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Game of Thrones: Season One

Te li immagini, gli impiegati Telltale. Decine di automi che producono avventure senza sosta, come in una catena di montaggio chapliniana. È andata talmente bene con The Walking Dead, ora chi li ferma più? Chissà com’era la vita prima di The Walking Dead, ai tempi di Jurassic Park, Back to the Future, Tales of Monkey Island. All’epoca la pausa pranzo era sicuramente prevista, ora chissà. Ora non c’è un attimo di tregua: la seconda stagione di The Walking Dead; poi si passa ai fumetti con The Wolf Among Us; vuoi non cavalcare il successo di Game of Thrones? Poi c’è Borderlands. Sì, pure Borderlands. Intendiamoci: questi sono riusciti persino a fare un’avventura basata su Minecraft. Nel 2016 si parla già di Batman. Se state cercando lavoro, un curriculum in California vi conviene mandarlo.

Oggi però ci soffermiamo su Game of Thrones, l’avventura basata sull’omonimo serial televisivo che tanto successo ha riscosso e sta riscuotendo un po’ ovunque. Dal punto di vista iconografico e dei personaggi l’avventura Telltale si ispira proprio alla show HBO; le Cronache del ghiaccio e del fuoco se ne stanno un po’ in disparte, pur essendo il ciclo di romanzi da cui tutto è partito. È proprio il caso di dirlo: l’allievo (la serie tv) ha superato il maestro (il romanzo). Solo in termini di celebrità e immaginario condiviso, sia chiaro. È bene precisarlo, a scanso di equivoci, ché i fan più intransigenti sono sempre dietro l’angolo. Non è la prima volta che Game of Thrones diventa videogioco. Di recente ci ha pensato Cyanide Studio. Col suo gioco di ruolo non è andata benissimo, per cui ora ci ha provato Telltale. Definiamo il concetto di “ora”. Il primo episodio della season one è stato pubblicato il 2 dicembre 2014; il sesto, ovvero l’ultimo, il 17 novembre 2015. Quasi un anno per assistere alla stagione completa. Ecco che iniziano i problemi.

IL MIO REGNO PER UNA STAGIONE COMPLETA

Se ne parla poco, eppure da quando la serialità videoludica ha preso piede in pochi si sono soffermati su un aspetto tutt’altro che marginale: le modalità di distribuzione. È evidente che i videogiochi seriali, quelli pensati a stagioni ed episodi, prendano in prestito le retoriche televisive. Dal “previously on” ai tipici cliffhanger di fine puntata/stagione. Game of Thrones, per non smentirsi, ci mette pure l’immancabile sigla, modellata su quella televisiva. L’avete mai visto un telefilm distribuito a cadenza variabile, con episodi trasmessi a distanza di mesi? Le eccezioni non valgono, non fate i furbi. La risposta, tendenzialmente, è no. La serialità ha bisogno di ritmo per funzionare, per mantenere alta la tensione emotiva dello spettatore. Giocare alla prima stagione di Game of Thrones seguendo la distribuzione Telltale significa buttare al vento ogni tensione e parte del piacere. Sarebbe interessante intervistare due giocatori: uno che ha giocato ogni episodio al momento della pubblicazione, aspettando quindi un anno per completare la stagione; uno che ha giocato la stagione tutta d’un fiato, ora che è conclusa. Potrebbero nascerne due recensioni completamente differenti.

I FORRESTER, UN DESTINO AVVERSO

In entrambi i casi una cosa è certa: ai Forrester non ne va bene una. Game of Thrones segue le vicende della casa Forrester, legata agli Stark di Winterfell. A ben vedere, nel gioco i Forrester prendono in tutto e per tutto il posto degli Stark, in termini di eventi catastrofici, soprusi e inganni (subiti, ovviamente). Telltale dimostra una capacità non indifferente: sia perché recupera appieno lo spirito della serie televisiva, sia perché riesce a intrecciare la sua scrittura con quella del serial HBO. Cambia solo la prospettiva, non l’atmosfera. L’inizio del primo episodio, in tal senso, è indicativo: la scena si colloca sul finire della terza stagione, durante quelle famose nozze. Solo che il punto di vista è esterno al castello: si gioca nell’accampamento, ai piedi delle mura.

Game of Thrones vive di contrasti, di pregi che in prospettiva divengono limiti

Proseguendo nell’avventura c’è un continuo intrecciarsi di eventi, vissuti però attraverso gli occhi di personaggi che nel serial tv non compaiono. Per un fan è indubbiamente un valore aggiunto, un meccanismo a incastri che funziona. Il giocatore impersona i vari membri della famiglia Forrester, uniti tra loro da una causa comune. A essere in pericolo è la stessa sopravvivenza della casata. Nel corso dell’avventura le loro strade si dividono: è allora che ci si imbatte nei celebri personaggi della serie. Ci si ritrova al cospetto di Cersei, a King’s Landing. Si scambiano quattro chiacchiere con Jon Snow. Cosa accade sull’altro continente, teatro dell’ascesa di Daenerys?

LA POLITICA DELLE SCELTE

Game of Thrones vive di contrasti, di pregi che in prospettiva divengono limiti. Il focus è tutto spostato sulle relazioni diplomatiche, sulle strategie politiche e discorsive da attuare. Di fronte a Cersei si vive l’angoscia di chi sa che ogni parola può avere un peso notevole. È un traguardo non indifferente, perché significa che l’adattamento videoludico è andato a buon fine. D’altra parte, finisce che ogni episodio lo si trascorre quasi interamente a soppesare la risposta giusta. Non mancano i tradizionali quicktime event, ma le fasi esplorative sono rare, quasi accessorie. In The Walking Dead e The Wolf Among Us si aveva l’impressione di “giocare” di più; qui si diventa certo ottimi strateghi, ma il joypad… questo sconosciuto. Non si tratta di un difetto vero e proprio, né tantomeno di una caratteristica che mina la godibilità del titolo, ma è una sfumatura che merita di emergere.

Per il resto Telltale si conferma fedele a se stessa: l’avventura si adatta alle scelte del giocatore, sostengono gli sviluppatori. Vero, è pur sempre un marchio di fabbrica Telltale. Peccato che in molti casi siano scelte illusorie, le cui conseguenze sono solo in apparenza determinanti. Basta confrontarsi con un altro giocatore per rendersi conto che alcuni personaggi sono semplicemente intercambiabili, qualunque scelta sia stata compiuta. In ogni caso, l’illusione funziona e sul finire della stagione – va dato atto a Telltale – certe scelta hanno realmente un peso notevole (più di quanto non si sia visto altrove). Ovviamente la narrazione andrà sempre a parare nello stesso punto, ma non manca qualche sorpresa lungo il cammino. Difficile evitare gli spoiler, per cui meglio non procedere oltre.

Tanto vale passare ai convenevoli. Se tecnicamente permane qualche incertezza tipica delle avventure Telltale – soprattutto sul fronte dei caricamenti e delle animazioni – lo stile visivo utilizzato per questo adattamento si dimostra appropriato: un acquerello dal gusto pittorico di chiara matrice fantasy. Tirare infine le somme significa confrontarsi coi contrasti di cui parlavamo, con logiche di distribuzione discutibili, con una narrazione di qualità ma poco “ludica” e molto verbosa. Dal calderone emerge comunque un’avventura in grado di catturare e tenere incollati allo schermo: un dettaglio non irrilevante. Mancano forse la delicatezza di The Walking Dead e il guizzo surreale di The Wolf Among Us. Telltale ci sa fare, è evidente, ma questa volta non ci ha messo il cuore. Stiamo pur sempre parlando del mondo di Game of Thrones, d’altro canto, per cui il cuore conta il giusto.

GIUDIZIO

Telltale svolge il compitino e porta a casa la pagnotta: Game of Thrones intrattiene, ancor più se si è fan della serie televisiva. L’avventura convince ma non eccelle.