Wolfenstein II: The New Colossus

Wolfenstein II: The New Colossus

Quando le note struggenti di I Believe (pezzo stratosferico di Melissa Hottick che consiglio a tutti di recuperare) hanno scandito la fine di Wolfenstein: The New Order, pensavo all’enorme lavoro compiuto da MachineGames per riportare in vita un franchise che da tempo non brillava di luce propria. Uno sparatutto che, in barba alle logiche del mercato moderno, si focalizzava esclusivamente sull’offrire un’esperienza avvincente in single-player, senza necessariamente infarcire il pacchetto con un comparto multiplayer che nel 90% dei casi sa più di forzatura che di valore aggiunto. Devo ammettere che, dopo un finale commovente, non mi aspettavo che la software house volesse dare un seguito alla storia di William “B.J.” Blazkowicz, anzi, credevo che MachineGames potesse essere il team incaricato da Bethesda per riportare in auge altri classici id Software, come DOOM e Quake.

E invece, dopo l’ottimo prequel Wolfenstein: The Old Blood, il team di sviluppo ha iniziato a lavorare su un vero e proprio seguito chiamato Wolfenstein II: The New Colossus, che si colloca immediatamente dopo gli eventi visti nel primo episodio di questo reboot della saga e ci mette nuovamente nei panni del prode B.J. Blazkowicz, sempre presente quando si tratta di sterminare un po’ di tedeschi. In questa recensione, vi parleremo delle nostre prime impressioni alle prese con il codice definitivo del gioco, in attesa di poter completare l’avventura e fornirvi un giudizio completo su The New Colossus. Pronti a debellare per sempre la minaccia nazista?

BENTORNATO, TERROR-BILLY

In tutta onestà, pensavamo che non ci fosse spazio per il ritorno di Blazkowicz in un sequel di Wolfenstein, ma gli sviluppatori hanno saputo riallacciarsi agli eventi del primo capitolo in modo intelligente, sfruttando quello che è un classico cliffhanger e risolvendolo immediatamente nelle prime battute di The New Colossus, non senza dare al giocatore la possibilità di ripercorrere uno dei bivi narrativi nevralgici dell’originale e invitarlo a prendere per la seconda volta una decisione, da cui dipenderà poi l’evoluzione della trama di questo sequel e un’arma speciale che B.J. otterrà durante l’avventura. L’attenzione del giocatore si sposta a cinque mesi più tardi, quando le forze naziste irrompono nel sottomarino Martello di Eva, che la Resistenza ha conquistato e trasformato nella propria base operativa. Nei panni di un redivivo Comandante Blazkowicz, dovremo dunque scacciare i nazisti dalla base e cercare di ricongiungerci agli alleati, in particolare all’amata Anya.

Le prime ore della campagna sono caratterizzate da sparatorie frenetiche, attimi più introspettivi e momenti dalla brutalità esasperata che rendono l’idea della ferocia con cui il movimento nazista ha conquistato il mondo intero in quella che è un’affascinante – e a tratti angosciante – esasperazione del concetto di ucronia. L’umanità è infatti caduta sotto il dominio delle forze naziste e il piano della Resistenza è quello di cacciare i tedeschi dall’America per permettere lentamente a tutto il mondo di rialzarsi e riprendersi ciò che gli spetta. MachineGames ha saputo ancora una volta confezionare una trama che unisce un canovaccio interessante a un universo capace di alternare elementi retrò a contaminazioni futuristiche e fantascientifiche con una coerenza a tratti disarmante.

FRENESIA ALLO STATO PURO

Il gameplay ha mantenuto molti degli elementi caratteristici che hanno reso Wolfenstein: The New Order un vero successo, prendendo in prestito alcune idee viste nel prequel The Old Blood e aggiungendo al mix delle novità più interessanti che mai. In primis, non possiamo che citare le due armi speciali Laserkraftwerk e Dieselkraftwerk, il cui utilizzo si rivelerà fondamentale per proseguire nell’avventura. La prima permette di scatenare un raggio laser devastante in grado di sciogliere (letteralmente!) i nemici e distruggere determinate superfici, nascondendo delle munizioni, armature e medikit che torneranno particolarmente utili in battaglia, ma anche celando dei passaggi segreti in cui scovare collezionabili. La seconda arma invece permette di lanciare una sorta di esplosivo che può essere utilizzato come trappola ed esplodere a comando, facendo una vera e propria carneficina. L’utilizzo delle due armi è chiaramente bilanciato con l’uso di munizioni speciali, in modo da non rendere eccessivamente facile il prosieguo dell’avventura: nel primo caso dovrete ricaricare l’arma da apposite stazioni elettriche, nel secondo raccogliendo dei barili di carburante.

Queste armi svolgono un ruolo fondamentale nell’economia del gameplay, in quanto sebbene ritorni la possibilità di imbracciare due armi (premendo il tasto alto del D-Pad) e di scegliere la combinazione che più vi aggrada, non mancheranno situazioni in cui dovrete far fuori gruppi di nemici o i classici tank al più presto possibile, pena la morte. Il sistema di checkpoint funziona piuttosto bene e vi permette di riprendere velocemente dall’ultima area di salvataggio, ma per evitare di diventare eccessivamente frustrante (sopratutto ai livelli di difficoltà elevati) gli sviluppatori hanno pensato di mantenere i salvataggi manuali, che permetteranno di salvare periodicamente per non ripetere dall’inizio una sezione particolarmente ostica. In alcuni momenti, poi, vi troverete di fronte ad aree controllate dai Comandanti, che in caso di allerta potranno chiamare i rinforzi, rendendo l’area eccessivamente affollata e complessa per il nostro Blazkowicz. Per questo motivo, è fondamentale uccidere per primi i leader (la cui posizione sarà segnalata sull’interfaccia) e poi concentrarsi sul resto dei nemici. Talvolta, i comandanti nazisti rilasceranno dei particolari oggetti chiamati Codici Enigma: si tratta di codici in grado di rivelare le posizioni dei leader, i temibili Überkommandant, che potrete uccidere in missioni d’assassinio che aggiungeranno meccaniche di gioco inedite. Approfondiremo questa meccanica nel nostro articolo completo, ma vi anticipiamo che si tratta di una novità decisamente piacevole che rende sempre avvincente l’esperienza di gioco.

IL TRIONFO DEL SINGLE-PLAYER

In un momento storico caratterizzato dalla chiusura di studi come Visceral Games, è piacevole pensare che titoli concentrati esclusivamente sul single-player abbiano ancora uno spazio di rilievo nell’industria, e l’attenzione con cui MachineGames ha confezionato questa terza avventura nel franchise Wolfenstein conferma che non serve per forza creare un titolo multiplayer per dar vita a un prodotto di successo, meritevole di essere acquistato al lancio. Le prime ore con Wolfenstein II: The New Colossus sono un tripudio di caos e azione, esplorazione e strategia, sparatorie e fasi più marcatamente stealth, missioni secondarie e tanti segreti da scovare in ogni angolo di questa rappresentazione ucronistica ma così tremendamente affascinante dell’umanità, degli Stati Uniti piegati al volere dei nazisti, del genere umano che tenta in tutti i modi di rialzarsi e respingere l’oppressione, lottando uniti per un unico scopo.

Tra un gameplay che ribadisce la capacità di unire un concept old-school alla modernità e frenesia degli shooter attuali, Wolfenstein II: The New Colossus è una piacevole conferma del talento di MachineGames che ha voluto introdurre alcune novità di rilievo a un mix già di per sé piuttosto vario, su tutte la possibilità di personalizzare le armi (con un gunplay che risulta ancora più solido e interessante) e di personalizzare l’esperienza di gioco con i Congegni, che permettono di scegliere uno stile differente a seconda della situazione e approcciare alle differenti missioni con furtività, strategia o caos all’ennesima potenza.

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A un certo punto dell’avventura di Blazkowicz, all’incirca a metà campagna, The New Colossus cambia faccia: non stiamo qui a raccontarvi i motivi che porteranno il protagonista ad acquisire i Congegni, ma dopo un evento di un certo impatto emotivo vi ritroverete improvvisamente a scegliere tra tre differenti power-up che cambieranno in modo piuttosto evidente il modo di intendere il level design. Il primo Congegno è chiamato Costrittore e dona al protagonista la possibilità di ridurre le dimensioni del torace per passare in spazi estremamente ristretti e inoltre consente di effettuare uccisioni stealth. Il secondo Congegno è chiamato Ariete e permette di distruggere pareti e casse, donando inoltre l’abilità di caricare i nemici con un’onda d’urto poderosa. Il terzo e ultimo Congegno dona invece la possibilità di effettuare salti notevoli: si chiama Bipode e consente di raggiungere delle zone altrimenti inaccessibili degli scenari, oltre a schivare gli attacchi nemici con sorprendente nonchalance.

Al momento di cui sopra, potrete scegliere solo uno di questi Congegni, e l’uso di ognuno va a ricadere nelle tre componenti fondamentali del gameplay: Furtività, Azione o Esplorazione. Inutile sottolineare che la vostra scelta almeno inizialmente deve ricadere sullo stile che prediligete, optando per il Costrittore se desiderate aggirarvi tra i nemici con fare stealth, per l’Ariete se preferite irrompere con prepotenza nell’azione, oppure per il Bipode se la vostra vocazione è quella di esplorare ogni angolo degli scenari e sorprendere gli avversari dall’alto. Non temete, nel corso della campagna potrete interagire con personaggi specifici nel quartier generale e affrontare missioni secondarie che vi permetteranno di acquisire anche gli altri due Congegni, che potrete dunque alternare in base alle situazioni e persino potenziare tramite il sistema di Talenti per ottenere un nuovo perk esclusivo.

TRA TALENTI E PERSONALIZZAZIONE

Ed è arrivato il momento di approfondire come funziona, a livello pratico, il sistema di personalizzazione delle armi, che consente di modificare il comportamento di una delle bocche di fuoco che otterremo nel corso della campagna. Raccogliendo gli appositi kit di modifica, che per l’occasione saranno generici e non legati a una sola tipologia di arma come nel capitolo precedente, potrete applicare fino a tre modifiche alle varie armi in dotazione al prode Blazkowicz. Di queste, una è solitamente votata ad aumentare le prestazioni dell’arma e l’altra a fornire un quantitativo maggiore di proiettili nel caricatore. Infine, la terza modifica permette di cambiare sensibilmente il funzionamento dell’arma, si tratti di variare la cadenza o modalità di fuoco oppure di fornire una vera e propria abilità inedita, come ad esempio, un colpo concentrato estremamente distruttivo in grado di mandare al tappeto anche il più grande dei colossi nazisti.

Questa modalità d’utilizzo sarà tra l’altro applicabile al volo mentre state utilizzando l’arma, premendo il tasto destro in caso di arma singola oppure i tasti destro e sinistro della stessa croce direzionale per attivare/disattivare la modalità alternativa dell’arma corrispondente. Il sistema funziona bene e tra l’altro, contrariamente al primo episodio, la modalità alternativa non necessità più di munizioni speciali, ma utilizza un quantitativo superiore di colpi standard (un compromesso del tutto lecito e comprensibile) tranne in alcuni casi specifici, dove ad esempio si riduce il rateo di fuoco passando da una raffica a un colpo singolo per colpi di precisione dalla distanza.

Sfruttando tutto l’arsenale composto da armi e Congegni e adattandovi ai diversi stili di combattimento potrete sbloccare diversi Talenti. Di cosa si tratta? Di perk passivi che si attivano in base alle vostre prestazioni sul campo e migliorano di efficacia ogni qualvolta completerete la sfida che vi viene evidenziata nell’apposito menu. Potrete incrementare il numero di granate trasportabili da Blazkowicz uccidendo nemici con le granate, aumentare il tempo di inceppamento degli allarmi uccidendo un certo numero di Comandanti, migliorare l’efficenza mentre si utilizzano due armi simultaneamente… semplicemente continuando a uccidere nemici con due armi. Un sistema decisamente intelligente che dona profondità al gameplay senza necessariamente obbligare il giocatore a portare a termine sfide assurde per ottenere un piccolo miglioramento nelle statistiche, ma che al contrario potrebbe dare una motivazione per sperimentare uno stile di gioco a cui solitamente non si è propensi e che magari risulterebbe utile in fasi più avanzate dell’avventura.

Avventura che, nel corso delle oltre 20 ore effettive che sono state necessarie per raggiungere i titoli di coda al quarto livello di difficoltà (su sette) disponibile, si è evoluta in modi spesso inaspettati, portandoci addirittura a vivere un viaggio spaziale alla volta di una base segreta dei nazisti, in cui farete la conoscenza di un personaggio focale (con tanto di obiettivo segreto completando determinati requisiti) del conflitto. L’avventura scorre tra gli orrori della guerra, fasi più introspettive dove il conflitto inferiore che logora un esausto Blazkowicz si rispecchia in un passato difficile, che lo tormenta e ritorna prepotentemente in almeno un paio di momenti topici della sua storia, fino a lasciarci letteralmente con il fiato sospeso per qualche minuto con un cliffhanger di rara brutalità e maestria da parte degli sceneggiatori di MachineGames. Così, tra colpi di scena decisamente riusciti e situazioni a dir poco paradossali (al limite del nonsense), la campagna di Wolfenstein II: The New Colossus si è rivelata molto piacevole nonché un discreto passo in avanti rispetto alla narrazione degli episodi precedenti. Tra l’altro, la scelta di intervallare momenti di pura frenesia a scene più pacate, condendo il mix con situazioni “diverse” come quella in cui sarete in sella a un devastante bestione corazzato, rende il canovaccio di questo sequel molto più vario di quello che potreste immaginare, e la presenza di contenuti aggiuntivi al termine della campagna, tra cui tutte le missioni Enigma, rende l’esperienza decisamente più longeva del previsto. A proposito di missioni Enigma, si tratta di speciali missioni secondarie che vi permetteranno di assassinare uno dei leader nazisti dopo aver decifrato, tramite l’apposito minigioco, la sua posizione in una delle location del gioco. Riciclando gli ambienti già visti nel corso della campagna, potrete far fuori uno a uno tutti i membri più rappresentativi dell’esercito nemico e donare al gioco una durata di altre 3-4 ore, a seconda del livello di difficoltà selezionato.

QUANDO IL BLAZKOWICZ MOSTRA I MUSCOLI

A livello tecnico, The New Colossus è supportato da una nuova versione dell’engine id Tech che offre una cornice decisamente ben riuscita, seppur non sempre all’altezza, specialmente nelle cut-scene realizzate con il motore di gioco. In movimento, Wolfenstein II è uno spettacolo per gli occhi, grazie a un frame-rate granitico sui 60fps che non cede un millimetro nemmeno quando su schermo ci sono decine di nemici, esplosioni, raggi laser e granate elettriche a friggere il malcapitato di turno. La realizzazione degli ambienti è ottima, con texture molto dettagliate che nella maggior parte dei casi fanno chiudere un occhio nei confronti di un level design che tiene conto sì di tre diversi Congegni e altrettante modalità di raggiungimento di un medesimo obiettivo, ma a volte pare forse troppo intricato e difficilmente comprensibile senza fare continuamente uso della mappa o del sistema di segnalazione dell’obiettivo corrente. Da rivedere, inoltre, le movenze del protagonista, le cui animazioni sono spesso innaturali e ridicole prestando particolare attenzione alla sua ombra. Ok che il modello del protagonista non si vede a causa della visuale in soggettiva ma un minimo di cura in più nella realizzazione di movimenti più realistici di certo non avrebbe guastato.

Infine, è altalenante la cura con cui MachineGames ha realizzato alcune cut-scene basate sull’id Tech 6: sebbene non siano chiaramente ai livelli di quelle (fantastiche) pre-renderizzate, in alcuni casi abbiamo notato una certa svogliatezza nella realizzazione delle espressioni facciali o nel migliorare alcuni dettagli (come ad esempio occhi e sopracciglia) che avrebbero reso il coinvolgimento da parte del giocatore più intenso. Nulla da dire per una volta al doppiaggio italiano, decisamente ben confezionato sia per i personaggi principali che per buona parte di quelli secondari, mentre è davvero impeccabile la colonna sonora, che mescola con sapienza tracce più brutali a sfondo metal (una manna dal cielo durante i combattimenti) a pezzi più emozionanti e delicati nelle fasi introspettive.

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