The Great Perhaps

E se scopriste di essere l'ultimo essere umano rimasto sulla faccia del pianeta? Il puzzle game di Caligari Games prova a dare una cupa risposta.

Indipendentemente dal clima pesante che si respirava tra le grandi nazioni durante la Guerra fredda, l’umanità ha assistito a un enorme balzo in avanti per ciò che concerne il progresso tecnologico. La corsa alla conquista dello spazio fu uno dei temi principali: il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin fu il primissimo uomo a varcare la soglia dello spazio, ma gli astronauti americani non tardarono a rispondere. L’era degli uomini dello spazio era appena iniziata.

Con questo senso di nostalgia e una punta di patriottismo, abbiamo viaggiato nel futuro e nel passato nel titolo di esordio del team russo Caligari Games, che sotto l’egida di Daedalic Entertainment propone un puzzle game molto particolare. The Great Perhaps ci fa vestire i panni di Kosmos, un cosmonauta russo che durante la sua missione nello spazio scopre di essere rimasto l’unico essere umano al mondo a causa di una terribile esplosione.

ROCKET MAN

Durante la sua impresa nello spazio, il cosmonauta sovietico Kosmos assiste a una misteriosa esplosione sulla superficie terrestre. Le comunicazione saltano, non perviene alcuna risposta dal centro di comando: Kosmos sfugge all’olocausto in compagnia di L9, l’intelligenza artificiale a controllo della nave. Dopo essersi criogenizzato per ben dieci, Kosmos ha a disposizione due scelte importanti: porre fine alla sua vita o continuare a combattere e cercare di scoprire cos’è successo sulla Terra. Con L9 come compagna di viaggio, Kosmos comincia a esplorare ciò che è rimasto di quella che, una volta, era la sua casa, tra creature radioattive ed edifici in rovina.

Il vero fulcro dell’avventura nonché colonna portante del gameplay è la lanterna che troveremo a inizio gioco, in ciò che un tempo era un monumento al potere dell’Unione Sovietica. A seconda della linea temporale in cui ci troveremo, la lanterna assume ruoli differenti: oltre a mostrare cosa troveremo dall’altra parte del tempo, questa permette di viaggiare e interagire col passato e tornare nel tetro futuro. Tuttavia, la permanenza nel passato è solo temporanea: se non presterete attenzione, potreste infatti ritrovarvi a compiere un pericoloso salto nel vuoto al ritorno nel futuro, con conseguente morte del vostro personaggio.

The Great Perhaps
I grandi monumenti del comunismo fanno da sfondo a questa avventura.

Nonostante gli spunti interessanti per creare un indie di tutto rispetto, la breve durata di gioco va a minare sull’esperienza complessiva: a volerla tirare per le lunghe, la storia di The Great Perhaps vi terrà impegnati per un paio d’ore, il che è un vero peccato perché alcune tematiche, come le cause alla base della misteriosa esplosione, vengono trattati in modo forse eccessivamente superficiale. La velocità con la quale alcuni momenti della storia sono stati gestiti rende la sceneggiatura meno apprezzabile. Ci sono diversi buchi nella trama: a volte sono poco importanti, in altri casi si tratta di elementi fondamentali per comprendere l’evoluzione della storia. Probabilmente un approfondimento più ricco su alcune vicende avrebbe permesso di allungare l’esperienza di gioco e permesso di appassionarci ancor di più alla storia di Kosmos.

ENIGMI E LANTERNE

Secondo filo conduttore di tutto il gameplay è la risoluzione di enigmi tramite i viaggi nel tempo. Ogni sezione rappresenta un piccolo problema da risolvere saltando tra le due linee temporali. Diventa fondamentale saper riconoscere tutti gli oggetti che nel passato potrebbero essere superflui, ma che nel futuro permettono a Kosmos di risolvere degli enigmi: spostare un carrello o azionare una leva sono azioni che potrebbero non avere un riscontro immediato in quella linea temporale, e persino i rifiuti dell’olocausto sono potenzialmente utili per aiutare un clown triste o sollevare l’animo di un’infermiera. Gli enigmi, tuttavia, risultano eccessivamente lineari, nel senso che in nessun caso esiste una risoluzione differente o più intricata che ci abbia davvero messo in difficoltà.

Difatti l’unico indice che abbia davvero messo alla prova la nostra capacità risolutiva è stata la difficoltà nell’individuare i punti di interesse e capire dove portare gli oggetti che abbiamo raccolto in giro. Ciò succede perché in realtà i punti d’interazione sono segnati tramite un piccolo globo luminoso, a volte impercettibile. Molte volte, infatti, abbiamo fatto avanti e indietro pur di capire dove cercare tale globo, affidandoci anche al button-smashing compulsivo per comprendere quale fosse la porta da aprire, com’è successo nel caso del baracchino del succitato clown, che abbiamo passato decine di volte senza tuttavia scorgerlo.

Probabilmente un’idea interessante da gestire come attività secondaria sarebbe potuta essere la risoluzione delle anomalie temporali causate per l’appunto dall’esplosione. Tali anomalie, infatti, sono presenti nel mondo di The Great Perhaps ma si limitano a essere concentrate solo sul finire dell’avventura, quando siamo ormai vicini a scoprire la verità.

The Great Perhaps
Qualche luce nel passato… ormai spenta nel futuro.

DO SVIDANIYA

Ultimo punto cardine di The Great Perhaps è l’ambientazione, la desolata landa in cui Kosmos deve avventurarsi per scoprire la verità. Ogni angolo, ogni livello rappresenta un chiaro riferimento al mondo sovietico, a partire dalla presenza della Buzludzha, il monumento dedicato ai padri fondatori del comunismo situato in Bulgaria. A volte si raggiunge l’ostentazione della grandezza della cultura russa, ma la contrapposizione con la distruzione causata dal feroce progresso contestualizza lo scenario opulento. Molto apprezzabile il sistema di azioni e conseguenze, che in base alle decisioni nel passato si riversa nel futuro, con un paio di momenti davvero apprezzabili e ben congegnati.

Graficamente, The Great Perhaps è caratterizzato da un comparto disegnato a mano, con tratti quasi bambineschi che si contrappongono al cupo e tetro mondo generatosi con l’esplosione. A tratti questo taglio dato dal team Caligari Games ci ha ricordato una produzione come Scribblenauts, seppur in un contesto differente. Poco soddisfacente la colonna sonora, priva di carattere e incapace di innalzare il valore complessivo della produzione. The Great Perhaps non presenta alcun tipo di localizzazione: il doppiaggio in inglese si conferma di discreta fattura, ma avremmo gradito quantomeno la presenza di sottotitoli a fronte di una durata davvero esigua dell’avventura.

The Great Perhaps
GIUDIZIO
Caligari Games propone un puzzle game che avrebbe tutte le carte in regola per offrire un'esperienza di gioco interessante, ma gli enigmi in primis sono fin troppo lineari e finiscono con il banalizzare l'avventura, che si esaurisce nell'arco di un paio d'ore. Un peccato, perché avremmo voluto cimentarci con puzzle in più o magari degli obiettivi secondari per allungare la nostra prova. Il vero punto di forza del titolo è l'ambientazione, che con il suo inno alla cultura sovietica, riesce nell'intento di creare un mondo estraneo e intrigante.
GRAFICA
7
SONORO
6
LONGEVITÀ
4.5
GAMEPLAY
6
PRO
Ambientazione piena di riferimenti al mondo sovietico
Coerenza tra le due linee temporali
CONTRO
Enigmi troppo lineari
Totale assenza di localizzazione in italiano
Mancano attività secondarie per aumentare la longevità
6
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