Yonder: The Cloud Catcher Chronicles
Versione Testata: PS4

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles

Avete mai desiderato di essere in pace con voi stessi, stare tranquilli per un secondo senza che nulla vi turbi o vi faccia saltare i nervi? Videogiochi che rispettino questo canone al giorno d’oggi si contano sulla punta della dita. Oggi vi presentiamo Yonder: The Cloud Catcher Chronicles, primissimo progetto di Prideful Sloth, neonata software house australiana che mira a creare ambientazioni spettacolari e storie entusiasmanti.

Lo fa con un titolo semplice, senza pretese e accessibile a un pubblico di qualsiasi età. Nessuna violenza, nessuno scontro, solo pura esplorazione in un’esperienza che ricorda giochi del calibro di Animal Crossing e The Legend of Zelda: Wind Waker.

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles

“MY DEAREST CHILD…”

Una barca sta solcando le onde di un oceano sconosciuto. È diretta verso Gemea, un’isola fantastica che vive nella pace più totale. In questa avventura vestiremo i panni di un bambino che è stato strappato all’isola a causa di un male incessante che ha infettato la terra: il Miasma. Dopo anni di esilio forzato, lo vediamo finalmente tornare a casa, ma come fu per Ulisse nell’Odissea, a pochi metri dall’agognata meta, il suo viaggio per mare sarà interrotto da una tempesta improvvisa. L’avventura di Yonder: The Cloud Catcher Chronicles inizia in seguito al naufragio, all’interno di una misteriosa grotta. È qui che faremo per la prima volta la conoscenza delle fatine, in particolar modo di Lumi. Le fatine ci aiuteranno nella nostra missione di riportare la pace su Gemea e debellare il Miasma.

Durante la nostra avventura faremo la conoscenza delle centinaia di abitanti della zona. Tra mercanti, semplici PNG o personaggi che ci affideranno delle quest, il nostro protagonista sarà accolto gentilmente dai nativi del luogo, un mondo di gioco zeppo di missioni e attività disparate, che spesso e volentieri sfociano nell’immancabile “consegna pacchi a domicilio”. Fortunatamente con noi avremo la Bussola Celestiale, sacrosanto strumento che non solo terrà conto delle nostre missioni, ma indicherà anche la posizione del committente o dell’obiettivo da raggiungere. Il nostro protagonista è dotato di una mappa, dove terrete conto dei vostri progressi nella regione. Infine, i più pigri avranno la possibilità di spostarsi rapidamente tra varie zone dell’isola grazie alle Pietre Sagge, antichissimi macigni che collegano i punti nevralgici dell’ambientazione.

Le otto regioni che compongono l’isola sono influenzate dal numero di missioni e obiettivi secondari completati. Aumentare il grado di felicità di una particolare regione avrà effetti importanti ai fini del gameplay, ma come fare a rendere felici gli abitanti? In primis è possibile debellare i Miasmi sparsi per la zona grazie alle fatine trovate in giro. Le fatine sono ben nascoste, ma di notte sono facilmente rintracciabili grazie a una luminescenza blu. Altre invece richiederanno la risoluzione di un piccolo rompicapo, sulla falsariga della ricerca dei semi di Korok in The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Anche piantare gli alberi contribuirà alla felicità generale della zona, ma per ottenere il 100% di felicità nella regione dovrete occuparvi anche delle fattorie. Come? Scopriamolo insieme.

MAESTRIA NELLA FATTORIA

Anche se non proprio un elemento fondamentale ai fini del gioco, le fattorie garantiscono un notevole aumento della longevità per la propria avventura su Gemea. La fattoria produrrà felicità, ma solo se rispetterete i canoni richiesti, come pulizia, cura degli animali e produttività. Le prime due saranno influenzate direttamente dalle azioni del giocatore e dalla sua presenza nella fattoria, mentre la terza dipende dal numero di animali presenti. Non preoccupatevi: se non avete tempo o voglia di mettervi a lavorare nei campi, potrete assumere un bracciante donandogli una sequela di cibi freschi per renderlo felice al 100%. A questo punto, avrete ottenuto una fattoria completamente autonoma e produttiva, senza che dobbiate occuparvene di persona.

Nel mondo di Yonder, per costruire stalle, mangiatoie o strutture di sorta è necessario però unirsi alle cosiddette Gilde. Unirsi a una Gilda comporterà il completamente di una missione semplicissima, ma per sbloccare tutte le possibilità offerte da una Gila, dovrete costruire moltissimi oggetti: ad esempio per essere Maestri della Gilda dei Carpentieri dovrete produrre un totale di mille crediti in oggetti della categoria.

Ed eccoci a un’altra componente fondamentale del gameplay, cioè il crafting. È fondamentale creare degli oggetti, sia per quanto riguarda le risorse in sé, che per il commercio. Alcune risorse infatti non si trovano negli scenari e sarà fondamentale reperirli dai mercanti sparsi per il mondo, barattandoli con un bene di pari o maggiore valore. Risorse più comuni, come legna, fiori e minerali saranno facilmente reperibile in natura. Il principale richiamo alla saga Animal Crossing consiste nella pesca, che garantirà una fonte di cibo certa e darà vita a un minigioco in prossimità di una pozza d’acqua. Ponendo l’esca di fronte al pesce, attirerete la sua attenzione, e una volta che avrete adescato la preda, dovrete fare un tira e molla per riuscire a catturarla. Al termine del minigioco, ci verrà la fornita la valutazione in base alla grandezza e rarità del pesce pescato.

PAESAGGI MAESTOSI E PERSONAGGI IMPALATI

Il team australiano punta a creare delle produzioni caratterizzate da scenari affascinanti e un gameplay “player-driven”. E su questo non possiamo che dargli ragione. La prima cosa che colpisce in Yonder è la sbalorditiva resa grafica che sono riusciti a dare con un motore relativamente potente come Unity. Con un rimando all’acclamato Wind Waker, ci troviamo di fronte a location affascinanti, giochi di luce, colori chiari e ben definiti. Insomma un tripudio di atmosfere rilassanti, che infondono tranquillità nell’animo e inducono all’esplorazione di quei luoghi selvaggi.

Ciò che risulta invece problematico è il movimento del personaggio: troppo rigido e macchinoso, minato da una perpendicolarità perenne su ogni terreno e da una gestione della visuale non proprio intuitiva ed eccessivamente lenta nella rotazione. Si tratta tuttavia di errori di gioventù facilmente risolvibili, su cui possiamo sorvolare senza dover fare i conti con particolari disagi nell’esperienza di gioco. Parlando sempre del personaggio una feature che spicca è la possibilità di personalizzare l’alter ego. Vestiti e gli accessori sono in giusta quantità, ma ciò che delude è la mancanza di varietà nella personalizzazione: potrete modificare solo la colorazione della pelle, occhi e capelli. Troppo poco per una feature di cui, allo stato attuale, nessuno avrebbe sentito la mancanza.

Il comparto sonoro inoltre ha qualche leggera lacuna. La soundtrack è maestosa, perfetta per la situazione di pace e grandezza a cui il titolo di Prideful Sloth ambisce, ma se andiamo ad analizzare il suono dei singoli personaggi, vi accorgerete ben presto che alcuni sono eccessivamente acuti, finendo per infastidire il giocatore e minare quel senso di relax che si respira muovendosi nell’isola. Non si tratta di un elemento marginale, dal momento in cui proprio grazie agli effetti audio potremo trovare dei gattini (una sorta di collezionabile) sparsi nelle zone più strane e misteriose dell’ambientazione. Su questo aspetto avremo preferito uno sforzo in più da parte del team di sviluppo, ma nel complesso il comparto tecnico di Yonder riesce a raggiungere l’obiettivo prefissato in partenza, ovvero offrire una sensazione di pace interiore.

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles
Yonder: The Cloud Catcher Chronicles
GIUDIZIO
Un inchino di fronte a quello che potremmo definire uno “Zelda ancora più pacifico”. Tante ore di gioco, non sempre diversificate a causa delle missioni da corriere, in otto ambienti caratterizzati in modo davvero eccezionale. Il crafting è semplice, senza troppi fronzoli, e le risorse sono facilmente reperibili. Apprezzabile il fatto che il team si sia basato sui tanti titoli open-world che hanno segnato questa epoca, ma molto più apprezzabile è che il tutto sia concentrato in poco più di 4GB, nonostante l'area esplorabile sia abbastanza ampia e decisamente pregevole in ambito artistico. La personalizzazione però è davvero minimale e questo primo esperimento della software house australiana paga l'utilizzo del motore Unity con qualche incertezza a livello tecnico, ma ciò nonostante consigliamo l'acquisto di Yonder a chiunque fosse intenzionato a vivere un'avventura in piena tranquillità ed evitare l'ennesimo gioco basato su armi e violenza.
GRAFICA
9
SONORO
7.5
LONGEVITÀ
8
GAMEPLAY
7.5
PRO
Ambiente imponente
Colori dolci e pieni di energia
Qualità/Prezzo più che ottima
Tante ore di gioco possibili...
CONTRO
...ma troppe missioni da corriere
Personaggi un po' macchinosi
Comparto sonoro non sempre equilibrato
Sistema di personalizzazione fine a sé stesso
7.5
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