Headlander

Headlander

Dopo aver lavorato alle riedizioni in HD di Grim Fandango e Day of the Tentacle, ecco arrivare finalmente su PS4 Headlander, ultima fatica degli studi Double Fine Productions di Tim Schafer, prodotta da Adult Swim.

Il titolo si presenta subito come un metroidvania retrofuturistico a scorrimento bidimensionale in cui controlleremo una testa umana (sì, avete capito bene), ultima speranza di salvezza per l’intera umanità, risvegliata improvvisamente da un sonno criogenico con l’unico obiettivo di fermare un’intelligenza artificiale dalle intenzioni decisamente poco amichevoli. Anche in Headlander, lo stile umoristico tipico di Double Fine è percepibile fin dai primi minuti di gioco, e per tutta la durata dell’avventura non mancheranno situazioni al limite dell’assurdo con dialoghi spesso divertenti e surreali. Riuscirà a soddisfare tutti gli appassionati del genere? Scopriamolo insieme.

HO PERSO LA TESTA

Come nel più classico dei film di fantascienza di serie B, immaginate un mondo in cui il progresso ha permesso agli umani di vivere una vita votata esclusivamente al piacere. Per far ciò, essi hanno trovato il modo di trasferire la propria coscienza all’interno di androidi, abbandonando di fatto quella zavorra rappresentata dal corpo mortale. Tutto sembra funzionare fin quando un’intelligenza artificiale chiamata “Matusalemme” trova il modo per tenere soggiogata l’umanità controllando, nel frattempo, un esercito di robot chiamati “Pastori”… ed è qui che entra in gioco il nostro protagonista. Una trama non certo innovativa ed eclatante, sia chiaro e, nonostante risulti abbastanza convincente nelle prime fasi di gioco, purtroppo riesce a perdersi nei momenti finali, come se le idee fossero state buttate lì in maniera frettolosa e confusa giusto per chiudere la storia.

Tornando all’eroe del gioco, proprio come i suoi simili anche lui ha perso il suo corpo naturale e per questo, dopo essersi risvegliato dal sonno criogenico e aver superato lo shock iniziale del non poter urlare (“senza polmoni, nessuno può sentirvi“), ci lascerà prendere i comandi della sua testa. Inserita in un casco spaziale dotato di propulsione, essa potrà inserirsi praticamente in ogni essere che incontreremo per la mappa di gioco, sfruttandone così le eventuali abilità. Se all’inizio passare da un corpo all’altro vi sembrerà una passeggiata, man mano che si prosegue vi troverete in situazioni piuttosto frenetiche e confuse e il tempismo diventerà fondamentale per evitare un clamoroso game over. Quando i soldati nemici presenti su schermo saranno troppi e non riuscirete più a contare i laser che escono dalle loro armi, scegliere il momento perfetto per abbandonare un corpo piuttosto danneggiato per rifugiarsi in un condotto d’aerazione potrà salvarvi la vita.

Headlander

QUAL È IL TUO COLORE PREFERITO?

Pad alla mano, Headlander si presenta come un metroidvania piuttosto atipico in quanto assente la possibilità di compiere dei salti. Double Fine ha pensato bene di limitare o azzerare quasi totalmente le fasi platform in favore di un approccio più esplorativo, preferendo dunque far concentrare il giocatore nella possessione degli androidi nemici, divisi opportunamente per colore. Per avanzare nella mappa di gioco è infatti necessario superare delle porte colorate che possono essere aperte soltanto dagli androidi dal colore uguale o superiore a quello della porta, determinando così la nostra scelta del corpo adatto per andare avanti. Non mancheranno inoltre zone segrete, stanze per il recupero dell’energia e dei portali che permettono il collegamento fra luoghi lontani, nonché il tanto famoso backtracking, croce e delizia del genere, a tratti piuttosto fastidioso.

La mappa di gioco viene mostrata man mano che si va avanti con l’esplorazione ma sinceramente abbiamo trovato decisamente fuori luogo la scelta degli sviluppatori di mostrare fin da subito l’ubicazione dei power up o l’entrata delle stanze segrete… Una decisione che abbassa ulteriormente il livello di sfida, di per sé non molto alto, e che probabilmente deluderà chi è cresciuto a pane e Castlevania. I combattimenti sono piuttosto frenetici e si basano essenzialmente sull’impossessarsi del nemico di turno, estraendone il capo e installandovi su la nostra testa in modo da poter utilizzare il fucile laser o eventuali attacchi corpo a corpo. Grazie al mirino ottico, che disegna traiettorie differenti in base al robot comandato, è possibile sbarazzarsi velocemente dei Pastori mirando direttamente alla testa oppure sfruttare il rimbalzo del laser sulle pareti per colpirli di sponda, aiutandosi nel frattempo con un sistema di coperture 3D grazie ai vari ripari disseminati qua e là.

Interessante il sistema di progressione ad albero con tanto di power-up da sbloccare raccogliendo dei cristalli sparsi per la mappa o completando alcune missioni. Potremo incrementare la resistenza ai danni, migliorare il nostro casco potenziando il vortice per l’aspirazione, attivare degli scudi, sovraccaricare terminali a distanza e molto altro.

YOU SPIN MY HEAD ROUND

Nonostante si passi buona parte del tempo sparando ed evitando una moltitudine di laser, in Headlander non mancano sezioni più tranquille in cui dovremo agganciare la nostra testa in terminali che ci permetteranno di muovere piattaforme, ascensori, sintonizzare parabole radio o risolvere quelle situazioni in cui va usato più il cervello che il fucile. Trovare il robot adatto a superare un pavimento elettrificato piuttosto che aiutare un povero civile a ritrovare il suo cane disperso non rientrano certo tra le missioni secondarie più difficili e impegnative mai create, ma propongono una leggera variazione al solito tema “togli testa, metti testa, spara, vai avanti” che dopo un paio d’ore comincia a risultare piuttosto monotono.

Graficamente, Headlander si dimostra un buon titolo, capace di colpire con un level design ispirato fatto di colori saturi e rimandi a tutta quella fantascienza tipica degli anni ’70. Un calderone al cui interno non sarà difficile notare i richiami alla cultura hippie, alla disco music, e a quell’idea di futuro tipica di quel decennio. Non mancano i dialoghi sopra le righe o doppi sensi, elementi tipici delle produzioni Double Fine, qui dosati in maniera maggiore rispetto ad altri precedenti titoli dello studio e alla lunga poco convincenti. Purtroppo, come abbiamo già accennato, la longevità del titolo è piuttosto bassa: parliamo di appena 6-7 ore, che scorrono lisce come l’olio. Arrivare in così poco tempo ai crediti finali di un titolo come un metroidvania, con tutti i power up sbloccati e tutte le stanze segrete visitate, potrebbe risultare quasi offensivo per i puristi del genere.

Headlander
Headlander
GIUDIZIO
Headlander è fondamentalmente un’occasione sprecata. Double Fine aveva tutte le carte in regola per creare un metroidvania interessante e diverso dal solito, ma ci è riuscita solo in parte. L’idea di guidare una testa che va in giro per delle ambientazioni retrofuturistiche alla ricerca di robot su cui incapsularsi è geniale, e grazie a un ottimo gameplay fatto di sparatorie con laser (molte) e fasi esplorative (poche), la mancanza di sezioni platform non pesa più di tanto. Purtroppo è anche a fronte di alcuni difetti piuttosto evidenti che il titolo non spicca il salto previsto, come l’uso del backtracking spesso frustrante, una narrazione poco convincente e un umorismo stranamente sottotono. Impossibile passare oltre alla longevità decisamente scarsa per un titolo che dovrebbe stuzzicare l’ingegno del giocatore ma che alla fine gli offre sul piatto d’argento la posizione di ogni potenziamento o di ogni stanza segreta e una manciata di side-quest. Headlander rimane comunque un titolo godibile, e se sarete capaci di passare oltre quanto appena detto vi terrà occupati giusto quel paio di giorni necessari al suo completamento.
GRAFICA
7.5
SONORO
7
LONGEVITÀ
5
GAMEPLAY
7
PRO
Stilisticamente piacevole da vedere
Gameplay interessante e particolare
CONTRO
Longevità appena sufficiente
Dialoghi non così divertenti
Fasi di backtracking mal calibrate
7
3035
ACQUISTALO ONLINE!