Mulaka
Versione testata: Switch

Mulaka

Negli ultimi anni i videogiochi si sono fatti portatori di storie perdute e antiche leggende su civiltà spesso lontane dai nostri costumi. Tramite questo medium relativamente giovane, abbiamo esplorato le epoche più importanti e vissuto le battaglie più feroci che la storia ricordi, ma siamo anche riusciti a evadere dalla routine di tutti i giorni e immergerci in mondi fantastici, alla scoperta di culture lontane. È questo il caso di Mulaka, l’avventura creata dal team messicano Lienzo che tenta di omaggiare la cultura Tarahumara tramandata da generazioni nel proprio paese. Per farlo, il piccolo team indipendente ha scelto di realizzare un’avventura 3D caratterizzata da un combat system predominante ed evidenti contaminazioni platform, che ricordano in parte giochi come Zelda: Ocarina of Time, Okami e Shadow of the Colossus.

Nei panni di un Sukurúame, uno sciamano Tarahumara in grado di combattere la corruzione che sta affliggendo il territorio, il giocatore dovrà liberare il mondo di Mulaka dalle forze del male e riportare la pace tra gli abitanti del luogo. Vi parliamo di quest’antica cultura nella nostra recensione del gioco in versione Switch.

Mulaka

IL POTERE DEGLI DÈI

Avventurandosi nel mondo di Mulaka, lo sciamano potrà scacciare lentamente la corruzione attraverso quello che è un combat system molto semplice: il nostro protagonista dispone infatti di un attacco leggero e uno pesante con cui affrontare gli avversari, oltre a una schivata che gli consente di eludere le mosse avversarie. Sfortunatamente, almeno all’inizio dell’avventura, la combinazione degli attacchi non dà vita a particolari combo con cui infliggere più danni ai nemici, ragione che rende i combattimenti inizialmente troppo blandi per essere apprezzati a dovere.

Con il prosieguo della storia, il nostro Sukurúame guadagnerà nuove abilità e attacchi dopo aver risolto i puzzle che si nascondono in ognuna delle macro-aree che compongono il mondo di gioco, suddiviso in piccoli hub che possono essere esplorati in lungo e largo alla ricerca di segreti e risorse. Così, dopo una serie di attacchi andati a buon fine riempirete una barra che, una volta al massimo, vi permetterà di scagliare un attacco devastante capace di distruggere più di un nemico per volta. Con le risorse che accumulerete in combattimento, potrete creare delle speciali pozioni che vi cureranno in combattimento, incrementeranno il vostro potere, vi doneranno uno scudo o una serie di attacchi esplosivi con cui liberarvi dei minion di turno.

Il tutto è gestito in tempo reale dal D-Pad del Joy-Con sinistro, ma non possiamo che notare un difetto nel modo in cui questa feature è concepita: mentre utilizzate la pozione, il giocatore sarà letteralmente bloccato fino a che l’animazione non sarà completata. Ciò fa sì che il giocatore sia esposto agli attacchi nemici mentre tenta invano di curarsi, con la conseguenza che spesso e volentieri è più grande il rischio di morire mentre si cerca di recuperare un po’ di vita, aspetto che alla lunga può causare frustrazione. Siamo d’accordo sul non permettere di attaccare mentre il protagonista si sta curando, ma rendere impossibile il movimento del personaggio mentre si utilizzano le pozioni è una mossa poco intelligente da parte di Lienzo, nonché un difetto facilmente evitabile.

ALLA SCOPERTA DELL’ANTICO MESSICO

Ogni hub include un puzzle da risolvere, che generalmente consiste nella ricerca di alcuni artefatti con cui aprire una porta per affrontare il boss di turno. Boss che, grazie alla conformazione unica, vi metteranno alla prova con pattern di attacco e difesa differenti rispetto a quelli classici nemici. Ogni volta che sconfiggerete un boss, il gioco vi premierà con una nuova abilità che vi tornerà utile nella fase successiva: e così che, dalla semplice possibilità di scagliare la lancia che il Sukurúame può utilizzare in combattimento, il protagonista acquisterà abilità inedite che gli saranno donate dalle divinità della cultura Tarahumara e che consentono, ad esempio, di assumere le fattezze di un volatile (per superare un ostacolo altrimenti insormontabile) oppure di un felino.

Sconfiggendo i nemici otterrete i Kòrima, una moneta in-game grazie alla quale potrete acquistare nuove tecniche e abilità per potenziare il protagonista. Si tratta di un elemento che contribuisce a donare una certa profondità a una esperienza altrimenti troppo breve, che può esaurirsi letteralmente in una manciata di ore. A estendere una longevità non proprio eccezionale, oltre a tutta una serie di elementi che consentono di approfondire la storia e le tradizioni Tarahumara (senza risultare invasivi) ci pensano i collezionabili che, per via di abilità che sbloccherete solo gradualmente nell’avventura, richiedono un po’ di tempo per essere scovati sfruttando anche una peculiarità del gameplay: si tratta di una speciale visuale alternativa che, tramite l’uso del tasto L, consente di scorgere tutti i nemici, oggetti e spiriti benevoli altrimenti invisibili. Il combat system dunque assumerà con il passare delle ore maggiore spessore e renderà l’esperienza molto più interessante di quella che potrebbe apparire inizialmente. Un grande merito di questa evoluzione in positivo è sicuramente degli scontri con i boss, che da un semplice aracnide diventeranno gradualmente più imponenti ed epici (da qui il paragone con un mostro sacro come Shadow of the Colossus).

Mulaka

Il tutto è supportato da un comparto tecnico che, sfruttando l’ormai consolidato Unity, riesce a offrire un buon colpo d’occhio grazie a un piacevole uso dello stile low-poly. Il colorato mondo di Munaka mette in scena gli usi e costumi della cultura Tarahumara con grande cura, offrendo una certa varietà nella caratterizzazione degli hub che compongono il mondo di gioco. Certo, il gioco di Lienzo non è proprio impeccabile dal punto di vista tecnico, con animazioni a tratti discutibili, compenetrazioni e glitch che impediscono spesso al protagonista di muoversi da un punto o che lo costringono a restare bloccato al di sotto della mappa, e un frame-rate a tratti ballerino se si presentano su schermo un numero troppo elevato di nemici. L’edizione Switch non include alcuna feature extra rispetto alle altre versioni: in modalità portatile il gioco gira alla risoluzione di 720p con un frame-rate di 30fps, mentre con la console posizionata sul dock la risoluzione aumenta artificialmente per raggiungere i 1080p, ma senza un reale incremento di prestazioni o di frame-rate.

Considerando che si tratta delle prime esperienze della software house messicana nell’industria videoludica, ci sentiamo di chiudere un occhio su alcune imprecisioni che fanno discutere e su errori facilmente evitabili, ma di sicuro non possiamo dire lo stesso della soundtrack, che nonostante l’uso di strumenti caratteristici della cultura del luogo, risulta eccessivamente ripetitiva e noiosa dopo già poche battute, tanto da spingermi a disattivarla completamente per evitare di trasformare un’avventura potenzialmente piacevole in un’esperienza frustrante.

Mulaka
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GIUDIZIO
Mulaka è un'esperienza breve ma piacevole, che sfrutta il fascino della mitologia Tarahumara per confezionare un'avventura fortemente incentrata sul combat system e sullo scontro con alcuni boss molto ispirati. Pur non inventando sostanzialmente nulla di nuovo, il gioco riesce a offrire un gameplay divertente che vi permette di scoprire tradizioni e costumi di una cultura misteriosa.
GRAFICA
7.5
SONORO
5
LONGEVITÀ
6.5
GAMEPLAY
7
PRO
Approfondisce le origini di una cultura interessante
Gli scontri con i boss hanno carattere
Comparto grafico accattivante
CONTRO
Colonna sonora da dimenticare
Frame-rate spesso ballerino
Non mancano imprecisioni e glitch
7
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