Everything

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Everything è un gioco e non è un gioco. È quella tipica opera che può, giustamente, aprire dibattiti sulla natura stessa del videogioco e contemporaneamente chiuderli, sempre altrettanto giustamente, perché chi se ne frega.

Raccontare l’esperienza di Everything significa un po’ tradirne la natura: il titolo di David OReilly è di fatto un trattato filosofico ed esistenzialista camuffato da videogioco. La filosofia non è un tema nuovo in ambito videoludico. Avete giocato The Talos Principle, giusto per citare un esempio recente? Dal momento che in Everything il discorso filosofico emerge dall’esperienza, descriverlo sarebbe inopportuno e limitato. Tuttavia è utile tentare, anche perché questa pagina va riempita.

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FILOSOFIA SOGGETTIVA

Di recente mi è stato detto che uso troppo la prima persona. Vero, ma lo faccio perché in passato, quando usavo il plurale maiestatis, venivo ugualmente preso in giro. In questo caso la prima persona è però pertinente, perché il piacere di giocare a Everything nasce soprattutto dalla propria sensibilità. La mia esperienza con la filosofia risale al liceo, per cui ne sono passati di anni. Avevo un prof. particolarmente temuto e col senno di poi avrei qualcosa da ridire sul suo modus operandi e anche su certe esternazioni di dubbio gusto.

La filosofia mi ha sempre affascinato, sebbene non possa certo definirmi un esperto in materia. Mi piacerebbe far giocare Everything a un filosofo per vedere cosa ne pensa: Everything è un videogioco che prende la disciplina in oggetto sul serio, visto che durante l’esplorazione capita sovente di imbattersi in audioregistrazioni del celebre filosofo inglese Alan Watts, che si lancia in dissertazioni (in inglese) di un certo peso sulla vita, la natura, l’esistenza, il mondo, la percezione, ciò che ci circonda. Soffermiamoci quindi sul primo aspetto che definisce Everything: l’esplorazione.

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ESPLORARE E RELAZIONARSI

La mia vita inizia nei panni di un bufalo, che si muove a scatti rotolando in un mondo che ricorda un po’ Katamari. Le somiglianze con lo strampalato gioco giapponese finiscono qui, sebbene Everything sia comunque strampalato e surreale. Il bufalo si imbatte in altri animali e piante, in rocce e altri elementi naturali. Ci viene spiegato che la comunicazione è alla base delle relazioni tra le cose, per cui il bufalo può iniziare a emettere suoni con cui attrarre l’attenzione. Ci viene detto che la danza è una forma di socialità, per cui dopo aver ampliato il nostro branco possiamo generare nuovi bufali. Ci viene data la possibilità di vestire i panni di qualcosa di più piccolo del bufalo (un insetto?) o di più grande (un albero?). Possiamo ascendere o discendere ulteriormente, arrivando all’infinitamente grande – la galassia – o all’infinitamente piccolo – una particella di ossigeno. In un eterno circolo in cui i confini tra infinitamente grande e infinitamente piccolo si perdono.

Lungo il percorso steli d’erba ci raccontano la propria visione della vita; ci imbattiamo in oggetti di ogni tipo, ognuno con un proprio ruolo nel mondo, ognuno tassello del cerchio della vita. È davvero difficile descrivere Everything e allo stesso tempo sarebbe un dispiacere rivelare troppo. Come quella volta che un gruppo di lampioni animati ha invaso la città…

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THE TREE OF LIFE

Everything è un’opera che ammalia e che, nonostante l’oggettiva inclassificabilità, vi consigliamo di provare. Doveste perdervi, potete abbandonare il joypad e lasciare che l’autoplay faccia il suo corso: vi trasformerete in spettatori passivi, lascerete agli oggetti e alle creature incontrate l’onere e l’onore di esplorare ed evolvervi/involversi.

Dal punto di vista concettuale, Everything è un’opera potente, un vero e proprio manuale di filosofia che ha preso la forma di un videogioco. Titoli simili sono tanto rari quanto necessari per dimostrare quanto i videogiochi siano strumenti malleabili, in grado di passare dallo sparatutto all’esistenzialismo. Everything esercita un fascino irresistibile: è un viaggio alla scoperta del mondo e delle relazioni tra le cose, un percorso attraverso la relatività delle prospettive, un itinerario alla scoperta di sé.

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GIUDIZIO
Everything è diverso da qualsiasi cosa abbiate mai provato. La tipica opera che apre dibattiti di varia natura. Che cos'è un videogame? Che cosa si può fare in e cosa può raccontare un videogioco? Pur avendone apprezzato il valore e gli obiettivi, ci sentiamo di sconsigliarlo a chiunque non sia disposto a mettersi in gioco, nel vero senso della parola: solo ampliando i propri orizzonti si può rimanere realmente affascinati dal titolo di David OReilly.
GRAFICA
7
SONORO
8
LONGEVITÀ
8
GAMEPLAY
7.5
PRO
Non esiste, o quasi, nulla di simile
Contenuti profondi e complessi
CONTRO
Decisamente non per tutti
Sperimentale al limite del comprensibile
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