Maneater

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Gli squali uccidono in media sei persone all'anno... ma non quello di Tripwire.

Non c’è cosa più rilassante dei documentari che vengono trasmessi sulle principali emittenti divulgative esistenti, come National Geographic o Discovery Channel. Sono molti i protagonisti dei vari programmi trasmessi, ma gli squali hanno sicuramente un posto in prima fila. Queste mitiche creature, tuttavia, vengono spesso dipinte come esseri senza pietà, voraci e divoratori di uomini, anche se in realtà questa versione così sanguinaria è dovuta alla pellicola Lo Squalo di Spielberg; per dire, le mucche uccidono in media più persone rispetto ai questi predatori abissali.

Nel riprendere questa versione leggermente fuorviata dei fatti, i ragazzi di Tripwire Interactive hanno dato vita a una bestia sanguinaria senza precedenti. L’avevamo già visto lo scorso anno all’E3 e finalmente abbiamo potuto terrorizzare le spiagge in compagnia del nostro cartilagineo amico pinnato, e senza indugio tuffiamoci insieme nel mondo di Maneater.

Maneater
Dammi due branzini e poi vediamo chi è il piccoletto.

IL DOLCE SAPORE DELLA VENDETTA

La storia del nostro bestione, che in realtà è un esemplare femmina di squalo toro, è ambientata nella lucente città di Port Clovis, un agglomerato fittizio ispirato ai luoghi della Florida. Raccontato tramite l’espediente del documentario con la voce di Chris Parnell, il nostro branchiato protagonista dovrà farsi strada tra le paludi e i grandi bacini d’acqua per diventare il predatore all’apice della catena alimentare e vendicarsi di Pete lo Squamato, un terribile cacciatore di squali che, nella sua furia omicida, ha ucciso a sangue freddo nostra madre.

Port Clovis è divisa in ben otto aree, ognuna ispirata a luoghi simbolo della nazione a sud-est degli Stati Uniti e ognuna diversa per tipologia e creature che la abitano. Dal bayou fino ai campi da golf, dalle acque inquinate da reattori ancora attivi fino al grande blu, la mappa di Maneater si è rivelata alquanto particolare nonostante non sia di grandi dimensioni. Tuttavia questi ambienti a volte regalano scorci unici e colorati che permettono di scattare istantanee di vita sottomarina stupefacenti; peccato però che non ci sia alcun modo per togliere l’HUD di gioco, costringendoci quindi a fare foto con tanto di icone sospese in mezzo allo schermo.

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Uno squalo in piscina? Perché no…

I PESCI SONO AMICI, NON CIBO

Maneater presenta un gameplay non troppo complicato e a tratti anche abbastanza ripetitivo, anche se ingenuamente divertente. Di base dovremo nutrirci il più possibile delle varie creature che popolano il mare e ogni pesce, rettile o mammifero divorato ci concederà un certo quantitativo di materiali da usare per il potenziamento. Ci sono infatti quattro tipologie di materiali: proteine, grassi, minerali e mutageno. Il primo viene concesso divorando pesci carnosi, umani o predatori, la seconda tipologia è quella più comune ed è possibile ottenerla praticamente ovunque, mentre per quanto riguarda i minerali si troveranno unicamente mangiando le tartarughe e infine il mutagene si otterrà trovando le creature albine e che quindi hanno subito una mutazione.

Ovviamente nell’oceano non saremo gli unici predatori e dovremo guardarci le spalle, ad esempio, da alligatori, orche e barracuda. Per difenderci (o attaccare) avremo a disposizione tre mosse: morso, pinnata e schivata. Il morso è l’attacco base che vi permetterà di mangiare la vostra preda e di dilaniarla nel caso in cui l’abbiate stretta nella morsa dei vostri denti, la pinnata è un buon compromesso tra attacco e evasione, in quanto stordirà gli avversari, lasciandovi un po’ di respiro; infine la schivata è la miglior soluzione per fuggire da un conflitto, anche se successivamente potrete utilizzarla per fare danni ingenti a barche e gommoni. Inoltre, nel caso in cui siate riusciti a schivare un attacco, il nostro avversario rimarrà col fianco scoperto, dandovi la possibilità di effettuare dei colpi critici o di azzannarlo e quindi poterlo dilaniare come dicevamo sopra. Non è presenta tuttavia un sistema di aggancio sul bersaglio che avrebbe aiutato a concentrarsi sull’avversario e passare a quelli successivi.

Ad aiutarci nella nostra sanguinosa battaglia intervengono anche le mutazioni, composte da tre set per il corpo e una decina di organi e che permettono di potenziare alcune caratteristiche, come attacco, difesa, movimento e così via. Questi si sbloccheranno completando missioni e attività secondarie, anche se, essendoci diverse cose da fare a Port Clovis, ci saremmo aspettati qualche set per il corpo in più al posto dei tanti organi che durante la nostra prova non abbiamo praticamente neanche visto.

CANCELLO DALLA LISTA?

Sono infatti le missioni secondarie il vero fulcro di Maneater, anche se di base non si discostano mai dal divorare una serie di pesci o umani o sconfiggere un miniboss, che sia un predatore o un peschereccio di cacciatori, ma il discorso cambia leggermente quando faranno la loro comparsa i cacciatori di taglie. Il nostro squalo, infatti, dopo aver fatto incetta di umani, dovrà affrontare dei cacciatori pronti a seguirlo ovunque. Tra sommozzatori e pazzi armati di fucile d’assalto, questi boss, neanche troppo difficili da sconfiggere una volta arrivati ai livelli più alti, si paleseranno solo dopo aver sconfitto le barche di cacciatori o affondandole oppure uccidendo i passeggeri.

Tra il caos generale finirete col prendervi una pausa e fare un giro a Port Clovis, andando alla ricerca di tesori nascosti e collezionabili. Nella più tipica tradizione degli open-world troverete per la mappa, senza troppi scervellamenti, casse di scorte, utilizzate per dare un boost ai materiali per il potenziamento, targhe, collezionabili fini a sé stessi nascosti in luoghi anche fuori dall’acqua, e punti di riferimento. Sono quest’ultimi quelli più interessanti poiché, non solo sbloccheranno il set elettrico, ma ci faranno scoprire decine di easter egg come quelli ispirati a Lovecraft, ai classici dell’horror e anche dell’avventura.

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La famosa Stonehenge di Port Clovis.

LA VOCE DI CHRIS PARNELL

A livello tecnico Maneater non risplende particolarmente nei modelli, ma lo fa nel dettaglio di ambienti e luci. Molte volte ci siamo soffermati ad ammirare i colorati fondali marini, i relitti abbandonati e le grotte di coralli quasi innaturali (ma cosa lo è in questo gioco d’altronde). Tuttavia la magia finisce quando il titolo comincia a rallentare dopo qualche ora di gioco: abbiamo infatti notato come il frame-rate cali drasticamente anche in zone poco dettagliate e buie e che, se combinato a una telecamera non proprio semplice da gesitre, potrebbe creare anche dei fastidi.

Sul fronte sonoro invece la voce di Chris Parnell regna sovrana e ci culla narrando eventi bizzarri riguardo il nostro squalo toro. A ogni azione o avvenimento l’attore, già visto in Saturday Night Live o Rick & Morty, ci narrerà con il suo inconfondibile stile e ovviamente lo farà parlando in inglese, che in questo caso aiuta i giocatori a immergersi nell’atmosfera di gioco. Tuttavia, avremmo di contro preferito dei sottotitoli decenti che in alcuni tratti sono o totalmente assenti oppure non tradotti, dando l’idea che ci sia stato il bisogno di inserirli ma non la volontà nel farlo.

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GIUDIZIO
I ragazzi di Tripwire confezionano un gioco semplice e immediato, che mira a divertire nella maniera meno complicata possibile, grazie anche la suadente voce di Chris Parnell, perfetta per l'occasione e a tratti esilarante. Di contro però, i ragazzi di Roswell hanno peccato di ripetitività che si percepisce sin da subito. Qualche cambiamento qua e là e un po' di aggiunte avrebbero sicuramente giovato a un gameplay che potrebbe risultare alla lunga stantio.
GRAFICA
6.7
SONORO
7.5
LONGEVITÀ
7
GAMEPLAY
7.5
PRO
La voce di Chris Parnell
Gameplay semplice e divertente...
CONTRO
...ma troppo ripetitivo
Qualche set in più non avrebbe guastato
7.2
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