Esattamente sette anni fa Naughty Dog estasiava il pubblico videoludico con l’uscita di The Last of Us, chiudendo col botto la scorsa generazione di console e gettando allo stesso tempo delle basi solidissime per il futuro next gen di Sony. Il viaggio di Ellie e Joel è diventato infatti un cult per gli appassionati: mai una storia era stata raccontata in maniera così intensa, trattando temi delicati e permettendo al giocatore di empatizzare con i due protagonisti, con un legame via via più intenso a ogni tappa del loro viaggio insieme.
Con The Last of Us: Parte 2 la software house californiana ci riprova, chiudendo l’attuale generazione di console con un titolo che punta a ridefinire molti degli standard tecnici e narrativi a cui siamo abituati. Lo ha fatto alzando ulteriormente un’asticella che nel corso di questa generazione è stata portata più in alto e in maniera graduale con l’edizione remastered di The last of Us prima, e poi con la sensazionale conclusione dell’epopea di Nathan Drake in Uncharted 4: Fine di un ladro.
LA RIPRESA DEL VIAGGIO
L’avventura di Ellie e Joel riprende esattamente dal punto in cui avevamo lasciato la coppia di personaggi. I due fanno ritorno a Jackson, nella comunità gestita da Maria e dal fratello di Joel, Tommy. Ed è qui a Jackson che provano a ricostruire una vita fatta di quella che può definirsi normalità: perché Jackson è un piccolo paradiso in un mondo devastato dal cordyceps, e reso ancora più infido dagli umani rimasti. È ben difesa e fortificata, dispone di elettricità, una casa per i suoi abitanti, chiamati a ronde e pattuglie per preservare il futuro della comunità. In questo scenario Joel riesce a godersi finalmente una buona tazza del suo adorato caffè, suonando la sua chitarra e coronando, in un certo senso, il suo sogno da ragazzo.
Lo sguardo però è quello stanco di un uomo consumato dalla menzogna e da un fardello pesante da portarsi dietro. Un fardello che condivide con suo fratello, e con lui soltanto. Sono trascorsi ormai cinque anni, e i personaggi che ci troviamo di fronte sono piuttosto diversi da come li abbiamo lasciati: Ellie è ormai una giovane donna, in preda a sentimenti forti e burrascosi, come si addice a una qualsiasi teenager. Non v’è più traccia di quello sguardo dolce e speranzoso, che d’altra parte era gradualmente scomparso già nella seconda parte del primo capitolo. Non c’è più spazio per la Ellie spiritosa che trovava sollievo in un libro di barzellette, mentre attorno a lei la violenza e la cattiveria umana imperversavano come un uragano.
La Ellie che adesso ci viene presentata è cupa, in preda a pensieri oscuri e tumultuosi che appunta sul suo diario. Joel è invece ulteriormente invecchiato, e come già detto il caffè e la chitarra sono gli unici anestetici per un mondo interiore che sembra essere andato in frantumi. Il legame tra i due non è più quello di un tempo, qualcosa sembra essersi incrinato, ma non sappiamo come o perché. Il viaggio di The Last of Us: Parte 2 inizia da qui, da uno scenario piuttosto definito ma che ci deve ancora tante risposte. Risposte che troveremo nel (lungo) percorso che ci porterà alla fine dell’avventura. Ellie esce per una pattuglia di routine in coppia con la sua amica Dina, con cui il rapporto è tutto da definire; quella che però sembrava essere una delle tante noiose ronde prende una brutta piega nella tormenta di neve alle porte di Jackson, e gli eventi spingeranno Ellie fino a Seattle, in preda a una rabbia e a una determinazione che saranno una costante per tutto il suo viaggio.
IN GIRO PER SEATTLE
Nel primo capitolo avevamo a che fare con un titolo assolutamente lineare, in cui l’incedere dei personaggi era obbligato e lo spazio per l’esplorazione decisamente limitato a poche stanze o angoli, alla ricerca di risorse e collezionabili. In questo caso i cambiamenti apportati dai ragazzi di Naughty Dog sono molteplici, tanto da stupirci per la maggiore libertà offerta al giocatore, soprattutto in alcune fasi particolari dell’avventura. Se qualcuno sta storcendo il naso all’idea di un approccio in stile open world, forse non avete ancora capito cosa questo team di sviluppo sia stato in grado di fare. La componente esplorativa è infatti perfettamente realizzata e si incastra meravigliosamente bene nel gameplay, anch’esso profondamente rivisto nelle meccaniche e nelle idee, riprendendo tutti gli elementi già visti nel primo episodio ma rendendoli più profondi, stratificati e raffinati.
Il sistema di crafting è infatti simile a quello che conosciamo, ma gli oggetti che possiamo creare e le rispettive varianti sono ora maggiori. Questo porta spesso a scegliere come utilizzare le nostre risorse, perché per esempio, alcol e bende possono essere usate per creare molotov o kit medici. Necessiterete di alcol anche per realizzare altri tipi di oggetti o munizioni, così come avrete bisogno delle bende per altri oggetti che potrebbero rivelarsi fondamentali nella vostra avventura. Appare dunque abbastanza chiaro quanto sia fondamentale avere le giuste risorse, e per averle dovrete darvi da fare. Bisognerà quindi esplorare edifici abbandonati, case, stanze, luoghi apparentemente inaccessibili e raggiungibili solo tramite la risoluzione di enigmi ambientali, sempre vari e ben riusciti.
NEI PANNI DI ELLIE
A questo proposito, una nuova serie di comandi offrono opportunità inedite alle quali dovrete abituarvi. Ellie infatti può accovacciarsi, correre e schivare in maniera rapida e con una agilità ben diversa dai movimenti pesanti di Joel nel primo capitolo. Ma potrà anche infilarsi in strettoie e fenditure nei muri, o strisciare a terra sotto un veicolo, o ancora rompere dei vetri per raggiungere zone altrimenti inaccessibili. Queste azioni rendono il gameplay sempre molto dinamico e coinvolgente: potrete per esempio mandare in frantumi il vetro di un vecchio distributore per prendere delle barrette al suo interno, o rompere quello di una finestra per accedere a una stanza oppure strisciare dentro una grata. Tutte meccaniche molto utili sia nelle fasi di combattimento e sia nelle fasi di esplorazione. Esplorazione che non è mai obbligatoria, ma che tuttavia vi consigliamo vivamente per godervi il titolo in maniera adeguata.
Non solo per andare alla ricerca di risorse e collezionabili ma anche per scoprire oggetti unici come fondine, nuove armi o manuali di addestramento, imprescindibili per garantirvi una corretta progressione del personaggio. Anche la gestione dei manuali di addestramento viene infatti ripresa dal primo The Last of Us e si è evoluta in modo intelligente e coerente, mantenendo l’identità del titolo aggiungendo però uno spessore e una profondità assolutamente inedite. Ognuno di essi sbloccherà infatti un nuovo ramo di abilità in cui potrete progredire con il consueto uso degli integratori; le abilità sono tante e anche in questo caso vi ritroverete a scegliere quelle che più si adattano al vostro stile di gioco, perché sarà impossibile sbloccarle tutte nella prima run. Anche in questo capiolo è presente un sistema di modica delle armi che avviene tramite la raccolta delle varie componenti, che permettono di incrementare anche in maniera sensibile la fruibilità e le prestazioni delle nostre bocche da fuoco.
CACCIATORE O PREDA?
Le novità di The Last of Us: Parte 2 non si fermano però a questi due elementi del gameplay. Tutte le fasi action del titolo sono state per l’occasione riviste e smussate, dal sistema di shooting al combattimento corpo a corpo. Le nuove abilità di movimento di Ellie forniscono nuove possibilità di agire in maniera stealth, con la possibilità di mimetizzarsi nell’erba alta o di rifugiarsi sotto un veicolo oppure sotto a un letto. E presto vi renderete presto di come dovrete usare tutto quello che avete per portare a casa la pelle, soprattutto contro i nemici umani.
Gli infetti rappresentano una minaccia seria solo in alcuni casi: Ellie è infatti dotata di un coltello a serramanico che vi permetterà di uccidere furtivamente i clicker, senza bisogno di dover costruirne uno ogni volta e attingere alle vostre risorse. Le minacce non mancheranno, soprattutto grazie all’introduzione di nuove tipologie di nemici inumani che metteranno a dura prova i vostri nervi. È il caso degli stalker, infetti furtivi e silenziosi che attaccano in branco, pronti a tendervi imboscate micidiali e a garantirvi numerosi salti dalla poltrona. Questi nemici sono inoltre difficili da identificare anche con l’utilizzo dell’udito, e vista la loro superiorità numerica è spesso preferibile evitare lo scontro diretto.
Abbiamo poi gli shambler, infetti grossi e lenti che richiederanno numerosi colpi prima di andare giù ed esplodere in una nube di spore acide. Gli scontri sono stati resi sempre efficaci grazie a una gestione dell’intelligenza artificiale senza precedenti, sia per i nemici infetti e (soprattutto) per quelli umani. Arrivare furtivamente alle loro spalle potrebbe essere meno facile del previsto, con pattern di attacco e movimento che non sono sempre uguali, e che cambiano spesso in seguito a uno stato di allerta (anche momentaneo) dei nemici. Ma è senza dubbio negli scontri con le fazioni nemiche che si evidenzia tutto il lavoro maniacale svolto da Naughty Dog sull’intelligenza artificiale: i nemici esploreranno con dovizia ogni copertura o angolo, dandovi la certezza di non essere mai in una zona sicura. E non sperate di esserlo sotto un veicolo o nascondendovi sotto a un letto, perché è solo questione di tempo prima che vi trovino.
E una volta avvistati sarà difficile far perdere le proprie tracce, sarete accerchiati con grande facilità, o stanati dai vostri ripari da molotov o colpi esplosivi. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dai cani, capaci di fiutare il vostro odore e seguirne le tracce. Molte volte le nostre intenzioni di agire furtivamente si sono infrante contro un banale errore, o semplicemente perché un cane che ha percepito la nostra presenza. In alcuni casi esiste anche la possibilità di non arrivare mai allo scontro, ma dovrete giocare le vostre carte con precisione chirurgica e un pizzico di fortuna. Le possibilità offensive di Ellie sono decisamente superiori al passato e il sistema di shooting è sempre preciso e appagante, rendendo gli scontri dinamici e divertenti, richiedendovi anche un sapiente utilizzo delle diverse armi a disposizione, ognuna efficace in particolari frangenti o contro determinati avversari.
UN MONDO SPIETATO
Nonostante tutto però dovrete stare attenti a non sprecare colpi, perché le munizioni disponibili sono quelle che sono, e non tante di più. Certo, il sistema di crafting può venirvi in aiuto nel caso abbiate le risorse giuste, ma una grande mano può arrivare anche dalle armi da mischia, presenti in numero e in varietà sicuramente maggiore rispetto al passato. Il combattimento corpo a corpo è dunque una valida risorsa, valorizzata dalla qualità assoluta delle animazioni di cui parleremo più avanti. La possibilità di schivare col giusto tempismo un attacco vi darà la possibilità di evitare il colpo e contrattaccare in maniera letale, nel caso possediate l’arma da mischia giusta. Naturalmente queste ultime hanno una durata limitata che può essere ripristinata tramite le risorse e il crafting.
In The Last of Us: Parte 2 il sistema di sfida offerto dal titolo è notevole, già al livello di difficoltà intermedia. La buona disponibilità di risorse è infatti perfettamente bilanciata dalla difficoltà degli scontri e dall’aggressività dei nemici, quasi sempre in superiorità numerica. Per i giocatori più coriacei naturalmente sono disponibili sfide molto più impegnative ma dovrete considerare anche il fattore longevità: a difficoltà normale abbiamo infatti impiegato circa 28 ore per terminare questo viaggio, e non sono poche per un titolo caratterizzato da un forte carico emotivo per il giocatore. Decisamente apprezzabile però è la possibilità di personalizzare il livello di difficoltà, impostando un parametro diverso per ciascuno degli elementi del gameplay. Potrete dunque scegliere di avere tante risorse e affrontare nemici più aggressivi, piuttosto di avere pochi materiali utili ma minacce meno ostiche così da trovare la difficoltà perfetta per l’esperienza di gioco che preferite.
L’ARTE DI NAUGHTY DOG
Nel 2013 il primo capitolo di The Last of Us è stato un vero e proprio canto del cigno per PlayStation 3, stupendo tutti con un comparto tecnico sontuoso. Vi basterà dare uno sguardo alla versione rimasterizzata su PlayStation 4 Pro per apprezzare ancora oggi il grande lavoro fatto dalla software house, che peraltro ha abituato i suoi fan a titoli dal forte impatto visivo. Inutile sottolineare quanto fossero alte le aspettative di fronte a una produzione come The Last of Us: Parte 2, ma come un cecchino implacabile Naughty Dog non sbaglia un colpo e dal punto di vista tecnico ci troviamo davanti a un capolavoro di proporzioni epiche.
La qualità generale è percepibile sin dai primi istanti di gioco, valorizzata dall’HDR e scaling in 4K su PlayStation 4 Pro. Il colpo d’occhio offerto è impressionante, ma non è solo di risoluzione che stiamo parlando in quanto l’illuminazione dinamica rende vivo ogni scorcio, che sia di giorno o di notte, con il sole, la pioggia o ancora la neve. Osservare un raggio di sole che timido si affaccia tra i rami del bosco di Seattle è emozionante, portandoci a osservare ogni dettaglio dello scenario post-apocalittico ideato dagli sviluppatori.
Anche con la fisica Naughty Dog ha svolto un lavoro egregio e raffinato, e già nelle primissime fasi di gioco è possibile notare la cura maniacale riposta in ogni dettaglio, dalle impronte nella neve ai rami degli alberi che cedono sotto al peso della coltre bianca quando voi o un qualsiasi nemico ci passerete vicino, in una reazione naturale e in tempo reale, assolutamente non scriptata. Stesso discorso per le interazioni di Ellie con gli elementi ambientali, come corde e vetri che si infrangono. Le animazioni di ogni personaggio sono talmente fluide e realistiche da lasciare senza fiato dal primo all’ultimo istante, tanto nelle fasi di gameplay quanto nei numerosi filmati che evidenziano, oltre a un motion capture semplicemente perfetto, una recitazione di livello assoluto che nulla ha da invidiare a produzioni cinematografiche di prim’ordine.
L’AMORE PER IL DETTAGLIO
Le emozioni e gli stati d’animo di ogni personaggio compaiono sui loro volti in maniera tanto realistica da stupire ogni volta, contribuendo a creare con il giocatore un legame empatico che è probabilmente un unicum in ambito videoludico. Anche dettagli apparentemente banali come le animazioni di Ellie alle prese con il banco da lavoro delle armi lasciano senza parole, con le sue mani intente ad armeggiare con strumenti vari fino a terminare il lavoro, che in alcuni casi avrà anche un riscontro visivo sull’arma. Se per esempio avrete scelto di aumentare la stabilità del vostro fucile vedrete Ellie installare un’impugnatura ergonomica in gomma.
A beneficiare in modo particolare di animazioni così veritiere è certamente il combattimento corpo a corpo, talmente fluido in ogni sua componente da sembrare scriptato. Ma fidatevi, non lo è. Così come l’utilizzo della chitarra tra le mani di Ellie, la cui presenza all’interno del gioco è estremamente simbolica, frutto di una promessa fatta da Joel alla ragazza, e lo strumento accompagna la protagonista in molti momenti dando voce ai suoi pensieri. Potrete cimentarvi con la chitarra in alcuni frangenti di gioco, ed è incredibile come ogni accordo, ogni diteggiatura, ogni movimento delle dita di Ellie sia assolutamente veritiero in relazione a quello che state suonando. Parliamo di dettagli, certo, che potrebbero anche essere trascurabili. Ma non lo sono per Naughty Dog e tantomeno per noi: rappresentano quel tipo di cura maniacale che ci piacerebbe trovare in molti più titoli, ma che invece è sempre più esclusiva di alcune software house.
Sontuoso, neanche a dirlo, anche il comparto audio impreziosito dalla colonna sonora di Gustavo Santaolalla che è dinvetata di cult per i fan e non solo. Abbiamo ritrovato il compositore argentino (protagonista anche di un simpatico cameo) e la sua abilità nel colorare le atmosfere sonore riprendendo alcuni dei temi musicali caratteristici del titolo, con una colonna sonora sempre ispirata ma che non raggiunge probabilmente le vette emozionali del primo episodio, complice una narrazione un po’ più frammentata che spesso lascia il giocatore in compagnia dei suoi silenzi. Eccellente anche il doppiaggio italiano e un audio ambientale sensazionale. Godetevi l’esperienza con un buon impinato sonoro, o ancora meglio, con una cuffia surround per capire di cosa parliamo: sarete totalmente immersi nell’ambiente circostante, fatto di suoni, scricchiolii, nemici che si avvicinano o pronti ad aggredirvi sbucando da dietro gli angoli.