Necrobarista

Necrobarista

Il team australiano Route 59 cambia i connotati alla classica visual novel. Saranno riusciti nel loro intento?

In Giappone il genere visual novel va molto forte, molto più che qui in occidente dove fa un po’ fatica ad attecchire anche se non è di certo sconosciuto, e con Necrobarista crediamo sia destinato a crescere ancora un po’. Il titolo di Route59 non è la “classica” visual novel caratterizzata da fiumi di parole sullo schermo, anzi, rivoluziona in qualche modo l’idea di questo genere avvicinandolo quasi a un anime per certi aspetti. Necrobarista, lo capirete già dal nome, propone tematiche oscure e particolari ma capaci di coinvolgere fin dall’inizio.

Non risulterà quindi un titolo tedioso, perché i ragazzi del team di sviluppo sono riusciti a renderlo più leggero grazie ad alcuni espedienti, come dialoghi scherzosi, scenette divertenti, grafica coinvolgente, animazione dei personaggi tipica degli anime, cambi di inquadratura e panoramiche d’ambiente molto belle e immersive. Trattandosi di una visual novel incentrata sulla narrazione, è risaputo che l’interazione è ridotta fin da subito ai minimi livelli.

Necrobarista
A gestire il Capolinea troviamo la simpatica Maddy, aspirante negromante.

DEATH PARADE ? NO, NECROBARISTA!

Storie antiche sui luoghi messi al confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti esistono dall’alba dei tempi, e il collegamento con l’anime Death Parade e il bar Quindecim è praticamente scontato. Questa non è da considerarsi assolutamente come una nota negativa, anzi, oltretutto le tematiche trattate, come la morte, il come e il perché si passa a miglior vita sono del tutto simili e in questa produzione vengono ammorbidite.

Questo grazie all’inserimento di un gruppetto di personaggi esuberanti, dal tono scherzoso e vivace che ci ricordano con affetto quell’anime, e ci permettono di apprezzarne i riferimenti. Anche se Necrobarista potrebbe assomigliare a un anime effettivamente non lo è. Rimane un romanzo visivo cinematografico che ne trae ovviamente ispirazione, caratterizzato da con una resa grafica completamente 3D e quel minimo di interattività che lo distingue dall’animazione pura.

UN BAR ALLA FINE DEL MONDO

Ed è in un lugubre e desolato viale di Melbourne che si trova il Capolinea, un cafè che funge da ultimo luogo di passaggio per i morti. È un edificio che si trova al confine tra il mondo terreno e l’aldilà, in cui vengono concesse ventiquattro ore ai morti per riflettere sul loro passaggio sulla terra e per “socializzare” con le altre persone di passaggio. Il cafè è gestito da Maddy, principiante negromante, Chay (suo mentore ed ex proprietario del Capolinea) e Ashley, una ragazzina prodigio della robotica e della tecnologia.

Insieme, molto spesso si lasciano coinvolgere dalle problematiche di “vita” di chi passa per il loro cafè creando una sorta di squilibrio. I defunti hanno infatti ventiquattro ore di tempo prima di passare oltre e non possono eccedere oltre questo limite che, se superato, innesca una serie di problemi: dal semplice debito di ore all’anima irritabile o altri ancora più gravi. Purtroppo questa cattiva gestione del locale ha portato il suo staff ad avere alle calcagna il Consiglio della morte, che vorrebbe del personale più consono e neutrale per questo delicato lavoro.

UN CAFFÈ BUONO DA MORIRE

La storia inizia con l’ingresso di Kishan, un ragazzo appena deceduto che non ricorda nulla della sua morte e di come ha fatto ad arrivare lì. Ad accoglierlo c’è Maddy, che tra una chiacchiera e l’altra gli offre un caffè alchemico. I due iniziano a chiacchierare sul perché esiste un posto come il Capolinea, sul che ricordo potranno avere le persone di noi una volta scomparsi e altri discorsi metafisici che non risulteranno mai troppo seri per via delle battute sarcastiche inserite all’interno dei dialoghi.

Spesso e volentieri le bevande offerte a Kishan nel corso della storia passando, poi ai caffè che gli stessi personaggi bevono, così come i drink offerti agli altri personaggi secondari, diventano a volte il tema centrale delle loro discussioni. I caffè o le bevande prese dai defunti vengono offerte dal bar stesso oppure pagate con il loro tempo a disposizione. Tra un capitolo e l’altro ci imbattiamo anche in siparietti divertenti. I protagonisti sono un simpatico trio di robottini costruiti da Ashley con materiali di riciclo, che si interrogheranno sul tema della vita, su chi fossero prima e altri discorsi filosofeggianti.

LA MORTE NON SEGUE MOLTE REGOLE

Molto importante durante il gioco sarà prestare attenzione ad alcune parole segnalate in giallo nei dialoghi, perché a fine capitolo dovremo selezionarne sette per ottenere dei simboli che serviranno per sbloccare approfondimenti e altre storie secondarie all’interno del cafè. Conosceremo anche Ned, uno scagnozzo del Consiglio, ma amico di Chay da una vita. Sempre in combutta con Maddy, Ned cercherà sempre in qualche modo di aiutare e coprire il gruppo dai pasticci che combinano.

Durante il gioco si apprende da una confessione di Ned, che prima di diventare quello che è, nella sua vita terrena era un famoso criminale. E questa è la verità perché il Team 59, per creare il personaggio di Ned si sono ispirati a un personaggio popolare realmente esistito: il famoso criminale australiano Ned Kelly, per alcuni un bruto ma per altri una sorta di Robin Hood.

Necrobarista
Il caffè che preparano al Capolinea è buono da morire.

IL CAPOLINEA, LA FINE DI UN INIZIO

La storia di Necrobarista viene raccontata senza alcun doppiaggio, ma c’è la traduzione in italiano. Anche se abbiamo detto che è una novel con pochissime interazioni, questo aspetto un po’ la penalizza perché è un peccato che non si possa modificare o interagire in alcun modo sulla struttura dei dialoghi. Anche solo piccole scelte avrebbero aiutato a rendere il tutto più “giocabile”, e magari più coinvolgente per chi non ha familiarità con questo genere.

I dialoghi sono comunque ben scritti e caratterizzati da pause drammatiche, dialoghi impertinenti e battute stupide tipiche degli anime. Quello che colpisce di Necrobarista, trattando un tema complesso e triste come la morte, è che anche i personaggi del cafè hanno paura di andare avanti perché nessuno sa che cosa c’è dopo il Capolinea e cosa gli riserva il domani.

Inoltre c’è da dire che per tutta la durata del racconto saremo accompagnati da una strana atmosfera, che potremmo definire fumosa e poco chiara, unita a melodie che andranno a incrementare queste sensazioni ma che risulteranno comunque sempre piacevoli. Le tracce che compongono la colonna sonora sono state realizzate dal compositore Kevin Penkin, che ha lavorato anche per le musiche di numerosi titoli di videogiochi come Florence, Norn9 (poi diventato un anime) ed ancora ad anime come Made in Abyss e The rising of the Shield Hero.

Necrobarista
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GIUDIZIO
Nonostante la buona volontà di proporre una visual novel fuori dal comune, Necrobarista non offre molta interazione. Di per sé il genere non offre molti spunti a riguardo, rendendo il titolo un po' ripetitivo e noioso, anche se la storia risulta molto accattivante e con colpi di scena. Se vi piacciono le belle storie però, Necrobarista è da giocare (o forse dovremmo dire da leggere) per lasciarsi andare nei meandri della negromanzia, alchimia e maledizioni.
GRAFICA
7
SONORO
8
LONGEVITÀ
7
GAMEPLAY
6
PRO
Storytelling accattivante
Atmosfera e scenari ben ricreati
Personaggi molto divertenti
CONTRO
Pochi elementi interattivi
Alcuni punti della storia sono poco sviluppati
7