Insieme a Mario, Link, Solid Snake, Sonic, i pittoreschi lottatori di Street Fighter, Pac-Man e pochissimi altri, il buon vecchio Mega Man è sopravvissuto alla prova del tempo (più o meno acciaccato a seconda delle sue uscite pubbliche) e, dopo trent’anni, siamo arrivati all’undicesimo capitolo della serie “regolare” (esclusi, dunque, i vari spin-off o le riedizioni che hanno gravitato intorno alla storia in questi tre decenni).
Bisogna confessare che Capcom non ha mai dato l’impressione di essersi prodigata nel tentativo di rivoluzionare la serie a ciascuna apparizione (semmai il contrario), e se da una parte ciò ha dato a Mega Man la fama di una saga non in grado di innovarsi o stare al passo coi tempi (il decimo capitolo era addirittura caratterizzato da una grafica pixel-art in stile 8-bit), dall’altra abbiamo una delle serie più coerenti con sé stessa del mercato, che dà ai fan esattamente ciò che amano e che amano. Questioni di punti di vista.
ACTION GAME LOVERS
Anche questo undicesimo capitolo non cambia la sostanza a cui siamo abituati: Mega Man 11 è il solito, super tosto, caotico shooter in cui destreggiarsi grazie a riflessi veloci, concentrazione e armi a volontà. Per l’occasione, Capcom ha aggiunto una serie di nuovi poteri che creano situazioni nuove e divertenti: la possibilità di rallentare il tempo (utilissima, quasi provvidenziale in diversi frangenti) o di potenziare la potenza del braccio cannone. Le due possono anche essere attivate a scapito però di una barra di energia che, se esaurita, ci lascerà in uno stato di cortocircuito per qualche secondo senza la possibilità di sparare e dunque completamente in balia dei nemici. Un malus che in una saga come Mega Man equivale quasi certamente alla sconfitta.
Inoltre, ogni livello (percorribile in ordine a piacere) regalerà al giocatore un potenziamento utile per proseguire negli stage successivi, variabile a seconda del boss che sconfiggerete. Vedrete quindi a poco a poco il vostro Mega Man crescere e destreggiarsi in maniera sempre più… tamarra tra gli intricatissimi livelli disegnati dai malefici level designer di Capcom appositamente per chi ama da sempre l’uomo/robot blu.
Sfortunatamente, queste sono le uniche novità di questo undicesimo episodio: come dicevamo, la serie non si è mai rivoluzionata in questi ultimi anni, e sicuramente non ha mai ceduto al tentativo di conquistare nuovi fan attraverso una semplificazione dei livelli o delle meccaniche di gioco, cosa accaduta a praticamente ogni saga o nuova uscita disponibile negli ultimi dieci anni. Sebbene sia possibile scegliere fin dall’inizio un nuovo livello di difficoltà più basso, Mega Man 11 è un gioco difficile, non per tutti, ma principalmente per chi ha già conosciuto la saga o per chi gioca questo genere di prodotti da anni.
Tutto infatti è studiato per fare scappare lontanissimo gli appassionati della domenica e per fare invece impazzire di gioia chi Mega Man lo conosce da trent’anni: livelli complicati, insidie da tutte le parti, checkpoint inesistenti che obbligano il giocatore a ricominciare il livello fin dall’inizio a ogni vita persa. Sembrano scelte anacronistiche e impopolari, e infatti lo sono, ma è ciò a cui i fan di Mega Man sono abituati e a cui, con tutta probabilità, non rinuncerebbero per nessun motivo al mondo.
Il tentativo di rinnovamento è avvenuto, questa volta, attraverso una veste grafica molto più moderna del solito (ricordiamo infatti che il precedente capitolo riesumava i pixel come il capitolo per NES), con un mix di 3D e 2D comunque non particolarmente innovativo e nemmeno sempre riuscito, ma tutto sommato piacevole. I livelli scorrono come se fossero un cartone animato, in perfetto stile giapponese, ma non è nulla che non si sia mai visto, anzi: le animazioni non sono particolarmente curate e il design un po’ démodé dei personaggi (protagonista incluso) mal si sposa con l’architettura 3D.
Detto ciò, se siete fan di Mega Man non vedrete l’ora di portare a casa questo undicesimo episodio: tutti gli altri, però, provino bene la demo prima di acquistarlo, perché il rischio è di trovarvi di fronte a un gioco troppo difficile per gli standard attuali, senza che Capcom abbia fatto nulla per evitare che lanciate il controller contro la TV.