Il lavoro di remake di un videogioco è sempre un’operazione complessa e piuttosto delicata, e forse è per questo che nel corso degli anni hanno fatto la loro comparsa sul mercato un buon numero di Remastered, certamente meno impegnative da realizzare, che in alcuni casi hanno saputo dimostrarsi frutto di un lavoro molto accurato e certosino. Rimettere mano a un prodotto di culto come lo è Dark Souls, classe 2011, non è certo cosa da poco e riuscire anche a convincere una tanto esigente quanto folta schiera di fan della serie è un lavoro che farebbe impaurire qualsiasi studio di sviluppo. Il team polacco QLOC però non si è fatto intimorire né si è tirato indietro di fronte alla sfida. Dopo uno sviluppo durato più di un anno, ecco arrivare Dark Souls Remastered.
SOTTO UN’ALTRA VESTE
Per comprendere che ci troviamo dinanzi a un prodotto tirato a lucido e ben rifinito sono necessari davvero pochi attimi di gioco: concluso il filmato iniziale infatti, possiamo subito apprezzare la bella carrellata d’immagini che si conclude con il nostro protagonista, chiuso in cella, sotto tutta un’altra luce. L’impressione che si ha sin dai primi attimi di gioco è quella di trovarsi all’interno di Dark Souls 3 o comunque, di un titolo di nuova generazione: tutte le texture sono state adeguate con cura alla nuova risoluzione in 1080p e riescono a offrire una maggiore vivacità cromatica e credibilità a ogni scorcio mostrato nel gioco. Quell’imprecisione grafica frutto talvolta della fastidiosa predominanza del buio e dell’oscurità in diversi momenti del gioco adesso viene percepita come un piacevole gioco di luci e ombre, che si muovono dinamicamente in risposta alle azioni e ai movimenti del protagonista.
Chiaramente, il meglio di sé in termini prettamente grafici il gioco lo riesce a esprimere nelle zone più aperte e luminose, dimostrando una pulizia dell’immagine e un equilibrio di luci tecnicamente eccelso, assolutamente imparagonabile a quello dell’edizione originale. Un’arma potente quella della grafica per gli sviluppatori che, siamo sicuri, da una parte sarà in grado di affascinare e incantare i nuovi giocatori con colori ed effetti accattivanti, e dall’altra riuscirà a rievocare piacevoli ricordi tra gli appassionati “storici” del brand.
Attenzione però, non si tratta di ricercare il dettaglio nascosto o aguzzare la vista a caccia di questa o quella texture: non serve essere tecnici, parla il colpo d’occhio. Siamo sicuri che davvero vi basterà accendere il primo falò per comprendere quanto i colori e gli oggetti siano stati resi adesso molto più vivi, realistici e credibili. Tanti sono poi gli effetti grafici importati dal terzo capitolo che contribuiscono con forza ad alzare il livello qualitativo della cosiddetta visione d’insieme del gioco: tra questi il bagliore delle anime a terra, gli oggetti utilizzabili (e le rispettive animazioni, ndr) e, soprattutto, le magie.
Gettandoci poi con un po’ di pragmatismo a quella che è la realtà del gameplay, per un gioco tecnico come un Souls che si fonda su animazioni, istanti, mosse contromosse e schivate, i giocatori non possono chiedere niente di meglio che un frame-rate stabile. Questo purtroppo non era stato garantito con le vecchie edizioni console e, tra i vari problemi che ne derivavano, molti di voi ricorderanno la Città Infame come una delle zone che purtroppo mise a dura prova da una parte il lavoro di ottimizzazione compiuto dagli sviluppatori – con momenti al limite della decenza sotto i 10fps – e dall’altra la pazienza degli utenti.
Adesso, sotto questo aspetto, al titolo non possiamo chiedere nulla di più: il frame-rate non è più programmato a 30 bensì a 60fps, fissi e immobili come non mai. Il che si traduce in un gameplay decisamente più fluido, bello da vedere, molto più divertente e appagante da padroneggiare. Alcune animazioni sono letteralmente rinate e molti momenti, sia gli scontri con i boss che ogni angolo della Città Infame, sono adesso tecnicamente ineccepibili.
QUALCHE RITOCCO
Mettere mano per rimasterizzare un videogioco di cui si conosce ogni singolo pixel, con cui i giocatori di tutto il mondo hanno speso moltissime ore e di cui sono noti anche bug, glitch e talvolta alcune legnosità del gameplay che lo rendono frustrante o inutilmente scomodo, com’è? Sicuramente la voglia di aggiustare o risolvere quante più criticità possibile c’è ma, una operazione di questo tipo non può permettersi troppe liberate in termini di ‘re-make’ del videogioco. Il giusto equilibrio dunque e questa edizione a nostro avviso ne è un ottimo esempio. È l’esempio di un videogioco che è stato perfettamente trasposto in scala 1:1 così come i giocatori lo hanno imparato a conoscere, come l’hanno imparato ad amare. Questo è ciò di cui il gioco aveva bisogno cioè una sorta di tributo che, in un’epoca dove la retrocompatibilità non è più tanto di moda, permetta ai nuovi e vecchi giocatori di provare uno dei capolavori della scorsa generazione tramite una certosina operazione di attualizzazione tecnica e grafica del codice.
Tuttavia, il calco non è stato fatto volutamente e perfettamente identico. Ci sono un paio di minuscoli quanto importanti dettagli su cui gli sviluppatori hanno scelto di mettere mano, al fine di rendere più agevoli e moderni alcuni aspetti del gameplay. In particolare, prendendo spunto dai più recenti episodi della saga, direttamente dal menu di gioco l’utente potrà scegliere di utilizzare più oggetti contemporaneamente e non soltanto uno alla volta, come avveniva fastidiosamente anche in Demon’s Souls.
Prendendo sempre spunto dalle opere più recenti di From Software e dalle pieghe che alcuni aspetti della saga hanno preso come ad esempio il multiplayer e la cooperativa, questa Remastered porta con sé la piacevolissima possibilità di impostare una password (proprio come avviene in Bloodborne o Dark Souls 3, ndr) per rendere oltremodo più agevole l’incontro con amici per l’evocazione. In virtù di questo, anche i fastidiosi requisiti circa la differenza di livello tra i personaggi sono stati messi fuori gioco e sostituiti da un banale meccanismo che adegua momentaneamente i livelli degli utenti.
A livello pratico e concreto, invece, nell’ottica di rendere un po’ più semplice e meno frustrante il gameplay, gli sviluppatori si sono adoperati per aggiungere un inedito falò – l’unico – nei pressi di Vamos il Fabbro e l’opzione per il cambio di Patto direttamente dal menu di ogni falò.
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA
Sull’onda del sucesso, specie nel terzo capitolo, del multigiocatore online, il team di sviluppo ha infine deciso di fomentare la community di appassionati puntando su un paio di novità in campo multiplayer, che sicuramente faranno piacere ai più. La prima, anche se forse è passata un po’ in sordina, riguarda i server online dedicati che sono stati impiegati per far fronte all’importante mole di contenuti e informazioni che i giocatori si scambieranno sin dal lancio del titolo, a discapito del quantomai vecchio e meno affidabile sistema peer-to-peer.
In virtù di questo poi, gli sviluppatori hanno deciso di portare il multigiocatore da 4 a 6 giocatori, dando vita così a cooperative, scontri e invasioni sempre più epiche. Come abbiamo detto, in ottica di un maggior supporto alla cooperativa è stata risolta la fastidiosa limitazione che riguardava i livelli degli utenti e, per quanto riguarda il PvP invece, è stata introdotto un blocco che permette agli invasori di curarsi con le sole Fiaschette Estus, i cui utilizzi disponibili vengono automaticamente adeguati.
Siamo certi che l’aver puntato molto sul nuovo multiplayer, per una serie che fino a pochi mesi fa poteva vantare ancora giocatori online nei server di Demon’s Souls, sia stata una scelta molto intelligente che, commercialmente parlando, ripagherà gli addetti ai lavori con una community sempre più vasta e attiva in Dark Souls Remastered.