Thronebreaker: The Witcher Tales
Versione testata: PC

Thronebreaker: The Witcher Tales

Il mondo dell’acclamata saga letteraria e videoludica di The Witcher è senza ombra di dubbio uno dei più vasti e crudi dello scenario fantastico. Seguendo sempre le vicende dello strigo Geralt di Rivia, abbiamo calcato la terra osservando guerre, magie e complotti da dietro gli ambrati occhi del cacciatore di mostri. Ma oltre quanto narrato da CD Projekt RED si nascondono altre figure altrettanto “eroiche”, gesta di cui abbiamo solo sentito mormorare nei villaggi o eventi passati che non abbiamo avuto occasione di conoscere in prima persona.

Per tale ragione, attraverso il lancio di Gwent: The Witcher Card Game, il team di sviluppo ha deciso di utilizzare una di queste leggende dimenticate come ambientazione per Thronebreaker: The Witcher Tales, una sorta di “campagna” a pagamento per il gioco di carte free-to-play. Ancora una volta, siamo invitati a vivere la forte tecnica narrativa dello studio, calandoci in un particolare CRPG che trasforma le sue carte in pagine segnate dalla sanguinosa storia della Bianca Regina di Lyria e Rivia.

REGNANTE, MADRE, GUERRIERA

Thronebreaker ci porta indietro di tantissimi anni, ancora prima delle vicende legate a Geralt, Ciri, Yennefer e compagnia. Siamo nel bel pieno del secondo conflitto tra Nilfgaard e I Regni Settentrionali e la Lyria, insieme alla Rivia, è ancora un regno libero, seppur minacciato dalle armate nere poco oltre i confini. Sul dorato trono siede la altrettanto luminosa Meve: una vera principessa guerriera dalla bellezza angelica e dalla spada affilata. Una regina rispettata dal popolo nonostante la sua severità, amata dal suo esercito e temuta dai nemici che hanno incontrato il filo della sua lama e il tacco del suo stivale. Ormai però, con un figlio avviato alla nobile arte della politica e il costante rischio di morire, cerca di lasciare la corona in mani giovani e inesperte nel tentativo di renderle forti e affidabili nel momento in cui lei perirà con onore sul campo di battaglia. Proprio qui, in un momento di lontananza momentanea dai confini del regno, comincia la nostra storia insieme alla caduta delle speranze di Meve e delle sicure mura delle sue fortezze.

Lo stampo utilizzato è quasi quello delle avventure cartacee di una volta, tanto da lasciare che sia un vero e propria narratore a illustrarci le scene e a scandire i dialoghi come se stessimo seduti in circolo vicino a lui. La voce di questo agente esterno sarà la guida principale in quella che sarà una guerra sia interna che esterna, illustrandoci come la Regina abbia sfidato perfino la sua stessa prole per la libertà del suo regno, arrivando a ottenere quella famosa cicatrice sfigurante che nei primi due capitoli di The Witcher veniva citata da qualche passante. Verremo costantemente immersi in intermezzi dove le nostre decisioni morali avranno un forte impatto sia sulla trama che sulle ricompense che troveremo in giro per la mappa tridimensionale.

Come ormai siamo abituati, queste situazioni metteranno a dura prova le vostre riflessioni, trovandovi spesso a scegliere un male invece che un altro, con tutte le gravi conseguenze del caso. Ad esempio, potreste accogliere degli sfollati nel vostro esercito, ma quale sarà il prezzo di portare dei contadini stanchi in tende ricche di viveri e oro? Allo stesso modo, abbandonarli in balia dei pericoli sarebbe così crudele da non essere adatto per chi vuole apparire come un regnante a favore del popolo, sebbene mostrare debolezza possa far decadere lo spirito nazionale, portando alla resa di contee e città. Del resto dovreste essere abituati al fatto che in queste terre non c’è spazio per innocenza, dolcezza o eroismo spicciolo da fiaba, soprattutto in una società simil feudale dove razzismo, malattie, povertà e delinquenza sono all’ordine del giorno.

Il tutto è coerentemente integrato con le meccaniche di gameplay, dando difficilmente la sensazione di distacco tra la parte narrata e quella giocata. Questo perché Meve e il suo esercito sono entità che vengono rappresentate attraverso il mazzo, il quale subisce delle modifiche in base ai membri presenti nella compagnia nel corso della storia. In un certo senso è come possedere delle pedine che girano su un grande tabellone decorato e, andando di area in area, c’è sempre la possibilità di perderne o guadagnarne ulteriori per il proprio arsenale. Cavalieri itineranti, disertori delle armate nere e perfino cani randagi passano dall’essere delle semplici linee di dialogo a vere e proprie carte specifiche che rafforzano e potenziano la legione, comodamente gestibile da un piccolo menu che simula l’accampamento reale. Qui entrano in gioco diversi meccanismi relativi alla gestione delle tre risorse principali – oro, legno e reclute – che servono per potenziare le nostre capacità e altri parametri utili all’esplorazione.

Se il gameplay viene integrato così tanto all’interno della storia del narratore è perché uno dei punti forti di Thronebreaker è proprio l’eccellente caratterizzazione di ogni singolo personaggio che comparirà tra le nostre unità dorate. In questo punto, la capacità indiscussa della sceneggiatura targata CD Projekt RED si manifesta completamente, creando storie personali che si intrecciano e plasmano la linea rossa della trama principale. Di volta in volta, troveremo personaggi unici presi direttamente dal folklore (sia letterario che videoludico) di The Witcher che interagiranno con noi e avranno perfino spazio durante le nostre scelte nel corso della campagna. Se accoglieremo tra le nostre fila un cavaliere giusto in una missione sacra, difficilmente potremo effettuare scelte moralmente disdicevoli senza che quest’ultimo abbia qualcosa da ridire. Piccole dinamiche e contorni che messi insieme creano una coralità così ben orchestrata da arrivare alla qualità della sceneggiatura della trilogia dello strigo. A sottolineare questa attenzione alle relazioni tra i vari membri della “squadra” c’è la possibilità di parlare con loro a tu per tu nella Taverna dell’accampamento, la quale ci permette di scoprire un po’ di più su ognuno di essi tra un momento cruciale e l’altro.

Tra tutti però, la regina Meve ha indubbiamente la caratterizzazione migliore, soprattutto perché il team di sviluppo è riuscito a donarle una forte individualità senza rendere le nostre scelte degli agenti che cambiano eccessivamente la personalità del personaggio controllato. Forte, fiera, ma anche spietata al bisogno e una madre amorevole nel privato. La sua umanità dietro l’armatura scintillante e il patriottismo sincero sono solamente alcune delle qualità che definiscono Meve attraverso ogni momento, come quando, riluttante, decide di tagliare la mano di un soldato che ha protetto l’onore della regina dalle velenose parole di un mercante, o quando è costretta a volgere altrove lo sguardo per evitare di rimettere alla vista dei cadaveri carbonizzati di una famiglia di contadini. Dettagli che insieme creano uno dei personaggi più riusciti dell’intero marchio e una storia tanto reale da essere maledettamente coinvolgente.

CASTELLI DI CARTE, ESERCITI DI FIGURE

La caratterizzazione delle singole unità non viene affidata solamente ai testi e ai dialoghi, bensì passa anche per la stupenda collezione di illustrazioni che compongono le varie carte. Gwent in questo caso si è sempre distinta da un punto di vista estetico e con Thronebreaker non ha di certo deluso, creando alcune delle carte più belle che abbiano mai calcato il genere. Ciò è riuscito grazie alla collaborazione di moltissimi artisti interni ed esterni che hanno permesso alle illustrazioni di raggiungere un livello qualitativo accostabile all’altissimo standard di Magic: The Gathering.

Se il lato estetico è quello più d’impatto, gli effetti e le dinamiche delle unità sono anch’esse utilizzate per caratterizzare il funzionamento delle varie carte in base a diversi fattori, come la fazione e la storia dietro ogni mostro/personaggio rappresentato. In Gwent questo si trasforma negli archetipi che compongono i principali mazzi del meta, mentre in Thronebreaker questi funzionamenti vengono piegati per creare scontri in grado di riflettere situazioni diverse e ben lontane dal semplice duello tra due giocatori. Se, ad esempio, bisogna uccidere una bestia piuttosto grande, ci troveremo di fronte a una serie di carte che compongono le varie parti del mostro con il compito di ingegnarci per abbatterle il prima possibile. Anche la creazione stessa del mazzo non è totalmente libera ma subisce diverse restrizioni e modifiche a seconda di ciò che sta accadendo nella storia.

Oltre ai diversi scontri lineari, Thronebreaker ha diversi assi nella manica nei riguardi dell’utilizzo delle proprie particolarità, come per esempio i Rompicapo: innovativi scontri dove, con mazzi predefiniti, dovrete raggiungere determinati obiettivi sfruttando le unità a vostra disposizione. Tra le Battaglie Storia e altre tipologie di scontri, ogni volta che metterete mano al vostro mazzo sembrerà sempre di affrontare una situazione originale, diversa da quelle precedenti nonostante alcune ripetizioni qui e lì. La varietà però è accompagnata anche da una qualità degli scontri, soprattutto per quanto riguarda le dinamiche da sfruttare come l’esempio del mostro citato poc’anzi.

Non si tratta di semplici battaglie regolari con regole speciali come spesso avviene nelle “avventure” di altri giochi di carte famosi (che hanno perfino dei cameo), piuttosto si tratta di situazioni in cui la flessibilità del sistema di gioco di Gwent permette di creare situazioni che vanno oltre il punteggio e lo schieramento classico, creando per esempio unità da salvare all’interno del campo nemico oppure delle spie inaspettate all’interno della nostra mano. La narrazione non interrompe dunque il suo flusso per far largo alla battaglia standardizzata, ma bensì continua imperterrita sottomettendo le “regole” per dipingervi uno scenario di lotta credibile. Anche questo rende l’esperienza di Thronebreaker spanne sopra alle ultime invenzioni del genere, innovandolo e utilizzando in maniera creativa le proprietà delle varie unità presenti nel gioco.

RITORNO A CASA

A tal proposito, Thronebreaker è ben più di una semplice campagna aggiuntiva, bensì è stato il perfetto trampolino di lancio per dare ancora più spazio al nuovo Gwent, il quale è completamente diverso rispetto perfino alla sua Open Beta.

Il primo grande balzo in avanti è senza dubbio dal lato tecnico, dove il tabellone da gioco è stato sostituito da una vera e propria mappa tridimensionale ricca di dettagli, suoni, effetti e qualsiasi cosa appartenga a un terreno estrapolato da The Witcher 3. Le unità verranno piazzate su due file – una “ravvicinata” e una “a distanza” – che vanno a sostituire le classiche tre della build precedente, mentre i Leader saranno sempre a lato ma stavolta scenderanno letteralmente sul campo con modelli 3D animati e persistenti. Si tratta indubbiamente di una svolta che su PC potrebbe quantomeno impattare le performance delle macchine più vecchie, ma in generale sembra che l’ottimizzazione sia stata encomiabile, rendendo il tutto perfino più leggero rispetto a prima. Anche le carte stesse hanno subito un restyling estetico, togliendo molti elementi e bordi per far largo totalmente al disegno e all’eventuale animazione delle carte premium. Un risultato sicuramente apprezzabile che sfocia nel minimale, diventando ancor di più poco incline a sembrare un gioco di carte classico.

Non è solo l’occhio ad avere nuove leccornie, anche l’orecchio troverà nuove sorprese nella stupenda colonna sonora sia del gioco stesso che di Thronebreaker. I brani sono eccellenti e ricalcano il già rodato stile della trilogia videoludica, portando anche direttamente le musiche del terzo capitolo nel caso in cui lo si desideri. Nella modalità storia il doppiaggio è la punta di diamante dell’audio, con tante voci professionali a caratterizzare i già profondi personaggi. Naturalmente le voci non si limitano ai dialoghi della storia, ma sono presenti anche nelle azioni delle varie carte in modo da rendere la fase di gioco più dinamica e viva.

Un cambiamento simile è sicuramente un duro colpo per tutti quei giocatori che seguono il titolo fin dalle sue prime fasi di apertura al pubblico. Non tanto per tutta la serie di modifiche estetiche e sonore, quanto per il completo rifacimento del 90% delle funzioni delle varie unità, nonché per le nuove carte immesse con il lancio. In tal senso, Thronebreaker è anche un ottimo terreno per abituarvi alle nuove dinamiche e, soprattutto, contiene tantissime ricompense da sbloccare nella controparte free to play, nonostante sia comunque un prodotto indipendente dall’installazione di quest’ultimo. Negare una chance a Gwent però sarebbe un vero peccato, soprattutto dopo l’eccellenza che Homecoming ha portato sul piatto, migliorando e rifinendo tutte le parti più valevoli del titolo, specialmente per quanto riguarda il bilanciamento delle fazioni e le ricompense gratuite.

Thronebreaker: The Witcher Tales
Thronebreaker: The Witcher Tales
GIUDIZIO
Thronebreaker: The Witcher Tales è, senza ombra di dubbio, la migliore esperienza single-player per un gioco di carte. Oltre a un creativo e originale utilizzo delle meccaniche del gioco che fanno da base, possiede anche una lunga storia scandita da difficili scelti morali, personaggi iconici dalla caratterizzazione profonda e una trama intrigante presa direttamente dalla storia del mondo di The Witcher. Strutturando il tutto come se fosse un gioco di ruolo da tavolo, il giocatore si sentirà immerso nella sanguinosa storia della Regina Bianca di Rivia attraverso la misteriosa voce del narratore, vivendo in maniera diretta il conflitto tra la Lyria e Nilfgaard. Delle stupende illustrazioni, un doppiaggio eccellente, il supporto dei testi in italiano e le ricche mappe esplorabili a piedi sono solamente alcune delle qualità che troverete in circa 30 ore di gioco in questa modalità. Che amiate la saga o siate solo appassionati di giochi di carte, Thronebreaker rivoluziona completamente il genere e lo fa così maledettamente bene da non poter mancare nelle vostre librerie digitali.
GRAFICA
10
SONORO
9
LONGEVITÀ
9
GAMEPLAY
9
Reader Rating0 Votes
0
PRO
Narrativa eccezionale e coinvolgente, scelte morali difficili dal forte impatto
Personaggi profondi e caratterizzati fino al minimo dettaglio
Gameplay sempre creativo, eccellente utilizzo delle regole e delle carte del gioco
Comparto sonoro ottimo e fedele alla qualità della trilogia principale
Illustrazioni d'eccellenza, le migliori del genere
CONTRO
Alcuni scontri "casuali" potrebbero risultare ridondanti
La gestione delle risorse e degli upgrade poteva essere ancora più profonda
9.3
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