Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville

Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville

La guerra tra piante e zombie prosegue senza esclusioni di colpi. Chi avrà la meglio questa volta?

Assente a sorpresa durante l’E3 2019, salvo poi fare la sua comparsa un mese dopo alla Gamescom di Colonia, Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville è il terzo capitolo della fortunata serie che PopCap Games ha trasformato da tower defense a un atipico sparatutto in terza persona. L’aver abbandonato la nominazione Garden Warfare non ha modificato in sostanza quello che è un seguito a tutti gli effetti, che ripropone quanto di buono fatto nel 2016, ampliandolo con qualche contenuto nuovo di zecca a cui si aggiungono quelli recuperati dal precedente episodio.

Dopo aver ripreso il testimone dalle mani del buon Nicola, che con la Founder’s Edition vi aveva aggiornato sull’avanzamento del gioco (lanciato da Electronic Arts in accesso anticipato lo scorso settembre), sono tornato a occuparmi del simpatico sparatutto sviluppato da PopCap. Dopo averci giocato a fondo dividendomi tra lo schieramento delle piante e quello degli zombie, ho maturato un bel po’ di impressioni, riversate poi nella recensione dedicata al nuovo capitolo della serie Plants vs. Zombies disponibile dal 18 ottobre su PC, PlayStation 4 e Xbox One.

Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville
Divertilandia è un grande hub dove personalizzare ogni aspetto del personaggio o far partire attività come le partite multiplayer.

ALLA SCOPERTA DI DIVERTILANDIA

Dopo aver messo piede per la prima volta a Divertilandia, un vero e proprio luna park che funge da hub centrale (e social) pieno zeppo di attività, si rimane dapprima affascinati da un level design di ottima fattura, salvo poi rimanere spaesati di fronte a una quantità di cose da fare o zone in cui è possibile recarsi muovendosi in giro con il proprio personaggio. Per fortuna attraverso un pratico (quanto simpatico) tutorial ci verranno spiegati i meccanismi che regolano questo spazio di gioco e come accedere tanto alla personalizzazione del proprio alter ego zombiesco, o vegetale, quanto alla scelta delle modalità in cui cimentarsi in compagnia di amici, in solitaria, o con altri giocatori online.

Quest’area inoltre ospita al suo interno anche delle zone in cui allenare la propria mira, come il poligono corredato di sagome e bersagli da abbattere, o prendere confidenza con le abilità dei vari personaggi in scenari che vedono la presenza di nemici, scegliendo se farlo contro l’intelligenza artificiale o altri giocatori in carne e ossa (o in modalità schermo condiviso), oppure spostarsi lungo le varie regioni (Bosco Bislacco, il centro di Neighborville e Monte Scosceso) che rappresentano l’esperienza PvE del gioco. Il design di Divertilandia è differente tanto per gli zombi quanto per le piante, proponendo così due versioni alternative dell’hub centrale davvero piacevoli da esplorare.

Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville segue la stessa filosofia che Electronic Arts ha seguito per le sue recente i produzioni e rientra nella cosiddetta cerchia dei Game as a Service; questo vuol dire che di volta in volta ci saranno degli eventi a tempo che aggiungeranno nuovi contenuti tematici e che cambieranno anche l’estetica dell’hub centrale. Nel mio caso sono stato accolto da un hub addobbato a festa per le celebrazioni di Halloween, tra lanterne luminose a forma di zucca e decorazioni spettrali, con la possibilità di sbloccare ricompense a tema completando le sfide che prevedono di portare a termine una serie di compiti con specifici personaggi oppure eseguendo determinate azioni.

LOTTA DI CLASSE

In questo nuovo episodio della serie le due campagne di gioco, una dedicata alle piante e l’altra agli zombi, offrono una serie di missioni più elaborate di quanto visto in Garden Warfare 2, tenendo impegnati i giocatori con attività varie, a volte speculari o differenti a seconda della fazione, comprese delle interessanti boss fight che spesso cambiano le carte in tavola proponendo situazioni di gioco differenti. Indubbiamente si rivela molto più divertente affrontare in compagnia le orde di zombi e piante o completare le missioni che offrono ricompense come oggetti estetici o monete d’oro, con queste che possono poi essere spese per acquistare personalizzazioni casuali per i propri personaggi. In alternativa si può sfruttare la valuta di gioco per per salire rapidamente di livello acquistando punti esperienza, ma senza che questa “scorciatoia” abbia un impatto rilevante sul bilanciamento generale o favorisca chi decide di investire così le proprie monete guadagnate giocando.

Da questo punto di vista La Battaglia di Neighborville mette a disposizione un sistema di progressione che prevede la raccolta di punti esperienza per ogni singolo personaggio, da promuovere in seguito al raggiungimento di un certo livello e ricevendo così delle nuove migliorie da equipaggiare nell’apposito menu relativa alla personalizzazione, oltre chiaramente a scegliere tra oggetti e skin per rendere unico e kitsch il team di piante e non morti. Proprio come tre anni fa, l’assenza delle microtransazioni ha evitato una bella gatta da pelare al colosso di Redmond, recentemente sotto attacco per il modo in cui ha gestito casse premio e simili, per cui tutti i contenuti presenti nel gioco possono essere sbloccati semplicemente divertendosi nelle tante e diversificate attività di gioco.

Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville
Nato per morire… di nuovo!

ALLA CONQUISTA DI NEIGHBORVILLE

Non troppo sorprendentemente il punto focale dell’intera esperienza è il multiplayer classico, che propone le medesime modalità che i giocatori hanno imparato a conoscere a apprezzare a partire dal primo capitolo. Se Supremazia Erbosa propone una serie di obiettivi in successione da difendere o attaccare per un massimo di ventiquattro giocatori, alcune delle sei modalità tra cui Eliminazione a squadre (il classico deathmatch) e Suburbination (una variante di Dominio della serie Call of Duty), entrambe per otto giocatori, non si discostano poi da quanto visto in altri sparatutto, anche se non mancano modalità a tempo che propongono delle variazioni sul tema che aggiungono un pizzico di varietà al tutto.

Se le zuffe online con altri giocatori non sono il vostro forte non disperate, avrete comunque la possibilità di gettarvi a capofitto nella modalità cooperativa Operazioni per quattro giocatori, che si rivela particolarmente utile per imparare a padroneggiare i venti personaggi del roster. I contenuti quindi non mancano, il problema semmai è che si tratta di modalità ereditate dai due capitoli precedenti, e che alla lunga potrebbero annoiare i giocatori più assidui. Con un adeguato supporto post-lancio la situazione potrebbe migliorare, ma spetta al team di sviluppo rinnovare continuamente l’offerta di gioco tirando dal cilindro nuovi contenuti a cadenza regolare.

WE CAN BE HEROES, JUST FOR ONE DAY

In questa lotta senza esclusione di colpi tra piante e zombi parlare di “eroi”, come avviene in giochi come Overwatch e derivati, può sembrare ancora più assurdo in un setting così strampalato, che però ha fatto la fortuna della serie. Il raggruppamento dei venti personaggi è quindi diviso in attaccanti, difensori e supporto, e ognuno di esso è caratterizzato da tre abilità principali, alcune secondarie e una modalità di fuoco che privilegia gli attacchi dalla distanza, quelli ravvicinati o corpo a corpo.

Al roster delle piante si sono aggiunti tre nuovi personaggi, Berretto da notte, Bocca di drago e Quercia, e altrettanti hanno rimpinguato le fila degli zombi, Elettropattinatrice, Eroe degli anni ’80 e Zombi cadetto spaziale. In questo modo il numero di personaggi giocabili offre ancora più varietà, con quelli già presenti hanno subito più o meno modifiche sostanziali nel passaggio dal secondo al terzo capitolo. Il meta e il bilanciamento generale saranno chiaramente oggetto della consueta opera di smussatura da parte del team di sviluppo, considerato che nel comparto PvP alcuni personaggi sembrano essere più gettonati di altri per motivi facilmente inutibili.

Salta subito all’occhio l’ottima caratterizzazione dei nuovi personaggi, che dal punto di vista del character design risultano ben realizzati come quelli già esistenti, differenziati anche sotto il profilo dei vari stili di gioco e comportamento sul campo di battaglia. Ad esempio il Berretto da notte è utile per attacchi “mordi e fuggi”, con abilità che gli permettono di rendere invisibile sé stesso e i giocatori alleati, mentre la controparte degli zombi, l’Eroe degli anni ’80, può contare su un arco che infligge più danni caricandolo per qualche secondo, e vanta inoltre abilità con cui può lanciare razzi a ricerca o manuali. Resta da capire se il roster in questione vedrà l’aggiunta di nuovi personaggi nel corso dei prossimi mesi o se per ammirarne di nuovi dovremo attendere un nuovo, eventuale, capitolo della serie.

Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville
Il character design dei personaggi è uno dei punti di forza dello sparatutto di PopCap.

UN’ESTETICA DA PAURA

PopCap è riuscita ancora una volta a riproporre il delizioso lavoro di caratterizzazione che ha riguardato ogni singolo aspetto presente nella sua produzione, capace di raggiunge vette d’eccellenza proprio per l’abilità degli sviluppatori di continuare a espandere un mondo di gioco unico anche dal punto di vista artistico. Come accennato in precedenza, bisogna sottolineare che gran parte dei contenuti sono stati riproposti in pianta stabile, perdonate il gioco di parole, accentuando dunque una sensazione di deja-vu abbastanza marcata anche dal punto di vista artistico. In ogni caso il rinnovato hub centrale, i nuovi scenari di gioco e i sei personaggi inediti mettono comunque in mostra un design che strappa risate e consensi come già accaduto con i capitoli precedenti.

Quasi sempre le attenzioni di chi gioca verranno rivolte nel constatare quanto buffi sono i personaggi di uno e dell’altro schieramento, grazie a una caratterizzazione davvero esemplare, con questi che si lasciano ammirare anche per animazioni davvero sorprendenti, basta pensare che ognuno di essi ha un modo unico con cui eseguire uno scatto, segno che la software house non ha lasciato nulla al caso. In linea di massima il comparto tecnico si presenta leggermente più curato rispetto allo scorso episodio, dove non mancano piccole sbavature che però non compromettono la godibilità delle varie attività che il titolo è in grado di offrire.

Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville
Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville
GIUDIZIO
Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville prosegue dritto lungo un percorso che non subisce deviazioni ma propone pressappoco l’esperienza del precedente capitolo, ereditandone gran parte dei contenuti. A piccoli passi PopCap Games sta perfezionando una formula di gioco che mantiene intatta la vena spensierata e colorata del suo sparatutto in terza persona, migliorandolo ed espandendolo, ma in questo capitolo si avverte meno quel senso di novità rispetto a quanto accaduto tre anni fa con Garden Warfare 2. I contenuti di certo non mancano e garantiscono comunque decine, se non centinaia, di ore da trascorrere col sorriso stampato sul volto, specie tra eventi tematici e un supporto post-lancio che sembra promettere bene. Plants vs. Zombies: La Battaglia di Neighborville dimostra di essere una più che valida alternativa ai “soliti” sparatutto, consigliabile a quei giocatori che amano principalmente divertirsi in compagnia e non sono poi tanto attratti dalla competizione a tutti i costi.
GRAFICA
8
SONORO
7.5
LONGEVITÀ
7.8
GAMEPLAY
8
PRO
Divertente e spassoso come pochi altri sparatutto
Esteticamente fa la sua bella figura
CONTRO
Nessuna novità di rilievo
Alcuni contenuti sanno di gia visto
7.8
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