Predator: Hunting Grounds

Lo scontro tra Predator e il team Voodoo ci regala un multiplayer asimettrico con poche luci e parecchie ombre.

Annunciato con un breve trailer durante un episodio di State of Play nel maggio 2019, Predator: Hunting Grounds ha debuttato su PlayStation 4 e PC lo scorso 24 aprile. Il nostro primo incontro ravvicinato con lo sparatutto asimmetrico basato sulla celebre saga cinematografica (che non possiamo che consigliarvi di recuperare) risale alla Gamescom 2019 e si è rinnovato in questi giorni, trascorsi tra i terreni di caccia tanto cari ai fratelli Thomas.

Al timone del progetto troviamo IllFonic, team di sviluppo già avvezzo al multiplayer asimmetrico vista l’esperienza maturata con Friday the 13th: The Game, in questo caso mettendo di fronte un team di quattro giocatori nelle vesti di soldati del fireteam Voodoo e un quinto in quelli del letale Predator. Ma sarà bastato portare sulla scena videoludica uno dei franchise che ha reso indimenticabili gli anni ‘90 per garantire il successo di questo titolo? A questo punto non ci resta che scoprirlo nella nostra recensione di Predator: Hunting Grounds, un’esperienza unicamente multigiocatore pubblicata da Sony Interactive Entertainment.

Tra le armi messe a disposizione di Predator troviamo anche il devastante plasma caster reso celebre dalla saga cinematografica.

NEI PANNI DI PREDATOR…

Bastano una manciata di partite per capire quanto sia divertente usare Predator, aiutati anche da un pratico tutorial che accompagna i giocatori alla scoperta del gameplay che caratterizza l’uso di questo personaggio. Così come nella controparte cinematografica, i giocatori che controlleranno Predator potranno sfruttare tutta una serie di abilità come la visione termica o l’occultamento, che però andranno a influire sul vigore del personaggio, che privilegiano quindi un approccio più stealth e furtivo. Per avere una panoramica piuttosto ampia dell’area di gioco si è optato per una visuale in terza persona, oltre a dotare Predator della possibilità di arrampicarsi su alberi e saltare da un ramo all’altro, anche se in maniera piuttosto farraginosa. Come è facile immaginare lo scopo del Predator sarà soltanto quello di fare a pezzi i membri del Fireteam, all’occorrenza dilaniando anche i mercenari comandati dall’intelligenza artificiale che potranno rivolgere le loro (scarse) attenzioni anche verso il formidabile yautja.

In mani esperte questo letale predatore può mettere in seria difficoltà anche un gruppo di avversari piuttosto affiatati, discorso inverso se a controllare Predator è un giocatore incapace di sfruttare le sue abilità e quindi rendere facile la vita ai membri della squadra Voodoo. Certo, affrontare quattro soldati armati di tutto punto spesso mette l’alieno in una posizione di svantaggio, e durante le diverse partite da me affrontate solo in poche circostanze sono riuscito ad avere la meglio usando il Predator o a soccombere per mano sua. Salire di livello permette poi ai giocatori di sbloccare non solo contenuti estetici, ma anche armi, gadget e perk da sfruttare in combattimento. Dal punto di vista cosmetico non mancano tutta una serie di opzioni per modificare l’estetica del Predator, sfruttando i crediti ricevuti completando le partite, scegliendo tra un buon numero di maschere e colori da applicare al corpo o ai dreadlock.

…O IN QUELLI DEL FIRETEAM VOODOO

Nel ruolo di prede troviamo la squadra Fireteam che può annoverare tra le sue fila fino a quattro giocatori armati fino ai denti, catapultati all’interno di uno sparatutto in prima persona piuttosto classico, tanto da non necessitare la presenza di un tutorial, anche se per entrambi gli schieramenti sono stati messi a disposizione delle guide testuali che aiutano a comprendere meglio le dinamiche di cui si compone il gameplay. Differenti sono invece gli obiettivi che i temerari soldati dovranno completare, con postazioni da difendere o distruggere, oppure oggetti da raccogliere. In ogni caso ai giocatori del Fireteam verrà chiesto innanzitutto di portare a termine la serie di obiettivi prefissati, per poi attendere l’arrivo degli elicotteri per esfiltrare, il tutto fronteggiando un’ultima ondata di soldati nemici ed eventualmente cercando di non soccombere per mano del Predator.

In virtù di questo va segnalata la possibilità per i soldati di cospargersi di fango per non essere visibili attraverso il visore termico dell’avversario, ma questa procedura andrà rifatta in più frangenti in quanto l’effetto durerà per poco tempo. Così come Predator, anche i marine avranno a disposizione un armamentario fatto di fucili di vario genere, perk in grado di conferire bonus specifici e un sistema di classi che però risulta poco incisivo se non sfruttato appieno all’interno di un gruppo precostruito. Tutta la controparte di abbellimento estetico del proprio soldato viene soddisfatto dall’acquisto con la moneta di gioco di skin e altri orpelli cosmetici, oppure acquistando delle casse (chiamate armadietti) contenenti tre oggetti casuali.

MARINES VS PREDATOR

Considerata la necessità la pericolosità di fronteggiare un avversario (sulla carta) temibile come Predator, ritrovarsi in una squadra comunicativa e collaborativa aiuta decisamente a non soccombere sotto i colpi dell’alieno, segnalando la sua presenza o rianimando i compagni di squadra feriti che, se dilaniati dal Predator, potranno essere fatti rientrare attivando un’antenna radio situata nello scenario. Anche in questo caso la struttura PvEvP rende le sessioni abbastanza movimentate, se non altro per il caos generale e il panico scaturito nel caso il Predator decida di darci la caccia mentre siamo nel bel mezzo di uno scontro a fuoco contro le poco responsive truppe di mercenari.

Le fasi shooting sono realizzate abbastanza discretamente, nel senso che funzionano nella loro semplicità pur presentando un gunplay abbastanza piatto, ma a non convincere pienamente è l’intelligenza artificiale dei nemici che si accorgeranno della presenza di ostili in maniera tardiva, diventando presto carne da macello, con alcuni soldati corazzati che richiederanno tuttavia qualche pallottola in più per andare al tappeto. Abbattere definitivamente il Predator potrà porre fine allo scontro tra i due schieramenti, decretando in questo caso la vittoria del team Voodoo, ma l’alieno dal canto suo potrà far partire la sequenza di autodistruzione della biomaschera che, se non disattivata in tempo, causerà una grossa esplosione che farà terminare il match con un pareggio.

TERRENI DI CACCIA

Predator: Hunting Grounds riesce a ricreare decentemente quella tensione che spesso ha caratterizzato la saga cinematografica, anche grazie alla riproposizione della colonna sonora originale resa indimenticabile dalla pellicola del 1987 con Arnold Schwarzenegger e Carl Weathers. Conseguentemente alla voglia di far percepire (soprattutto) ai fan della serie quelle stesse atmosfere dei film, gli scontri di gioco avvengono in scenari verdeggianti come le fitte foreste tropicali attraversate da fiumi, palafitte e antichi templi di civiltà ormai scomparse. Ma con solo tre scenari parte della varietà di gioco finisce per esaurirsi abbastanza velocemente, data anche l’assenza di altre modalità, nonostante un sistema di progressione che permette di sbloccare con una certa frequenza numerose armi, gadget e abilità passive per i due schieramenti.

Tecnicamente parlando la produzione targata IllFonic non fa di certo gridare al miracolo, anzi, si lascia apprezzare piuttosto per la sufficiente realizzazione del Predator (ma non delle animazioni in generale) e poco altro. Un lavoro di rifinitura grossolano e un frame rate ballerino non restituiscono una resa visiva ottimale, influenzando in parte l’esperienza di gioco. Su un gradino leggermente superiore si pone il sound design, che ha sicuramente dalla sua alcuni assi nella manica come alcune delle musiche originali del film e gli agghiaccianti effetti audio dell’alieno predatore, peccando però sulla resa sonora delle armi.

Non abbiamo riscontrato particolari problemi con lag o disconnessioni durante le sessioni online e quelle private, con il matchmaking che ci ha permesso di trovare in tempi umani delle partite a cui unirci, ma al momento i tempi di attesa per giocare nei panni del Predator sono invece piuttosto lunghi e in alcuni casi hanno superato anche i dieci minuti. Se l’aggiunta del cross-play tra la versione PC e quella PlayStation 4 rappresenta un aspetto positivo per un titolo interamente multiplayer, si avverte invece l’assenza di un sistema in grado di inserire nella stessa istanza giocatori aventi un livello simile. Proprio per via di un sistema di progressione che permette di sbloccare equipaggiamenti migliori con il passare delle ore, mettere di fronte un giocatore inesperto di fronte a uno più navigato crea un sostanziale squilibrio, sia scegliendo di giocare nei panni dei soldati e sia in quelli di Predator.

Predator: Hunting Grounds
GIUDIZIO
Anche la versione finale di Predator: Hunting Grounds si conferma come un appuntamento videoludico che potrà interessare principalmente i fan che amano la saga cinematografica in questione, espandendo il raggio di gradimento a chi ha un gruppo di amici con cui cimentarsi nei sanguinosi scontri tra Predator e la squadra Voodoo. Oltre a un comparto tecnico problematico, permane quell’alone di mediocrità che tocca diversi aspetti di questa visione altalenante del multiplayer asimmetrico. Indubbiamente Predator: Hunting Grounds riesce a divertire, soprattutto in compagnia, ma non riesce a spingersi oltre una sufficienza striminzita, non sfruttando nella giusta maniera un brand che ancora oggi vanta numerosi estimatori. Gli stessi che potranno essere più propensi a chiudere un occhio sui vari difetti di questa produzione e ad aprire l’altro sui quei (pochi) punti di forza che caratterizzano il titolo sviluppato da IllFonic.
GRAFICA
6
SONORO
6.5
LONGEVITÀ
5.5
GAMEPLAY
6
PRO
Le musiche e l'atmosfera faranno felici i fan di Predator
Piuttosto divertente se giocato in compagnia
CONTRO
Decisamente mediocre sotto diversi aspetti
Offerta di contenuti insoddisfacente
6