Iron Harvest

Iron Harvest

Il mondo di 1920+ nato da Jakub Rozalski prende vita in questo RTS a tema dieselpunk.

Annunciato nel 2016, lo stesso anno in cui è stato pubblicato il board game Scythe facente parte dello stesso universo, Iron Harvest ha raccolto nel 2018 circa 1.5 milioni di dollari grazie ad una campagna di crowdfunding ed è poi stato pubblicato da Deep Silver. È l’adattamento videoludico del mondo creato da Jakub Rozalski chiamato 1920+.

La Grande Guerra è finita da poco e il mondo sta cercando di riprendersi da questo brutale conflitto. Ma nel mondo alternativo di 1920+ non esistono pause, dato che le nazioni di Polania, Sassonia e Rusviet sono già pronte a riprendere i conflitti, che non sono decisi dalla fanteria, quanto invece da mech alimentati a carburante diesel, pronti a devastare il campo di battaglia e mettere di nuovo a ferro e fuoco l’Europa.

Iron Harvest
Protagonisti assoluti del titolo sono i meravigliosi mech dieselpunk nati dalla matita di Jakub Rozalski.

DA CHE PARTE STAI?

Iron Harvest ruota attorno a tre fazioni sul piede di guerra, approfondite nelle rispettive campagne single player, giocabili in un prossimo aggiornamento anche in co-op con un amico. Sebbene il fulcro del gioco, come ogni buon RTS, siano le schermaglie e soprattutto il multiplayer, la storia in single player è ben gestita. Questa ci fa entrare nel vivo di ognuna delle nazioni protagoniste del gioco e offre una buona varietà di missioni, non risultando quasi mai pesante e facendo quindi scorrere bene le circa 15 ore che occorrono per completare tutte e tre le campagne. La storia vira troppo spesso verso la fantascienza, andando a distaccarsi dal mondo immaginato da Rozalski, ma risulta tutto sommato godibile, anche se il doppiaggio inglese non è troppo convincente: in nostro soccorso gli sviluppatori hanno inserito la “Native Mode” che consiste nell’adattare la lingua del doppiaggio alla nazionalità di chi parla, avendo personaggi della Polania che parlano in polacco, della Sassonia che parlano tedesco e della Rusviet che parlano russo.

Ma entriamo ora nel vivo del gameplay partendo dalle basi. Iron Harvest si ispira a giochi come Company of Heroes su molti aspetti, per esempio le unità di fanteria sono divise in squadre di più persone piuttosto che il classico approccio che vede protagonista ogni unità, o ancora i materiali non devono essere costantemente estratti da punti specifici della mappa, sono invece dei veri e propri punti da conquistare con il proprio esercito che produrranno un introito costante di risorse. A tal proposito, Iron Harvest riduce all’osso la macro gestione dell’economia e del structure building, forse un po’ troppo.

Il titolo infatti ha solo due risorse da gestire, ossia metalli e petrolio, ottenibili controllando i sopracitati punti sulla mappa o, in piccole dosi, aprendo delle casse sparse qua e là. Se la scelta di semplificare l’economia è condivisibile per concentrarsi di più sull’azione, non si può dire lo stesso delle sole poche strutture messe a disposizione: una per reclutare fanteria e una per costruire i mech; un bunker di cui non si può scegliere l’angolazione quando lo si costruisce, del filo spinato e dei sacchi di sabbia. Insomma è una parte di gameplay davvero poco sviluppata, che non offre il minimo approccio strategico e viene liquidata nelle prime fasi di ogni partita.

DALLA POLANIA CON FURORE

Parliamo ora delle nazioni, pensate per racchiudere tre diversi stili di gioco, fornendo un diverso approccio che il giocatore deve adottare con ognuna di esse. Iniziamo con una nota molto amara: la fanteria è identica per ognuna delle fazioni e ciò ovviamente riduce parecchio la strategia adottabile dalla scelta delle unità di terra umane, che sono in totale sette. È da notare, tuttavia, che la fanteria può raccogliere armi da terra e cambiare così classe: una squadra di fucilieri raccogliendo delle apposite armi esplosive viene trasformata quindi in un manipolo di granatieri con la relativa abilità speciale. Sebbene il fulcro del gioco, così come del mondo in cui è ambientato, riguardi effettivamente mech e esoscheletri, questi saranno costruibili solo in una fase più avanzata della partita dato il loro costo, quindi nell’early game le tre fazioni risultano identiche.

La Polania è una nazione prevalentemente agricola, costretta a svilupparsi militarmente per far fronte ai suoi potenti vicini, ossia la Sassonia a ovest e la Rusviet a est, la quale continua a tenere sotto il suo controllo vari una grande fetta della nazione. I loro mech sono fragili (per quanto possa essere fragile un bestione d’acciaio) ma al contempo molto più mobili rispetto ai concorrenti, permettono tattiche hit-and-run per colpire i punti deboli degli avversari e ritirarsi verso posizioni favorevoli.

La Sassonia è la nazione senza dubbio più sviluppata tecnologicamente, che può vantare mech aggressivi e robusti che avanzano inesorabilmente verso il nemico, forti della loro enorme potenza di fuoco. Pensate a enormi carri armati con più cannoni che gambe. Ecco, questi sono i mech della Sassonia. Lenti, potenti e costruiti per uno stile di gioco che mira al late-game.

La Rusviet infine si piazza più o meno nel mezzo, con uno stile di gioco aggressivo, ma che non necessariamente preveda l’hit-and-run. I suoi mech sono piuttosto robusti e prediligono il combattimento ravvicinato, con armi che spaziano da lanciafiamme a enormi falci anti-fanteria. Sono ideali per stanare soldati che trovano riparo in un edificio o cannoni che fanno fuoco da posizioni sopraelevate.

MAPPE E STRATEGIA

Il punto di forza di Iron Harvest sono senz’altro le mappe e la sua ambientazione. Gli scenari di gioco disponibili per ora non sono molti, ma sono ben caratterizzati e divertenti da giocare sia in partite 1vs1 e sia in gruppo. Inoltre, gli sviluppatori sono già al lavoro per portare altre tre mappe entro il mese di settembre, nel dettaglio una mappa 3vs3, una 2vs2 e una per l’1v1, il tutto condito dall’introduzione della modalità classificata online. Ciascuna mappa offre svariate coperture, compresi edifici da presidiare con le proprie unità di fanteria al fine di attaccare gli avversari da un posto sicuro. Nessuna copertura però, nemmeno gli edifici, sono utili nel momento in cui i veri protagonisti del gioco entrano in campo, visto che i nostri amati mostri metallici a carburante diesel potranno (o almeno alcuni di essi) distruggere gli edifici anche solo camminando, dato il loro peso.

Certo, essere grossi ha i suoi vantagg, ma i mech dovranno fare i conti con una notevole lentezza e soprattutto un’intelligenza artificiale non sempre brillante che talvolta li farà incastrare qui e là, un difetto che passa in secondo piano davanti alla gioia di vederli combattere in battaglia. Ed è qui che Iron Harvest dà il meglio di sé, offrendo scenari avvincenti che rispecchiano realisticamente il mondo di 1920+, dove gli uomini sono usati come carne da cannone e tutto soccombe alla potenza delle macchine, anche le macchine stesse, dove le esplosioni sono ovunque e dove ciò che resta dopo ogni conflitto a fuoco, prima di preparare il prossimo esercito, sono solo corpi e rottami metallici.

GUERRA LAMPO

Ma è davvero sempre così? Purtroppo i problemi di bilanciamento delle unità e i costi di produzione delle stesse fanno sì che la strategia vincente sia diversa da quanto uno si aspetterebbe, meno spettacolare e più… veloce. Sebbene infatti non esista una nazione che sia nettamente più forte dell’altra, esiste tuttavia una tattica che domina sulle altre strategie: il rush. Come già detto il fulcro del gioco sta nella costruzione e nel combattimento fra mech, tutti diversi fra loro e soprattutto differenti da fazione a fazione, mentre la fanteria servirà solo nell’early game per catturare i punti risorsa e per esplorare la mappa, considerando che viene facilmente annientata dall’artiglieria mobile.

Tuttavia, dato il costo di produzione dei robot, lo spam selvaggio di unità di fanteria permette di aggredire rapidamente l’avversario che, privo di serie difese a causa dell’assenza di esse nel menù costruzione, si vedrà annientato ben prima di poter costruire un mech. Questo è ciò che domina il multiplayer e, purtroppo, toglie tutto ciò che rende grande questo titolo in favore di vittorie sicure e rapide. Siamo certi che il team di sviluppo sia già al lavoro per bilanciare il gameplay in modo da rendere spettacolare anche il multiplayer, con battaglie esplosive tra fortezze mobili.

Iron Harvest
Iron Harvest
GIUDIZIO
Iron Harvest è un buon RTS con un’eccellente atmosfera dieselpunk, che non sempre sa sfruttare le qualità che ha. La campagna è per ora il piatto forte del titolo, ma ovviamente anche le altre modalità sanno divertire, anche se devono semplicemente essere migliorate. Forse figlio di un’uscita un po’ frettolosa, dato che era già stato rimandato, Iron Harvest è un titolo che deve ancora raggiungere il suo pieno potenziale, partendo però da una base ben più che solida.
GRAFICA
8
SONORO
8
LONGEVITÀ
7.5
GAMEPLAY
7
PRO
Campagna solida e ben strutturata
Ambientazione dieselpunk riuscita
I mech sono uno spettacolo da osservare
CONTRO
Bilanciamento unità da rivedere
Si poteva osare molto di più con le strutture e la gestione della base
7.5