The Witness

The Witness

Quando sento parlare di Jonathan Blow sono sempre sull’attenti: si tratta infatti di una personalità che nel settore videoludico non passa certo inosservata, soprattutto in seguito all’uscita di Braid, piccola perla uscita su Xbox 360 nel 2008, un originale platform con forti influenze puzzle di sua creazione, capace di ottenere grandi consensi di critica e pubblico e in grado di far idolatrare definitivamente le produzioni indie.

Sono passati circa otto anni e finalmente siamo di fronte a The Witness, nuovo lavoro di Blow sviluppato all’interno dallo studio Thekla, che riprende ovviamente la filosofia originale del precedente prodotto ma ne rivoluziona il concept, soprattutto cercando di espanderne gli orizzonti. Se con Braid lo sviluppatore era partito da un platform in stile nintendiano come base del proprio lavoro, ricamandoci intorno successivamente le sue stravaganti trovate, questa volta l’intento di Blow è decisamente più ambizioso. The Witness propone al giocatore un mondo completamente aperto ed esplorabile, in cui non c’è una direzione precisa verso cui dirigersi. L’intera ambientazione, o quasi, è accessibile sin dall’inizio. Un approccio per certi versi figlio della cosiddetta nuova generazione (temporalmente iniziata con l’arrivo di PS4 e Xbox One), nella quale il filone open-world sembra essere ormai il diktat necessario e imprescindibile di ogni produzione che si rispetti. Insomma The Witness ci catapulta su un’isola splendidamente disegnata, nella quale ogni angolo nasconde un geniale puzzle da risolvere con una crescita sempre stimolante delle regole del gioco.

L’ISOLA DEGLI ENIGMI

L’avventura parte, con visuale sempre e rigorosamente in prima persona, da un tunnel molto buio il quale lentamente ci conduce alla prima area di gioco, un piccolo giardino con un rompicapo da risolvere. Passato l’ostacolo, che di fatto è solo un breve tutorial per assimilare le meccaniche di base, il portone del cortile si apre immergendo il giocatore all’interno di una vasta isola. L’impatto con il mondo di gioco è davvero molto particolare, perché non ci sono frecce, mappe o altri indicatori a “sporcare” l’interfaccia. Ci si ritrova in un paradiso naturale con a disposizione una quantità enorme di enigmi da risolvere (oltre 600 in tutto) senza una direttiva o un suggerimento. Avendo già provato in passato diversi puzzle game non ho avuto difficoltà a immergermi velocemente nell’atmosfera di The Witness e memorizzare i comandi principali. La visuale in prima persona si rivela da subito molto comoda, e basta avvicinarsi alle varie aree interattive per accedere con rapidità a tutti i puzzle disponibili, con scelte di game design come da tradizione di Blow molto brillanti.

Il fulcro di questa specie di cervellotici rebus ruota intorno a dei pannelli, ciascuno collegato a un filo elettrico. Risolvendo l’enigma del pannello si accende appunto il suo filo elettrico (che si colora di giallo) e si attiva la prima parte della serie di pannelli da sbloccare per risolvere il puzzle. Va detto che la difficoltà di risoluzione degli enigmi cresce piano piano e in alcuni casi è veramente alta, bisogna armarsi di pazienza, osservare e ragionare a più riprese. Il rischio di una tale filosofia, sopratutto tra i meno avvezzi, è che possa subentrare un po’ di frustrazione soprattutto da metà gioco in avanti, ma per gli amanti delle sfide, The Witness saprà regalare davvero tante soddisfazioni.

QUANDO IL GAME DESIGN È PURA POESIA

Con il passare delle ore di gioco l’immedesimazione cresce, e stupisce il fatto che tale sensazione non derivi da una trama incalzante e ben raccontata. Perché The Witness una storia vera e propria non ce l’ha (anche se alcuni collezionabili sparsi per la mappa forniscono qualche approfondimento sulla trama), ma il progresso dell’avventura consente di esplorare e assaporare tutte le ambientazioni disponibili sull’isola in un modo molto naturale, lasciando al giocatore il compito di interpretare ciò che Blow vuole comunicare, oltretutto senza nemmeno una colonna sonora di sottofondo. È possibile ascoltare soltanto i rumori della natura, come il cinguettare degli uccellini, lo scorrere dell’acqua, un soffio d’aria fresca. Sensazioni che, tra un puzzle e un altro, garantiscono al pari di una fantastica colonna sonora un’immersione completa per tutta quella che possiamo chiamare “l’avventura principale”. Ma se la prima parte scorre via senza il minimo tentennamento, la mancanza di una trama introduce qualche perplessità quando si vuole puntare al raggiungimento della piena esplorazione dell’isola.

Questo aspetto è probabilmente l’unico vero difetto di The Witness, anche se abbastanza importante. Il fatto stesso di possedere una struttura open-world non viene più recepita dal giocatore una volta completate le missioni principali, in quanto l’armonia precedentemente esaltata viene surclassata da una certa ripetitività di emozioni e gameplay, senza dimenticare la frustrazione derivata da alcuni puzzle eccessivamente ostici. Ad ogni modo per completare gli enigmi principali di The Witness sono necessarie circa quindici ore, tempistica che sicuramente va almeno triplicata se si vuole arrivare al 100% dei contenuti offerti dall’opera dello sviluppatore americano. Per quanto riguarda il comparto grafico, oggettivamente non si potrebbe chiedere molto di più. L’uso del cel-shading punta tutto su una componente artistica magistrale, a tratti emozionante. Se da un lato il conteggio poligonale non è di certo tra i più strabilianti parlando di freddi numeri, dall’altro il cel-shading si sposa davvero in maniera perfetta con la tipologia di gioco proposta, garantendo più di una volta degli scorci letteralmente mozzafiato. A tutto questo va associato un motore di gioco che gira incessantemente a 60 fotogrammi per secondo, permettendo la massima fluidità in ogni situazione.

The Witness
THE WITNESS
GIUDIZIO
The Witness è un titolo per certi versi molto originale. Introduce un approccio open-world anche nel genere puzzle, portando una ventata d’aria fresca rispetto a tutte le produzioni similari uscite finora. La realizzazione degli enigmi è quasi sempre geniale e le scelte di game design spesso rasentano l’eccellenza... ma la mancanza di una vera e propria trama porta a un calo di motivazioni e stimoli nella seconda parte dell’esperienza creata da Blow, facendo un po’ traballare il concetto stesso di open-world.
GRAFICA
8
SONORO
7
LONGEVITÀ
7
GAMEPLAY
8
PRO
Struttura open-world intrigante
Puzzle ed enigmi divertenti
Ottima resa del cel-shading
CONTRO
Manca totalmente una trama
Alcuni enigmi sono davvero molto ostici
8
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