A distanza di due anni dall’uscita della Free Edition, la Definitive Edition di The Way of Life arriva su Steam a coronamento di un progetto, quello dei ragazzi di CyberCoconut, capace di dar vita a un gioco semplice ma non banale, un simulatore di vita reale che vi metterà in difficoltà sin dalle prime battute, non tanto per il gameplay, abbastanza semplice e lineare in tutti i vari frangenti, quanto invece per le scelte da compiere. Scopriamolo nella nostra recensione.
IL SENSO DELLA VITA
The Way of Life: Definitive Edition si basa infatti sul vivere esperienze di vita reali guardandole con gli occhi di tre personaggi differenti: un bambino, un adulto e un anziano. Il gioco si snoda in dieci capitoli che ci porteranno a vivere un totale di 30 situazioni differenti. Ogni volta che completeremo un livello contribuiremo, attraverso le nostre scelte, a determinare il percorso della vita del protagonista, che ci verrà mostrato tramite una end-scene di pregevole fattura. Le tematiche affrontate sono le più disparate, da un semplice litigio tra bambini alla ben più complessa e controversa questione dell’eutanasia. Di certo c’è che queste scelte ci metteranno progressivamente di fronte a bivi in grado di mettere a dura prova la nostra moralità: tanto più riusciremo a immedesimarci nel gioco, tanto più il grado di sfida sarà elevato.
Il gameplay, come già accennato in precedenza, è piuttosto semplice e lineare, sposando perfettamente il concept dei walking simulator, sempre più frequenti sul mercato. The Way of Life: Definitive Edition non tocca mai picchi di difficoltà elevati, ma predilige logica e ragionamento, permettendoci di vivere passivamente gli eventi proposti dagli sceneggiatori dalle tre differenti prospettive. Ogni livello presenta sfide con un gameplay sempre differente, permettendoci di volta in volta di fare le nostre scelte. In tutto ciò, però, ci troveremo a dover affrontare dei livelli estremamente ripetitivi, nei quali saremo costretti a fare più e più volte lo stesso percorso per portare a termine il compito, eseguendo ogni volta le medesime azioni. Inutile sottolineare che, sebbene tutto ciò abbia un significato molto più profondo che esula dal semplice gameplay, questa ridondanza ciclica porta facilmente il giocatore alla noia, un difetto che, perlomeno nelle prime battute di gioco, rischia di scoraggiare facilmente chiunque scegliesse di affacciarsi a questa avventura della casa italiana.
La caratterizzazione dei personaggi è buona e contribuisce a rendere l’esperienza di gioco ancora più realistica. Da bambini, ad esempio, saremo in grado di correre e saltare, mentre da anziani queste capacità verranno meno, con la vista offuscata e la mano tremolante. La stessa visione della vita è diversa a seconda del personaggio che controlleremo: il bambino ad esempio affronterà il tutto con una spensieratezza e leggerezza tipica dei suoi anni, incurante delle possibili conseguenze, mentre nell’adulto e nell’anziano troveremo una serie di interrogativi personali dietro ogni decisione, consapevoli che dalle loro azioni dipendono le persone amate.
TRA ALTI E BASSI
Il gioco tende a simulare quella che diventa la routine della vita quotidiana col passare degli anni, un discorso che traspare particolarmente dalla prospettiva dell’adulto e del protagonista anziano, ma sfortunatamente il ritmo di alcune sezioni è fin troppo basso e privo di mordente per rendere sufficientemente interessante un messaggio che avrebbe meritato, probabilmente, qualche idea più ispirata a livello di gameplay.
Graficamente, il titolo di CyberCoconut è semplice e spoglio ma funzionale allo svolgimento del gioco. Tutto ciò che ci circonda infatti è realizzato tramite semplici modelli poligonali poveri di dettagli, ma comunque ben riconoscibili. Il comparto sonoro invece è pregevole: un leggero sottofondo rilassante che spesso lascia spazio ai suoni che ci circondano, come ad esempio il rumore di un autobus che ci passa vicino, o semplicemente quello dei nostri passi.