Dark Souls 3

Dark Souls 3

Le mie mani sono sudate intorno al pad e il battito cardiaco aumenta sempre di più, la barra dell’energia segna meno di un terzo del suo potenziale, le fiaschette curatrici sono finite e il boss, dall’aria imponente e con passo caracollante ma deciso, si avvicina inesorabilmente. Basta un colpo ben assestato ed è fatta: mi prodigo in una capriola di lato finalizzata a dare subito dopo il colpo decisivo, l’attacco del bestione però mi sfiora e una scritta languida appare sullo schermo: “Sei morto”.

Chi ha giocato i vari capitoli di Dark Souls ha conosciuto sulla propria pelle la situazione appena descritta, perché in questa saga, capace di aver rivoluzionato il genere action-RPG, l’unica certezza (oltre a tantissimo divertimento) è proprio la morte per mano di uno dei tanti mostri. Non fa certo sconti in questo senso Dark Souls 3, capitolo conclusivo della trilogia firmata From Software che giunge sul mercato in seguito alla parentesi Bloodborne dello scorso anno, opera parallela alla saga Souls lanciata in esclusiva PS4, capace di esaltare critica e pubblico nonostante alcune differenze rispetto ai tratti classici proposti delle opere firmate dal brillante Hidetaka Miyazaki. Dark Souls 3 si affaccia sicuramente con l’intento di confermare la maturazione definitiva per la casa giapponese, un terzo capitolo che dovrebbe chiudere il cerchio strutturale della trilogia senza mettere da parte quanto di buono visto con il recente Bloodborne.

QUESTIONE DI CLASSE

Una volta avviato il disco e assistito alla solita veloce presentazione, che come da tradizione mette da parte tutti i fronzoli narrativi, si viene proiettati dapprima nella scelta della classe del personaggio e subito dopo nella sua personalizzazione estetica. Se in Bloodborne la grossa differenza tra un personaggio e l’altro risedeva principalmente nella scelta iniziale delle armi (anche se sviluppando le varie abilità potevano comunque emergere ulteriori differenze nell’esperienza di gioco, seppur in tono minore rispetto alla saga Souls), Dark Souls 3 riprende il filone dei due precedenti capitoli dove la classe assume invece un ruolo assolutamente centrale, perché a seconda della scelta effettuata lo stile di gioco cambia radicalmente e con esso anche il gameplay.

Le classi disponibili sono dieci: il Cavaliere, il Mercenario, il Guerriero, l’Araldo, il Ladro, l’Assassino, lo Stregone, il Piromante, il Chierico e il Discriminato, e ognuna espone le proprie caratteristiche in modo molto preciso e coerente. Nella nostra prova abbiamo deciso di scegliere il Cavaliere, già fornito di una solida corazza fin dal primo minuto di gioco unitamente a una spada e uno scudo, probabilmente il personaggio più bilanciato tra quelli a disposizione. Proprio lo scudo è l’elemento che denota una delle maggiori differenze tra Bloodborne e i tre episodi di Dark Souls sotto l’aspetto del gameplay, il suo ritorno a discapito del fucile si abbina alla schivata laterale e alla capriola come strumento difensivo utile per destreggiarsi tra gli attacchi dei nemici. Rimane invece invariata la formula del lock, che con la pressione dell’analogico destro permette di bloccare la visuale sul nemico quando ci si ritrova nell’uno contro uno, sistema particolarmente importante quando si affronta un boss ma di fatto utilissimo anche contro i nemici standard.

A TU PER TU CON LA MORTE

Se avessimo avuto la possibilità di scegliere come scrivere l’inizio di Dark Souls 3 non avremmo potuto optare per una scelta migliore. L’avventura infatti parte subito con il botto: nemmeno il tempo di capire le mosse principali che subito ci si trova davanti il primo boss del gioco, Gundyr il Giudice, un messaggio chiaro e immediato da parte di From Software a tutti i giocatori come a voler sottolineare che la pillola non verrà mai addolcita, e che il franchise rimarrà uno dei più duri in assoluto in termini di difficoltà di gioco. Superato questo primo ostacolo, non senza difficoltà (lo scontro, come da tradizione, è composto in due fasi e la seconda parte è risultata parecchio complessa, soprattutto per i neofiti), Dark Souls 3 rivela la propria connotazione definitiva con l’arrivo all’Altare del Vincolo, vero e proprio hub di gioco dove è possibile gestire tutto ciò che comprende i potenziamenti delle abilità, l’acquisto degli equipaggiamenti, delle armi, degli oggetti e ogni upgrade del personaggio.

Da qui in avanti è un continuo crescendo sia in termini di emozioni che di vastità degli ambienti: le aree di gioco acquistano sempre più spessore e grandezza e, ancora una volta, risultano fondamentali le immancabili scorciatoie, funzionali per accorciare il percorso che conduce dall’inizio di ogni livello all’arrivo al boss. Questo meccanismo permette agli sviluppatori una certa fantasia nel level design, che in questo terzo capitolo raggiunge l’apoteosi con soluzioni molto ben congegnate, tra passaggi che si intersecano, salite, discese e segreti davvero ben costruiti. Il level design assume ancora più importanza alla luce della difficoltà legata al gameplay di Dark Souls 3, che come segnalato in precedenza rimane uno dei cardini dell’offerta videoludica della casa giapponese. Ogni nemico ha una propria caratteristica legata al movimento, tempismo e attacco, e la precisione con cui vanno affrontati gli avversari è sempre molto rigida. La morte è una prerogativa imprescindibile in un titolo come Dark Souls 3, e completando l’avventura (una sessione normale richiede circa 35 ore di gioco) si arriva a vedere la scritta “sei morto” letteralmente per centinaia di volte. Un conteggio che potrebbe scoraggiare chi non avesse la costanza di intraprendere un’esperienza del genere, ma che di fondo racchiude proprio in questo aspetto il grande apprezzamento ricevuto in questi anni.

UN QUADRO A METÀ

Dark Souls 3 fonda il proprio successo sulla parte action, con un gameplay magnetico che ha fatto la fortuna di From Software e Miyazaki, ma anche l’aspetto ruolistico non è da sottovalutare. Non siamo certamente di fronte alla complessità di The Witcher 3: Wild Hunt, ma le possibilità di sviluppo sono molte e ben bilanciate. È possibile potenziare vari aspetti legati alle classi, e ogni punto di essi permette di intraprendere un percorso di personalizzazione differente e assolutamente tangibile negli scontri.

L’engine di Dark Souls 3 è forse l’unico aspetto parzialmente negativo, e di fatto rimane ancora una volta il tallone d’Achille della produzione From Software. A livello artistico il lavoro realizzato è come sempre ottimo (anche se talvolta c’è qualche senso di déjà-vu con Bloodborne), anzi sopra le righe in più di un’occasione come anche la colonna sonora, sempre molto epica, ma a livello poligonale alcune strutture fanno storcere il naso: ci viene in mente l’erbetta che è cosparsa per tutta l’area di gioco, che pare palesemente presa da produzioni della scorsa generazione. In realtà, visti i 1080p nativi per la versione PS4 che garantiscono un’ottima pulizia dell’immagine, il vero punto debole del comparto tecnico di Dark Souls 3 resta ancora una volta il frame-rate: spesso e volentieri infatti si scende drasticamente sotto ai 30fps, e anche quando all’apparenza il conteggio parrebbe stabile non è raro avvertire un certo fenomeno di stuttering. Tirando le somme non si tratta in ogni caso di un difetto in grado di compromettere l’esperienza complessiva, ma dal prossimo capitolo ci auguriamo che la software house nipponica possa optare per una revisione completa del motore di gioco a favore di un engine più performante, in grado di far compiere al franchise il vero e proprio salto di qualità.

Come da tradizione, è presente anche una modalità multiplayer online che offre diverse caratteristiche: durante l’esperienza in singolo è possibile leggere i commenti di altri giocatori, magari come monito prima degli immancabili trabocchetti, boss e cunicoli particolarmente pericolosi, o ricchi di interessanti potenziamenti come accadeva in Bloodborne. Inoltre, sono presenti specifici oggetti che consentono di evocare amici o altri giocatori per giocare in cooperativa, oppure per invadere partite altrui e affrontarsi in modalità PvP a caccia di anime da rubare.

GIUDIZIO

Dark Souls 3 conferma in definitiva tutte le aspettative alimentate da questi mesi di attesa, dimostrando di essere uno dei migliori titoli firmati From Software e la degna chiusura della trilogia. Tutte le ore spese nel mondo creato da From Software sono ripagate da immense soddisfazioni, a partire dai boss che esaltano in più di un’occasione con combattimenti davvero epici. Il comparto tecnico non certo eccezionale e qualche problema di frame-rate non distolgono l’attenzione del grandissimo lavoro di Miyazaki, che ci consegna tra le mani uno dei migliori titoli dell’attuale generazione.