Dopo un anno e mezzo dalla versione PS4 (della quale potete leggere la nostra recensione), siamo tornati in quel di Gemea, la lontana isola avvolta nella nebbia, per riscoprire Yonder: The Cloud Catcher Chronicles, avventura di Prideful Sloth che abbiamo potuto riscoprire in concomitanza con il debutto su Xbox One. All’esordio, Yonder ci aveva stupito per le sue ambientazioni colorate e per uno stile di gioco davvero semplice e per nulla caotico, ma allo stesso tempo sembrava non troppo rifinito a livello tecnico. Vediamo se, con un anno in più sul groppone, il team di sviluppo è riuscito a migliorare la propria creatura.
UNO SFORZO IN PIÙ
Dopo essere naufragati ancora una volta a causa di un minaccioso temporale, abbiamo deciso di girovagare nella magnifica Gemea, isola magica e pacifica, dove la violenza è bandita nel modo più assoluto. Obiettivo del nostro piccolo alter ego è quello di aiutare la gente locale nelle loro mansioni quotidiane, anche se nella maggior parte dei casi ci si trova di fronte a fetch quest fin troppo ripetitive. Di base, il gameplay si conferma ovviamente identico alla controparte per PS4: l’esplorazione è la principale attività da svolgere all’interno degli otto biomi che colorano Gemea, con l’obiettivo di trovare le fatine nascoste per liberare l’isolotto dal Miasma, una violacea nube tossica che bloccherà spesso e volentieri il passaggio. Inoltre dovrete anche provvedere alla cura delle fattorie sparse per le regioni, accogliendo le creature all’interno di calde stalle e ripulendo il nostro terreno. Tra fattorie tirate a lucido e attività completate, renderete gli abitanti di quella zona felici.
Lo stile di gioco è rimasto invariato rispetto alla versione originale, ma dobbiamo constatare che nonostante il tempo extra per lo sviluppo di questo porting, non ci sono miglioramenti evidenti a livello tecnico. Rispetto alla versione PS4 testata oltre un anno fa, ci saremmo aspettati un lavoro di rifinitura più mirato. Passi (per modo di dire) il movimento rigido e impalato del personaggio, che resta abbastanza tragicomico e non troppo bello da vedere in un titolo morbido come questo. Andare a ritoccare il sistema di movimento non è certamente un’operazione semplice, ma dopo un anno e mezzo una messa a punto non avrebbe certamente guastato. Allo stesso modo, forse sarebbe stato il caso di optare per un revisione dei comandi, che in questa versione appaiono più imprecisi di quella per PlayStation 4.
Sul versante tecnico si riconfermano dunque le stesse imperfezioni viste in precedenza, anche queste assai evitabili. Nonostante lo stile della grafica sia morbido, abbiamo riscontrato sin dalle prime ore qualche calo di frame-rate di troppo. Se da una parte il titolo di Prideful Sloth soffre di sporadici rallentamenti spesso fastidiosi, d’altra parte possiamo godere di fantastici panorami ed effetti di luce che, sebbene presenti anche nella versione PS4, su Xbox One possono contare su colori ancora più vividi, complice una migliore ottimizzazione del motore Unity. Probabilmente i possessori di Xbox One X avranno modo di godere del massimo potenziale del titolo, ottimizzato per la console hi-end di Microsoft.