Battlefield V

Battlefield V

Quello di Battlefield V non è stato certo un ciclo di sviluppo tranquillo, per usare un eufemismo. La grande attesa verso il reveal del nuovo capitolo ha trasformato l’entusiasmo dei fan in un’aperta contestazione contro sviluppatori, publisher e il gioco stesso, a causa di alcune scelte prettamente stilistiche che non sono andate particolarmente giù agli appassionati della serie. Un inizio tutto in salita per DICE ed Electronic Arts, sorpresi dall’ondata di critiche che hanno sommerso lo sparatutto e memori delle feroci contestazioni ricevute solo poco tempo prima con Star Wars Battlefront 2. Da qui la scelta di rinviare il gioco di un mese, posticipando la sua uscita di un mese. La presa di posizione da parte di EA e il successivo “silenzio radio” hanno creato non pochi timori sulla qualità finale del nuovo capitolo della serie Battlefield, sia tra gli addetti ai lavori che tra i fan dello sparatutto. Paure che sono state ampiamente ridimensionate dopo che la nuova fatica portata avanti dal binomio DICE-EA si è lasciata provare durante alcune fiere di settore e con una beta aperta a tutti i giocatori.

Con Road to Battlefield V, la redazione di VGN.it si è impegnata in una serie di articoli che hanno accompagnato l’uscita del gioco, offrendovi uno sguardo approfondito alle Storie di Guerra o ripercorrendo la storia del brand, che da sedici anni intrattiene gli appassionati di sparatutto con la sua guerra totale. Alla fine di questo percorso non poteva che esserci la nostra recensione, focalizzata questa volta sul comparto multiplayer, da sempre il fulcro dell’esperienza. Scopriamo insieme se l’offerta ludica messa su dal team svedese sarà stata all’altezza delle aspettative.

L’EVOLUZIONE DEL GIOCO DI SQUADRA

Finalmente possiamo dirlo: bentornato gioco di squadra! Prerogativa della serie Battlefield è sempre stata quella di proporre un gameplay pensato per la cooperazione tra giocatori, tuttavia negli ultimi episodi questo aspetto è andato sempre più scemando, creando a conti fatti più di un grattacapo agli sviluppatori. Partendo da un’idea tanto semplice quanto intelligente, DICE ha deciso di fornire ai giocatori poche munizioni e rimuovere il ripristino automatico della salute; nient’altro che un pretesto per invitare l’intera fazione a collaborare, avendo come unico fine quello della vittoria dell’incontro. Definito “sistema di logoramento”, con questo stratagemma non solo i giocatori sono invogliati a giocare di squadra, ma classi come supporto e medico sono state valorizzate, grazie alla loro abilità nel distribuire pacchetti di munizioni e kit medici ai membri della fazione. Dopo aver usufruito dell’unico kit medico a disposizione, l’unico modo per i giocatori di riceverne un altro è quello di essere riforniti dall’apposita classe o recarsi presso delle postazioni di rifornimento, idem per quanto riguarda le munizioni, potendole depredare anche dai nemici eliminati. La classe scout adesso ha un giusto peso nell’economia di gioco, potendo segnalare i nemici grazie a un telemetro, evitando un continuo spotting come accadeva in passato.

Allo stesso modo i veicoli non disporranno di munizioni infinite ma dovranno recarsi presso apposite stazioni di rifornimento dove ricaricare i vari tipi di munizionamento e poter anche essere riparati; in alternativa è possibile anche distruggere le postazioni nemiche, creando non pochi problemi agli avversari. Con questa mossa invece si è mirato a limitare il fenomeno del camping selvaggio da parte dei giocatori, spesso posizionati in un punto rialzato e capaci di fare incetta di uccisioni e punti rimanendo fermi per tutta la durata della partita. L’inserimento di ricompense ottenibili dal caposquadra ha ridato peso anche alla sua figura, con i punteggi dei quattro giocatori che adesso vengono sommati per poter essere spesi richiedendo dei carri armati speciali, un lancio di approvvigionamenti o un potente razzo dall’alto, con tanto di onda d’urto che investirà i giocatori situati nelle vicinanze del punto di impatto.

Tutte scelte non così scontate, a tratti coraggiose, considerando anche la nomea, tutt’altro che lusinghiera, attribuita al giocatore medio negli sparatutto online moderni. Tralasciando rari casi di egoismo videoludico, all’atto pratico la prova può definirsi ampiamente superata, almeno per il momento. Ciò che ne consegue ha effetto anche sulle partite, adesso molto più serrate e che vedono ridurre l’annosa questione di riuscire a prevedere le sorti di un match facendo riferimento all’andamento iniziale dei due team, spesso divisi da un divario piuttosto marcato alla fine dei giochi. Piccoli cambiamenti riguardano anche le movenze migliorate dei personaggi: oltre alla possibilità di tuffarsi sulla schiena e far fuoco da questa posizione, il giocatore può raggiungere un riparo effettuando una scivolata o riuscire a correre anche da accovacciati.

PERSONALIZZAZIONE ESTREMA

Una cerchia di giocatori avrà sicuramente storto il naso alla vista del trailer di annuncio di Battlefield V, tra donne soldato con tanto di protesi meccaniche e pitture facciali sgargianti, criticando apertamente Electronic Arts per alcune licenze poetiche di troppo sulla Seconda guerra mondiale. Chiare sono però state le dichiarazioni del publisher americano in merito al fatto che Battlefield V non rispecchia, nella maniera più assoluta, la Seconda guerra mondiale in termini di fedeltà storica, ma vuole concedersi delle variazioni sul tema tanto dal punto di vista pratico quanto in quello estetico. Quello proposto in Battlefield V è il sistema di personalizzazione più profondo mai apparso nella serie, figlio dei tempi che corrono ma a conti fatti non così fuori luogo come si possa pensare.

Si parte da una vasta scelta di visi maschili e femminili (riprodotti in maniera egregia, tra l’altro) per arrivare ad accessori come pitture facciali, copricapi e abbigliamento con cui agghindare i nostri soldati. Tocca poi alle armi, le cui componenti come caricatori, mirini e fusti possono essere trasformati visivamente con mimetiche di ogni genere, dando spazio alla creatività. La suddivisione di questi oggetti cosmetici (che, è sempre bene specificarlo, non comportano vantaggi in ambito competitivo) in base alla loro grado di rarità rispecchia un trend ormai adottato in lungo e in largo nel settore videoludico, con questi che vanno dai più comuni a quelle epici, a volte ottenibili dopo il completamento di alcuni obiettivi. La modifica dei propri personaggi, veicoli e relativo equipaggiamento, avviene nella sezione denominata La mia compagnia, in cui personalizzare le classi della fazione dell’Asse o quella degli Alleati.

La sezione Armeria è predisposta invece per l’acquisto di contenuti estetici, spendendo Monete Compagnia ricevute a ogni livello raggiunto, completando ordini giornalieri e assegnazioni speciali, sebbene il prezzo di alcuni elementi appare decisamente alto se rapportato all’esiguo guadagno di questa moneta di gioco. Niente più loot box come nel precedente capitolo, sostituite dalla Valuta Battlefield, che rappresenta a tutti gli effetti un sistema di microtransazioni con cui poter acquistare esclusivamente elementi estetici. Infine è presente anche uno spazio personale dove consultare i propri progressi di gioco, statistiche e sblocchi relativi ad armi e veicoli.

PIÙ QUALITÀ CHE QUANTITÀ

Non deve ingannare il titolo scelto per la nostra analisi dei contenuti presenti in gioco, perché Battlefield V è un prodotto completo e piuttosto ricco in ogni componente; semmai è riferito alla sua incompletezza in alcune feature e alle aggiunte, anche di un certo peso, che verranno inserite nei prossimi aggiornamenti. Ci preme quindi sottolineare la buona offerta in termini contenutistici, ma ancor più la qualità di questi, in perfetta linea con quelli dei capitoli precedenti. Chiaramente un comparto multiplayer con “solo” otto mappe al lancio potrà non entusiasmare chi si aspettava un numero di scenari più corposo, ma vi basterà sapere che tutte si lasciano giocare con estremo piacere. Questa volta parliamo di otto ambientazioni ispirate da un level design sopraffino, dove si alternano sapientemente grandi spazi aperti a edifici da poter radere al suolo nella loro interezza. Teatri di guerra urbani come la cittadina portuale di Rotterdam e ambientazioni desertiche o innevate, sono un chiaro segno di voler proporre una grande varietà scenografica.

La città olandese, che avevamo già avuto modo di apprezzare durante l’open beta svoltasi a inizio settembre, si conferma uno scenario di grande impatto visivo, sorretta da tutta una serie di stradine secondarie e punti rialzati. In Acciaio Fuso un gigantesco ponte rialzato divide la zona paludosa da quelle edificata mentre le campagne francesi fanno da sfondo in Arrais, dove le distese gialle di colza si macchiano del sangue rosso dei soldati caduti. Degne di note anche Hamada e Devastazione, ambientate rispettivamente nel deserti del Nord Africa e tra le macerie di Rotterdam, questa volta proposta in uno scenario diverso. La meno riuscita tra le otto è a nostro avviso Aerodromo, caratterizzato dalla presenza a centro mappa di un grosso hangar dove finiscono inevitabilmente per concentrarsi tutti gli scontri, creando spesso un collo di bottiglia da cui è difficile uscirne (vivi). Nel complesso DICE ha svolto un grande lavoro in questo ambito, caratterizzando ogni mappa affinché queste risultino fruibili e divertenti da giocare per ogni classe e tipo di veicolo, impreziosito da un level design che non lascia spazio a critiche, salvo rare eccezioni.

OPERAZIONI SU VASTA SCALA

Un buon numero di modalità intrattiene i giocatori con un’offerta del tutto simile a quella di Battlefield 1, dove oltre alla sempreverde Conquista per sessantaquattro giocatori, ritroviamo modalità pensate esclusivamente alla fanteria come Dominio, il classico Deathmatch a squadre e Prima linea. Sfondamento è l’unica new entry del gruppo, in cui la squadra in attacco è chiamata a occupare una manciata di settori seguendo un ordine preciso, con i difensori pronti a immolarsi per impedirlo.

Operazioni su vasta scala riprende la modalità inserita nel precedente capitolo elevandola alla massima potenza, migliorandone principalmente due elementi: struttura e varietà. Introdotta da una fase narrativa che ne illustra il background, il tutto si svolge nei canonici “tre giorni di gioco”, dove nell’arco della stessa partita si susseguono più modalità, anche con cambi di ruoli tra attaccanti e difensori. A seconda della mappa si avranno quindi situazioni differenti, come nel caso di Narvik dove il rientro degli attaccanti avviene paracadutandosi da un aereo, tra gli incessanti colpi di artiglieria che illuminano il cielo norvegese. In questo caso sono proprio i cannoni gli obiettivi da distruggere ma più in generale non mancano altre zone da conquistare in rapida successione o contemporaneamente. Alla fine di ciascun match, la squadra vincitrice potrà contare su un bonus per quella successiva, ma è in caso di parità al termine del terzo giorno che le cose si fanno decisamente interessanti. In questo caso bisognerà competere nel Momento decisivo, che come suggerisce il nome, rappresenta uno spareggio all’ultimo sangue in cui non sono previsti rientri e le munizioni scarseggiano, durante il quale i giocatori dovranno per forza di cose giocare di squadra se hanno intenzione di sopraffare il nemico.

Apprezzabili quindi anche gli sforzi fatti in sede di bilanciamento ma ulteriori passi avanti verranno probabilmente compiuti con le prossime patch correttive, regalando un’esperienza di gioco ancora più piacevole e gratificante. Diverse imperfezioni sono tuttavia presenti, come nella modalità Operazioni su vasta scala, dove spesso la squadra in difesa appare fin troppo avvantaggiata, e in un sistema dei rientri che qualche volta non perderà occasione di regalare agli avversari la più semplice delle uccisioni.

 

VENTI DI GUERRA ALL’ORIZZONTE

Aver cambiato le carte in tavola da parte di EA ha inevitabilmente avuto ripercussioni sulla maniera in cui il publisher ha deciso di pianificare il supporto post lancio della sua ultima fatica, rompendo di fatto con il modello economico usato in precedenza. Non è un mistero infatti che il servizio Premium Pass, introdotto per la prima volta in Battlefield 3, è sempre stato oggetto di critiche per un costo ritenuto fin troppo elevato. Dando uno sguardo approfondito a quella che è la roadmap stilata per i mesi a venire, i giocatori saranno felici nel constatare che tutti i contenuti proposti saranno rilasciati in maniera gratuita. Il tanto odiato Premium Pass ha quindi abdicato in favore di Venti di Guerra, il nuovo modo per la serie di espandersi con contenuti gratuiti rilasciati seguendo un ruolino di marcia prestabilito.

Suddivise in capitoli, queste corpose espansioni ampliano l’esperienza di Battlefield V con nuove mappe, funzioni e modalità, come quella cooperativa e la battle royale, nel tentativo di mantenere alto l’interesse verso il gioco. A questi grossi update seguiranno anche speciali eventi da completare per ricevere mimetiche e oggetti esclusivi come toppe e piastrine, dando alla community un buon motivo per trascorrere del tempo giocandoci. Nella disamina di un videogioco questo aspetto ha assunto connotati sicuramente importanti anche in fase di valutazione e, per quanto riguarda il titolo in questione, possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti su come il gioco verrà supportato in futuro. Ovviamente solo il tempo potrà dirci se il piano per il rilascio di contenuti futuri si sarà rivelato adeguato, premiando maggiormente gli sforzi degli sviluppatori e del publisher, facendo in modo che i server rimangano pieni anche a distanza di mesi. Battlefield V è quindi un gioco in divenire, inoppugnabile nella sua forma attuale ma ancora privo di importanti tasselli come la modalità cooperativa per cinque giocatori Forze Combinate, e la modalità battle royale Tempesta di Fuoco che verrà aggiunta nel mese di marzo.

SPECIALIZZAZIONI

L’aggiunta di diverse specializzazioni per classi, armi e mezzi punta a una precisa diversificazione di ruoli e stili di gioco su cui è possibile far ricadere la propria scelta. Questa novità coinvolge un po’ tutti gli aspetti del gameplay e ne aggiunge una migliore stratificazione. Raggiungendo il livello otto con una classe, verrà messo a disposizione una seconda specializzazione, con bonus specifici come nel caso di una maggiore efficacia della classe assalto nel contrastare i veicoli. Lo stesso concetto e viene impiegato con veicoli e armi, di cui vi illustreremo in dettaglio il loro funzionamento. Anche queste due categorie possiedono un proprio grado, che aumenterà in base alle uccisioni, ai danni e relativi punti guadagnati mentre vengono usate; spendendo crediti in-game è possibile scegliere di volta in volta una tra due abilità, collegate a loro volta ad altre di queste e così via. Optare per una o per l’altra ha effetti tangibili sul comportamento di quell’arma o veicolo, migliorandone ad esempio la precisione del fuoco mirato in movimento o la velocità di riparazione. Per darvi un’idea del funzionamento immaginate una sorta di skill tree, ridotto all’osso ma estremamente funzionale, che renderà ancora più personale la vostra esperienza di gioco sul campo di battaglia.

Pur trattandosi di uno sparatutto abbastanza lontano dai canoni simulativi, o che comunque non rappresenta per filo e per segno un’accurata riproduzione della Seconda guerra mondiale, le varie bocche da fuoco sono state riprodotte in maniera abbastanza fedele, segno di un lavoro minuzioso in termini di ricerca storica. E tale ne è il comportamento, con armi dotate di un rinculo marcato e non semplici da gestire a seconda che si tratti di un fucile automatico o ad azione singola, con perdita di efficacia o meno a seconda della distanza di ingaggio. L’essere passati dalla Grande Guerra al secondo conflitto mondiale ha portato in dote anche una maggiore varietà in termini di armi, mirini ed equipaggiamenti, azzerando quasi del tutto una delle criticità di Battlefield 1, dovute proprio alla poca varietà sotto questo aspetto. Lo stesso discorso è applicabile ovviamente anche ai veicoli, dove tra Panzer, Stuka e Spitfire, il giocatore avrà l’imbarazzo della scelta, con veicoli dal sistema di guida arcade ma comunque abbastanza maneggevoli. Anche il time-to-kill ci è sembrato tutto sommato giusto, con buone possibilità di sopravvivere a uno scontro a fuoco, e una balistica che tiene conto anche del tipo di materiale attraversato da proiettili.

LA DINAMICITÀ DELLA GUERRA

Come logica prevede, l’esperienza di gioco proposta in Battlefield V parte dalle solide fondamenta alla base di Battlefield 1. Gettando uno sguardo verso il precedente capitolo, ritroviamo dunque quelli che sono gli aspetti più riusciti e apprezzati dai giocatori, tra questi il continuo evolversi del campo di battaglia. Si assiste dunque al ritorno del sistema di meteo dinamico, migliorato per non risultare troppo invadente come qualche volta capitava con le tempeste di sabbia nel titolo che l’ha preceduto. Grazie al Levolution, solchi e crateri lasciati dalla detonazione di esplosivi o bombe sganciate dall’alto, modificano in tempo reale la conformazione del terreno, creando così buche e rientranze nel terreno da poter sfruttare come ripari. Possiamo dunque parlare di una forte componente dinamica applicata a scenari di gioco e situazioni relative a queste.

Ma non è solo il campo di battaglia a cambiare, modellandosi a suon di esplosioni: talvolta infatti è il giocatore ad agire direttamente sul terreno degli scontri, non distruggendo bensì creando. Entra così in gioco il sistema di fortificazioni: seguendo la stessa filosofia della rianimazione degli alleati, ovvero che tutti i giocatori possono dilettarsi nel fai da te ma solo solo l’apposita classe geniere è adibita alla costruzione di postazioni fisse. Quella che credevamo fosse un’implementazione marginale o quantomeno di contorno in termini di gameplay, si è rivelata a sorpresa una caratteristica prima di tutto ben studiata, che apre le porte a scenari tattici incredibili. Trattandosi di un’opzione utile per chi è impegnato nella fase difensiva di un obiettivo o un punto strategico, la creazione di sacchi di sabbia, postazioni fisse e filo spinato permette infatti di cambiare letteralmente faccia a interi agglomerati di case o trincee.

UN’ALTRA GRANDE PROVA DI FORZA

Con la stessa, perentoria abnegazione di sempre, DICE si conferma assoluta maestra nella trasformare qualsiasi conflitto bellico in uno spettacolo per occhi e orecchie, deliziando perfino i giocatori più esigenti, anche su console. La strabiliante qualità grafica relativa al multiplayer si era già palesata durante la nostra prova alla Gamescom in occasione dell’evento NVIDIA, con tanto di Ray Tracing abilitato grazie alla potenza delle nuove schede video della serie RTX. Impressioni notevoli, che poi hanno trovato effettivo riscontro dopo aver giocato la modalità Storia di Guerra, che pur mostrando un buon level design delle ambientazioni, unito a una stupenda direzione artistica, ha mostrato un certo tentennamento nello sfruttare appieno il motore grafico Frostbite per quanto riguarda la distruttibilità ambientale.

Ebbene, nel passaggio tra single-player e multiplayer abbiamo potuto finalmente gioire nell’ammirare muri sbriciolarsi, detriti volare via in ogni dove e intere strutture crollare sotto i colpi incessanti di esplosivi, bombardieri e carri armati. Come spesso accade, sono i dettagli a fare la differenza e in Battlefield V ne troverete a bizzeffe, come armi ricoperte di sangue e fango o irradiate dai timidi raggi del sole. Dal punto di vista del frame-rate il titolo si muove al di sotto dei 60fps e con una risoluzione che raramente raggiunge i 1080p su Xbox One S, mentre su One X il primo valore rimane quasi ancorato ai 60fps e la console può beneficiare di una risoluzione dinamica fino a 2160p. Inutile dire che sulla console potenziata di Microsoft la resa grafica è incredibile, impreziosita dalla presenza dell’HDR, che esalta ancora di più il capolavoro tecnico a opera degli sviluppatori svedesi. Qualche problemino invece sulla console base, attribuibile principalmente ai limiti hardware, con qualche effetto pop-up di troppo e un livello di dettaglio più basso, anche se il risultato finale è comunque soddisfacente.

Indubbiamente, l’aver posticipato l’uscita di un mese è servito al team di sviluppo per rifinire al meglio un prodotto mastodontico dal punto di vista tecnico. Grossi difetti non ne abbiamo riscontrati, con situazioni di gioco che scorrono lisce e senza problemi di sorta, anche se non mancano aspetti poco convincenti come una gestione del ragdoll dei soldati a tratti comica e qualche incertezza nelle animazioni, non sempre fluide e armoniose. L’ampia scelta di impostazioni grafiche e sonore non è messa li a caso, ma permette sia di personalizzare tutta una serie di parametri, che di sfruttare al massimo eventuali periferiche e hardware esterni. Cuffie, impianti sonori e affini sono ovviamente consigliati per godere della sinfonia bellica orchestrata da DICE, facendovi apprezzare ogni singolo proiettile sparato, il sibilo di uno Spitfire in caduta libera o la potente esplosione impartita da un carro Tiger: un mix di elementi capaci di far sobbalzare a più riprese, e basta chiudere gli occhi per immaginare di trovarsi nel tumultuoso caos del campo di battaglia. Il quadro generale è di quelli che lasciano a bocca aperta; disattivando per qualche minuto l’HUD si quasi fatica a tornare indietro, affascinati da uno spettacolo raggiunto da pochi titoli in questa generazione ormai agli sgoccioli, ma capace di regalare ancora grandi soddisfazioni visive e sonore.

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