Fallout 76: Wastelanders, la redenzione di Bethesda

Bethesda fa il colpaccio e mette a segno l'espansione che i fan della saga aspettavano da tanto.

Chi mi conosce sa perfettamente quanto io adori la saga di Fallout. Quell’atmosfera surreale che unisce un mondo totalmente nuclearizzato alla frivolezza degli anni ‘50 mi ha sempre destato interesse e spinto a scoprire la lore di questo bizzarro mondo. E nonostante la desolazione della Zona Contaminata, che sia della Capitale, del Commonwealth o del Mojave, non mi sono mai sentito veramente solo poiché potevo fare amicizia con il barista di un avamposto o riempire di proiettili quel predone che ha anche soltanta pensato di sfidarmi. Cosa che invece è successa con Fallout 76.

Dopo oltre un anno da quando constatai che il nuovo capitolo della saga ruolistica non era per nulla all’altezza dei suoi predecessori, mi sono ritrovato a riprendere in mano il mio personaggio che avevo lasciato nel bel mezzo del nulla per chissà quale motivo. Così, dopo aver scaricato una patch dalle dimensioni titaniche (62GB di aggiornamento, praticamente la grandezza di un nuovo gioco), ho imbracciato il mio fidato fucile e sono partito ancora una volta per l’Appalachia per testare l’espansione Wastelanders.

La Sovrintendente è tornata a casa, ma la sua missione non è finita.

C’mon everybody

Sin dal mio ingresso in partita dopo l’installazione dell’aggiornamento ho percepito un’aria diversa da quella mesta a cui ero stato abituato. A prescindere dalla vostra ultima posizione, vi cominceranno ad arrivare dei messaggi di persone che chiederanno aiuto tramite segnali radio. Se finora quelle trasmissioni ricevute provenivano da registrazioni del passato e di cui ormai non rimaneva nient’altro che la spettrale traccia degli olonastri, ora ascoltare una voce o una richiesta di aiuto vi sembrerà quasi un miracolo. Finalmente le missioni hanno come obiettivo dialogare con qualcuno, dettaglio di cui sentivamo profondamente il bisogno e che non poteva essere sostituito dai saluti silenziosi con gli altri giocatori.

Fatte così le dovute presentazioni con i nuovi coinquilini appalachiani e aver finalmente abbracciato virtualmente la Sovrintendente del Vault 76 (sì, è viva ed esiste), sono partito per le nuove missioni affidate da NPC in carne e ossa. C’è da dire che siamo ben lontani da quelli che erano i fasti del terzo capitolo o di Fallout: New Vegas per quanto riguarda i dialoghi, ma Bethesda ha comunque saputo imprimere la sua innata capacità di raccontare storie e caratterizzare personaggi unici anche tramite un doppiaggio di buona qualità.

La domanda che mi è sorta quasi spontaneamente, così come probabilmente a molti giocatori, riguarda la gestione degli incontri con i personaggi mentre siamo online. Devo ammettere che non mi è mai capitato di dover parlare con un NPC mentre ero in presenza di un altro giocatore, complice anche il mio distanziarmi da qualsiasi cosa avesse potuto rovinare l’esperienza single player che cerco, tuttavia, Bethesda ha intelligentemente adottato la tecnica della stanza privata. Alcuni luoghi, come il Wayward, il bar gestito dalla ribelle Duchessa, vengono considerati istanze private del giocatore, e quindi inaccessibili da altri che non fanno parte del team. Da segnalare anche che, nel caso in cui stessimo collaborando con un’altra persona, potremo comunque entrare nella stanza privata per conto nostro e portare avanti la nostra missione.

Le scelte di dialogo tornano finalmente ai fasti di un tempo.

Come ai vecchi tempi

A mano a mano che ci si addentra in Wastelanders i veterani di Fallout si sentiranno sempre più a casa e meno in quella solitudine di un mondo praticamente vuoto. In questa espansione Bethesda ha voluto dare un tocco vecchio stile al gameplay generale, a partire dalla reputazione presso i due nuovi maggiori gruppi presenti in Appalachia, ovvero i coloni di Foundation e i predoni di Crater. Compiendo missioni per le due fazioni infatti potrete aumentare la vostra reputazione nei loro confronti e fronteggiare la missione di protezione dalla piaga degli Ardenti. Inoltre, sparsi per la zona, troverete delle missioni “Alleato” che vi faranno conoscere personaggi interessanti e che vi daranno alcune missioni da sbrigare. Questi non solo vi forniranno delle ricompense sostanziose alla fine di ogni missione, ma verranno ad abitare nel vostro C.A.M.P., come Beckett che metterà su un vero e proprio bar da cui potete acquistare liquori e altre provviste a prezzi ragionevoli, e potrete addirittura instaurare un rapporto amoroso insieme a loro.

Ma quello che mi ha fatto un’ottima impressione è stato il ritorno alla schermata di dialogo a scelta multipla di Fallout 3 e Fallout: New Vegas. Ricordiamo tutti come il quarto capitolo della serie non fosse proprio all’altezza per quanto riguardava questo aspetto, ridotto all’osso e poco apprezzabile. C’è da dire invece che, nonostante qualche errore di traduzione e corrispondenza tra dialoghi e sottotitoli, il fatto che certi avvenimenti della quest originale influiscano sulle possibilità di dialogo fa davvero piacere. Ovviamente il mio livello avanzato e le mie gesta hanno ampliato le scelte a mia disposizione, ma nonostante ciò, ho apprezzato l’attenzione posta dagli sviluppatori nel ricordarsi di inserire tutte le caratteristiche tipiche dei giochi di ruolo.

Il culto dell’Uomo Falena terrorizzerà i luoghi più sconosciuti dell’Appalachia.

Una nuova Appalacchia

Wastelanders ha portato una ventata di aria fresca anche per quanto riguarda il mondo di gioco e vi accorgerete che molto è cambiato anche solo aprendo la mappa di gioco. Ora molti luoghi sono stati reclamati dai nuovi abitanti dell’Appalachia e alcuni marker verranno sostituiti da quelli dei nuovi clan. Infatti, oltre alle due nuove succitate fazioni, il nostro personaggio dovrà vedersela con due nuovi gruppi ostili: le Aquile Sanguinarie e i Cultisti dell’Uomo Falena.

Fondamentalmente questi non sono visti di buon occhio da nessuno e vi sarà chiesto di tanto in tanto di fare piazza pulita o di addirittura uccidere i loro capi. Ma non disperate, perché potrete anche risolvere la diatriba di turno con le parole come solo i più carismatici sapranno fare, a meno che non abbiate una motosega, una delle tante aggiunte all’arsenale che troverete in giro. In quel caso potete darvi alla pazza gioia in puro stile DOOM Slayer.

In conclusione, Bethesda ha decisamente fatto centro con questa espansione. Avere a disposizione una nuova main quest da alternare alla dissacrante (e priva di mordente) missione principale, che molti di noi avranno probabilmente abbandonato a suo tempo, è un più che valido motivo per recuperare quest’ultimo capitolo della saga distopica. Non aspettatevi la profondità narrativa a cui eravamo abituati, ma finalmente siamo di fronte a quello che i giocatori si aspettavano sin dall’annuncio di Fallout 76. Il nostro augurio è quello di vedere sempre nuove quest secondarie, non necessariamente troppo vicine temporalmente, ma che piuttosto rispecchino lo spirito di questa saga.