immagini di un videogioco entrano in un museo vero, dopo svariate esaminazioni, direi che la risposta è affermativa. Certo, qualcuno potrebbe obbiettare che in realtà è la mia sensibilità a elevare il gioco e che senza di essa non sarebbe arte, ma non sono d’accordo. Io ripropongo esattamente quello che è già presente nel gioco stesso, è che a volte è nascosto in favore del gameplay. Diciamo che io sono più bravo di altri a far risaltare queste sue qualità nascoste, e magari me la cavo meglio di altri nell’attività di PR.

Uncharted 4: Fine di un ladro – Emanuele Bresciani

VGN.it: A quale delle tue opere, perché mi sembra corretto definirle tali, ti senti più legato? So che non è una domanda facile, ma solitamente ce n’è sempre una o più che spiccano sulle altre.

EB: Tra le quindici foto che esporrò in mostra ce ne sono due che hanno resistito allo scorrere del tempo, ai miei gusti che cambiano, alle continue revisioni dei miei lavori che faccio ogni sei o sette mesi e che mi hanno recentemente fatto rivalutare opere che credevo mi avrebbero accompagnato per sempre. Quelle a cui sono più affezionato sono le fotografie di Uncharted 4 : Fine di un ladro e The Order: 1886. Sono due visioni davvero uniche dei rispettivi giochi, che trascendono la qualità grafica del gioco per esserre qualcosa in più della somma dei singoli fattori di composizione e idea che si celano dietro gli scatti.

VGN.it: Anche a me piace dilettarmi ogni tanto con la modalità fotografica, o comunque realizzare degli screenshot su alcuni dei titoli più importanti. Volevo mostrartene tre, tratti da giochi molto famosi (The Last of Us, Shadow of the Tomb Raider e Horizon Zero Dawn), e mi piacerebbe ricevere un tuo giudizio a riguardo se ti va. Mi raccomando, sii sincero ma non andarci giù troppo pesante.

“Día de los Muertos” – Angelo Bianco

EB: La foto di Shadow of the Tomb Raider è la meno riuscita per due motivi: il punto di fuga del mio sguardo è il cielo e in esso non c’è nessun soggetto interessante. Inoltre il FOV della fotografia è troppo alto, ha quasi un effetto grandangolare, e deforma i soggetti a cui vorresti che io presti attenzione.

“The Last Horizon” – Angelo Bianco

EB: Quella di Horizon Zero Dawn non ha errori evidenti a mio avviso. Un robot sullo sfondo, un’illuminazione più accattivante e un livello di dettaglio maggiore avrebbero reso la foto più interessante, rimanendo impressa negli occhi di chi la guarda.

“Profondo Rosso” – Angelo Bianco

EB: Quella di The Last of Us è la migliore delle tre, perché il mio sguardo va esattamente dove deve andare ed è chiaro quello che tu vorresti farmi vedere, la storia che vorresti raccontarmi. Avrei usato un filtro meno intenso per rendere ancora più chiara e visibile la salma nella vasca da bagno, e forse sarei rimasto leggermente più basso con l’inquadratura. Ma sono dettagli, la foto è molto buona.

VGN.it: Prima di salutarti vorrei che tu condividessi con noi e con i lettori alcuni suggerimenti per usare al meglio la modalità fotografica.

EB: Per migliorare non c’è niente di meglio che usare spesso la photo modo e osservare le foto di quelli più bravi. Imparate ad usare il FOV (Field Of View) perché riesce a riempire una composizione magnificamente e riduce gli spazi vuoti. Usate anche il “TILT” in ogni scena d’azione perché aggiunge un senso di spinta e movimento e cercate sempre di dare un senso alla vostra foto, provando a capire dove va a cadere lo sguardo di chi osserva la foto. Per qualcuno la Virtual Photography è anche fare uno screenshot da un filmato, ignaro che in quel caso tutto il lavoro lo stanno facendo il director del gioco e il direttore della fotografia. Agite sempre su tutti i parametri (DOF, FOV, TILT) per personalizzare la vostra foto il più possibile, al fine di renderla unica. Imparate a valorizzare quello che non si vede a schermo: perché tutti sono bravi a catturare una schermata, ma quando una vostra foto sembra scattata schiacciando a caso il pulsante “Share” non è meritevole di attenzione da parte degli altri.

Assassin’s Creed: Origins – Emanuele Bresciani

VGN.it: Grazie per la chiacchierata Emanuele e per i preziosi consigli che ci hai dato, alla prossima e buona fortuna con la tua esposizione.

EB: Grazie a voi per l’attenzione e per gli attestati di stima nei miei confronti. Ne approfitto per invitare tutti i lettori al vernissage della mia mostra che si terrà sabato 8 febbraio alle 18.00 in Piazza Castello a Luzzana. Vi invito a seguirmi sul mio sito web personale, e anche su Instagram perché durante lo svolgimento della mostra farò una diretta a uso di chi non potrà esserci. Vi aspetto!