L’universo dell’indie horror è costellato da valanghe di titoli, costantemente in evoluzione, spaziando in tanti sottogeneri e che si fa strada in una richiesta sempre più esigente del giocatore, proprio perché spesso si incappa in giochi di fattura scadente, troppo low cost, e assolutamente privi di carattere. Dopo questa premessa di certo non rassicurante, possiamo considerare Through the Woods un esperimento riuscito a metà, che cerca di mescolare più elementi (alcuni sicuramente riusciti) a fallimentari errori non accettabili per un titolo di nuova generazione.
Sviluppato dallo studio indie Antagonist, Through the Woods è stato realizzato grazie a una proficua campagna Kickstarter. L’idea del team norvegese è stata premiata da un gruppo di fan, che grazie al crowdfunding ha dato loro di portare a termine i lavori e lanciare nel 2016 il titolo su Steam. A distanza di due anni, Through the Woods approda anche su PS4 e Xbox One al ragionevole prezzo di 19,99 euro: scopriamo dunque come si comporta la versione per la console di Sony nella nostra recensione.
IL BOSCO HA FAME
Through the Woods ci porta in una splendida terra scandinava, esattamente nella Norvegia occidentale, già di suo luogo estremamente affascinante ma non privo di pericoli; infatti il bosco dalla natura incontaminata cela oscuri segreti e miti e leggende appartenenti nella mitologia norrena. Una volta avviata l’avventura, faremo ben presto la conoscenza di una giovane donna e di suo figlio Espen, arrivati sul posto per trascorrere un momento di serenità. L’inizio del gioco spiega brevemente il rapporto madre-figlio, che poi verrà sviscerato in maniera più approfondita solo nelle ultime fasi di gioco, raccontando il dramma di una madre alla ricerca del proprio figlio. Il ragazzino, infatti, viene perso di vista dalla madre e rapito da un losco individuo con la barba nei pressi del molo. Nemmeno il tuffo disperato della madre, e l’inseguimento della barca su cui si trovano i due, servirà a sistemare le cose.
Inizia così il viaggio di Karen, donna tormentata dagli spettri del passato e lungi dall’essere una madre perfetta; il personaggio si dimostrerà sin da subito infatti essere controverso e contraddittorio, ma pur sempre spinto da un profondo amore verso il proprio figlio. Proprio come da titolo, ci muoveremo attraverso il bosco in piccoli villaggi semi-abbandonati, cime innevate con tanto di aurora boreale e imponenti strutture legate al folklore norreno. Lo scenario è suggestivo e ben realizzato, l’atmosfera tagliente toglie il fiato e riesce a immergere il giocatore in una costante sensazione di pericolo, complice anche il buio e gli azzeccati effetti sonori della natura.
Il setting perfetto degno di un film dell’orrore, che però dal punto di vista prettamente tecnico non arriva alla sufficienza piena, nascondendo le sue lacune nel buio più totale. Le prime fasi di gioco sono ancora di giorno e si possono notare evidenti mancanze nel comparto grafico, mancanza di texture e stile “quadrettoni”, fondali scialbi e poco dettagliati; tutto questo fortunatamente per molti non dovrebbe essere un problema anche perché stiamo parlando di un titolo indie, ma i veri grattacapi risiedono nelle meccaniche di gioco (ci torniamo a breve). Altra nota dolente sono i numerosi bug che rendono l’esperienza di gioco più frustrante del previsto; può capitare spesso infatti di incastrarsi in rocce o detriti di case abbandonate e rimanere lì cercando di uscirne quasi fossimo sotto effetto di un attacco epilettico, o sbattere contro i tanti muri invisibili.
STEALTH, HIDE AND SEEK, O CAOS PIÙ TOTALE?
Through the Woods può essere classificato come walking simulator, dove esplorare è l’attrattiva principale del gameplay, ma che horror sarebbe se non ci fossero anche nemici e presenze inquietanti? Proprio per questo ben presto incontreremo creature disturbanti che faranno di tutto per placare la loro sete di sangue e metterci di fronte un bel game over. Tutto inizia col domandarsi dove bisogna andare, poiché l’avanzare del gioco non è poi così intuitivo come in alcuni casi dovrebbe essere: capiterà spesso di perdersi o ancor peggio di tornare indietro, vista la ripetitività della location e l’utilizzo di tonalità scure che di certo non aiuta. Molto presto incontrerete i primi nemici del gioco, una sorta di troll, il cui arrivo sarà anticipato da rantolii e i loro pesanti passi.
Qui vi troverete ad affrontare la mancanza di un tutorial vero e proprio, non così grave dato che le meccaniche e i tasti sono talmente semplici che non ce ne sarebbe bisogno, ma almeno inizialmente si avverte un certo senso di smarrimento e non è raro ritrovarsi senza capire bene cosa fare: spegnere la torcia per non farsi individuare, camminare lentamente abbassati oppure correre come lepri sperando di essere più veloci del nemico? Il tutto risulta eccessivamente confusionario e gestito malamente dal team di sviluppo.
Le fasi trial and error sono piuttosto ricorrenti perché ogni nemico agisce e ci scorge in modo diverso, e non è ben chiaro il criterio con cui lo fanno. L’imponente fase narrativa toglie spazio ai nemici, che non sono tantissimi ma, quando presenti, sbarreranno la strada facendoci tentare diverse tattiche per superarli. A evitare una possibile frustrazione ci pensano i checkpoint, che sono frequenti e ben posizionati, evitando di ripetere grosse porzioni dell’avventura più e più volte. E meno male, visto che in caso contrario avremmo dovuto sorbirci di continuo tempi di caricamento eccessivamente (e inspiegabilmente) lunghi per una produzione che non fa del comparto grafico sopraffino il suo punto di forza.
CARISMA SONORO
Il punto di forza di Through the Woods sta nel suo comparto audio, estremamente curato a differenza degli altri aspetti della produzione. Le tracce tipiche in stile celtico, sempre puntuali e incalzanti in punti particolari della storia, allietano o preoccupano (a seconda dei casi), facendoci avvertire un’eventuale situazione di pericolo o un momento di quiete. Gradevoli quanto orecchiabili, le tracce ben si amalgamano al mondo di gioco che mescola elementi tipicamente horror a suggestivi racconti narranti Dèi e sacrifici umani.
Azzeccatissimi sono i versi provocati dai mostri, forse l’unica cosa veramente spaventosa di tutto il gioco: le urla strazianti e l’ululato dei lupi ci accompagneranno per quasi l’intera avventura, rimarcando sempre la pericolosità dell’isola. Anche il doppiaggio è di buona fattura: la voce della protagonista è tormentata quanto il suo passato, e ben esprime la sensazione di disagio che permane per tutta l’avventura, mentre un po’ meno gradevole risulta il doppiaggio di suo figlio, che in certi momenti sembra avere seri problemi di natura psicologica. Da segnalare infine la mancanza di sync per i sottotitoli, che si troveranno spesso e volentieri a seguire con eccessivo ritardo il doppiaggio dei personaggi.