Shenmue I & II
Versione testata: Xbox One

Shenmue I & II

Partorito da una delle menti più brillanti di SEGA AM2, quel Yu Suzuki che tre estati fa ha calcato il palcoscenico Sony all’E3 per presentare al mondo la campagna Kickstarter del terzo capitolo della serie, Shenmue fu uno di quei titoli capaci di introdurre e anticipare meccaniche di gioco che avrebbero segnato il game design per gli anni a venire. A conti fatti però, come molti sanno, la saga si rivelò un fallimento dal punto di vista commerciale e solo negli anni, complice un movimento dedicato al retrogaming che ha pian piano riportato in auge una console come il Dreamcast, la saga ha potuto costruire una fanbase appassionata e irriducibile.

Alla luce del successo finanziario della raccolta fondi e l’approssimarsi dell’uscita del prossimo capitolo, atteso per il 27 agosto 2019, SEGA ha colto al volo l’occasione e affidato al piccolo team britannico D3T il non semplice compito di convertire in alta definizione per quasi tutte le piattaforme attuali Shenmue I & II, al momento disponibile per PS4, Xbox One e PC. Assente illustre una versione per Nintendo Switch che, per qualche oscura ragione, è stato privato di un’eredità tanto pesante quanto preziosa.

Shenmue I & II

IL GIORNO IN CUI LA NEVE SI TRAMUTÒ IN PIOGGIA

Nonostante sia universalmente riconosciuto come uno dei titoli più avveniristici dell’epoca e sia recentemente tornato sotto i riflettori, è probabile che molti dei lettori non abbiano ancora vestito i panni di Ryo Hazuki, un ragazzo giapponese di 18 anni che vive tranquillo in un dojo gestito dal padre Iwao, nel distretto di Yamanose, nella città portuale di Yokosuka. Il 29 novembre 1986 la sua vita viene improvvisamente sconvolta dall’arrivo in città di un uomo in abiti cinesi che, in una delle scene più famose della storia dei videogiochi, uccide a sangue freddo Iwao proprio davanti agli occhi di un inerme Ryo. Da quel momento l’unico scopo del giovane Hazuki diventa la vendetta e così, nel giorno in cui la neve si trasformò in pioggia, il protagonista di questa saga tutt’ora inconclusa intraprende un viaggio alla ricerca di Lan Di, assassino del padre, in un dedalo costellato da guerrieri, commercianti, marinai e scaricatori di porto.

Fin dal debutto, la particolarità di Shenmue è consistita nella commistione di diversi generi in un’avventura dall’ampio respiro, denominata dal proprio creatore F.R.E.E., acronimo di Full Reactive Eyes Entertainment. Nel corso del gioco dovremo infatti indagare, interagire con gli abitanti in cerca di indizi, esplorare ogni anfratto, ogni cassetto alla ricerca di un dettaglio, di un ricordo che possa gettar luce sul presente e sul passato della famiglia Hazuki e degli abitanti di Yokosuka. La riproposizione di un ambientazione verosimile era per l’epoca maniacale: le strade, gli edifici, persino le bibite (rigorosamente su licenza ufficiale) corrispondevano alle controparti in modo sorprendente, tanto da aver spinto per anni la comunità di appassionati a veri e propri pellegrinaggi alla ricerca dei luoghi del gioco. Lo stesso folklore su cui si basa l’avventura getta le proprie radici nelle millenarie culture giapponese e cinese, in un disegno totalitario che unisce il desiderio di vendetta di un giovane uomo al fatalismo di un destino già scritto.

Shenmue I & II

Il gameplay è frutto imprescindibile di questa miscela di azione e di quiete, di aggressività e di cedevolezza, di Yin e di Yang. Pacate fasi di esplorazione, di contemplazione e di ostinata ricerca si alternano a momenti di lotta e inseguimenti, durante le quali compaiono per la prima volta nel modo elaborato in cui li conosciamo ancora oggi, i Quick Time Event, sezioni in cui è necessario interagire con filmati predefiniti premendo con il giusto tempismo i tasti richiesti. La capacità di reagire con il necessario autocontrollo a situazioni frenetiche è fondamentale per completare con successo tali fasi, che ovviamente non propongono un esito univoco, ma dipendono dal successo o dal fallimento del QTE.

A seconda dello stile di gioco, la trama di Shenmue può essere completata in poco più di una quindicina di ore, tuttavia chi voglia lasciarsi cullare dal lento incedere delle ore e tentare dalle varie attività secondarie offerte dall’avventura, le quali, secondo un approccio che verrà in seguito ripreso dai vari Yakuza, concedono al giocatore la possibilità di trastullarsi tra una partita a freccette, la passione per il collezionismo di action figure e interminabili sfide a suon di record in sala giochi, riuscirà a perdersi per decine di ore senza mai annoiarsi, ma assaporando ogni volta nuovi dettagli che erano sfuggiti al passaggio precedente. Ogni personaggio che popola il mondo di gioco è infatti dotato di una propria routine indipendente e non è raro imbattersi nella sempreverde Ine-San intenta a preparare da mangiare o a pulire la casa, per poi scoprire una nostra cara conoscenza recarsi periodicamente a rendere omaggio all’altare del nostro defunto padre. La totale assenza di una mappa virtuale e un HUD che indichino l’obiettivo successivo, sostituite da un diario in cui sono annotati alcuni appunti inerenti alla trama, spingono il giocatore a usare il cervello aguzzando vista e orecchie alla ricerca della persona che possa gettare ulteriore luce sulla figura di Lan Di e i suoi reconditi scopi.

Shenmue I & II

UNA CARTOLINA DAL 1999

Per motivi legati con tutta probabilità sia al budget che ai tempi di sviluppo, più che una versione remaster simile a quelle a cui ci hanno abituati, nel bene e nel male, tanti sviluppatori negli ultimi anni, Shenmue HD si rivela un semplice porting in alta definizione dei giochi originali nel quale vengono riproposti in modo pedissequo sia i diversi asset visivi, come texture e modelli poligonali, che il comparto sonoro e, più in generale, il gameplay. Nulla è stato modificato, nemmeno le icone degli slot di salvataggio, che riportano le sembianze della mitica VMU del Dreamcast, perciò chi ha già giocato i capitoli originali troverà ogni cosa esattamente com’era. Questo non significa ovviamente che D3T non abbia apportato qualche piccola miglioria e in effetti, controller alla mano, è possibile notare subito qualche differenza.

Ora è possibile muovere Ryo sia tramite la classica croce direzionale, sia usando lo stick analogico sinistro; quello destro è invece adibito al controllo della telecamera, cosa che rende l’esplorazione leggermente meno legnosa che in passato. Il fatto di dover correre premendo il dorsale analogico destro potrebbe far storcere il naso a molti, tuttavia, passato un po’ di tempo a familiarizzare con i controlli, questi diventano immediati, sufficientemente precisi nell’esplorazione e assolutamente convincenti durante i combattimenti. Chi abbia curiosato negli anni nella pletora di aneddoti e leggende che avvolgono il mondo di Shenmue saprà che il primo prototipo del gioco, concepito su hardware Saturn, altro non era che Virtua Fighter RPG. Poi divenuto Shenmue, ne conserva tuttora le radici, e il sistema di tecniche e combo disponibile non ha nulla da invidiare a un picchiaduro tecnico come quello diretto dallo stesso Suzuki nel 1993. Il d-pad diventa dunque elemento centrale dell’azione e la velocità di un sistema di controllo basato su di esso si sposa a meraviglia con le tecniche di JuJitsu tramandate dalla famiglia Hazuki. Rimane infatti la possibilità di allenarsi sulle varie mosse per migliorarle a poco a poco, sia in modo automatico prima di coricarsi, che ripetendo all’infinità i vari Kata nei vari parchi sparsi per la città.

Shenmue I & II

Da un punto di vista squisitamente visivo invece, Shenmue HD passa dai 480p messi in scena grazie al VGA Box del Dreamcast ai 1080p su console, che diventano 1600p su PC. Il formato dell’immagine può essere impostato sia in 16:9 che nel classico 4:3, mentre i filmati d’intermezzo, a causa di fattori probabilmente legati a problemi di adattamento, sono proposti unicamente in 4:3 e per questo presentano le famigerate bande nere ai lati dello schermo. Anche il frame rate è rimasto lo stesso dei capitoli originali, ma in questo caso la scelta di rimanere ancorati ai 30 fotogrammi al secondo è stata probabilmente dettata dalla volontà di proporre un’azione quanto più fedele all’originale. Un salto verso i 60 fps sarebbe stato impossibile senza snaturare l’incedere stesso del gioco, e tuttavia il fatto che grazie ai moderni hardware non si abbiano cali di frame rate rende l’azione comunque fluida e sostanzialmente ineccepibile. L’aumento della risoluzione ha inoltre permesso di eliminare pressoché qualunque parvenza di aliasing dallo schermo, mentre alcuni compromessi a cui gli sviluppatori erano dovuti ricorrere per sopperire alle lacune degli hardware a 128 bit, sono stati qui risolti: le texture delle nuvole nel primo capitolo ad esempio sono state filtrate e non presentano più l’effetto pixellato che avevano su Dreamcast.

Tra le opzioni grafiche disponibili è stato inoltre inserito il bloom lighting, il quale intensifica la luminosità di alcuni elementi come ad esempio le luci al neon delle insegne, dei lampioni o i raggi solari che filtrano dalle finestre. In Shenmue II la situazione si fa leggermente più complessa, dal momento che poco dopo essere uscito per Dreamcast, il titolo è stato convertito anche per Xbox e proprio questa versione sembra essere stata presa come base per lo sviluppo del porting in alta definizione. Se su Dreamcast si poteva contare su una qualità delle texture leggermente migliore e una maggior popolazione ambientale a discapito di un aliasing più pronunciato, un vistoso pop-up dei personaggi e qualche sostanzioso calo nel frame rate, la versione per la console Microsoft sfoggiava una migliore resa delle ombre proiettate dagli edifici, una renderizzazione dell’acqua più dinamica e metteva inoltre a disposizione alcuni filtri dell’immagine che sono stati qui riproposti.

Shenmue I & II

Anche l’effetto di rifrazione della luce solare ha subito delle migliorie mentre alcuni artefatti discutibili, come il perenne effetto blur che dilagava durante le sezioni di combattimento, sono stati eliminati e hanno lasciato il posto all’approccio più pulito messo in scena su Dreamcast. Anche in questo caso, è possibile scegliere se adottare l’alta definizione o mantenere una risoluzione il più fedele possibile alla controparte originale, tuttavia, indipendentemente dalle opzioni grafiche attivate, la sensazione generale è che i remake in alta definizione siano in grado di offrire un’immagine dai colori e toni più caldi e vividi rispetto al passato. Ciò che più di tutto ha però giovato del salto generazionale sono stati i tempi di caricamento tra le varie aree di gioco, ora più che dimezzati. Tenendo conto del fatto che, soprattutto nel secondo capitolo, è possibile entrare e uscire da un numero davvero elevato di edifici, poterlo fare senza tempi morti dona tutto un altro sapore all’esplorazione.

“I’M LOOKING FOR SAILORS”

Discorso a parte per il comparto audio che, se dal punto di vista musicale e compositivo si dimostra ancora una volta particolarmente ispirato, sotto il profilo del doppiaggio e degli effetti sonori mostra il fianco a causa di un’eccessiva compressione audio dettata dal ridotto spazio dei supporti ottici dell’epoca. A farne le spese in modo più pesante è il doppiaggio in inglese, inficiato da un riverbero davvero consistente e che stona con la pulizia messa in mostra a livello visivo. Per qualche motivo il doppiaggio in giapponese risulta più convincente e meno afflitto dai sintomi della compressione, per cui ci sentiamo di consigliarvi di giocarlo in tal modo sfruttando i sottotitoli in lingua inglese, a meno che non siate degli inguaribili nostalgici che non possono fare a meno di ascoltare per l’ennesima volta le celebri battute di Ryo nella sua infinita caccia ai marinai per le strade di Dobuita.

Shenmue I & II
Shenmue I & II
GIUDIZIO
L'eccezionale campagna di crowdfunding di Shenmue III dev’essere stata un'occasione troppo ghiotta anche per SEGA, tanto da spingere la casa nipponica a mettere da parte il proprio più grande tabù e rispolverare, dopo quasi vent'anni, due gemme perdute della storia videoludica. L'operazione commerciale sembra tuttavia mirata a fare cassa tentando di rimarginare un buco finanziario che evidentemente pesa ancora molto sull'orgoglio della grande S. Oltre al riutilizzo di tutti gli asset e la sola conversione in alta definizione, il mancato rinnovo delle licenze più importanti ne costituisce l'esempio più lampante. Che sia una voluta scelta atta a solleticare la nostalgia dei giocatori, semplice pigrizia o un tributo all'ultima, magnifica e purtroppo sfortunata console della casa di Osaka, la presenza delle icone della VMU nelle icone di salvataggio denota ulteriormente le intenzioni di un adattamento conservativo più che una conversione moderna che, in tutta onestà, avrebbe di certo mandato in visibilio tutti i fan ma avrebbe anche, visti i precedenti, costituito un esborso economico comprensibilmente rischioso. L'assenza della VMU del Dreamcast ad accompagnarci per le strade della città si fa sentire solo in parte, mentre più consistente è l'inadeguatezza di un comparto sonoro (relativo al doppiaggio) che più di tutti ha risentito del passare degli anni. Rimangono la bontà complessiva e il valore storico di un titolo che resta monumentale anche dopo due decadi, dotato di una trama toccante, una cura certosina per i dettagli e un'atmosfera che, qualora glielo si conceda, riesce a trasportare il giocatore in un meraviglioso vortice di vendetta e di speranza.
GRAFICA
7.5
SONORO
6.5
LONGEVITÀ
8.8
GAMEPLAY
8.6
PRO
Shenmue è tornato
Avvincente come la prima volta
Colonna sonora di assoluto spessore
Massimo risultato...
CONTRO
...con il minimo sforzo
Qualità del doppiaggio scadente
7.5
6505
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