Sea of Solitude

Sea of Solitude provato in anteprima a Los Angeles

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Cornelia Geppert e Miriam Jud, le anime dietro al prossimo titolo EA Originals.

Tra i giochi presenti all’evento EA Play 2019 ma nascosto agli occhi del grande pubblico c’era anche Sea of Solitude, l’intrigante avventura dello studio indipendente berlinese Jo-Mei Games che sarà prodotta sotto etichetta EA Originals. A Los Angeles abbiamo avuto l’opportunità di provare in anteprima una versione pressoché definitiva del gioco in compagnia di Cornelia Geppert, co-fondatrice e art director di Jo-Mei, e Miriam Jun, lead animator del progetto.

Sea of Solitude rappresenta il progetto più ambizioso a cui Geppert abbia mai lavorato in quindici anni trascorsi in questa industria, e il motivo che lo rende così importante è che l’intera avventura è basata sulle sue vicende personali. In un periodo di solitudine e depressione che aveva intrappolato la sviluppatrice tanto nella vita privata quanto in quella lavorativa, Cornelia ha iniziato a scrivere le sue emozioni su carta e a proporre il concept di una storia dal taglio esoterico al proprio team. Ed è proprio da qui che è nato il progetto di Sea of Solitude.

CONVIVERE CON IL PROPRIO PASSATO

Colpiti dalla visione di Cornelia, i ragazzi di Jo-Mei hanno scelto di condividere le proprie esperienze con lei raccontando cosa vuol dire affrontare diverse tipologie di solitudine e di come convivere con esse fino a superarle. Ogni sviluppatore ha iniziato a narrare la propria storia, con esempi di vita reale basati sulle esperienze vissute dai propri amici o parenti o dai problemi affrontati personalmente. Tutto ciò ha contribuito a rendere Sea of Solitude un prodotto denso di significato, e non solo dal punto di vista prettamente narrativo.

Cornelia ha sempre amato l’idea di unire storie reali e contesti fantastici, basandosi su emozioni reali e situazioni verosimili. Per realizzare un progetto ambizioso come Sea of Solitude, però, è stato necessario tutto l’aiuto possibile: essendo Jo-Mei uno studio indie composto da un numero molto ristretto di sviluppatori, la creative director ha sfruttato ogni contributo per far sì che la visione di gioco non fosse sacrificata.

Miriam Jud, la lead animator che ci ha accompagnato nella nostra prova, è un esempio lampante di ciò: non si è occupata esclusivamente delle animazioni dei personaggi, ma anche del doppiaggio della protagonista Kay. Il level designer ha contribuito al project management, il responsabile delle animazioni per le cut-scene ha offerto alcuni spunti interessanti alla storia diventando ben presto co-sceneggiatore.

Cornelia definisce la struttura di Jo-Mei “democratica” e ribadisce con fierezza che ogni singolo membro ha contribuito allo sviluppo di Sea of Solitude anche in ambiti che non gli competono direttamente: uno dei programmatori principali ha portato all’attenzione della creative director interessanti idee di game design che sono state poi implementate all’interno del gioco finale. A mio avviso, si tratta di un esempio a dir poco fantastico di intendere lo sviluppo di un videogioco in un’era storica in cui sembra quasi impossibile dar vita a un’idea valida senza coinvolgere centinaia e centinaia di sviluppatori.

UN MESSAGGIO PROFONDO

Sea of Solitude è un’avventura che sfrutta un contesto fantastico per narrare emozioni e sensazioni della vita reale. Nelle prime battute di gioco, la protagonista Kay manifesta la sensazione di inadeguatezza che vive nonostante sia circondata da amici e familiari, un sentimento che, insieme a rabbia e oscurità, la divora dall’interno fino a trasformarla in un mostro. Kay si risveglia in un luogo buio, col compito di ritrovare la sua luce interiore e tornare a essere umana, fronteggiando creature oscure che rappresentano le sue più grandi paure in un mare di solitudine.

Ben presto, Kay incontra una ragazza che sembra conoscerla bene, pur non ricordando di averla mai vista prima. Questo misterioso personaggio donerà alla protagonista una luce che può essere direzionata di fronte a sé per illuminare il proprio cammino. “Ogni elemento che caratterizza il mondo di Sea of Solitude ha un significato preciso“, confida Cornelia. Si tratta di riferimenti e metafore legate a momenti specifici della sua vita, che vengono narrati all’interno dell’avventura tramite un simbolismo affascinante. Il ruolo della ragazza è un perfetto esempio di ciò: il personaggio ha un ruolo chiaro nella storia, è connessa a Kay in un modo che diventerà progressivamente più palese avanzando nel mondo di gioco, grazie a episodi che approfondiranno il reale motivo della sua presenza e il legame che caratterizza le due.

La ragazza potrà sfruttare le proprie abilità per gestire il livello dell’oceano e rivelare così zone in precedenza inaccessibili. Si tratta ancora una volta di un aspetto che assume un significato sempre più rilevante e che a parer nostro può simboleggiare la capacità della protagonista di emergere dal vortice di depressione che l’ha risucchiata. Nel corso della campagna, Kay incontrerà nuovi personaggi e mostri che tuttavia non saranno cordiali e amichevoli come la ragazza con la quale sta cercando di instaurare un legame. Ognuno rappresenta un aspetto della vita di Kay, verosimilmente una paura, e starà al giocatore scoprire come ogni elemento sia effettivamente legato alla psiche della protagonista.

Ciò che è importante, per la software house, è di offrire allo stesso tempo un’avventura e un messaggio più importante per chiunque avesse vissuto le medesime emozioni ed esperienze. Se vorrete semplicemente concentrarvi sul contesto ludico e combattere dei mostri in un contesto fantastico avrete la possibilità di farlo. Al contrario, se desiderate approfondire tramite il gioco un messaggio ben più profondo allora non mancheranno simbologie, metafore e altri elementi racchiusi nel game design, come dei collezionabili rappresentati da messaggi nelle bottiglie con i quali Jo-Mei vuole fornire ulteriori indizi per comprendere al meglio la storia di Kay e, di conseguenza, quella di Cornelia.

LUCE E OSCURITÀ

All’interno dello scenario ci saranno diverse zone “corrotte” che Kay dovrà liberare con il suo potere per rivelare aree segrete che si celano al di sotto. Liberandole, Kay potrebbe ritrovarsi ad affrontare quelli che sembrano essere i suoi demoni interiori, all’insegna di uno stile narrativo inizialmente molto astratto che passa anche dalle emozioni di Kay e dalle condizioni meteorologiche: se il clima sereno simboleggia la possibilità di muoversi indisturbati nello scenario, la pioggia e l’oscurità al contrario vogliono sottolineare come la protagonista stia vivendo una condizione d’inquietudine e incertezza. La sviluppatrice svela che questo simbolismo darà vita ad alcune meccaniche interessanti in termini di gameplay, con diversi livelli, creature e possibilità d’interazione presenti nell’avventura.

Cornelia sottolinea che pur essendo basata su un contesto fantastico, l’avventura di Sea of Solitude riuscirà a dare a chiunque la proverà sensazioni di angoscia, depressione e solitudine. Ciò a cui punta Jo-Mei è mostrare i diversi tipi di solitudine e depressione che possono colpire l’uomo, nonché gli effetti che la patologia può avere non solo sul corpo, ma anche sulla psiche umana. Tramite il gioco, la software house vuole illustrare anche come questa venga recepita dall’esterno, sia dal punto di vista dei propri familiari che da quello di amici e semplici conoscenti. Ed è questa l’impressione che ho avuto nella fugace prova di Sea of Solitude, che i mostri che tormentano Kay siano in realtà delle proiezioni degli persone che hanno contribuito ad accrescere la sensazione di solitudine e inadeguatezza nella protagonista.

Ciò che abbiamo visto, dunque, ci ha davvero incuriosito: in una prova di poco meno di mezz’ora, l’opera di Jo-Mei Games ha messo in risalto delle sfaccettature profonde e di grande impatto che mostrano la grande sensibilità di Cornelia Geppert, un’artista che ha messo la propria passione per i fumetti al servizio di uno stile grafico particolarmente ispirato, che ricorda in parte le produzioni di Studio Ghibli.

Sea of Solitude è un’avventura che alterna oscurità e luce al fine di raccontare cosa vuol dire essere umani. Un gioco che non ha paura di mettersi a nudo e raccontare le proprie esperienze personali lungo le cinque ore che saranno necessarie all’incirca per vedere i titoli di coda. L’appuntamento con la nuova produzione targata EA Originals è fissata al 5 luglio su PC, PlayStation 4 e Xbox One: restate sintonizzati per la nostra recensione!